La vita delle popstar è molto dura. Che cazzo ridete? Dico sul serio. Non ci sono più le rockstar de 'na vorta e a fare le loro veci, e le loro voci, ci pensano adesso gli artisti di musica trap, sul versante di sesso, droga e casini con la giustizia, e appunto le stelle della musica pop. Sul versante della depressione, cantanti come Demi Lovato, Justin Bieber e Selena Gomez con i loro problemi hanno preso il posto di Kurt Cobain e di diversi altri rappresentanti del periodo d'oro del grunge anni '90. Anche se mi auguro che la loro storia abbia un finale differente.
A mostrarci che l'esistenza delle popstar non è tutta rose e fiori, o sole cuore e amore e selfie su Instagram, e che non è facile stare sempre, spesso fin dalla più tenera età, sotto i riflettori, negli ultimi tempi ci hanno pensato il film Vox Lux e il terzo episodio dell'ultima (criticatissima) stagione di Black Mirror.
Vox Lux
Regia: Brady Corbet
Cast: Natalie Portman, Raffey Cassidy, Stacy Martin, Jude Law, Christopher Abbott
Vox Lux è una specie di biopic su Celeste, una popstar fittizia dal passato traumatico interpretata prima da Raffey Cassidy (la ragazzina de Il sacrificio del cervo sacro) nella versione 14enne, e poi da Natalie Portman nella versione da adulta. Ebbene sì. Chi si aspetta un one-woman show assoluto di Natalie deve aspettare ben 53 minuti prima di vederla comparire sullo schermo. All'inizio qualche fan della Portman come il sottoscritto può restare un po' disorientato e anche deluso dalla sua assenza, però il film a un certo punto sembra ingranare anche (e soprattutto) con la Cassidy. Proprio quando la prima parte del film pare entrare nel vivo, ecco che ricomincia da capo e tutto si resetta. Arriva Natalie e ovviamente si prende la scena tutta per sé. Nonostante una pettinatura un pochino discutibile.
Non per essere di parte, ma pure qui la Natalie cara offre un'interpretazione da fenomena. L'avevamo lasciata con quell'accento (volutamente) fastidioso in Jackie e ora invece sembra tutta un'altra persona. Perché così è. Così è ciò che fanno gli attori, quelli bravi. Non è più Jackie Kennedy, ora è Celeste. Una popstar che interpreta brani – a dirla tutta piuttosto sottotono – scritti per l'occasione da una Sia svogliata, e che come immagine, testi e stile sembra un incrocio tra la Lady Gaga più kitsch degli esordi e la Madonna confusa e infelice degli ultimi tempi.
Vox Lux fa un effetto simile proprio al nuovo album di Madonna, Madame X. Quanto è brutto Madame X in una scala da zero a Povia?
Vox Lux non è altrettanto tremendo, per fortuna. In una maniera analoga, appare però un pastrocchio confuso, senza senso. Arrivavo alla visione pronto a gridare al: “CAPOLAVORO ASSOLUTO DEI NOSTRI TEMPI, OH MIO DIO MIO DIO MIO DIO!” e sono arrivato alla fine domandandomi: “E... allora?”.
Si può apprezzare il fatto che Vox Lux non offra il solito ritratto della scena pop. C'è una scena di colloquio con la tipa di una casa discografica, c'è un manager (interpretato da un Jude Law meno folgorante del solito) vagamente eccentrico ed egocentrico, c'è un rapporto conflittuale tra la protagonista e la sorella che vive un po' nella sua ombra, è vero. A parte ciò, non sono presenti molte situazioni stereotipate tipiche dei film musicali. Il problema è che non c'è neanche molto altro.
C'è qualche bel dialogo. C'è una definizione della pop music da appuntare: “Ecco cosa mi piace della musica pop: non voglio che le persone debbano pensarci troppo. Voglio solo che si sentano bene.” E poi c'è la tematica del terrorismo, della violenza che irrompe in maniera dirompente all'interno di quello che in teoria è un finto biopic musicale. Solo che resta un elemento sparato lì a caso nel mucchio. Sembra giocare un ruolo centrale all'interno della pellicola e poi viene improvvisamente accantonato. ATTENZIONE SPOILER Fino ad arrivare a un finale con una lunga scena di concerto di Celeste che rievoca la parte conclusiva di Bohemian Rhapsody. Laddove in quel caso aveva un senso, visto che il Live Aid 1985 per Freddie Mercury e compagni ha segnato un momento chiave nella loro carriera, qui appare solo come un modo qualunque per far terminare un lavoro che altrimenti non si sapeva come concludere. Ma magari mi è sfuggita la sua reale importanza... FINE SPOILER
Cosa non funziona? Al di là del fatto che è un film che non sa quale direzione prendere – cosa non necessariamente negativa ma in questo caso abbastanza – mi secca dire che Natalie Portman come popstar un po' mi ha deluso.
In versione rapper mi aveva fatto impazzire.
Brava, bella, bona e tutto, ma come cantante pop devo dire che Natalie lascia un po' a desiderare. Sarà che come detto le canzoni composte da Sia non sono proprio il massimo della vita, o che a livello vocale convince di più Raffey Cassidy. Fatto sta che la performance di Natalie in questo film è notevole fino a che non sale sul palco. Lì sopra, tra scimmiottamenti di Gaga e Madonna, non si capisce bene se voglia essere una parodia di queste popstar o se voglia render loro omaggio.
Qualche riserva continua a lasciarmela poi il regista e sceneggiatore del lavoro Brady Corbet.
Uno che come attore ho apprezzato fin dai suoi primissimi passi nel film Thirteen - 13 anni e nella serie 24, dov'era il figlio di Connie Britton che (a ragione) non si fidava troppo del nuovo boyfriend della madre. Uno che non sembrava proprio l'uomo qualunque che sosteneva di essere, e infatti era... Jack Bauer.
Brady Corbet è uno che poi ha avuto modo di imparare dai registi più radical in circolazione, da Michael Haneke a Lars von Trier, e questo nel suo cinema si vede. Le basi ci sono. Così come già faceva il suo esordio The Childhood of a Leader - L'infanzia di un capo, anche questo Vox Lux lascia però l'impressione di un cineasta ancora acerbo. Uno che ha a sua disposizione tutti gli ingredienti giusti per realizzare un pranzo da sogno, e invece mette in tavola un pasto che lascia insoddisfatti. Con l'acquolina in bocca. Brady Corbet è un buon cuoco, ma non è uno Chef. È un buon regista, ma non è un Autore. Non ancora, se non altro.
(voto 5,5/10)
"Sul serio Cannibal Kid ha bocciato un mio film? Sono sotto shock!" |
Black Mirror, “Rachel, Jack and Ashley Too”, episodio s05e03
Regia: Anne Sewitsky
Cast: Miley Cyrus, Angourie Rice, Madison Davenport, Marc Menchaca, Susan Pourfar
Se Natalie Portman nella parte della popstar funziona fino a che non sale sul palco, per Miley Cyrus è un po' l'opposto. Fino a che c'è da fare la popstar tormentata, la fittizia Ashley O, è del tutto a suo agio, mentre nelle altre situazioni come attrice convince meno. Rachel, Jack and Ashley Too, il terzo episodio dell'ultima stagione di Black Mirror – che a quanto pare è piaciuta solo a me – racconta di una cantante in cui i riflessi di Miley si possono vedere chiaramente. Sembra quasi di assistere alla versione di Black Mirror di una puntata di Hannah Montana. O a una versione per ragazzini delle medie di una puntata di Black Mirror. Sarà per questo che a molti spettatori adulti della serie non è piaciuta. L'intera stagione, e questo episodio in particolare, sono decisamente più addolciti rispetto al passato. Io invece ho apprezzato la scelta del creatore Charlie Brooker di imbroccare un sentiero differente. Considerando che nella quarta stagione gli episodi più perfidi e futuristici, come l'orrendo Metalhead, erano i peggiori, era arrivato il momento di fare qualcosa di differrente. Di seguire la scia del capolavoro San Junipero, non a caso esplicitamente citato.
Rachel, Jack and Ashley Too è un mini-film adolescenziale, più tween che teen a dirla tutta, che mi ha riportato alla mente cose come Josie and the Pussycats, pellicola del 2001 tra i miei guilty pleasure assoluti, così come pure Zoolander, sebbene quello fosse ambientato nel mondo della moda e non della musica. E mi ha fatto tornare alla mente pure cose come i Gremlins, con il rapporto tra la protagonista, una grande fan di Ashley O/Miley Cyrus, e la robottina Ashley Too non troppo distante da quello di Billy (Zach Galligan) con il suo mogwai Gizmo.
"Posso chiamarti Gizmo?" "Provaci e t'ammazzo." |
A questo giro Black Mirror, più che guardare al futuro, sembra rivolgere lo sguardo al passato. Rachel, Jack and Ashley Too è un'avventura bambinesca anni '80, con un messaggio edificante tipico d'altra parte della musica pop, e che io personalmente ho adorato. Nonostante la sua rappresentazione della scena musicale arrivi decisamente in ritardo e con qualche stereotipo di troppo. Come ben spiega questo interessante articolo pubblicato da Pitchfork, l'idea del pop qui presente rappresenta più la scena degli scorsi anni, con le major discografiche a farla da padrone, quella in cui la stessa Miley ha mosso i suoi primi passi. Oggi invece artiste come Billie Eilish stanno dimostrando che le cose nel giro di qualche anno sono cambiate parecchio.
Questa puntata, così come tutta la quinta stagione di Black Mirror, fallisce quindi nell'obiettivo di rappresentare il futuro, anche perché probabilmente non era più questo il suo scopo e forse anche perché il presente ha ormai raggiunto livelli di inquietudine difficili da superare. È però con la sua ingenuità rétro e infantile che Rachel, Jack and Ashley Too è riuscita a conquistarmi. Inoltre, a guardarla meglio e più da vicino, qualche elemento inquietante lo fornisce. Lo sfruttamento di un artista da morto (o in questo caso da in coma), sebbene pure questa non sia un'idea particolarmente nuova. O la trasformazione delle canzoni dei Nine Inch Nails, uno dei gruppi alternativi per eccellenza, in classici brani mainstream. Il tutto con l'approvazione di Trent Reznor, va specificato. Se in apparenza questo episodio sembra suggerirci che la salvezza per un artista può essere rappresentata dalla fuga dalla musica commerciale, abbracciando il rock come fa Ashley O/Miley alla fine cantando Head Like a Hole in un locale indie, allo stesso tempo sembra anche dirci un'altra cosa. Il rock ormai è stato del tutto fagocitato dal pop e, se non è ancora morto, è un paziente in coma.
(voto 7/10)
Considerando che a me manco la Portman piaccia poi così tanto, Vox Lux potrebbe essere un disastro.
RispondiEliminaL'altro una bambinata, totalmente fuori dal contesto di BM, ma non mi è dispiaciuta da amante del teen.
"Considerando che a me manco la Portman piaccia poi così tanto"
EliminaDeh, già lo sapevano tutti che avevi gusti di merda
La Portman è sopravalutatissima
RispondiEliminaSilvia
una altra con gusti dimmerda. Questo blog ne è pieno zeppo
EliminaAbbondano anche i saputelli che non si firmano, tranquillo.
EliminaNon è bruttissimo Vox Lux, diciamo che Corbet ha imparato qualcosa da Haneke e la Portman è brava. Comunque nella parodia del SNL spacca di brutto e la ragazza dovrebbe fare qualche commedia!
RispondiEliminaSia benedetto lo streaming che ci permette di vedere film come questo, ancora (incredibilmente) senza distribuzione italiana... devo dire che ho apprezzato Vox Lux (malgrado la pettinatura di Natalie): certo non è esente da difetti, è un film squilibrato tra prima e seconda parte (la prima fin troppo trattenuta, le seconda "esagerata") ma secondo me coglie lo scopo: quello di mostrarci il lato oscuro della celebrità, ciò che si è costretti a subire e sopportare quando si è famosi, a tutti i costi, precipitando in un "sistema" dal quale è difficile uscire. L'avevo visto a Venezia e l'ho apprezzato ancora di più alla seconda visione.
RispondiEliminaSarà, ma adesso ho la curiosità di vedere Vox Lux, di cui nemmeno conoscevo l'esistenza...
RispondiEliminaSono felice di vedere almeno in questo caso che abbiamo gli stessi dubbi. Gli ingredienti e l'occhio ci sono, ma mi sembra sempre (o almeno nei suoi due film) che Corbet punti più alla forma che al contenuto, un continuo: "Guarda come sono bravo!" che fa perdere di vista l'emozione. La Portman sempre tanta, tanta roba!
RispondiEliminaQuanto all'ultimo episodio di Black Mirror, io mi sono addormentata proprio quando ha iniziato a premere sull'acceleratore come a dire: "Non mi interessa proprio". Gli incubi sono di stagioni e stagioni fa ormai.
Con tutte le critiche che sono piovute, ho ancora paura ad approcciarmi a questa nuova stagione di Black Mirror. E la tua parziale promozione mi fa temere ancora di più.
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