Che Stronzi, gli Strokes. Soprattutto quando giocano a fare gli Strokes. A convincere meno nel loro quinto nuovo album sono infatti proprio le canzoni in cui gli Strokes fanno gli Strokes, con una serie di pezzi che non avrebbero mai avuto le carte in regola per finire nella tracklist dei loro primi due ottimi album, e forse nemmeno nei due successivi. Il singolo “All The Time” è una valida fotografia della mancanza di freschezza della parte più rock’n’roll del disco.
Quando gli Strokes non fanno gli Strokes e provano qualcosa di differente, è lì invece che si sentono le cose più piacevoli: l’apertura poppeggiante “Tap Out” sfoggia una melodia vincente, la malinconica “Happy Ending” alla fine prende bene, “One Way Trigger” è la loro rilettura personale di “Take On Me” degli a-ha ed è 80s paracula quel tanto che basta per mettere di buon umore. Meno convincente il resto.
Tra musichette anni Ottanta che ricordano il disco solista di Julian Casablancas, atmosfere da time machine più che da “Comedown Machine”, qualche luce, diversi momenti spenti, gli Strokes questa volta non riescono a portare a casa il risultato pieno e danno l’impressione di una band in inevitabile fase calante.
D’altra parte da un album che si intitola “Macchina della delusione” che altro aspettarsi?
(voto 5,5/10)
Vi piacciono i Cure?
Allora non rompete le palle e ascoltatevi questi Shout Out Louds. Hanno un suono proprio, fanno le loro cose ma, sarà per la voce molto Robert Smith del cantante, a me ricordano loro, i Cure. Lo dico come un complimentone. Non sono una tribute band, né si limitano a scimmiottarli. Piuttosto ne fanno una libera reinterpretazione personale.
Il risultato sono una manciata di canzoni più che piacevoli, e alcune davvero adorabili, come la magnifica “Sugar”, dolce zuccherino posto in apertura.
“Optica” degli svedesi Shout Out Louds è un disco di quelli non in grado di cambiare le sorti della musica mondiale, non che ce ne siano molti in circolazione al momento, ma di quelli da ascoltare per sentirsi più leggeri. Ecco cos’è questo disco: un rimedio contro la pesantezza.
(voto 7+/10)
Bon Jovi “What About Now”
Parlare male di questo disco sarebbe come sparare contro la Croce Rossa.
Attività sempre divertente, eh, però non si fa.
PUBBLICITA’ PROGRESSO: Ragazzi, non si spara contro la Croce Rossa!
(s.v. perché non ce l’ho nemmeno fatta ad ascoltarlo tutto, che se no la Croce Rossa serviva davvero a me)
"Ahah, bella la tua recensione, Cannibal. Te possino..." |
I Foot Village sono un gruppo formato da quattro batteristi. Due di loro, un ragazzo e una ragazza, sono i cantanti. Cantanti è una parola grossa… sono due pazzi che per la maggior parte del tempo urlano.
In pratica: una delle “cose” più punk, folli ed esaltanti sentite negli ultimi tempi.
YEEEEEEEAH.
(voto 7/10)
Sono molto triste per quello che scrivi sull'ultimo disco degli Strokes. Io non ho ancora avuto il coraggio di sentirlo...
RispondiEliminaStrano, ma concordo "quasi " su tutto.:) Sugar degli SOL è la fotocopia da spiaggia di Picture Of You..
RispondiEliminaWaa gli Strokes facevano così schifo?! D:
RispondiEliminaQuesto disco degli Strokes è un insulto agli Strokes. Mi sa che le cartucce loro sono finite già tempo fa. Peccato, perché la voce di Casablancas e i riff degli Strokes non si trovano ad ogni angolo di strada... ancora una volta occasione persa!
RispondiEliminaI Foot Village sono assolutamente deliranti. Adoro.
RispondiEliminaBon Jovi?! Sul serio?!