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lunedì 22 gennaio 2018

Lady Bird – Sì, si fa chiamare donna uccello... cosa ridete?





Lady Bird
Regia: Greta Gerwig
Cast: Saoirse Ronan, Laurie Metcalf, Tracy Letts, Beanie Feldstein, Lucas Hedges, Timothée Chalamet, Odeya Rush, Jake McDorman, Kathryn Newton


Tutti amano la propria mamma e tutti odiano la propria mamma. In un dato periodo della vita, almeno, che specco coincide con l'adolescenza. C'è poi anche chi 'sta cosa non se la fa passare mai, come Eminem, ad esempio, ma quella è un'altra storia.


La protagonista di Lady Bird ha un rapporto molto conflittuale con la madre. Un fatto piuttosto normale, visto che, come dice il padre, hanno entrambe “personalità molto forti”. Un rapporto così conflittuale che la protagonista del film non accetta nemmeno il nome che i genitori le hanno imposto, Christine, e preferisce farsi chiamare Lady Bird, la “donna uccello”. E che nessuno osi fare battutacce che nemmeno io oso fare, perché questo è un film di classe. Un'opera prima acerba e allo stesso tempo matura, scritta e diretta da Greta Gerwig. Opera prima vera e propria, considerando che nel 2008 Nights and Weekends lo aveva co-diretto con Joe Swanberg e quindi non vale.


Come attrice la Gerwig ha cominciato a farsi notare in film come The House of the Devil, Lo stravagante mondo di Greenberg e Damsels in Distress – Ragazze allo sbando, ed è poi è definitivamente esplosa come nuova icona del cinema indie americano odierno con Frances Ha, da lei stessa co-sceneggiato insieme a Noah Baumbach.


Ecco l'esplosione di Greta Gerwig a Hollywood


Già in Frances Ha, così come nella sua altra collaborazione con Baumbach Mistress America, era possibile intravedere degli echi autobiografici, che emergono qui in Lady Bird con forza ancora maggiore. Saoirse Ronan ha la parte di Greta Gerwig da teenager ed è uno spettacolo perché la sua interpretazione non si risolve nella sua semplice imitazione, anche se a tratti sembra proprio di vedere la Gerwig, lì sullo schermo. È un personaggio strano, il suo. È una ragazza fuori dagli schemi, eccentrica, stramba, ma non rientra nella stereotipata categoria della nerd classica. Contemporaneamente, pur essendo carina, è troppo “weird” per far parte, per far parte per davvero, dei ragazzi cool della scuola, quelli che hanno i $oldi veri, mentre lei vive dall'altra parte delle rotaie, nella metà meno trendy della città. È insomma una “inbetweener”, una che non appartiene a nessun gruppo, una che sfugge a tutte le definizioni. Una tipa unica, come il nome con cui si è autobattezzata: Lady Bird.

No, ma sul serio nessuna la prende in giro o la bullizza per questo nome?


Christine Lady Bird è una tipa che persino la sua stessa madre fa fatica a comprendere e ad apprezzare. La verità è che la gente fa fatica ad apprezzare ciò che non rientra in una categoria predefinita. La gente se va al cinema a vedere un horror, si aspetta un film che faccia paura e basta, e se va a vedere una commedia, si aspetta di ridere staccando il cervello e basta, senza tante menate riflessive. Se si trova qualcosa di diverso va in crisi. Lady Bird fondamentalmente è una commedia, una commedia dalle parti della serie Girls e del miglior cinema di Woody Allen (si può ancora dire Woody Allen, oppure il suo nome è stato bandito insieme a quello di Kevin Spacey?), ma con uno stile e dei personaggi tutti suoi, tutti personali, e allo stesso tempo è anche qualcos'altro. Qualcosa di più di una semplice commedia.


Lady Bird parte come film adolescenziale “coming of age” piuttosto consueto. La storia di una ragazza all'ultimo anno di liceo che vive a Sacramento, la città più sfigata della California, o almeno così ci viene descritta, e che ha le idee confuse riguardo a cosa fare del resto della sua vita. Una californiana atipica, una giovane donna uccello che sogna di spiccare il volo lontano e andare via, direzione New York City, dall'altra parte degli Stati Uniti. La pellicola è una teen comedy gradevole che minuto dopo minuto cresce sempre di più e che nel finale si rivela in tutta la sua bellezza, con un'esplosione di emozioni capaci di trasformare un film qualunque in un film che senti tuo. Che parla di Lady Bird, di Christine, di Greta Gerwig o di qualunque modo in cui preferisci chiamarla, ma alla fine parla anche di te. Di te che ti chiami Marco, ma preferisci farti chiamare Cannibal Kid. Di come sia difficile integrarsi, sentirsi parte di qualcosa. Di come gli altri, persino le persone che ti sono più vicine, persino tua madre, facciano fatica a capirti. Di come sia un po' colpa degli altri, se non riescono a comprenderti, ma pure colpa tua, che non è che lo fai apposta a essere diverso dalla massa, è solo che così ci sei nato e basta. Di come gli altri, anche quando sembrano guardarti come se fossi un alieno, alla fine possano comunque volerti bene e apprezzarti, a loro modo.

"Mamma, come mi sta questo vestito?"
"Malissimo. Ma ti voglio bene comunque."

Lady Bird è un film generazionale, che parla della mia generazione. La Gerwig ha un anno in meno di me, è del 1983, e la storia racconta di com'era essere teenager nel 2003, in quel periodo storico confuso, di transizione, di passaggio. Il periodo post-11 settembre in cui Internet, cellulari e nuove tecnologie cominciavano a intrufolarsi nelle nostre vite, ma ancora non le dominavano. Un periodo accompagnato dalle canzoni di Justin Timberlake e della Dave Matthews Band che all'epoca consideravi un po' meh e un po' troppo da femmine, e che invece adesso cominci a rivalutare.

"Va beh, non so, a questo punto rivalutiamo pure Luca Dirisio e Paolo Meneguzzi..."

Se il centro e il cuore della pellicola sono rappresentati da Lady Bird/Christine/Greta Gerwig teenager/Saoirse Ronan, da applausi è pure il cast di contorno, a partire da una Laurie Metcalf pronta a tornare nel revival della sitcom che l'ha lanciata, Pappa e ciccia, che qui nei panni della mamma dimostra di essere un'attrice drammatica coi fiocchi.


E poi c'è una Odeya Rush (The Giver – Il mondo di Jonas, Piccoli brividi) perfetta nei panni della più figa del liceo.


C'è una Kathryn Newton (Halt and Catch Fire, Big Little Lies, Little Women) inedita nella parte della sfigata rompiscatole.

"Sarò odiosa anche in versione nerd? Qualcosa mi dice di sì..."

C'è un'ottima Beanie Feldstein nel ruolo della BFF di Lady Bird.

"Come ti sei slogata il polso, donna uccello? Ehm no, guarda... fai finta che non te l'abbia mai chiesto."

Ci sono Timothée Chalamet, l'attore rivelazione di Chiamami col tuo nome...

"Mi spiace, donna uccello, ma mi piace di più l'uccello di Armie Hammer."

...e Lucas Hedges, l'attore rivelazione di Manchester by the Sea. Due giovani interpreti che, se non si bruciano nel frattempo, sono destinati a rappresentare il presente e il futuro della recitazione da qui ai prossimi 10/20 anni.

"Non dirmi che pure a te piace di più l'uccello di Armie Hammer... ma possibile che la passera sia così passata di moda?"

Lady Bird forse non è il film migliore della storia, come mi aspettavo sarebbe potuto essere un lavoro di Greta Gerwig con protagonista Saoirse Ronan. Forse è solo il primo tassello nella carriera di una nuova fenomena del cinema a stelle e strisce che può ancora crescere parecchio. Forse invece è già il punto più alto di un'autrice che, ora che ha raccontato la sua adolescenza, non farà altro che ripetere le stesse cose e le stesse tematiche in forme più o meno diverse, ma allo stesso tempo sempre più o meno uguali.
Lady Bird forse è una pellicola imperfetta, però a me calza alla perfezione. È come uno di quegli abiti che indossati dagli altri stanno male e indosso a te forse stanno anche peggio, solo che ti fanno sentire del tutto a tuo agio.
Lady Bird forse non afferma niente con certezza. Non ci dice che, se la vita in una cittadina ci sta stretta, quella in una metropoli andrà per forza meglio.
Lady Bird forse è un viaggio sospeso, indefinito, un gigantesco forse. È il punto interrogativo che ci troviamo di fronte a 18 anni, quando abbiamo ancora tutta la vita davanti e qualsiasi direzione da poter prendere. E cosa c'è di più spaventoso, e allo stesso tempo di più bello?
(voto 8,5/10)

P.S. Mamma, se per caso stai leggendo, la frase d'apertura era giusto così, per dire. Io non ti ho mai odiata per un solo istante.
Forse.



10 commenti:

  1. Non so perché, ma sospetto potrebbe non piacermi. Rimando per quello, ma non troppo, promesso.

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  2. Cara sig.ra Goi, creda a me che conosco la psike degli Echo Boomers (avendone generato uno): suo figlio le vuole bene! E non faccia caso a certe espressioni da cinico-cinico... fanno così per darsi un tono.
    Devotamente suo

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  3. Le aspettative sono alle stelle, visti i nomi coinvolti, visto il tuo voto. Ma aspetto pazientemente un altro po', anche se l'uscita italiana è come sempre esageratamente distante.

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  4. E' un film che mi ispira veramente tanto e per cui ho delle enormi aspettative. Il tuo voto mi dà delle conferme, speriamo che non vengano disattese!

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  5. a me piacerebbe, è il mio genere in tutto e per tutto...
    il fatto di avere tanta voglia di essere chiusa in casa potrebbe essere un buon incentivo a buon cinema

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  6. Ah, devo dire che ora ho capito di cosa parla il film.

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  7. Non ho amato "Frances Ha", però mi sono innamorato della Gerwig - anche se le accuse ad Allen mi stanno facendo ricredere. Dovrò dare una chance a questo film per forza...

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  8. L'ho visto. Sinceramente mi aspettavo di più, molto di più. Insomma da come ne parlavano mi aspettavo qualcosa di nuovo, innovativo nel genere..Invece nulla di che. E' piacevole e io lei l'adoro, ma finisce lì.

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  9. Se non fosse che mi suona strano, direi che hai scritto un post molto fordiano, per un film sulla carte decisamente Cannibal-style! ;)

    Lo vedrò nei prossimi giorni, attendo di scoprire cosa succederà.

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  10. e ora come faccio a resistere fino a marzo?
    specie dopo questo tuo bel post dalle sfumature|righe un po' inedite|personali?
    -un|tipetto|lord|bird :)

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