Il profeta
Titolo originale: Un prophète
Regia: Jacques Audiard
Cast: Tahar Rahim, Niels Arestrup, Adel Bencherif, Reda Kateb
Non ho capito perché l’Italia è l’unico paese al mondo in cui il titolo da “UN profeta” è diventato “IL profeta”. Misteri della fede… A parte questo, un film francese duro & crudo, un anti-Scarface che rilegge le regole del gangsta-movie con un tocco visionario dato dalla regia di Audiard che gli fa fare il salto di qualità.
Malik a 19 anni finisce in un carcere-banlieue che al confronto quello di “Prison Break” vi sembrerà il paese dei balocchi. Italo-corsi vs. musulmani per la supremazia del territorio. Malik, franco-arabo-magrebino, verrà iniziato ai “piaceri” del carcere dai corsi, che parlano una variante dell’italiano mixata col francese (sembra comicamente il dialetto piemontese) e finirà per diventare il loro discepolo.
Una storia di formazione, quindi. Non una formazione sentimentale alla “An Education” o alla “Piccole donne”, sia chiaro. Una vera e propria scuola criminale per piccoli (oddio, nemmeno tanto piccoli) delinquenti.
È a questo che serve davvero la galera? C’è una ironica sottile critica al sistema carcerario, ne “Il profeta”, ma oltre a ciò l’immersione nel mondo del protagonista è totale e ogni giudizio viene sospeso. Nessuna morale. Grazie a Dio. O grazie a Maometto?
(voto 9)
Titolo originale: Un prophète
Regia: Jacques Audiard
Cast: Tahar Rahim, Niels Arestrup, Adel Bencherif, Reda Kateb
Non ho capito perché l’Italia è l’unico paese al mondo in cui il titolo da “UN profeta” è diventato “IL profeta”. Misteri della fede… A parte questo, un film francese duro & crudo, un anti-Scarface che rilegge le regole del gangsta-movie con un tocco visionario dato dalla regia di Audiard che gli fa fare il salto di qualità.
Malik a 19 anni finisce in un carcere-banlieue che al confronto quello di “Prison Break” vi sembrerà il paese dei balocchi. Italo-corsi vs. musulmani per la supremazia del territorio. Malik, franco-arabo-magrebino, verrà iniziato ai “piaceri” del carcere dai corsi, che parlano una variante dell’italiano mixata col francese (sembra comicamente il dialetto piemontese) e finirà per diventare il loro discepolo.
Una storia di formazione, quindi. Non una formazione sentimentale alla “An Education” o alla “Piccole donne”, sia chiaro. Una vera e propria scuola criminale per piccoli (oddio, nemmeno tanto piccoli) delinquenti.
È a questo che serve davvero la galera? C’è una ironica sottile critica al sistema carcerario, ne “Il profeta”, ma oltre a ciò l’immersione nel mondo del protagonista è totale e ogni giudizio viene sospeso. Nessuna morale. Grazie a Dio. O grazie a Maometto?
(voto 9)
[blablabla :O) sei andato a vedere mine vaganti!?!?!?!?! e hai visto chloe che mi serve una recensione!?!?!? ^__^ grazie ;)]
RispondiEliminaDevo vederlo.
RispondiEliminaMine vaganti no, piuttosto happy family di Salvatores, sembra fatto bene.
Baci
*agnese
RispondiEliminano no non li ho ancora visti *_*
sorry :)
*lindalov
ho seguito ieri la live chat su mymovies con de luigi e abatantuono. e in effetti sto happy family promette bene, anche se io su salvatores non faccio mai troppo affidamento..
Lo devo vedere!
RispondiElimina