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mercoledì 2 maggio 2018

Il giovane Salinger





Rebel in the Rye
Regia: Danny Strong
Cast: Nicholas Hoult, Kevin Spacey, Zooey Deutch, Sarah Paulson, Victor Garber, Hope Davis, Bryan d'Arcy James, Lucy Boynton, Adam Busch


Ora sta a Hollywood, D. B., a sputtanarsi. Se c'è una cosa che odio sono i film. Non me li nominate nemmeno.

Subito nella prima parte del suo primo e unico romanzo, Il giovane Holden, J. D. Salinger mette le cose in chiaro. Il suo punto di vista sul cinema e su Hollywood in particolare non è dei più lusinghieri. Ora che è morto, a dire il vero è morto nel 2010, e non può più opporsi, hanno girato un film sulla sua vita. Non su Holden Caulfield.


È da quando il libro è stato pubblicato che vogliono fare una trasposizione per il grande schermo de Il giovane Holden, ma l'autore si è sempre opposto. Dopo il suo decesso si è tornato a parlarne e probabilmente qualcuno prima o poi la realizzerà. Per il momento comunque quei vecchi volponi del mondo del cinema sono riusciti a girare se non altro un film su Jerome David Salinger. Sì, l'uomo che odiava Hollywood. Sì, quello che ha scritto uno dei romanzi più importanti del XX secolo, Il grande romanzo americano che tutti si sognano di pubblicare, autori affermati così come aspiranti scrittori che tengono i loro potenziali capolavori nascosti nel comodino. Sì, quello che con il suo esordio letterario ha strabiliato prima gli Stati Uniti nel 1951 e poi il resto del mondo, seppure in ritardo, basti pensare che la prima edizione italiana è arrivata soltanto dieci anni dopo, nel 1961. Sì, quello che dopo quel pazzesco debutto ha lasciato tutti i lettori con il fiato sospeso in attesa di un'opera numero 2, pubblicando appena una manciata di racconti e mai più alcun altro romanzo. Perché?


È una domanda che mi sono sempre posto. Una domanda a cui non mi sono mai impegnato di dare una risposta, preferendo vivere nel mistero. Una domanda a cui alcuni film, sì proprio quelli tanto odiati dal Salinger, hanno provato a immaginare di dare una risposta, attraverso alcuni alter-ego dello scrittore, come il William Forrester (Sean Connery) di Scoprendo Forrester, o il Grady Tripp (Michael Douglas) di Wonder Boys.


Trovo che il modo di affrontare un successo, un enorme successo mondiale, sia uno dei temi più affascinanti in assoluto. È una cosa che molti sognano, il grande successo, ma è una cosa da cui è arduo non essere travolti. È difficile sopravvivere, basti pensare a Kurt Cobain e al periodo post-Nevermind, o a Amy Winehouse e al post-Back to Black. Per fortuna c'è anche chi riesce a farcela, sebbene con risultati differenti, che possono andare dal Macaulay Culkin che fondamentalmente non è mai uscito dal periodo post-Mamma ho perso l'aereo, fino al Leonardo DiCaprio post-Titanic, che in un primo tempo i suoi haters hanno cercato a tutti i costi di affondare, si pensi al massacro ricevuto al di la dei propri reali demeriti dal sottovalutato The Beach, ma che, grazie alla legittimazione cinematografica di un autore come Martin Scorsese e a una serie di interpretazioni una più convincente dell'altra, è riuscito a scrollarsi di dosso la nomea di teen idol anni '90 e costruirsi una delle carriera più invidiabili di Hollywood.


Chi non l'avrebbe invidiato comunque era Salinger. E pensare che da ragazzo, come confessa in una scena del film, sognava di fare proprio l'attore. Prima di decidere che lui Hollywood l'odiava. Che c'entri qualcosa il fatto che il suo primo grande amore, Oona O'Neill, l'abbia mollato per sposare un certo Charlie Chaplin?
Sì, Oona O'Neill è stata sia con J. D. Salinger che con Charlot, due dei più grandi geni del Novecento. Minimo ce l'aveva d'oro. O fatata come Sookie Stackhouse.

"Evvai, sono la nuova Sookie Stackhouse!"

"Hey, un momento... forse non è un complimento."


Chissà cosa direbbe Salinger di un film su di lui. Un film sulla sua vita. Un biopic tradizionale, ma decisamente ben fatto. Con un ottimo protagonista, Nicholas Hoult. Con degli ottimi comprimari, tipo Zooey Deutch, Sarah Paulson, Lucy Boynton e Kevin Spacey. Sì, quel Kevin Spacey. Quello che probabilmente non vedremo mai più sul grande o sul piccolo schermo.

"Pensa se non ti fanno più recitare, Kevin..."
"Ahahah, ma perché stiamo ridendo?"

Quello che hanno cancellato da Tutti i soldi del mondo, e mi sa quindi che Salinger non aveva poi tutti i torti del mondo a odiare Hollywood. Quello che per fortuna non hanno cancellato da questo film, dove ricopre un ruolo centrale nella vita e nella carriera del protagonista. Spacey ha infatti la parte del professore di letteratura che ha incoraggiato il giovane Salinger. Quello che gli ha dato l'idea di trasformare un racconto breve su Holden Caulfield in un romanzo vero e proprio. Quello che ha contribuito in maniera determinante alla realizzazione di uno dei libri che più hanno avuto un'influenza sulla società occidentale degli ultimi decenni. Nel male, si pensi a Mark David Chapman, lo psicopatico che ha fatto fuori John Lennon e che era del tutto ossessionato dal giovane Holden, di cui si credeva una reincarnazione. E soprattutto nel bene. È difficile immaginare la letteratura di oggi, senza il romanzo d'esordio di Salinger. Senza è difficile immaginare anche il cinema di oggi, soprattutto il cinema indie di oggi. Ironico che l'autore che tanto detestava i film, giudicandoli “phony”, ipocriti, falsi e inautentici, ne abbia ispirati parecchi. E alla fine pure la sua vita ne ha ispirato uno. Un buon film. Rebel in the Rye riesce a raccontare la vita di J. D. in maniera efficace, dando spazio alle relazioni sentimentali, ai rapporti differenti con i genitori, alla parentesi della guerra (forse la parte più debole della pellicola) e soprattutto riuscendo a dare un'ampio spazio al processo creativo, al suo amore per la scrittura. E che alla fine una spiegazione al fatto che lo scrittore non abbia mai pubblicato un tanto atteso e sognato secondo romanzo la dà anche.

"Niente male questo racconto... per forza, l'ho scritto io."

Il lavoro scritto e diretto in modo non folgorante ma comunque diligente da Danny Strong (noto come attore al pubblico seriale per le parti Jonathan Levinson in Buffy l'ammazzavampiri e di Doyle McMasters in Una mamma per amica) probabilmente sarebbe stato odiato da Salinger. Lui i film li odiava. Non glieli dovevate nominare nemmeno. Questo però forse l'avrebbe odiato un po' meno degli altri.
(voto 7/10)



3 commenti:

  1. Da lettore, devo recuperarlo.
    Da lettore, però, a cui Holden ha fatto tanta antipatia, complice la traduzione.

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  2. Uno dei miei romanzi preferiti. Comunque, non perché un autore mette in bocca una frase a un suo personaggio, che questa debba essere una confessione personale.
    E poi con la vita si può sempre cambiare idea, eventualmente.
    Ho apprezzato molto il titolo del post...semplice, efficace e con quella storia nascosta che sanno i lettori del libro!

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  3. Personaggio niente male, Salinger.
    Peccato non poterlo invitare come terzo alla nostra rubrica. ;)

    Ad ogni modo, non l'avevo ancora visto: l'header spacca.

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