C'era una volta un Presidente. Il suo regno era paragonato alla Camelot di Re Artù e al suo fianco aveva la sua Ginevra. Anche se in questo caso il traditore sembrava più lui che lei. Era un presidente ricco di fascino e carisma. Uno che ammaliava le folle. Uno che con le sue parole sapeva illuminare e ispirare le persone. Un leader nato. Uno che era impegnato a difendere i diritti civili di tutti, non solo dei ricchi e privilegiati come lui. Era un Presidente che pure le sue cappelle e i suoi errori li avevi fatti. Un Presidente che avrebbe anche potuto fare di più, soltanto che non ha avuto tempo e modo di realizzare tutto quello che era nelle sue possibilità.
Di chi sto parlando?
Di Donald Trump?
No, dico. A parte il fatto che sia Presidente, ora e purtroppo non nel passato, c'è qualcosa in questa descrizione che coincide con lui e con il suo regno del terrore?
Mi sto allora riferendo a Barack Obama?
Fuochino, però no. A lui è dedicato un ottimo film Netflix, Barry (voto 7+/10). Da non confondere con la romcom Ti amo Presidente. In Barry ci viene presentato un Barack Obama giovane, ai tempi del college negli anni '80. Il ritratto di un ragazzo che era già un uomo maturo, non privo però di difetti o lati oscuri. Un biopic piuttosto originale e molto intrigante, ben interpretato dall'attore rivelazione Devon Terrell e dalla sempre più sorprendente e versatile Anya Taylor-Joy, la giovincella di The Witch, Morgan e Split che dimostra di saperci fare non solo con le pellicole a tinte thriller-horror. Una visione consigliata anche non solo ai fan accaniti (come me) di Barack "Barry" Obama.
Come al solito comunque sto divagando.
In apertura di post mi riferivo a JFK, John Fitzgerald Kennedy, cui sono state dedicate numerose pellicole, molte di esse incentrate sul suo omicidio. Una triste e misteriosa storia ampiamente nota, che però ora ci viene proposta in una versione inedita, attraverso un punto di vista differente, che non mi pare fosse stato ancora raccontato. Quello di Jacqueline Lee Bouvier Kennedy Onassis, anche nota semplicemente come...
Jackie
Regia: Pablo Larraín
Cast: Jackie Chan, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup, Caspar Phillipson, John Hurt, John Carroll Lynch
Oops...
poster sbagliato.
Tranquilli, adesso metto quello giusto.
Jackie
Regia: Pablo Larraín
Cast: Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup, Caspar Phillipson, John Hurt, John Carroll Lynch
Jacqueline Kennedy non è che fosse la persona più simpatica del mondo. Almeno, questo è quanto emerge da questo singolare biopic. E sì che pure qui ha le sembianze di Natalie Portman, ovvero una delle attrici che più adoro in questo mondo. La Jacqueline Kennedy che viene fuori da questa pellicola è decisamente snob, egocentrica, apparentemente superficiale. Una donna tutta immagine di cui però, poco a poco, scopriamo anche un lato più umano, più vero.
L'intera pellicola si muove come fosse un equilibrista funambolo sul confine, mai così tanto sottile, tra realtà e finzione. Tra il mito dei Kennedy come entità quasi divina, o se non altro leggendaria, e una famiglia in fin dei conti normale, che si trova a dover fare i conti con un lutto devastante.
Un confine sul quale si muove anche la protagonista Natalie Portman, alle prese con un'interpretazione epica. Le sue prove migliori per quanto mi riguarda restano quelle ne Il cigno nero e Closer, però anche qui offre una performance devastante e pazzesca, dotata di un potenziale emotivo notevole, sempre lì lì sul punto di esplodere, e che invece viene tenuto a bada. Lo stesso film riesce a essere emotivamente contenuto, ma nel finale ha un crescendo notevole che spazza via la freddezza dell'elegante, impeccabile messa in scena di Pablo Larraín, per diventare toccante. Con Jack & Jackie che smettono di essere personaggi leggendari e diventano persone vere. Persone qualunque. O quasi.
(voto 8+/10)
E ora, spazio alla musica, con il disco preferito di JFK.
Ah no, mi sono confuso di nuovo!
Il disco preferito di John Fitzgerald Kennedy era la colonna sonora del musical Camelot e questa è la canzone che continuava a risuonare nella testa di Jackie dopo la morte del marito.
Come sai, mi è piaciuto ma non troppo.
RispondiEliminaNon apprezzo i film perfetti, meno ancora quelli perfettini. E la Portman, eppure sempre amata, l'ho trovata antipatica per osmosi.
Ps. Ma quale Dolan, ma quale Ozon. Vedi The Edge of Seventeen, ma tanto l'avrai già visto. E Imposters è veramente bellino.
Film davvero stupendo, lei non ne parliamo. Finalmente una pellicola che va oltre il mero "chi ha ucciso JFK?" per concentrarsi sulle persone che hanno subito una tragedia familiare prima ancora che nazionale o politica.
RispondiEliminaGrande film e grandissima Natalie Portman. Con qualche piccolissima riserva è piaciuto molto pure a me.
RispondiEliminaSono d'accordo su di lei, sul film e sulla freddezza che diventa devastante emotività nel finale.
RispondiEliminaOra sono ufficialmente molto preoccupato. ;)
Un equilibrio davvero pazzesco, per un film intimo e molto psicologico, alla faccia di tutti i filmacci sull'omicidio di cui poco importa, ora.
RispondiEliminaPer un'amante delle voci come me, poi, il duello verbale tra Jackie e il giornalista (ma quanto è bravo ultimamente Billy Crudup?) mi ha mandato in brodo di giuggiole :)
Ceniale!
RispondiEliminaIo volevo il film con Jackie Chan :(
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