venerdì 26 febbraio 2016

Kanye West, Rihanna, Iggy Pop, Elio e... - La musica di febbraio 2015





Questo mese la musica non ci ha regalato soltanto il Festival di Sanremo. Per fortuna sono arrivati anche dei nuovi dischetti interessanti, sia in ambito nazionale che internazionale. Prima di dilungare ulteriormente questa intro – che si sa le intro non interessano mai a nessuno – passiamo subito a vedere le (più o meno) brevi recensioni di alcuni album sentiti negli ultimi giorni qui su Pensieri Cannibali.

Kanye West “The Life of Pablo”

Con la solita modestia che lo contraddistingue, d'altra parte la modestia è la virtù di chi non ha altre virtù, Kanye West riguardo al suo nuovo album ha dichiarato che è: “Il miglior disco di tutti i tempi”. Lo Steve Jobs della musica hip-hop ha davvero realizzato l'album più bello di tutti i tempi?
Di certo ha realizzato quello con il maggior numero di cambi di titoli in corsa. Prima doveva chiamarsi “So Help me God”. A pochi giorni dall'uscita era arrivato l'annuncio del titolo che sembrava definitivo: “SWISH” e invece subito dopo c'è stato un altro cambiamento e il disco doveva chiamarsi “Waves”. Qualche giorno dopo, ovviamente, ha cambiato ancora idea e ha deciso di titolarlo “The Life of Pablo”. Sempre che, mentre lo stiamo ascoltando, Kanye non decida di cambiarlo ancora una volta.
E comunque Kanye, dall'alto della sua enorme umiltà, ha poi specificato che “The Life of Pablo”, o come diavolo ha deciso di intitolarlo, non è l'album migliore di tutti i tempi in assoluto. È solo uno tra i migliori. Troppo modesto, Kanye, troppo.

Nei suoi deliri di onnipotenza, Kanye West in versione Pippo Baudo sostiene anche che Taylor Swift “l'ho inventata io!”, dicendo: “I feel like me and Taylor might still have sex/I made that bitch famous”, verso contenuto nel brano "Famous" che ha subito fatto discutere parecchio. Il rapper all'interno del disco non esita inoltre ad autodefinirsi un genio in maniera non troppo velata (“Name one genius that ain't crazy”) e ci sono momenti in cui non si capisce se parli di Dio o di Dio Kanye (“This is a God dream”).

Quanto al risultato finale, questa volta Kanye il Modesto non è stato all'altezza di Kanye il Genio, quello che ha realizzato una doppietta di album capolavoro come “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” e “Yeezus”. Un uno-due che non si sentiva dai tempi di “Ok Computer” e “Kid A” dei Radiohead. Nel nuovo “The Life of Pablo” - dove Pablo fa riferimento a Picasso o a Escobar o forse persino a San Paolo, chissà chissà? - riprende le sonorità di “My Beautiful Dark Twisted Fantasy”, senza però concretizzarle in brani altrettanto efficaci. Qualche ottimo momento c'è, come il new-gospel di “Ultralight Beam”, la potenziale hit “Famous” con Rihanna, le figose “Feedback” e “No More Parties in L.A.”, la malinconica “Real Friends” e i 44 secondi di “I Love Kanye”, forse il brano più sincero di tutta la sua discografia in cui, sebbene sotto forma di messaggio scritto da un fan alla Stan di Eminem, dice: “I love you like I love Kanye”.

Peccato che, pur dimostrando una notevole e schizofrenica vitalità creativa, Kanye non sia riuscito a dare una direzione precisa a questo lavoro, che non a caso è stato più volte modificato, non solo nel titolo, ma anche nella tracklist. Un work in progress a cui il suo autore avrebbe dovuto pensare su ancora un po', prima di darlo in pasto al pubblico. Inoltre, per la prima volta (a parte il secondo “Late Registration” che seguiva le orme dell'esordio) ha pubblicato un lavoro che non è da “game change”, ovvero in grado di cambiare la scena hip-hop, e musicale in generale, come fatto con tutti gli album precedenti, ma si limita a riformulare quanto da lui già fatto in passato.
Sul fatto che fosse egocentrico poi non è che ci fossero dubbi, ma i livelli di autoreferenzialità qui raggiunti si sono fatti eccessivi, un po' come per Quentin Tarantino in The Hateful Eight, e il rapper in “Famous” è arrivato persino ad autocampionare se stesso.
Kanye, sei un pazzo e io continuo ad amarti, ma non tanto quanto Kanye ama Kanye.
(voto 7-/10)

Rihanna “ANTI”

Rihanna si è suicidata?
Fermi tutti: che i suoi fan non si disperino e che le fan di Leonardo DiCaprio non esultino. Intendo commercialmente suicidata. “ANTI” è infatti un disco dalle sonorità non troppo radiofoniche, con pochi potenziali singoli a presa rapida e che contiene varie sorprese, come l'assenza dei pezzi usciti l'anno scorso, “FourFiveSeconds”, “Bitch Better Have My Money” e “American Oxygen”, e la presenza di “Same Ol' Mistakes”, una cover di un pezzo da 6 minuti degli alternative-rockers Tame Impala. Alcuni brani poi sembrano giusto delle demo, piuttosto che delle possibili hit da conquista del mercato discografico mondiale. Se a ciò aggiungiamo che il disco è stato lanciato su Tidal, il servizio di streaming musicale più fallimentare nella storia della musica, il disastro commerciale è servito. Per favore Jay-Z, smettila con 'sto Tidal, prima di distruggere la carriera di tutti i tuoi amichetti!

Per quanto suoni piuttosto pasticciato, “ANTI” è comunque un disco fin dal titolo contro. Un album coraggioso, che non significa automaticamente sia un lavoro eccezionale, però al suo interno qualche cosa valida la contiene: la contagiosa hit “Work” realizzata con il compare Drake, l'epica “Kiss It Better”, la ballatona in stile Dido “Never Ending”, la retrò “Love on the Brain”, più esperimenti non del tutto riusciti ma comunque più indie-rock di molta musica indie-rock in circolazione come il brano “Woo”. Senza contare la delirante revisione di “Only For a Night” di Florence + the Machine fatta in "Goodnight Gotham", brano presente nella deluxe edition dell'album.
Il risultato finale è un mix di alti e bassi. Non un lavoro del tutto fenomenale, ma se non altro propone una Rihanna contro le facili regole commerciali e ANTI sistema. Per essere un suicidio, è un bel suicidio.
(voto 6+/10)



Iggy Pop “Post Pop Depression”

Ci sono cantanti vecchietti che se la passano parecchio male, quelli appena visti al Festival di Sanremo, tanto per dire, e chi invece possiede ancora la carica rock'n'roll di un ragazzino. È quest'ultimo il caso di Iggy Pop. Con il suo nuovo album che, come lui stesso ha annunciato, potrebbe anche rivelarsi l'ultimo della sua carriera, è tornato a fare le cose in coppia. Dopo la storica doppietta di album realizzati insieme a David Bowie, “The Idiot” e “Lust For Life”, questa volta il suo partner musicale è Josh Homme, leader dei Queens of the Stone Age nonché batterista degli Eagles of Death Metal. Quello che ne è uscito è un disco di rock vecchio stampo, ma con la capacità di suonare bello fresco. È quasi come se fosse una rarità inedita degli anni '70 scovata in un mercatino dell'usato, solo senza polvere sopra, e alcune canzoni sono una bomba, a partire dal singolo “Gardenia”, che da giorni non vuole andarsene più via dalla mia testa.
Come suggerisce il titolo, il disco perfetto da ascoltare dopo la depressione pop dei giorni sanremesi.
(voto 7+/10)



Sia “This Is Acting”

Sia è la tipa di “Chandelier”. Quella canzone è probabilmente la sua hit più conosciuta, ma in realtà ha interpretato un sacco di altri brani di successo, come la splendida “Breathe Me” usata tra l'altro nel finale di Six Feet Under, e scritto pezzi per una miriade di artisti, tra cui la Rihanna di cui si parla sopra e Adele: una canzone che ha composto con quest'ultima è finita non su “25” bensì su questo “This Is Acting”, e si tratta del singolo “Alive”, che peraltro non è uno dei pezzi migliori del lavoro.
A un primo ascolto mi è sembrato che Sia a questo giro sia diventata un po' troppo commerciale, basti sentire il campione della hit tamarra “Thong Song” di Sisqo presente in “Sweet Design”. Già al secondo ascolto sono però stato talmente rapito da alcuni brani che la cosa è passata in secondo piano.
Tra le chicche di questo lavoro segnalo “Cheap Thrills”, che con il suo suono ipnotico alla “Lean On” di Major Lazer ha il potenziale da tormentone estivo, almeno se la promuovono per bene. E non so se augurarmi che lo facciano, visto che nei prossimi mesi potrei finire per detestarla, o non lo facciano, così me la tengo come mio tormentone personale. E poi c'è la drammatica ballatona “Broken Glass”, che è un pezzo così bello da far male.
“This Is Acting” potrebbe essere l'album pop del 2016?
Se regge fino alla fine dell'anno, potrebbe benissimo essere.
(voto 7/10)



Elio e le Storie Tese “Figgatta de blanc”

Il problema con un gruppo che ha un glorioso archivio di brani mitici nel repertorio è sempre il confronto con il passato. Il nuovo album degli Elii, che ha un tiro particolarmente funky-disco, non è ai livelli delle loro cose migliori, e forse nemmeno delle loro peggiori. Ci sono troppi brani spenti, e solo qua e là emergono alcuni lampi di genio, come nella sexy “She Wants”, che suona alla Daft Punk più rilassati e ci regala il verso cult “She wants in the posterior”, o qua e là all'interno della sanremese “Vincere l'odio”. Dagli Elii è però lecito attendersi di più. Molto di più.
(voto 5,5/10)



I Cani “Aurora”

I Cani sono diventati commerciali. Questa è l'accusa, prevedibile, che può arrivare a questo giro nei loro confronti. Che poi loro chi?
I Cani in realtà sono un tipo solo, che risponde al nome di Niccolò Contessa. Una one-man band diventata tra i simboli della scena indie italiana. Dopo il sorprendente album d'esordio e uno spento sequel che già sembrava mostrare una certa stanchezza, il nuovo “Aurora” suona invece differente e clamorosamente radiofonico, basti ascoltare il primo singolo “Non finirà”, molto Disco anni '70/'80 e molto Daft Punk, sebbene non brillante quanto i Daft Punk. I testi rimangono tipicamente da Cani e da hipster generation, si senta l'iniziale “Questo nostro grande amore”, la musica invece si è fatta più accessibile e pop. Cosa che non rappresenta per forza un male. Non tutti i brani sono proprio memorabili, però nel complesso è un buon disco. Un buon disco... commerciale.
(voto 6+/10)



Marlene Kuntz “Lunga attesa”

C'è un titolo di un pezzo, nel nuovo disco dei Marlene Kuntz, che riassume alla perfezione l'intero lavoro: “La noia”.
Ah, ce n'è poi anche un altro: “Niente di nuovo”.
(voto 5/10)



La canzone del mese
Francesca Michielin “Nessun grado di separazione”

La canzone da limone duro alle giostre DE-FI-NI-TI-VA.



Il peggio del mese
Willy William “Ego”

Alè, alè, alè, basta gente che copia Stromae!

P.S. Per il peggio del mese non ho messo una canzone in gara a Sanremo unicamente perché era troppo dura sceglierne una sola.



Ed infine, ecco la playlist di Pensieri Cannibali con alcune delle novità musicali più interessanti del mese.

5 commenti:

  1. Il disco de I Cani vedrò di ascoltarlo, in realtà a me era piaciuto anche il loro secondo lavoro.
    Sia sempre brava, Iggy Pop anche. Elio e i Marlene da recuperare, in passato ho sempre apprezzato entrambi. Il pezzo di Rihanna è agghiacciante, mentre il pezzo della Michielin ho visto che è pure primo in classifica, nonostante questo continuo a non digerirlo. :)

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  2. Su Elio penso l'opposto. Non è i asti di un tempo, ma qualcosa in più rispetto l'Album Biango l'ho visto.

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  3. il disco di Kanye non l'ho ascoltato però non oso contraddirlo perché il suo delirio di onnipotenza è la cosa più divertente di internet dopo i video di cani che non capiscono come funzionino i frisbee.

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  4. Purtroppo sono d'accordo su Elio, mentre ormai il delirio di West ha superato anche il tuo! ;)

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