(USA, Indonesia 2013)
Titolo alternativo: After the Dark
Titolo alternativo: After the Dark
Regia: John Huddles
Cast: Sophie Lowe, James D’Arcy, Rhys Wakefield, Katie Findlay, Bonnie Wright, Daryl Sabara, Jacob Artist, Erin Moriarty, Maia Mitchell, Freddie Stroma, George Blagden, Toby Sebastian, Hope Olaide Wilson, Cinta Laura Kiehl, Philippa Coulthard
Genere: filosoficheggiante
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The Philosophers non è un film per filosofi. È una porcatona. Lo dico subito per mettere le cose in chiaro, che poi se no qualcuno magari si viene a lamentare perché ho consigliato un film da schifo. Io non lo consiglio. A me è piaciuto, però riconosco che è una stronzatona. Può quindi essere considerato un guilty pleasure, o un film vergogna se preferite. È una robetta girata con stile anonimo/televisivo, recitata maluccio da un branco di attori (quasi) conosciuti, nel gran miscuglione di generi che è (fantasy + sci-fi + drama + thriller + sottotrama romantica) spesso non capisce bene che direzione prendere, eppure The Philosophers riesce a essere una visione piuttosto intrigante e affascinante. Il merito va soprattutto a una sceneggiatura che non offre grossi punti di riferimento e riesce ad andare avanti senza farti sbadigliare, nonostante la sua struttura ripetitiva.
The Philosophers è incentrato su un gruppo di giovani filosofi, tutti belli e boni e fighi e fighe e persino intelligenti, studenti all’Università di una scuola internazionale di Giacarta, in Indonesia. Location scelta un po’ un po’ per fare gli esotici, un po’ perché gli indonesiani hanno finanziato in parte la produzione, e un po’ a casaccio, visto che la location geografica non è così fondamentale. La pellicola è infatti ambientata principalmente al chiuso, all’interno di una classe, come nel film francesce La classe solo che qui il contesto è molto meno realistico e più filosofico. Non c’è la vita reale, in pratica, ma si cazzeggia parlando di situazioni ipotetiche.
L’ultimo giorno dell’annata scolastica, il prof di filosofia Zimit mette alla prova i suoi studenti con un ultimo compito, un esercizio, o se preferite una gigantesca pippa mentale. L’esaltato e megalomane prof prepara un contorto e malato gioco di ruolo per quei fortunelli dei suoi studenti. Fa immaginar loro di trovarsi alle prese con un’ipotetica Apocalisse. Il mondo sta finendo, loro sono gli ultimi esseri umani rimasti e a disposizione hanno un bunker dove possono sopravvivere per un anno, al termine del quale uscire e occuparsi della ripopolazione del mondo. Il problema, Apocalisse a parte, è che nel bunker ci sono aria e vivere sufficienti per un anno solo per 10 persone, mentre la classe è formata da 20 studenti. Il giochino consiste quindi nello scegliere le 10 persone più indicate per ricostruire il mondo una volta fuori dal bunker. A ogni studente viene fornito un profilo diverso, chi è un ingegnere e chi è un poeta, chi un medico e chi è una cantante. In base a queste caratteristiche, viene stilata la top 10 di quelli che sopravviveranno. Quale saranno le scelte migliori?
Questo è lo spunto di partenza iniziale niente male del film, che poi si evolve in maniera nemmeno troppo malvagia. Una pellicola molto mentale, che a tratti cerca anche una via più sentimentale e qui è la parte in cui la sceneggiatura scricchiola di più. I personaggi presentati non hanno delle psicologie vere e proprie, nessuno riesce a creare un grosso coinvolgimento emotivo e anche gli attori non aiutano molto in questo, va detto. Il cast, come dicevamo poc’anzi, è composto da un branco di attori (quasi) conosciuti. Cosa volevo dire, con quest’espressione da filosofo ermetico, o se preferite con quest’espressione da scemo del villaggio?
Intendevo che i loro nomi non vi diranno un granché, però i loro volti da qualche parte magari li avete già visti.
Il nome di Bonnie Wright ad esempio vi dice qualcosa?
Probabilmente no, eppure di certo la conoscete, visto che è la rossa che ha avuto il coraggio di ciularsi Harry Potter.
"Harry Potter, sono diventata troppo figa per te. Ho già i documenti per il divorzio pronti." |
C’è Sophie Lowe. Anche il suo nome non vi dirà niente e probabilmente manco il suo bel ma inespressiv faccino, a meno che non abbiate avuto l’incoscienza di guardarvi quella cagata di spinoff di Once Upon a Time, ovvero Once Upon a Time in Wonderland, dove aveva il ruolo nientepopodimenoche di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Quindi, in questo cast ricco di giovani di belle speranze ci sono anche Rhys Wakefield, il convincente cattivone dell’horror La notte del giudizio, qui parecchio più anonimo, e Daryl Sabara direttamente dalla rodrigueziana saga di Spy Kids.
Troviamo inoltre Katie Findlay, quella bella figliola vista nelle serie The Killing e The Carrie Diaries. Sempre dal piccolo schermo ci sono poi Jacob Artist di Glee, Maia Mitchell da quella robetta inguardabile di The Fosters, il valido George Blagden da Vikings ed Erin Moriarty, figlia zoccola ribelle di Woody Harrelson in True Detective.
Un cast interessante, seppure nessuno di loro brilli qui in maniera particolare e tutti recitino in maniera piuttosto scazzata, in cui l’unica nota davvero stonata è il prof, il personaggione misterioso che dovrebbe far fare il salto di qualità alla storia e che invece fallisce nel suo compito, complice un’interpretazione pessima di tale James D’Arcy.
Nonostante il livello qualitativo non proprio altissimo di recitazione e regia, la sceneggiatura tiene botta abbastanza bene fino quasi alla fine. Tenete pur sempre conto che si tratta di una porcatona, or dunque, ma di una porcatona che potrebbe anche vergognosamente piacervi.
(voto 6,5/10)
L'avevo visto su Cineblog01, ma l'avevo scartato. Così. Non mi diceva niente e ne ignoravo l'esistenza.
RispondiEliminaRimedio, rimedio. Hai capito la sorellina di Ron...
Mmmmm... che sia porcatona o film vergogna, mi attira moltissimo!! Lo metto nella lista delle prossime visioni, grazie per il (non) consiglio ;-)
RispondiEliminaMi sa tanto che passo oltre, non mi pare roba molto fordiana. ;)
RispondiEliminaNo, odio i filosofi figi...
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