lunedì 12 dicembre 2011

Ti odio poi ti amo poi ti amo poi ti odio poi ti amo

Les amours imaginaires
(Canada 2010)
Titolo internazionale: Heartbeats
Regia: Xavier Dolan
Cast: Xavier Dolan, Monia Chokri, Niels Schneider, Anne Dorval, Anne-Élisabeth Bossé, Olivier Morin, Magalie Lépine Blondeau, Éric Bruneau, Gabriel Lessard, Bénédicte Décary
Genere: romanticamente immaginario
Se ti piace guarda anche: Cashback, Le regole dell’attrazione, In the mood for love

Ci sono diversi modi in cui si potrebbe definire Les Amours Imaginaires, opera seconda del 22enne franco-canadese Xavier Dolan in veste di attore regista e pure sceneggiatore:
Nouvelle vague della nouvelle vague, per il suo saper guardare alla realtà con occhio leggero quanto profondamente cinematografico.
Un Wong Kar Wai che tiene le eleganti carrellate in slow-motion ma toglie tutta la parte noiosa dai suoi film.
Un Gregg Araki meno dopato e più romantico.
Un Bret Easton Ellis che sa cos’è l’amore.
Ci sono diversi modi in cui si potrebbe definirlo, ma presto probabilmente basterà dire: è un film di Xavier Dolan, e tutto sarà subito chiaro.


E dire che il suo film d’esordio nemmeno mi era piaciuto. J’ai tué ma mère era infatti una pellicola in cui si intravedeva chiaro e limpido il talento del suo autore, allora appena 19enne, eppure con il suo essere semi biografico finiva per essere troppo autistico, troppo rivolto verso se stesso e poco comunicativo nei confronti del resto del mondo. Soprattutto, peccava di eccessivi toni melodrammatici, con la madre che urlava, strepitava e piangeva manco fosse Laura Morante, anzi no la Fornero. Quasi come ci trovassimo in un film di Gabriele Muccino, solo con meno gente che correva.
Niente di irrimediabile, soprattutto quando fai un film a un’età così giovane e comunque già dimostri un occhio cinematografico mica tanto comune. E così Dolan alla sua seconda prova non solo aggiusta il tiro, ma fa un clamoroso centro pieno.

Les Amours Imaginaires è tutta la magia del cinema. È lo stupore con cui un giovane prende in mano la macchina da presa e realizza un film come se fosse il primo mai girato in tutta l’umanità. Per questo mi sembra più un’opera d’esordio questa, rispetto al suo vero esordio. J’ai tué ma mère provava ad essere un film maturo ma risultava una variante acerba del capolavoro di Almodovar Tutto su mia madre (ma se pensate che per il Pedro abbia solo parole positive, aspettate che parli di La pelle che abito). Con Les Amours Imaginaires, il giovane Dolan ha messo da parte gli intenti autobiografici, ha tirato fuori tutta la sua innocenza, tutto il suo romanticismo e ha realizzato un’opera paradossalmente molto più personale. Come ha fatto? Ci ha aperto il suo cuore.
Ma di cosa acciderboli parla questo film?

Ti sei mai innamorato di una persona che credeva di essere infatuata di un’altra persona che era presa da un’altra persona che aveva una simpatia per un’altra persona che però non provava sentimenti per le altre persone ma magari sì?
Ecco, Les Amours Imaginaires parla di questo e più in generale è un piccolo trattato sociologico sull’amore. Senza pretese di raccontare in maniera esaustiva tutte le relazioni o tutti i tipi d’amore, Dolan getta uno sguardo su un gruppo di ragazzi e ragazze. Attraverso le loro interviste/confessioni, abbiamo un ritratto dell’amore oggi, ai tempi di Internet, con a svettare su tutti una tipa con gli occhiali, tale Anne-Élisabeth Bossé, che è diventata tipa la mia nuova idola assoluta. Vorrei poterla tenere sul comodino accanto al letto come soprammobile.
Questi personaggi comunque sono solo un contorno alla storia principale, che è quella di un classico triangolo amoroso tra i tre protagonisti. Solita storia, sento da qua i vostri sbadigli. Il tema è già stato affrontato più e più volte da film, serie tv, letteratura, eppure negli ultimi tempi, chissà perché, quando si tira fuori la parola triangolo viene subito in mente non Renato Zero (se vi viene in mente lui, significa solo una cosa: siete vecchi ah-ah!), bensì Twilight: il vampiro Edward, il licantropo Jacob e l’umana (umana si fa per dire) Bella.
Cancellate tutto, perché qui non c’è né la componente fantasy, né tutte le logorroiche menate virginali alla Stephenie Meyer. Qui c’è il vero Romanticismo. Qui ci sono sentimenti veri. O no, perché sono immaginari. Ma se una cosa è immaginaria, è forse meno vera. È forse meno reale?
Un ragazzo (lo stesso Xavier Dolan, pure ottimo attore) e una ragazza (una emergente Monia Chokri da Oscar, da Coppa Volpi, da Palma d’Oro) si innamorano, o meglio si prendono una cotta pesante, per un giovane Adone (Niels Schneider). No, non è una metafora. Il tipo ha infatti i boccoli biondi, gli occhi larghi, un fisico statuario. Insomma, è proprio un novello Adone 2.0 e i due si ritroveranno inevitabilmente a cadere come pere cotte ai suoi piedi. Due ragazzi e una ragazza, come in The Dreamers ma senza le pretese politiche e lo morbosità voyeuristica del “vecchio” Bertolucci, nonostante una scena dello stesso Dolan da “masturbation award” (anche se per questo premio la Natalie Portman del Cigno nero rimane imbattibile). E a proposito di The Dreamers, il film nel finale regalerà una sorpresina ai suoi estimatori…

La storia di Les Amours Imaginaires può sembrare nulla di ché, e in effetti dietro non c’è nessuna idea rivoluzionaria. Nessuno spunto di trama inedito o mai visto. A colpire, a fare breccia nel cuore e a riempire lo sguardo dello spettatore (o almeno il mio), è il tocco delicato e leggero del giovane Dolan. Questa volta niente melodrammi. Anche le scene più intense e sofferte volteggiano in maniera leggiadra. Complice di questo miracolo è una scelta delle canzoni in colonna sonora oltre la soglia dello spettacolare. Dolan usa come tema ricorrente “Bang Bang” di Dalida, sì proprio la “nostra” Dalida, la cantante anni ’60 portata ahinoi sul piccolo schermo dalla Sabrinona Ferilli… Il remake italiano del pezzo che in versione Nancy Sinatra echeggiava nel Kill Bill di Tarantino è un autentico miracolo e vedere l’uso magistrale che ne fa un ragazzotto canadese ci fa chiedere: ma possibile che nessuno in Italia riesca a valorizzare in questo modo la nostra arte, la nostra storia della musica? Sarà che qui da noi per esordire alla regia, così come per fare qualcosa in molti altri campi politica in primis, devi essere per forza over 40?
Dolan, oltre che regista dallo sguardo magico, si dimostra così un dj estremamente versatile, in grado di mixare Dalida con “Jump Around” degli House of Pain e fare apparire il tutto come il più naturale possibile! A completare una delle più belle soundtrack mai concepite da mente umana c’è anche l’elettronica leggera di The Knife e Fever Ray, più le raffinate perle francesi di Indochine e Vive la fete.

Considerando che un regista come Manoel de Oliveira alla tenera età di 103! anni realizza ancora pellicole, e considerando che Dolan - classe 1989 - attualmente sta già girando il suo terzo film, Laurence Anyways, previsto in arrivo nel 2012, se continua così potrebbe diventare il regista più prolifico della storia. Ma la cosa importante non è la quantità, bensì la quantità, e se già questo Les Amours Imaginaires è un piccolo capolavoro, la sensazione è quella che le sue potenzialità future siano ancora tutte da scoprire. In attesa di vedere quali altre perle ci donerà in futuro, godiamoci il presente. Perché già adesso, più che girare, Xavier danza in maniera leggiadra sulla immagini e ci ha regalato una delle visioni più incantevoli degli ultimi tempi. Adorable, formidable.
(voto 9/10)


13 commenti:

  1. Come già detto nel commento al post su Xavier Dolan, mi attira e lo guardo appena possibile!

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  2. Ultimamente stai scrivendo post corposissimi, ammazza! E lo dico in senso positivo, prima che ti possa cominciare a lamentarti come tuo solito! ;)

    Ad ogni modo questo mi pare uno di quei film che potrebbe piacermi molto o scatenare le bottigliate più sfrenate.

    Ah, e la prossima volta che dai del noioso a Wong Kar Wai ti pesto. ;)

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  3. Addirittura 9? :O
    Io sarei un po' più basso, ma come sai è piaciuto anche a me.

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  4. *ale
    guarda guarda, difficilmente te ne pentirai...

    *mr. ford
    tu mi dai del corposo e io non posso dare a wong kar wai del noioso ahahah?
    anche perché sostenere che sia un regista scoppiettante mi sembra alquanto difficile pure per te... :)

    *eraserhead
    eh sì perché all'amour (immaginario o meno) non si comanda...

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  5. mi è venuto male agli occhi guardando la prima immagine

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  6. Uhm, è un bene che io abbia letto questa recensione. Dopo 'Love Actually' mi tengo alla larga da tutto ciò che contiene 'amore', 'amare' e declinazioni varie nel titolo. Questo sembra proprio... proprio... uhm.

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  7. Se gli da un 9, è da vedere.
    I trust you ciecamente.

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  8. tu di cinema non ne capisci un cazzo.
    Un Wong Kar Wai che tiene le eleganti carrellate in slow-motion ma toglie tutta la parte noiosa dai suoi film???????????????????
    Un Gregg Araki meno dopato e più romantico?????????????????

    Dolan dovrebbe prostrarsi a Wong Kar Wai visto il robo insulso.
    Solo autocompiacimento pretenzioso e scopiaticcio. Nada mas.

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  10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  11. Con tutto il rispetto, "J'ai Tué Ma Mère" di Dolan non ha niente a che vedere, neppure lontanamente, con "Tutto Su Mia Madre" di Almodovar. È una storia totalmente diversa, raccontata con uno stile completamente differente. Mi domando se tu abbia visto il film.

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