Man in the Dark
(USA 2016)
Regia: Fede Alvarez
Sceneggiatura: Fede Alvarez, Rodo Sayagues
Cast: Jane Levy, Dylan Minnette, Stephen Lang, Daniel Zovatto
Genere: oscuro
Se ti piace guarda anche: Lights Out – Terrore nel buio, L'ultima casa a sinistra, Non aprite quella porta
Si può parlare male di un cieco?
E di un cieco che per di più è un eroe di guerra, visto che ha perso la vista combattendo per noi (noi si fa per dire) in Iraq?
E di un cieco che oltre a essere un eroe di guerra ha pure perso, poveretto, la sua amata unica figlioletta, morta in un tragico incidente stradale?
Sì che si può, se a farlo è un blog basta##o che non si cura troppo del politically correct come Pensieri Cannibali. E sì, soprattutto se il suddetto cieco è uno dei peggiori figli di pu##ana visti al cinema, e non solo al cinema, negli ultimi anni. Se non ci credete, guardate cosa combina questo apparentemente innocuo non vedente in Man in the Dark. In più è pure interpretato da Stephen Lang di Avatar, un attore che non sopporto e che qui è dunque perfetto nella parte del tipo insopportabile. Inoltre, solo perché una persona ha un handicap, non significa che sia automaticamente una bella persona o un uomo da rispettare. Dico solo: Oscar Pistorius.
"Oh mio Dio, ma è quel tipo che ha fatto Avatar!" "Quello sì che era un horror terrificante!" "Hey, ma non era un horror..." |
Qualcuno a questo punto dirà: Pensieri Cannibali dice di non curarsi del politically correct e poi censura le parole basta##o e pu##ana?
Sì, perché a Google non piacciono le parolacce e penalizza i siti che le utilizzano. Fanc##o G##gle!
E poi ho scritto che Pensieri Cannibali non si cura troppo del politically correct, non ho detto che non si cura del tutto del politically correct.
Altra domanda. Si può parlare male di un film come Man in the Dark, che è un thriller-horror dal ritmo incalzante, con un sacco di trovate che riescono a tenere alta l'attenzione per quasi tutta la sua durata e che come thriller-horror funziona decisamente bene?
La risposta è di nuovo sì, perché a farlo è sempre Pensieri Cannibali, un sito che non è mai contento, soprattutto in campo horror. Solo perché un film ha una discreta costruzione della tensione, non significa che debba essere indicato come il capolavoro imprescindibile del genere di quest'anno e segni l'inizio di una nuova era per il cinema di paura, come l'accoglienza di pubblico e critica trionfale nei suoi confronti sembra aver suggerito, soprattutto negli Usa. Anche se c'è da dire che in Italia, per fortuna, ha scatenato entusiasmi parecchio inferiori.
Man in the Dark è un buon horrorino, eppure non mi è piaciuto. L'ho detestato. È uno dei film che quest'anno più mi hanno infastidito. Cosa che ci sta. Un film dell'orrore non deve essere gradevole. Dev'essere disturbante e questo disturba, eccome. Solo che esagera, soprattutto nella parte finale. Ok che è un film e ok che è un film horror, però a un certo punto tra colpi di scena e colpi di sfiga sparati al ritmo di uno ogni 30 secondi più che nell'inverosimile si cade proprio nel ridicolo.
Così come il cieco interpretato da Stephen Lang, nel suo essere un incrocio tra Rambo, Freddy Krueger e Daredevil, finisce per essere sì un villain con i fiocchi, ma anche un villain assurdo e improbabile, capace di regalare alcune delle scene e delle frasi più scult dell'annata, come quando ATTENZIONE SPOILER vuole inseminare la protagonista femminile dicendole: “Sei forte, sei giovane, riprodurrai bene”. FINE SPOILER
La costruzione delle psicologie dei protagonisti inoltre è davvero stereotipata ed elementare. C'è la protagonista femminile (la simil-Emma Stone Jane Levy già vista nella serie Suburgatory) che vive in una roulotte con la madre che la considera una pu##ana (sì, mi sono censurato di nuovo, e che ca##o!), e che desidera mettersi un bel gruzzoletto da parte in modo da potersi trasferire a Los Angeles con la sorellina. È per questo che si mette a fare rapine. Lavorare no, eh?
Per cercare di creare empatia nei suoi confronti, viene pure raccontata una stucchevole storiella su una coccinella che manco nei film tratti dai romanzi di Nicholas Sparks si sente una ruffianata del genere.
I suoi due partner di crimine sono un tizio (Daniel Zovatto già visto in It Follows, quello sì un horror bello bello in modo assurdo) che sembra la parodia di James Franco in Spring Breakers, che già era la parodia di un gangsta-rapper, e Dylan Minnette, il figlio di Jack in Lost, che pure lui ha una situazione familiare non troppo piacevole ed è segretamente (ma nemmeno troppo segretamente) innamorato della protagonista femminile. Che sorpresa!
Questi tre ragazzetti decidono di mettere a segno il colpo della loro vita, quello che li possa far svoltare, andando a derubare il cieco eroe di guerra a cui hanno ammazzato la figlia, ed è quindi difficile empatizzare nei loro confronti e fare il tifo perché si salvino.
Perché un conto è parlare male di un cieco eroe di guerra a cui hanno ammazzato la figlia, come ho fatto io, un conto è andarlo a derubare. Per fare quello bisogna davvero essere dei brutti basta##i figli di pu##ana!
(voto 5,5/10)
Per me It Follows era una schifezza cosmica, ma concordo sul "meh" verso Man in the dark, quindi quello è l'importante. Non mi sono mai spiegato le medie altissime sui siti americani. :)
RispondiEliminaSe è un meh per te, non voglio scoprire cosa sarà per me. Aspetto horror migliori da inserire in una futura horror week.
RispondiEliminaVisto ieri sera,a noi è piaciuto,anche se ci sono un paio di momenti *MACCOSA* da mano in faccia lol
RispondiEliminaMa perchè cambiare il titolo originale(Don't breathe) con un altro sempre in inglese?Mah.
Sembra interessante! Grazie per la condivisione.
RispondiEliminaMeh anche per me, e concordo con Ink, come sai: It follows sopravvalutatissimo come solo tu puoi fare. ;)
RispondiEliminaBoh... Non mi ha proprio detto nulla
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