Agora
(Spagna)
Regia: Alejandro Amenábar
Cast: Rachel Weisz, Max Minghella, Ashraf Barhom, Oscar Isaac, Michael Lonsdale, Rupert Evans
Genere: fede vs. ragione
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Trama semiseria
Il regista più amato dalla Chiesa cattolica Ale-Alejandro Amenábar dopo aver affrontato il tema dell’eutanasia in Mare dentro (con un’impressionante Javier Bardem) ci racconta un’altra storia pensata apposta per una proiezione in Vaticano: la vicenda di Ipazia, filosofa di Alessandria d’Egitto contrastata per la sua libertà di pensiero. Ma ce n’è pure per la religione ebraica…
Pregi: non solo un atto d’accusa contro l’oscurantismo religioso, ma anche una lezione su quelli che dovrebbero essere i veri compiti della religione (la carità, ad esempio). Notevole poi l’interpretazione della protagonista Rachel Weisz
Difetti: il film è diviso distintamente in due parti e la seconda è più debole
Personaggio cult: Ipazia, astrologa e femminista ante-litteram e simbolo della forza della cultura
Scene cult: la distruzione della biblioteca di Alessandria, con una ripresa simbolicamente capovolta. E poi il pugno allo stomaco del finale.
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Agorà sono riuscita a vederlo grazie alle arene estive e mi ha incantata, ma anche disgustata. Non verso il film sia chiaro, ma su quello che raccontava. Nessuno ne esce vivo tranne Ipazia che continua imperterrita nelle sue ricerche. La distruzione della biblioteca d'Alessandria è stato un vero e proprio pugno nello stomaco con il mondo che va sottosopra come hai detto tu e aggiungerei anche quando viene ripreso lo spazio tanto amato da Ipazia che risuona ed è una cosa effettivamente reale visto che anche l'Universo ha un suo suono.
RispondiEliminaIl ricordo più vivido che ho della visione di questo film sono le lacrime miste a singhiozzi che ho "elargito" fino al termine dei titoli di coda (e oltre) ;), tanta era la rabbia e lo sgomento... Stavano uccidendo la scienza intera, quella che avremmo studiato secoli e secoli dopo!! Infatti, penso che abbia contribuito in modo significativo alla mia avversione verso la Chiesa e ogni fondamentalismo in generale. La figura di Ipazia è unica, struggente e ho apprezzato tantissimo anch'io l'interpretazione della Weisz in questa storia "romanzata", che ci risparmia perlomeno quella che fu in realtà una brutale uccisione (e come se non bastasse il corpo fu poi smembrato e bruciato). Insomma, quanto fu cancellato, rivive in quest'opera di fruizione universale - più o meno - che dovrebbe scuotere le coscienze e capire a cosa veramente dovremmo essere grati.
RispondiEliminaP.S.: La scena con il cono di Apollonio è troppo emozionante!! :)
Un bel film, anche se non credo che Ipazia avesse davvero anticipato le scoperte di Keplero, al massimo ci stava girando intorno.
RispondiEliminaMi ha stupito molto il fatto che una donna nel IV secolo d.C. potesse avere tutta quella libertà e addirittura insegnare matematica e geometria ad una platea di uomini; sul momento ho pensato che la cosa fosse un po' romanzata, e invece era proprio così, Alessandria per queste cose era un'oasi felice.
Nessuna novità, invece, sugli effetti del cristianesimo circa la nascita della scienza: tutto tristemente noto.