Una volta ero tutto contento come uno scemo quando finivano agosto e le vacanze. Non tanto perché non mi piacesse l'estate, ma perché a settembre riprendeva la nuova stagione televisiva, con l'arrivo di un sacco di scintillanti serie tv inedite e il ritorno di quelle che già seguivo e amavo. Adesso non è più così. Ad agosto i telefilm non sono certo andati in ferie e, anzi, numerosi titoli di primo piano hanno illuminato il mese più che mai. Tra una giornata in spiaggia e l'altra, ecco cosa avreste dovuto vedere e siete ancora in tempo di recuperare, e cosa invece potete anche continuare a ignorare.
Serie top del mese
BH90210
(stagione 1, episodi 1-2)
Beverly Hills 90210 ha rivoluzionato le serie teen. Ma cosa dico rivoluzionato? Ha in pratica inventato le serie teen per come le conosciamo, pur presentando elementi ispirati a Happy Days: Dylan ad esempio era il nuovo Fonzie, Brandon era il nuovo Richie, i Walsh erano i nuovi Cunningham e Steve Sanders era il nuovo Ralph Malph. Sorry, Steve. È in pratica stato il Big Bang per il genere adolescenziale e adesso BH90210 rischia di fare lo stesso per quanto riguarda i reboot/revival/remake. BH90210 è un mix talmente folle ed esagerato tra la vita vera/presunta/paparazzata degli interpreti della serie e i loro personaggi sul piccolo schermo, da risultare qualcosa di nuovo. Il riciclo che diventa novità, chi l'avrebbe detto?
E pensare che dopo i primi minuti ero già pronto a gridare alla cagata pazzesca. Invece no. BH90210 è una serie superficiale e super patinata, proprio come lo era l'originale. E proprio come Beverly Hills 90210, pur nella sua confezione glamour, riesce a dire cose profonde sull'amicizia, sull'amore e in questo caso anche sull'invecchiare, sul dover fare i conti con l'impressione che gli altri hanno di noi e su ciò che siamo veramente, e inoltre sulla perdita. Mi riferisco naturalmente a Luke Perry. La sua dipartita regala alla serie un velo di tristezza che altrimenti non avrebbe avuto e rende ancora più evidente come il tempo sia passato. Per loro, come per noi.
Pur sguazzando nella nostalgia, questa non è l'unica carta giocata dalla serie. Tanto Beverly Hills 90210 era anni '90, tanto BH90210 è un prodotto figlio dell'epoca in cui viviamo, influenzato dai reality e dai mockumentary, e allo stesso è anche un teen drama, ma per adulti. È il guilty pleasure definitivo di oggi e pure qualcosa di geniale e mai visto prima. Dopo BH90210, i reboot/revival/remake non potranno più essere gli stessi. Così come le vite dei protagonisti Jason Priestley, Jennie Garth, Tori Spelling, Brian Austin Green, Ian Ziering, Gabrielle Carteris e Shannen Doherty. Per citare The Boys (vedi sotto), “quando sono separate sono praticamente da buttare via, ma se le metti insieme diventano le fottutissime Spice Girls”. E insieme loro diventano le fottutissime star di Beverly Hills 90210.
"L'idea di questo reboot è venuta a Tori Spelling??? E noi che pensavamo fosse solo una bionda raccomandata senza cervello..." |
"Tori Spelling non è solo una bionda raccomandata senza cervello???" |
"Io non sono solo una bionda raccomandata senza cervello???" |
The Boys
(stagione 1)
Supereroi? Ancora? 😨
Ce li hanno proposti in tutte le salse, tradizionali come alternative. The Boys fa parte della seconda categoria, che vanta già come illustri rappresentanti Unbreakable - Il predestinato, Misfits, Deadpool, Kick-Ass, The Umbrella Academy, etc. La particolarità di The Boys, in grado di renderlo simpatico soprattutto agli anti-cinecomics come me, è un particolare accanimento nei confronti dei supereroi, che qui vengono rappresentati come delle figure decisamente negative. In particolare Patriota, la versione cattiva di Captain America, interpretato da Antony Starr, l'ex star di Banshee che nei primi episodi appare inespressivo quanto Chris Evans e poi il suo volto assume sempre di più un inquietante ghigno malefico.
The Boys mette in mostra il lato oscuro dei supereroi, che nella vita privata sono meno perfettini e buonini di quanto mostrato in pubblico. Un massacro del Marvel Cinematic Universe, detto in altre parole, ma più in generale uno sguardo feroce al potere della popolarità. Uno spunto di partenza cattivo e accattivante che rischia di bruciarsi tutto all'inizio e che invece viene sviluppato in modo efficace lungo tutta la prima stagione. Merito di un uso efficace dell'ironia, di un umorismo dark garantito soprattutto da quell'idolo di Billy Butcher interpretato da Karl Urban (la versione figa di Hugh Jackman, e diciamolo), e in più di una discreta dose di violenza e splatter. Non stupisce allora trovare tra i produttori della serie quei due simpatici bastardoni di Seth Rogen e Evan Goldberg.
Odiate i supereroi? Bene. Questa è proprio la superserie sui supereroi che fa (su)per voi.
"Cannibal ha promosso una serie sui supereroi?" "Non è proprio più la merda che era una volta." |
Mindhunter
(stagione 2)
Una rubrica che si chiama Serial Killer poteva forse non parlare di una serie sui serial killer? E poteva per caso non amarla? La prima stagione di Mindhunter era davvero potente. Uno sguardo agli albori dell'investigazione sugli assassini seriali che però era passata più inosservata di quanto ci si sarebbe immaginati. Spero la cosa non si ripeta con la stagione 2, per certi versi ancora più appassionante.
Giusto per fare il rompiscatole della situazione, di quelli che se ci fosse in giro un serial killer dei blogger immagino io sarei la prima vittima, va detto che non tutto gira alla perfezione. Nei primi 2 episodi la stagione fatica a ingranare, dopodiché con il terzo entra nel vivo, “grazie” agli omicidi di Atlanta, alla sottotrama lesbo che coinvolge Wendy (Anna Torv) e a quella famigliare di Bill (Holt McCallany), quest'ultimo a sorpresa il vero grande protagonista stagionale. A questo giro resta invece più in ombra Holden (Jonathan Groff), che con i suoi attacchi di panico sembrava poter essere la mina vagante dei nuovi episodi e invece... niente. È persino troppo impeccabile per essere vero. A compensare ci pensano gli interrogatori con i criminali, sempre più avvincenti. Ciliegina sulla torta quello con Charles Manson, che mi ha fatto dubitare di tutto ciò che pensavo di sapere su di lui e in generale ha fatto traballare ogni mia certezza. Che sia stato davvero lui il più grande imbonitore della Storia, Vanna Marchi permettendo?
Giusto per fare il rompiscatole della situazione, di quelli che se ci fosse in giro un serial killer dei blogger immagino io sarei la prima vittima, va detto che non tutto gira alla perfezione. Nei primi 2 episodi la stagione fatica a ingranare, dopodiché con il terzo entra nel vivo, “grazie” agli omicidi di Atlanta, alla sottotrama lesbo che coinvolge Wendy (Anna Torv) e a quella famigliare di Bill (Holt McCallany), quest'ultimo a sorpresa il vero grande protagonista stagionale. A questo giro resta invece più in ombra Holden (Jonathan Groff), che con i suoi attacchi di panico sembrava poter essere la mina vagante dei nuovi episodi e invece... niente. È persino troppo impeccabile per essere vero. A compensare ci pensano gli interrogatori con i criminali, sempre più avvincenti. Ciliegina sulla torta quello con Charles Manson, che mi ha fatto dubitare di tutto ciò che pensavo di sapere su di lui e in generale ha fatto traballare ogni mia certezza. Che sia stato davvero lui il più grande imbonitore della Storia, Vanna Marchi permettendo?
"Conosci quest'uomo? |
"Mai visto prima!" |
E comunque questo bambino è molto più inquietante di Charles Manson, o di qualunque altro serial killer intervistato nella serie.
Una volta che le vicende cominciano a viaggiare a pieno ritmo, Mindhunter 2 si trasforma in una visione perfetta per il binge-watching, con la voglia di divorare una puntata dietro l'altro che supera persino quella di andare a la playa. Mi sono abbronzato un casino comunque, quest'estate, ma senza Mindhunter probabilmente adesso sarei ancora più scuro.
Glow
(stagione 3)
Glow è una serie inutile. A chi serviva una serie sul wrestling femminile degli anni '80? Giusto al mio blogger nemico Mr. James Ford, e forse manco a lui. Per la terza stagione poi gli autori hanno tirato fuori la trovata di ambientarla a Las Vegas. Peccato che una buona parte degli episodi siano ambientati fuori dalla Città del Peccato, tra escursioni, gite fuori porta e avventure varie lontane dai casinò. La splendida scena sulle note di Cities in Dust dei Siouxie and the Banshees, in cui mesi e mesi vengono mandati avanti velocemente, ne è la più limpida rappresentazione: manco gli autori sembrano sapere perché hanno ambientato l'intera stagione lì e pare abbiano una gran voglia di procedere oltre 😄.
Fondamentalmente è una stagione piena di quelle che appaiono come delle puntate riempitivo, e che invece riescono a regalare maggiori sfumature a delle personalità in costante evoluzione. Non a caso, in una delle poche scene di wrestling presenti in questa serie teoricamente sul wrestling, le ragazze si scambiano i personaggi. Un segno di cambiamento per una serie che, per essere inutile, è sempre un gran piacere da vedere.
"Io sono Zoya the Destroya." "Ehm... ti ricordavo diversa." |
Serie così così del mese
Veronica Mars
(stagione 4)
Serie strana, Veronica Mars. Non è mai stata popolarissima, eppure si è guadagnata un seguito di appassionati che ha pochi pari. Al punto che i fan sono arrivati a finanziare con Kickstarter un film sequel della serie, anni dopo la sua (momentanea) cancellazione. Adesso, grazie a Hulu, la ancora giovane – anche se non più giovanissima – detective Veronica Mars è tornata. Di nuovo. Questa volta con un'intera stagione, la quarta. Com'è?
Non ai livelli delle prime due, ma se non altro meglio della terza, che era stata decisamente una vaccata. Rivedere Kristen Bell nei panni di Veronica Mars, con la sua ironia e determinazione sempre in primo piano, è ancora un piacere. Il caso stagionale è inoltre più maturo e violento rispetto al passato, con la caccia a un attentatore che dissemina bombe in giro per Neptune. I possibili riferimenti socio-politici però non esplodono e la serie, per quanto meno adolescenziale rispetto a un tempo – che poi Veronica è sempre stata una nongiovane più che una classica teenager – resta un light crime guardabile, cui manca qualcosa per trasformarsi in qualcosa di davvero imperdibile. La vicenda thriller è inoltre troppo lieve e dilungata in maniera eccessiva. La parte migliore e più emozionante è allora giusto la conclusione, che a questo punto starebbe benissimo non solo come season finale, ma proprio come series finale. We used to be friends, Veronica, ma adesso ognuno per la sua strada.
Non ai livelli delle prime due, ma se non altro meglio della terza, che era stata decisamente una vaccata. Rivedere Kristen Bell nei panni di Veronica Mars, con la sua ironia e determinazione sempre in primo piano, è ancora un piacere. Il caso stagionale è inoltre più maturo e violento rispetto al passato, con la caccia a un attentatore che dissemina bombe in giro per Neptune. I possibili riferimenti socio-politici però non esplodono e la serie, per quanto meno adolescenziale rispetto a un tempo – che poi Veronica è sempre stata una nongiovane più che una classica teenager – resta un light crime guardabile, cui manca qualcosa per trasformarsi in qualcosa di davvero imperdibile. La vicenda thriller è inoltre troppo lieve e dilungata in maniera eccessiva. La parte migliore e più emozionante è allora giusto la conclusione, che a questo punto starebbe benissimo non solo come season finale, ma proprio come series finale. We used to be friends, Veronica, ma adesso ognuno per la sua strada.
"A mai più rivederci, maledetto Cannibal!" |
Light as a Feather
(stagione 1)
Light as a Feather comincia come il mio guilty pleasure ideale: un teen drama dalle tinte vagamente inquietanti, una specie di versione quasi horror di Pretty Little Liars, con un'atmosfera da thriller adolescenziale anni '90 e come protagoniste delle tipe tutte rigorosamente fregne. Lo spunto iniziale è inoltre davvero figo: cinque ragazze compiono un giochino soprannaturale stile Giovani streghe in cui una predice come moriranno le altre quattro. E poi queste morti cominciano a trasformarsi in realtà...
"La gente intorno a noi continua a morire, ma a noi che ce frega? Facciamoci un selfie!" |
È inutile che facciate quelle facce perplesse 😒😕😧😶😑. Questo è un grande spunto iniziale! L'entusiasmo dell'episodio pilota comincia però a scemare con le puntate successive, in una maniera un po' troppo rapida. Di solito le serie di questo tipo cominciano a perdere colpi alla seconda/terza stagione, questa invece lo fa già dal secondo/terzo episodio. Nel tentativo di essere il guilty pleasure ideale purtroppo Light as a Feather fallisce ma, come mini guilty pleasure senza grandi pretese di fine estate, leggero come una piuma e come il suo titolo suggerisce, può comunque andare, suvvia.
Serie flop del mese
Tredici - 13 Reasons Why
(stagione 3, episodi 1-7)
Dopo l'uscita del trailer, c'era chi immaginava una stagione in stile Pretty Little Liars di 13 Reasons Why... ma magari!
Sono a metà della visione della terza stagione e quindi per dare un giudizio completo è ancora presto. Per il momento anticipo solo che per me è un NO.
E a chi si lamentava di Hannah Baker, vorrei dire: ve la meritate Amorowat Anysia “Ani” Achola!
Why Women Kill
(stagione 1, episodio 1)
Ci sono serie che funzionano subito. Fin dal pilot si capisce che hanno una marcia in più. Come Desperate Housewives. La vita delle casalinghe disperate poteva interessare o meno, ma la qualità nella scrittura di quella serie, almeno nelle prime stagioni, era innegabile. Funzionava la parte thriller da Twin Peaks in versione tè delle cinque. Funzionava il suo modo di guardare sotto la superficie apparentemente perfetta della borghesia americana in stile American Beauty. Funzionavano i personaggi, e pure alla grande.
Tutto l'opposto di Why Women Kill, la nuova serie di Marc Cherry, lo storico creatore appunto di Desperate Housewives. Quello era uno dei nome di punta della cosiddetta Golden Age della televisione, insieme a titoli come Lost, 24, Grey's Anatomy (quello dei primi tempi), questa è invece l'ennesima serie che sa di già visto e che probabilmente verrà cancellata dopo pochi episodi. Poi magari mi sbaglio e andrà avanti più delle Desperate...
La serie è troppo dispersiva. Propone le storie di 3 coppie che vivono in epoche differenti: una negli anni '60, in un tentativo poco riuscito di Marc Cherry di scopiazzare le atmosfere di Mad Men, una negli anni '80 e una oggi. Nessuna particolarmente efficace. Le interviste ai protagonisti presenti all'inizio e alla fine dell'episodio in stile Modern Family sembrano poi piazzate lì per cercare di rendere più particolare una serie che invece, almeno dopo l'episodio pilota, appare solo come mediocre e anonima.
Tutto è perduto, quindi? No, perché a un certo punto compare... Alexandra Daddario, per di più in versione amante bisessuale di una delle coppie dei protagonisti. Un motivo da solo più che sufficiente per proseguire nella visione.
Guilty pleasure del mese
Four Weddings and a Funeral
(stagione 1, episodi 1-2)
Il reboot di cui non sapevate di aver bisogno. E di cui forse non sapevate proprio dell'esistenza. Quattro matrimoni e un funerale è un film del 1994 che all'epoca mi aveva divertito abbastanza, nonostante la mia riluttanza ricca di pregiudizi di allora nei confronti del genere romcom, diventato invece negli ultimi anni uno dei miei guilty pleasure più vergognosi. Devo dire che, complice il mooolto tempo passato e la mia mooolto scarsa memoria, non ricordo mooolto della pellicola con Hugh Grant e Andie MacDowell. Questa nuova miniserie ideata dall'idola Mindy Kaling insieme a un certo Matt Warburton mi pare comunque che si ispiri mooolto liberamente al film. La prima puntata di Four Weddings and a Funeral appare più che altro come un tributo al genere delle commedie romantiche in generale, non a caso c'è pure una festa a tema in cui i protagonisti, capitanati dall'ex Game of Thrones Nathalie Emmanuel che A-DO-RO, si vestono come personaggi di romcom storiche. Gli amanti del genere troveranno quindi pane per i loro romantici denti (probabilmente cariati per colpa di tutto lo zucchero presente di solito in questi prodotti), grazie a una notevole varietà di intrecci sentimentali e a una dose abbondante di umorismo a metà strada tra l'ammeregano e il British, in perfetto stile Richard Curtis, che qui figura come produttore. Dopo aver seguito i primi due episodi, sale inoltre la curiosità: un (non) matrimonio c'è stato, ora ne mancano altri tre e un funerale. Di chi saranno?
"Dracarys!" "Ma cosa stai dicendo, Nathalie?" |
"Scusa, devo aver preso il copione sbagliato." |
Cotta del mese
Erin Moriarty (The Boys)
Si era già fatta intravedere in The Kings of Summer, True Detective stagione 01, Jessica Jones e Captain Fantastic, ma ora ha un ruolo di primo piano con cui mettersi finalmente e totalmente in mostra. Erin Moriarty è la supereroina buona, e bona, Starlight di The Boys. E il Marvel Cinematic Universe adesso può mordersi le mani per non averla ingaggiata prima di Amazon Prime Video.
Performer of the Month
Zendaya (Euphoria)
Date un Emmy a Zendaya subito!
O, se non subito, il prossimo anno, visto che Euphoria è andata in onda su HBO quest'estate e potrà quindi essere presa in considerazione soltanto per i premi del 2020. Sempre che quelli degli Emmy Awards non decidano di ignorare questa serie solo perché è teen e preferiscano premiare qualche cagatona fantasy come al solito...
Episodio del mese
Succession, s02e01, “The Summer Palace”
La migliore serie in circolazione che (probabilmente) non state ancora vedendo?
Si chiama Succession, in patria va su HBO e racconta della famiglia Roy, a capo di una delle principali aziende di media e intrattenimento degli Stati Uniti. In pratica sono i Berlusconi americani. Rispetto a tante altre serie pompate in maniera esagerata e spesso ingiustificata, questa sta passando più in sordina. Sarà che non sono presenti draghi, supereroi, vampiri e cazzate del genere. La qualità è però altissima, le trame sono coinvolgenti, i personaggi sono tutti talmente sgradevoli da risultare quasi simpatici e, ora che la stagione 2 è partita e pure alla grande, non avete più scuse per evitarla. Succession deve diventare la vostra prossima serie, ci siamo capiti?
Spazio vintage
Misfits
Prima di The Boys, tra le serie “alternative” sui supereroi c'era Misfits. Uno show britannico arrivato sul piccolo schermo come un fulmine a ciel sereno. Non a caso partiva proprio con un temporale che regalava a un gruppo di ragazzi disadattati, e debosciati, dei superpoteri, rendendoli i più improbabili tra i supereroi mai visti, almeno fino ad allora. Le prime due stagioni sono imperdibili, tra le cose più divertenti, folli e imprevedibili passate in tv in questo millennio. La serie è poi proseguita, sempre peggio, con altre tre dimenticabili stagioni, che non si sono mai riprese dall'uscita di scena dell'idolo della serie, Nathan Young, interpretato da un Robert Sheehan ritornato di recente alla ribalta grazie a un'altra serie fumettistica come The Umbrella Academy.
Se la visione di The Boys vi ha sconvolti, recuperate le season 01 e 02 di Misfits e godrete come e ancora di più.
A parte The Boys, mi pare, non ho seguito altro.
RispondiEliminaQuattro matrimoni e un funerale si trova coi sottotitoli? :)
Oh yes!
Eliminahttp://fastsubita.com/four-weddings-and-a-funeral-1x01-sub-ita-s01e01/
Vedrò senz'altro BH90210 anche se prima mi piacerebbe fare un folle rewatch della serie originale, alcune stagioni le ho perse per strada. Ma la mole di episodi e l'impressione che non sia invecchiata benissimo mi scoraggiano un po'.
RispondiEliminaAnticinecomics anch'io ma The Boys al momento non mi convince del tutto, mi fa salire il nervoso. Continuo, con la speranza di ricredermi.
Sembrava impossibile tirar fuori una voce narrante più irritante di Hannah Baker, e invece... Ho visto i primi 2 episodi e mi sono sembrati eterni.
Tengo d'occhio i Top, ma soprattutto Glow mi interessa, mentre Tredici che peccato...
RispondiEliminaInfine t'odio su Succession, t'amo su Misfits ;)
The Boys devo vederla assolutamente, sembra una figata. Ecco uno che la pensa come me su Karl Urban e l'accostamento a Hugh Jackman. Come ho già espresso da altre parti, potrebbe essere un nuovo Wolverine, però mi hanno fatto anche notare che probabilmente Urban ha già qualche anno di troppo. Vedremo. A proposito di Misfits, io mi ricordo ancora la serie originale degli anni 80 con una giovanissima Courtney Cox dai poteri telecinetici, mentre i suoi colleghi erano uno in grado di rimpicciolirsi e un altro che sparava scariche elettriche. Di sicuro non la ricorda nessuno...
RispondiEliminaSulle serie top siamo incredibilmente e sorprendentemente d'accordo. Per il resto, sono lieto di non aver visto nulla.
RispondiEliminaE le prime due di Misfits, che cazzo di bomba erano!
Arrivo tardi e arrivo impreparata.
RispondiEliminaMa direi volutamente.
Se BH appartiene più a mia mamma (sì, dovevo interrompere i miei giochi per registrarle le puntate, motivo per cui non ho mai avuto troppa simpatia per la serie), The Boys mi vede restia. Indietro causa forze maggiori con Glow e piuttosto decisa ad abbandonare al suo destino 13, che confermi essere una gran perdita di tempo, che potrei impiegare a recuperare Succession. In lista grazie a te, ma rimasto lì, inspiegabilmente.