Invictus
(USA)
Regia: Clint Eastwood
Cast: Morgan Freeman, Matt Damon, Tony Kgoroge, Marguerite Wheatley, Patrick Mofokeng, Bonnie Henna, Adjoa Andoh
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: L’ulitmo re di Scozia, Hotel Rwanda, Gandhi
Trama semiseria
Avete visto Natale in Sudafrica? No? Beh, nemmeno io. Comunque questo Invictus è una sorta di prequel che ci racconta quanto successo prima: un certo Nelson Mandela, dopo 30 anni di inspiegabile prigionia, diventa il primo Presidente nero del Sudafrica dalla fine dell'apartheid e anziché cercare la vendetta personale come farebbe la Sposa di Kill Bill o Machete, cerca di unire il suo intero popolo, i bianchi con i neri, e per farlo punta tutto sulla nazionale di rugby… E meno male che non ha puntato sull'Italia ai mondiali di calcio.
Pregi: un film di grande ispirazione morale. Per me, ma credo che soprattutto molti politici italiani e mondiali dovrebbero guardarlo e prendere appunti.
Difetti: la regia di Eastwood è molto tradizionale e istituzionale, forse qualche guizzo in più poteva concederselo
Personaggio cult: Madiba, interpretato da un mimetico Morgan Freeman, presentato in tutti i suoi aspetti positivi ma anche con le sue ombre
Scena cult: la visita di Matt Damon alla cella di Mandela, con la lettura della poesia Invictus di William Hernest Henley
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Semplicemente stupendo!
RispondiEliminaciao marco, auguroni per il 2011! ti ho inserito nella lista per il Sunshine Award (http://thepathofhobina.blogspot.com/2011/01/sunshine-award.html) :)))
RispondiEliminaGrande Invictus, grande Clint.
RispondiEliminaOltretutto, sono d'accordissimo con la tua recensione.
Aggiungerei soltanto, come scena cult, la corsa dei Bokke all'alba, tifati dal pubblico.
personalmente, l'ho trovato una grande delusione. da uno come Eastwood che, da regista, ha fatto delle cose meravigliose, mi sarei aspettato qualcosa di più del compitino.
RispondiEliminaper non parlare della sceneggiatura, una sagra dei buoni sentimenti che trascura e trascende la complessità della situazione (compito già sulla carta impossibile) per il solito buonismo all american.
Ottima recensione. Condivido in pieno. Nulla da aggiungere...
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