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giovedì 28 marzo 2013

THE TREE OF FAMILY


The Family Tree
(Australia, USA 2011)
Regia: Vivi Friedman
Sceneggiatura: Mark Lisson
Cast: Britt Robertson, Dermot Mulroney, Hope Davis, Max Thieriot, Chi McBride, Rachael Leigh Cook, Christina Hendricks, Keith Carradine, Gabrielle Anwar, Bow Wow, Jermaine Williams, Jane Seymour, Madeline Zima
Genere: famigliare
Se ti piace guarda anche: American Beauty, I ragazzi stanno bene, The Joneses

Ci sono le grandi pellicole, quelle più amate e più odiate, quelle in grado di trionfare ai botteghini e raccogliere premi assortiti, quelli che tutti hanno visto o perlomeno fatto finta di aver visto. Avete presente?
Ecco, le grandi pellicole che vengono poi indicate come un modello da imitare per chi viene in seguito, quelle che lasciano un segno. Un segno che non per forza di cose è positivo. O non del tutto positivo.
Prendiamo Pulp Fiction, per esempio. Pulp Fiction ha lasciato un segno indelebile nel cinema soprattutto anni ’90 ma non solo, creando però anche uno stuolo di imitatori di Tarantino che hanno prodotto cose a volte immonde, a volte solo atroci, in qualche raro caso decenti. Perché a imitare gli altri raramente si riesce a fare qualcosa di buono. Anche Tarantino lo fa? No, Tarantino non copia. Tarantino prende ispirazione da centinaia, migliaia, miliardi di altri film e li assembla in una visione tutta sua. In un universo tarantiniano personale e immediatamente riconoscibile. Mentre scimmiottare il suo stile può rivelarsi, e infatti spesso si è rivelata, soltanto una tragedia.
Lo stesso si può dire di Matrix. Dopo la sua uscita, dal 1999 in poi, il cinema action e quello fantascientifico sono per sempre cambiati, a colpi di bullet time e trame sempre più fumettose. Anche in questo caso, molti film che si sono ispirati a Matrix non hanno sortito gli stessi risultati e hanno prodotto solo dei mostri. Come il programma Matrix quando è passato dalle mani sapienti di Enrico Mentana a quelle meno sapienti e molto più ruffiane del lacché Alessio Vinci. Ma questo è un altro discorso.
Per par condicio, dopo due film da me tanto apprezzati, cito come esempio anche una pellicola che non ho mai amato un granché: Il favoloso mondo di Amélie. Pur avendolo trovato troppo zuccheroloso per i miei gusti, è innegabile la sua influenza su un sacco di film (Amami se hai coraggio, Carissima me…) e pure serie tv (Pushing Daisies) uscite negli ultimi anni.

"Guns Suck! Spariamo a tutti quelli che le usano!"
Tutta questa pappardella di intro per dire che il film di cui parliamo oggi, The Family Tree, non rientra tra le pellicole in grado di lasciare un segno. Non esattamente.
Facciamo un altro passo indietro. Torniamo alla intro.
Anche American Beauty è un film che ha lasciato il segno e fatto dei grandi danni. Non enormi quanto Matrix e Pulp Fiction, se vogliamo, però ha prodotto una schiera di registi seguaci che volevano realizzarne la loro versione personale, come Ricordati di me, l’Italian Beauty firmato da un ancora decente Gabriele Muccino. American Beauty ha segnato un modo nuovo di raccontare la vita nei sobborghi americani, svelando l’American Nightmare che si cela dietro l’American Dream fatto di una bella casa, un bel lavoro, una bella famiglia e un bel giardino e influenzando un sacco di film e forse ancor più serie tv, da Desperate Housewives a Suburgatory.
Ed è evidente l’influenza enorme che ha avuto su questo The Family Tree.

Ecco, siamo quasi a fine post, ma siamo finalmente arrivati a The Family Tree. Il film di cui avevo intenzione di parlarvi oggi prima di partire per la tangente e di cui forse riuscirò a discutere in questa parte conclusiva di recensione o forse no, chissà chissà? Continuo a sprecare caratteri inutili, forse per gigioneggiare ancora visto che di questo filmetto non è che ci sia molto da dire? Probabile.
The Family Tree racconta di una famiglia disfunzionale, con dinamiche alla American Beauty ma senza la voce fuori campo. E questa è una differenza notevole rispetto ai tanti cloni della pellicola. La trama però è simile, sparatoria finale compresa, così come i personaggi, dalla coppia di genitori protagonisti in crisi alla figlia confusa fino al figlio vagamente psicopatico (sebbene in American Beauty questo personaggio fosse rappresentato dal figlio dei vicini).
Il film è insomma molto americanbeautioso ma senza la particolarità e lo stile americanbeautioso. La regia di Vivi Friedman è anonima è ben lontana dalla perfezione assoluta dell’allora debuttante in società Sam Mendes, mentre la sceneggiatura di Mark Lisson sembra voler dire tante cose: sulla famiglia, sulle relazioni, sull’America di oggi, questioni religiose e di armi comprese, e invece non dice un granché di nuovo.

"Beh? Mai visto delle tette?"
"Così grosse sinceramente no."
Nota di merito comunque per il valido e oltre modo variegato cast, dagli indie habitué Dermot Mulroney e Hope Davis alla sempre splendida Gabrielle Anwar (a mio modesto parere una delle donne più belle in tutti i luoghi in tutti i laghi in tutti i tempi), dal giovane attore Max Theriot (My Soul to Take e la nuova serie Bates Motel) al giovane rapper Bow Wow, fino a un sacco di presenze telefilmiche come Rachael Leigh Cook (co-protagonista di Perception), Chi McBride (Boston Public, Pushing Daisies), Keith Carradine (Dexter), Madeline Zima (La tata, Californication), fino ad arrivare alla rossa di fuoco Christina Hendricks (Mad Men, naturalmente) e a Britt Robertson, protagonista delle sfortunate serie Life Unexpected e The Secret Circle, nonché della piacevole commedia sentimentale The First Time di cui vi avevo parlato la settimana scorsa e che sto cercando di proporre al mondo come nuova Jennifer Lawrence.

Non si capisce come un cast magari non di star hollywoodiane assolute ma comunque di nomi più o meno noti così assortito sia stato convinto all together a girare questo film. Probabilmente la sceneggiatura appariva meglio su carta che non su pellicola. Perché alla fine The Family Tree si rivela il classico film derivativo. Di quelli che li guardi e ti scivolano addosso tranquillamente, ma anche di quelli che se non li guardi non ti sei perso niente.
Ci sono le grandi pellicole, quelle che lasciano il segno, quelle come American Beauty.
E poi ci sono quelle che le imitano.
The Family Tree fa senza dubbio parte della seconda categoria. Una copia, ma se non altro rientra tra le copie non troppo schifose o nocive.
(voto 5,5/10)


6 commenti:

  1. Molto carino. E non dire minchiate, che American Beauty è ampiamente sopravvalutato. :D

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    1. e intanto filmetti come questo continuano a imitarlo anche a diversi anni di distanza...

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    2. concordo sul giudizio su American beauty, intromettendomi bellamente nella vostra discussione

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  2. Nonostante sia australiano non mi ispira granchè.
    Ma intanto, giusto per darti contro, appoggio Fabrizio: Ameican Beauty funziona ed è un ottimo lavoro, ma è decisamente sopravvalutato! :)

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  3. Santo Signoruzzo quanto era sgnoccola la Gabrielle Anwar ai tempi di quella roba in tv nella giungla.Madre Mia e pure la sua!

    Ah..io American Beauty lo vomitai direttamente in sala cine.

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  4. Voto giustissimo, al tempo glie diedi un po' di più, non mi ricordo.

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