Blur “The Magic Whip”
Il disco più atteso.
Dell'anno?
Non solo. Per quanto mi riguarda, forse di tutti i tempi. I Blur sono infatti il mio gruppo preferito in assoluto e il loro ultimo album risale a 12 anni fa. 16 anni, se consideriamo il disco "13", l'ultimo lavoro inciso con la formazione al completo.
Adesso i Fantastici 4 sono finalmente tornati insieme: Damon Albarn, Alex James, Dave Rowntree e pure il dimissionario Graham Coxon. E com'è l'album della loro reunion?
Come avrete magari intuito, non sono esattamente la persona più indicata per giudicarlo in maniera oggettiva, ma comunque ci provo.
Mi bastano le prime note di “Lonesome Street” per rimettermi in pace con il mondo. Dentro questo pezzo c'è tutto l'universo sonoro della band, di ieri come di oggi: la voce di Graham che si alterna con quella di Damon, un ritmo saltellante, i coretti, persino un fischettio finale. This is pop. This is fucking pop.
Mi bastano le prime note di “Lonesome Street” per rimettermi in pace con il mondo. Dentro questo pezzo c'è tutto l'universo sonoro della band, di ieri come di oggi: la voce di Graham che si alterna con quella di Damon, un ritmo saltellante, i coretti, persino un fischettio finale. This is pop. This is fucking pop.
Che altro c'è dentro al disco?
Tanta roba. Davvero tanta. Dopo “Lonesome Street” c'è “New World Towers”, una magica ballata albarniana impreziosita dal tocco della chitarra di Graham. Sto eiaculando.
“Go Out” è invece il primo esaltante singolo. Già un classico del repertorio lo-o-o-cale.
Poi arriva il pezzo chiave dell'intero lavoro, il mio preferito dell'album, nonché un capolavoro: “Ice Cream Man”, che suona proprio come quando da bambino arrivava l'uomo del gelato e tu eri tutto contento. Ecco, questa è una scena tipica da film americano e a me personalmente non è mai successa, però immagino che è così che ci si potesse sentire. Complice la copertina, poi, mi ha fatto venire voglia di gelato.
“Thought I Was a Spaceman” è un pezzo atmosferico, per tirare un po' il fiato dopo un inizio dai ritmi magari non altissimi ma dal coinvolgimento emotivo stellare. E allora tutti su nello spazio, a viaggiare con la voce di Damon Albarn sopra una linea di basso e a una serie di suoni giocattolo inseriti immagino da quel mattacchione di Graham Coxon.
Quindi è il turno del pezzo più tirato, “I Broadcast”, il tipico cazzeggio pop-punk blurriano. Cosa che significa che sto pogando da solo come uno scemo.
“My Terracotta Heart” è poi un'altra ballatona albarniana, un'altra poesia in musica che fa andare in pezzi il mio cuore di terracotta.
L'incedere marziale ed epico di “There Are Too Many of Us” ci traghetta nella parte finale del disco e ci ricorda che ci saranno anche troppi di noi, ma troppi pochi dischi dei Blur.
Si prosegue con “Ghost Ship”, un viaggio rilassato e parecchio allegro, per essere fatto su una nave fantasma. L'epica “Pyongyang” è un tuffo nelle blurritudine anni '90, da qualche parte tra “Parklife” e “The Great Escape”. Potrebbe essere considerata la nuova “The Universal” e io ormai sto provando un orgasmo tantrico da una quarantina di minuti. Ora so come si deve sentire Sting tutti i giorni della sua vita.
Quindi è la volta di “Ong Ong”: 3 minuti di perfezione pop. Grazie ragazzi, vi voglio bene e I wanna be with you.
E non è ancora finita. Il numero di chiusura è “Mirrorball”, una ballad in slow motion alla Chris Isaak. Perfetta mentre scendono i titoli di coda su questo ennesimo grande album dei Blur, uno dei rarissimi gruppi che non ha mai sbagliato un disco.
Più che un disco, “The Magic Whip” è il sogno bagnato di ogni fan dei Blur. Se le mie aspettative nei suoi confronti erano alte, Albarn e i suoi ritrovati amichetti sono persino andati oltre. L'unico problema è che qualcuno presto mi svegli bruscamente. Com'è capitato con Twin Peaks: prima hanno annunciato una nuova terza stagione prevista per il 2016 e poi David Lynch ha dichiarato che lui non avrebbe fatto parte della partita. Se il sogno Twin Peaks è svanito, per adesso però mi godo il sogno Blur, sperando possa proseguire. Dopo tutto, il revival del Britpop anni '90 potrebbe essere giusto all'inizio, visto che i fratelli Gallagher (intendo Liam e Noel, non quelli di Shameless) stanno progettando il ritorno degli Oasis nel 2016.
Intanto Blur are back e non ce n'è più per nessuno. In maniera molto obiettiva e imparziale posso dire che “The Magic Whip” è finora il disco dell'anno. Qualcuno provi a fare di meglio, se ne è capace.
(voto 9/10)
"There Are Too Many of Us" mi ha conquistato subito, anche il resto dell'album è piuttosto buono.
RispondiEliminaUn gradito ritorno.
Aspettavo tutto ciò da anni!
RispondiEliminaBoicottiamo il ritorno degli Oasis! Noel da solo va alla grande e da ciòfane mi piacevano di più i Blur, che Liam si metta a disegnare mutante per Posh Spice! :-p
RispondiEliminaAhahahahaah ! Non avevo dubbi. Lo ascolterò a breve e ti saprò dire :)
RispondiEliminaDevo ancora sentirlo, ma potrebbe addirittura piacere anche a me. ;)
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