Mommy
(Canada 2014)
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Xavier Dolan
Cast: Antoine-Olivier Pilon,
Anne Dorval,
Suzanne Clément,
Patrick Huard
Genere: mammone
Se ti piace guarda anche: Laurence Anyways,
Les amours imaginaires,
J'ai tué ma mère,
Tom à la ferme,
Tutto su mia madre
UEEEEEEEEEEEEE'
Voglio la Mommy!
O almeno voglio che tutti i film siano come Mommy.
È chiedere tanto?
Voi tenetevi pure i vostri Avengers.
E ficcateveli tutti su per il bucetto del vostro culetto.
Se ci passano.
Con Thor potreste avere qualche problema.
Mi sa anche con Hulk.
Io voglio solo la Mommy.
Mommy, dove sei?
Quando inizi a guardarla, pensi che sia normale.
Una bella pellicola, ma sostanzialmente normale.
Poi partono le note di “Wonderwall” degli Oasis e con una scena tutto cambia.
Il Cinema cambia.
La percezione del mondo cambia.
Non capivi bene la scelta del formato quadrato 1:1, anziché il solito 4:3 o 16:9.
Poi capisci.
E ti rendi conto che non stai vedendo una pellicola normale.
Stai assistendo a un miracolo.
"Ciao Mommy, guarda come mi diverto." |
Con una scena tutto può cambiare. Il mondo si può allargare a dismisura. Può assumere dimensioni che non credevi possibili. Per quanto sapessi che Xavier Dolan possedeva del talento, non potevi pensare ne avesse così tanto. Come quando vedi un porno e ti aspetti un superdotato nella norma dei superdotati e invece arriva un tipo con una nerchia di 35 cm da Guinness dei Primati e non ti resta che esclamare: “Cazzo!”. Ecco, è più o meno così che ci si sente guardando Mommy. Mi erano piaciuti i film precedenti di Dolan, a parte il suo acerbo debutto, e in particolare avevo adorato Les amours imaginaires. Con Mommy va però persino oltre l'imaginaires e l'immaginabile. Mette da parte i suoi pur eccellenti lavori precedenti, accantona, sebbene non del tutto, la tematica della confusione sessuale su cui erano per lo più incentrati, toglie l'obiettivo da se stesso e racconta altro. Non per essere il solito esagerato, ma Mommy ridefinisce non solo il Cinema di Dolan, ma il Cinema tutto. È come se il regista 26enne prendesse il passato e dicesse: “Va bene Lumiere, va bene Ėjzenštejn o come minkia si scrive, va bene Welles, va bene Kubrick, ma adesso lasciate fare a me e voi rest in peace tranqui, che da qui in poi ci penso io, okay raga?”
Xavier Dolan non cita Welles o Kubrick o Ėjzenštejn o come minkia si scrive, ma semmai Mamma, ho perso l'aereo, omaggiato in due scene, quella delle mani sulla faccia del protagonista e quella dei sacchetti della spesa che si rompono. Inoltre utilizza una colonna sonora pop che trasforma in sublimi pezzi di loro certo non fenomenali di Celine Dion, Eiffel 65 e Andrea Bocelli, e rende ancora più sublimi pezzi già sublimi di Oasis, Counting Crows, Ludovico Einaudi, Dido e Lana Del Rey, per raccontare una storia sofferta, un rapporto particolare di una madre particolare con un figlio particolare che ha dei problemi mentali e comportamentali senza cazzo di patetismi di sorta. Utilizza un formato cinematografico quadrato 1:1, che però dà l'illusione di essere verticale, come i video amatoriali filmati con gli smart phone e postati su Instagram. Come un live streaming di Periscope, solo girato da Dio. Non si tratta comunque di una scelta meramente estetica. La forma ha una funzione narrativa. Il giovane regista canadese se ne frega delle convenzioni. In stile Nouvelle Vague, solo perfettamente radicato nel presente. Prende il mezzo cinematografico e lo plasma a sua immagine e somiglianza. D'ora innanzi quindi chiamatelo pure Xavier Diolan.
Finita la visione della Mommy, il mondo torna a restringersi.
Perché è ridicola.
Questa pellicola è ridicola.
È ridicola la sua superiorità nei confronti degli altri film in circolazione.
Roba del tipo che dopo che l'hanno presentata a Cannes,
fossi stato negli altri registi mi sarei ritirato.
Mommy mia, ne voglio ancora.
Dammi la tetta.
Ne voglio ancora.
Mommy mia, che film!
(voto 10/10)
Mi sa che abbiamo il film dell'anno di Pensieri Cannibali ;)
RispondiEliminaConcordo pienamente, lo sto proponendo proprio a tutti e mi pento amaramente di non avergli dato anch'io un dieci.
RispondiEliminaMa posso sempre trasformare il nove...
Sei arrivato finalmente ;)
RispondiElimina(non copiarmi l'header)
Miiii non mi aspettavo un tuo 10!
RispondiEliminaPensavo ad un 8
E come si può dopo questa recensione e questo stravoto , non andarlo a vedere..
RispondiEliminaMi informo subito dove lo proiettano...
Grazie Marco, voglio Mommy anch'io!!!!!::))
Continua a mancarmi ma penso proprio che a questo punto mi darò una mossa xD
RispondiEliminaun capolavoro. voto 9,5
RispondiEliminaOttimo post. Veloce ma efficace.
RispondiEliminaIo dovrei vederlo domani, vediamo che effetto farà al sottoscritto. :)
eeeeh addirittura!! e ora mi hai incuriosito parecchio...
RispondiEliminaCoff coff...a me Les amours imaginaires non è piaciuto un granché...coff coff
RispondiEliminaQuesto lo vedrò senz'altro, sperando di potermi ricredere. :)
L'ho adorato anch'io. Concordo con te, e come te lo ritengo fondamentale, sul punto della forma avente funzione narrativa. In quel punto ho avuto davvero i brividi.
RispondiEliminaOh mommy perché mi sono persa sto film! Il tuo 10 mi destabilizza, avvero l'urgenza di recuperare subito...
RispondiEliminaMommy che film, non posso che essere d'accordo!
RispondiEliminaDolan continua a stupirci, e a fare filmoni impressionanti... ne vogliamo subito uno, che quindi si sbrighi con le pratiche di Cannes e passi dalla Cotillard.
Eh lo sappiamo, lo sappiamo ma....nei ruscelli del web non si trova! Non riesco a trovare tracce! C'è in dvd o streaming da qualche parte che si sappia?
RispondiEliminaMa sì che si trova. ;)
EliminaIn lingua originale (scelta ovviamente consigliata)
http://www.cb01.eu/mommy-sub-ita-2014/
Oppure, se preferisci, c'è anche in italiano
http://www.cb01.eu/mommy-2014/
10/10, mommy mia! Io adesso devo vederlo assolutamente e il prima possibile, non avrò pace finché non l'avrò visto!
RispondiEliminaè un bellissimo film dalla trama ben definita e dalle note grigie. Il punto forte di questo film è che la morale è il fatto che il finale è senza finale, ovvero avere l'illusione di averlo. Ma il regista sa bene che i finali in questi casi non esistono e purtroppo mi sembra da pessimista un ragionamento del genere ma è bene ponderare sulla realtà, sulla realtà dei 2/4 delle nostre finestre e guardare fuori con gli occhi nuovi di chi non ha pregiudizi per capire l' essenza di questo film.
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