Hereafter
(USA 2010)
Regia: Clint Eastwood
Cast: Matt Damon, Cécile De France, George McLaren, Frankie McLaren, Bryce Dallas Howard, Thierry Neuvic, Jay Mohr, Richard Kind
Genere: soprannaturale ma non troppo
Se ti piace guarda anche: Babel, Il sesto senso, Unbreakable, Ghost Whisperer
Trama semiseria
Tre storie:
1) Una giornalista francese sopravvive per miracolo allo tsunami nell’Oceano Indiano del 2004, ma quando torna non è la stessa e non riesce più a condurre il TG. Fossimo in Italia le farebbero fare Cotto e mangiato, in Francia invece le fanno scrivere la biografia di Mitterrand.
2) Due gemellini inquietanti vivono le loro vite come se fossero usciti da un film di M. Night Shyamalan quindi, considerando anche come questo sia un film in cui il tema è la morte, non affezionatevi troppo a uno dei due.
3) Matt Damon parla con i morti. Poco credibile? Beh, dopo averlo visto in azione lo sembra ancora meno.
Recensione cannibale
Ho sentito e letto un sacco di pareri tra i più disparati sul conto di Hereafter, tra chi l’ha trovato mortale (nel senso di una noia mortale) e chi se n’è innamorato, tra chi lo giudica un Eastwood minore e chi c’ha letto dentro il senso della vita (e tra loro forse anche Paolo Bonolis). Visto che di interpretazioni ne ho trovate anche di assurde, e parecchio, pure la mia particolare visione di questo film non sarà da meno.
La chiave di lettura di questo lavoro eastwoodiano per me sta infatti nella storia della giornalista francese. Dopo aver avuto un’esperienza di quasi-morte ed essere sopravvisuta a uno tsunami, non riesce a tornare al suo normale lavoro e allora si prende una pausa per scrivere un libro: viene ingaggiata per realizzare una sorta di biografia di François Mitterrand ma lei invece se ne esce con un’opera sull’Aldilà, sull’Hereafter. Lo stesso mi sembra abbia fatto il vecchio Clint. La sceneggiatura della pellicola scritta da Trevor Morgan (autore di altri script impeccabili ma che non mi hanno sconvolto come Frost/Nixon o The Queen) all’inizio era stata offerta a M. Night Shyamalan che però l’ha rifiutata, probabilmente perché ne sarebbe uscito un film persino troppo nel suo stile e così il regista di origini indiane ha preferito dedicarsi all’agghiacciante L’ultimo dominatore dell’aria. Una gran mossa che lo ha fatto trionfare ai recenti Razzie Awards per i peggiori film dell’anno. La sceneggiatura è così è passata nelle mani di Steven Spielberg, questi l’ha mostrata al suo amico Clint e lui infine ha deciso di girarla. Un passa la patata bollente che ci fa intuire come questa sceneggiatura non è che fosse così sconvolgente.
Un thriller soprannaturale nelle mani di Eastwood? È un po’ come se Bruce Springsteen decidesse di registrare un disco di musica elettronica, ma poi, a un certo punto, si rendesse conto che quella non è la sua “cosa” e allora nel mezzo delle session decide di ritornare a suonare la chitarra. Qualcosa del genere mi sembra sia successo con questo Hereafter: la sceneggiatura sembrava prestarsi bene a diventare un thriller soprannaturale, però Clint ha deciso di trasformarla in qualcos’altro, un po’ come la giornalista che invece di parlare di Mitterand si è messa a fare qualcosa di completamente diverso. Di thriller infatti qui non ce n’è, manca la tensione, manca l’inquietudine, manca il “giallo”. Di soprannaturale anche se ne vede davvero poco, giusto qualche breve flash nell’aldilà, più i dialoghi tra il sensitivo Matt Damon e i suoi clienti che ricordano la serie tv Ghost Whisperer. In questi momenti si vede che però non è il campo ideale del regista, bravissimo altrove, però questa non è la sua “cosa”. È più una roba da M. Shyamalan dei vecchi tempi (non certo quello attuale); la sequenza tra M. Damon e il bambino non regge infatti i dialoghi tra Bruce Willis e Haley Joel Osment ne Il sesto senso e sembra uscito più che altro da un telefilm come il citato Ghost Whisperer, di cui presumo Clint sia diventato un grande fan negli ultimi tempi, visto che la parte con Damon è quasi un tributo a questa serie.
Ho apprezzato allora il tentativo di Clint di allontanarsi dai cliché e dalle trappole del solito thriller paranormale per realizzare qualcosa di più vicino alla sua sensibilità, una sorta di melodramma con riferimenti contemporanei (tsunami, attentati a Londra) ma più che altro uno sguardo rivolto al cinema vecchio stile, girato con una classe immancabile e innegabile, finendo anche in una direzione alla Inarritu (ma senza una sceneggiatura all’altezza di quelle di Guillermo Arriaga). La sensazione che ho avuto comunque è che il film non sappia bene che direzione imboccare, se rimanere nell’aldiqua o nell’aldilà.
La prima scena di Hereafter è molto coinvolgente, getta subito in mezzo all’avventura e al dramma; un momento alla Spielberg in cui Clint se la cava alla grande. Notevole anche l’inizio della storia dei due gemellini. La vicenda di Matt Damon, l’uomo che parlava con i morti, non ha invece un grande attacco ma si illumina con l’arrivo di Bryce Dallas Howard. La scena della degustazione fa molto commedia romantica con Julia Roberts. Niente di male in questo, ma Clint occhi di ghiaccio anche in questo caso non sembra muoversi nel suo campo d’elezione e credo che qualche fan hardcore di Eastwood sia trasalito a vedere una scena del genere. È un momento che comunque a me è piaciuto, rovinato purtroppo dall’uso del “Nessun dorma” interpretato da Pavarotti che fa precipitare il tutto nei soliti stereotipi sull’Italia e il mangiar bene, una caduta nel cliché (mancano solo pizza & mandolino) alla Mangia prega ama che da Eastwood proprio non ci si aspettava.
Anche i dialoghi sono un po’ così. Bryce Dallas Howard ad esempio chiede a Matt Damon: “Quello è un tuo antenato?” E lui replica: “No, è Charles Dickens.” Hello Bryce, ma in che mondo vivi? Sei nell’aldiqua o nell’aldilà? Insomma, per introdurre la presenza di Dickens (un altro riferimento del film, insieme a Shyamalan e Ghost Whisperer) si sarebbe potuto scegliere un espediente di sceneggiatura migliore di questo.
Quello che per me non funziona, oltre a tre storie troppo slegate tra loro e che partono bene ma si sviluppano male, è però soprattutto il cast. Matt Damon già di suo non è il massimo dell’espressività, qui però appare davvero impacciato, anonimo, fuori luogo e fuori parte. Mediocre anche il suo fratello cinematografico, un imbolsito Jay Mohr (attore di recente visto anche in Ghost Whisperer, ve l’ho detto che Clint si è fatto una full immersion in questa serie!). Cécile de France all’occasione della vita con Clint non riesce a sfruttarla a dovere e non lascia il segno, meglio il suo collega francese Thierry Neuvic che comunque mi aveva colpito di più nella fiction nostrana Le cose che restano. Anche i due gemellini protagonisti non entusiasmano e sembrano una brutta copia del bimbo di Magnolia. La migliore del lotto è allora Bryce Dallas Howard, attrice shyamaliana perfettamente a suo agio in questo genere di storie; il suo personaggio promette grandi cose, però proprio sul più bello sparisce. Perché?
Altro aspetto così così le musiche. Lontano dai temi struggenti di Million Dollar Baby e Mystic River, Clint questa volta ha composto un commento sonoro piatto e poco emozionante. Clint, a 80 anni forse è arrivato il momento di delegare alcune cose e per una volta avresti fatto meglio a ingaggiare un compositore esterno.
Una critica arrivata da diverse parti e che non mi sento invece di condividere è quella che si tratti di un film noioso. È vero, ha dei ritmi molto lenti, però le storie alternate si lasciano seguire con interesse, anche se per quanto mi riguarda la curiosità maggiore era di capire dove stessero cercando di arrivare. Le premesse erano buone, ma purtroppo si scivola in un intreccio delle 3 storie piuttosto (e dicendo piuttosto sono ancora stato buono) prevedibile, fino a un ultima scena che sarebbe anche potuta essere bella e profonda non fosse per un’alchimia tra Matt Damon e Cécile de France inesistente. I loro sguardi imbalsamati non sono riusciti a comunicarmi l’Epifania che Clint avrebbe voluto esprimere e che la sua pellicola avrebbe meritato.
Un film che rimarrà nel cuore di chi l’ha legittimamente (ma misteriosamente) amato, come il buon Mr. Ford (mi spiace, avrei davvero voluto parlare meglio di questo film, però regia a parte non mi ha proprio convinto, quindi aspetto le tue bottigliate stavolta ben poco virtuali!)
Tutti gli altri invece dubito lo ricorderanno tra i lavori più riusciti nella lunga carriera di Clint Eastwood.
(voto 6/7)
Cannibale, questa volta, nonostante tutto, niente bottigliate (e grazie per la citazione).
RispondiEliminaHai giustificato benissimo il tuo punto di vista, e non mi sei parso affatto spocchioso e radical chic nel farlo, anzi, hai scritto un post pacatissimo ed intelligente, quindi non posso che apprezzare.
Per il resto, sono convinto che Hereafter non arrivi subito allo spettatore, ma abbia bisogno di sedimentare per portare tutto il suo profondissimo, sentito messaggio, che va anche oltre all'indubbia tecnica della messa in scena.
Credo sinceramente che arrivare a ottant'anni e mettere insieme un affresco così potente sulla voglia di vivere a partire dalla perdita sia a dir poco unico, ennesima dimostrazione che Clint è, al momento, il più grande regista statunitense vivente.
E ti dirò, da cowboy fatto e finito ho adorato la parte delle lezioni di cucina con la Howard, che regala nella scena del reciproco imboccarsi uno dei momenti di Cinema più erotici delle visioni recenti.
Come vedi non solo ti ho risparmiato, ma ti sei anche beccato i complimenti, nonostante tutto. Se però non ti senti a tuo agio così, posso sempre rifilarti qualche bottigliata tanto per tornare ai nostri standard! ;)
Di sicuro non è noioso e non è tra i film migliori di Eastwood, comunque il gli ho dato un 7, quindi l'ho apprezzato abbastanza pur con qualche riserva
RispondiEliminaGroppo in gola continuato. Tematiche sentite, per me, per Clint, e (credo) per tutti noi.
RispondiEliminaGrande, profondo Clint.
SigurRos, non potevi usare parole migliori.
RispondiEliminaGrande anche tu, pur se non quanto Clint. ;)
Penso anch'io che con delle interpretazioni di maggiore spessore il film sarebbe stato tutto un'altra storia. Matt Damon fa quel che puo'...che non e' molto
RispondiEliminaCosa pensi degli effetti speciali della scena iniziale? io li ho trovati eccezionali (voglio dire, la scena e' montata benissimo e su quello non ci piove ma anche gli effetti speciali li ho trovati molto realistici). Lo chiedo perche' molti, invece, li hanno definiti da fiction italiana e continuo a chiedermi se sono io che ho preso un abbaglio
Concordo su Matt Damon che io ormai odio dal profondo, per il resto, a me è piaciuto davvero tanto ma non posso non riconoscere che comunque hai espresso elementi abbastanza obbiettivi, infatti il mio parere su questo film è mooolto soggettivo e inspiegabile.
RispondiEliminaI gemellini hanno la faccia di harry potter.
RispondiEliminanessun link + sub?!
RispondiEliminanon son capace di vederlo sto benedetto clint!
massimiliano
Post condivisissimo da me.
RispondiEliminaDa fan di Clint Eastwood che sono, non si può negare che anche lui può sbagliare ;)
*mr. ford
RispondiEliminadopo lady gaga, mi stupisci di nuovo. qualche bottigliata pensavo arrivasse comunque :)
*palbi
prima di vederlo ero rimasto stupito dalla nomination agli oscar per gli effetti speciali a questo film. dopo averlo visto devo dire che ci sta tutta, mi sono sembrati molto validi. altrettanto giusta però la vittoria di quelli di inception
*vale
forse è vero :D
*massimiliano
puoi trovarlo qui
http://www.italianshare.net/forum/index.php/topic,393221.0.html
(devi registrarti al forum, ma è gratis e ci va un attimo)
Cannibale, se proprio vuoi qualche bottigliata te la do, ma ti conviene risparmiartele per quando serviranno davvero! ;)
RispondiEliminaperché Bryce Dallas ecc molla Matt Damon?
RispondiEliminaa domanda rispondo: il messaggio del defunto padre le ha riaperto una ferita atroce (pedofilia familiare, I suppose) e quindi il pensiero di andare a letto CON CHIUNQUE le fa senso (chi va troppo in profondo in analisi RISCHIA DI ROMPERE con l'analista e interrompere la terapia)
ALTRA IPOTESI: era scritto che il sensitivo doveva mettersi con la giornalista (io avrei preferito Bryce, tutta la vita)
Ho trovato il film perfetto. Immenso, delicato. Un inno alla vita partendo dalla morte. Un film intimo e profondo. Le tre storie, seppur diverse si uniscono in un momento finale, altissimo. I sentimenti trattati mi sono arrivati dritti all'anima. Sono anche d'accordo con Ford: è un film che ti entra dentro e dopo tempo diventa completamente tuo.
RispondiEliminaSu una cosa sono d'accordo con te: Matt Damon non è il massimo (neanche ne Il grinta m'è piaciuto). Ciaoo
*rossana
RispondiEliminaa me, prima scena a parte, non ha invece comunicato un granché.
e dopo qualche tempo la situazione non è cambiata, anzi è un film di cui mi sono già dimenticato