Serie del mese
The Bear
(stagione 3)
Nei nuovi episodi di The Bear, il protagonista, lo chef Carmy Berzatto, prepara una lista di regole non negoziabili che vanno seguite nel suo ristorante. Tra queste c'è la regola di proporre un menù differente ogni singolo giorno. Tutti gli danno del pazzo. È quello che deve aver fatto anche il creatore della serie The Bear, Christopher Storer, il primo giorno di lavorazione della terza stagione. Ogni puntata dev'essere differente dalle altre, avrà detto. Tutti all'interno della troupe gli avranno dato del pazzo, però eccoci qui, con una stagione incredibile, effettivamente pazzesca, che sorprende in ogni episodio con un menù diverso.
⚠️ ATTENZIONE SPOILERS! ⚠️
1° episodio: un trip allucinante dentro la vita, e dentro la mente, di Carmy, con un flusso di coscienza per immagini tra The Tree of Life e American Beauty quasi senza dialoghi. L'esatto opposto del fanservice. Bene così.
2° episodio: dialoghi, dialoghi velocissimi, dialoghi con i personaggi che si parlano uno sopra l'altro che sembra di stare dentro un talk show politico di Rete 4, solo che qui tutto assume un senso, uno splendido senso.
3° episodio: si parte con un funerale (non vi spoilero di chi) e uno splendido monologo come primo, e come secondo un buon piatto di caos condito da un contorno di ansia, che rende bene il clima confusionario di un ristorante agli inizi gestito da uno chef con dei seri disturbi.
4° episodio: tanti dialoghi a due meravigliosi, tra i migliori sentiti quest'anno, e ci sono pure Josh Hartnett guest star e Taylor Swift in colonna sonora.
5° episodio: dopo alcune puntate dai toni intimisti e dai ritmi rilassati, arriva John Cena come guest star a sorpresa e i dialoghi tornano a essere sparati a tutta velocità, tanto che a tratti si fa persino fatica a seguirli. L'autore della serie Christopher Storer si sta facendo prendere un po' troppo la mano, o sta mettendo in scena un'ironica (auto)parodia dello stile tipico della sua stessa serie?
6° episodio: splendido episodio diretto da Ayo Edebiri, l'interprete di Syd al suo esordio alla regia, e interamente incentrato su Tina (Liza Colón-Zayas), un personaggio finora rimasto sempre ai margini e che qui si ritaglia il suo momento sotto i riflettori. È una specie di origin story su un'eroina caparezziana. Una donna che non se ne va in giro con una tutina aderente convinta di dover salvare il mondo, ma che vuole solo trovare un lavoro, impresa da veri eroi.
7° episodio: episodio minore, di transizione in mezzo a due episodi strepitosi, o se preferite uno “riempitivo”, e anche questi servono a comporre una buona stagione e a far evolvere alcune storyline, in particolare quelle di Syd, alle prese con un dilemma sul suo futuro, e di Natalie Berzatto (Abby Elliott, bravissima in questa stagione), ormai prossima a diventare mamma.
8° episodio: se già una tranquilla serata al ristorante in mano a The Bear si tramuta in un'esperienza ansiogena e traumatica, potete immaginarvi il travaglio per un parto. Con la collaborazione di una nuova grandiosa interpretazione di mamma Jamie Lee Curtis, la serie partorisce un altro episodio da applausi.
9° episodio: i nodi stanno per venire al pettine e le questioni rimaste in sospeso stanno per essere risolte. O forse verranno fatte cuocere a fuoco lento fino alla prossima stagione. In ogni caso, un antipasto gustoso in attesa della portata principale: il gran finale di stagione.
10° episodio: colpo di scena! Per una volta non vediamo Carmy in cucina a spadellare, ma seduto a tavola. Anche se, più che a magnare, è impegnato a fare qualcosa che non immaginereste mai. No, niente di osé. Chi si aspettava un finale risolutivo resterà deluso, però questo season finale è come un buon piatto servito in una piccola dose. Ti lascia addosso con una gran fame. Una gran fame di quarta stagione.
Che serie! Che stagione! Che menù! Che prelibatezza! Che scorpacciata!
(voto 8,5/10)
Le altre serie
Lady in the Lake
(miniserie, episodi 1-3)
Giusto per ristabilire l'ordine naturale delle cose, dopo aver criticato il film May December, mi sembra cosa buona e giusta ritornare a parlare bene di un lavoro con Natalie Portman. In questo caso non solo per la sua valida performance, ma perché Lady in the Lake è una serie autoriale ricca di personalità e originalità, che aggira gli ostacoli del già visto, nonostante gli spunti crime della trama non proprio nuovi. Come?
Grazie alla regia raffinata e visionaria di Alma Har'el, a una scrittura notevole e alle interpretazioni. Di Natalie Portman, naturalmente, ma anche di una eccellente Moses Ingram, che spesso e volentieri riesce nell'impresa di rubare la scena persino alla collega premio Oscar.
E poi c'è anche una ottima Mikey Madison, protagonista del film vincitore dell'ultimo Festival di Cannes Anora, pronta a diventare una delle star del cinema dei prossimi anni. Pronta a diventare la nuova... Natalie Portman.
(voto 7+/10)
Sunny
(stagione 1, episodi 1-4)
Come ci si sente a vivere in un paese straniero?
A rispondere a questa domanda ci hanno pensato diversi film, tra cui Quo vado? con Checco Zalone in una maniera più profonda di quanto si potrebbe pensare. La serie Sunny comunque, più che dalle parti di Zalone, si avvicina a quelle di Lost in Translation di Sofia Coppola. Non a caso la protagonista è quella Rashida Jones che di recente è stata diretta dalla Coppola nella sottovalutata commedia On the Rocks.
Oltre che il Giappone visto dagli occhi di un'americana di Lost in Translation, Sunny ricorda anche Departures, per il modo giapponese di affrontare il lutto. Perché sì, in questa serie si parte subito con dei lutti e a questo punto ci si potrebbe aspettare una visione tristissima, invece, nonostante un pizzico di commozione, sa anche brillare con la sua scrittura brillante e a tratti divertente.
Per non farsi mancare nulla aggiunge pure una componente fantascientifica, grazie al personaggio del robot domestico Sunny che dà il titolo alla serie e apre varie riflessioni sul tema più che mai attuale dell'intelligenza artificiale.
Forse c'è persino troppa carne al fuoco, o forse visto che siamo in Giappone dovremmo dire che c'è troppo sushi al fuoco?
Visto che il sushi si mangia crudo, non ha senso dirlo e quindi ritiro tutto. Fatto sta che le premesse per una nuova serie cult ci sono tutte. Solo che, considerando l'andamento un po' discontinuo degli episodi, molto belli i primi due e meno convincenti i due successivi, preferisco essere cauto e per ora mi limito a consigliare di darle un'occhiata.
(voto 7/10)
Il simpatizzante
(miniserie, episodio 1)
Di questa ambiziosa e confusa storia ambientata durante la Guerra del Vietnam su una spia sottocopertura, sinceramente, non c'ho capito un granché. Ho persino fatto fatica a riconoscere Robert Downey Jr.. L'unica cosa di cui sono certo è una: io non sono un simpatizzante de Il simpatizzante.
(voto 5/10)
Recupero del mese (e dell'anno)
Derry Girls
(stagioni 1-2)
Non guardavo Derry Girls. Perché?
Non so perché.
Perché parto con una citazione di un celebre spot degli anni '90?
Perché Derry Girls è ambientata proprio negli anni '90. Nell'Irlanda ricca di tensioni socio-politiche degli anni '90, che vengono usate come sfondo in maniera intelligente e ironica a quella che è una serie comedy. Un coming of age comedy su un gruppo di adolescenti che frequentano una scuola cattolica per sole ragazze. Va beh, per sole ragazze, ad accezione di un unico ragazzo ammesso.
Oltre a essere una fotografia spassosa ma tutto sommato anche piuttosto veritiera di come sia stato crescere negli anni '90, sono tanti gli elementi irresistibili di questa serie. Dal favoloso accento irlandese alle fantastiche facce della protagonista principale Erin Quinn (Saoirse-Monica Jackson, quasi una nuova Reese Witherspoon), passando per il suo umorismo cattivissimo e per una colonna sonora fantastica (con tanti Cranberries, of course, ma anche Take That, East 17, Ace of Base e molte altre chicche guilty pleasure), fino a personaggi tutti in qualche modo così eccentrici che è impossibile non finire per amarli.
Una menzione particolare la meritano la preside dell'istituto Sorella George Michael (Siobhán McSweeney), una suora che spesso dice l'ultima cosa che ci si aspetterebbe da una suora.
Il nonno Joe McCool (Ian McElhinney), uno dei più grandi bast*rdi mai visti. Uno dei più adorabili bast*rdi mai visti, intendo.
Lo Zio Colm McCool (Kevin McAleer), alias l'uomo più logorroico d'Irlanda, e forse del mondo.
E la Clare Devlin interpretata da una ansiogena Nicola Coughlan in epoca pre-Bridgerton.
Credo che fosse dai tempi di Friends e dei primi Simpson che non trovavo una serie tanto divertente (ma ogni tanto ci scappa pure qualche lacrimuccia) e con tanti personaggi tanto memorabili. Alla fine c'è poco da fare, si ritorna sempre lì, agli anni '90.
Insomma, non so perché non guardavo Derry Girls, ma sono felice di aver cominciato il suo recupero e, dopo essermi divorato le prime due stagioni, avere ancora quella conclusiva da gustare e da centellinare il più possibile. O da cercare di centellinare, se non altro.
E comunque, perché non lo guardavo? Non so perché. Sono fatti miei.
(voto 8+/10)
Cotta del mese
Julia de Nunez (Bardot)
Brigitte Bardot Bardot è stata l'icona più sexy degli anni '50 / '60. Sì, per me anche più di Marilyn Monroe. Come raccontare la sua vita?
Beh, diciamo che la miniserie Bardot non lo fa proprio al meglio, risultando un po' una versione francese delle fiction Mediaset, e infatti da noi è stata trasmessa da Canale 5. Nonostante la qualità sia quella che sia, la miniserie ha un pregio non da poco: ha trovato la perfetta interprete contemporanea di B.B., Julia de Nunez, attrice nata a Parigi da padre argentino e madre francese.
Essere all'altezza di un mito non è un'impresa semplice, lei invece riesce a farla sembrare clamorosamente semplice.
(voto alla miniserie 5/10, voto a Julia de Nunez 10/10)
Guilty Pleasure del mese
Pretty Little Liars: Summer School
(stagione 2)
Esistono ancora le Pretty Little Liars?
Sì, anche se non sono più quelle originali. Sono quelle di seconda generazione. Dopo Original Sin, è arrivata la seconda stagione delle bugiardelle revival, Summer School, che si conferma un divertissement capace di far contenti non solo gli appassionati di serie adolescenziali trash, ma anche i cultori di horror, genere qui omaggiato in continuazione e con rispetto.
Per quanto poi, oh, in fin dei conti rimanga comunque sempre una godibilissima serie adolescenziale trash estiva. E di certo non sarò io a lamentarmi di questo.
(voto 6+/10)
Stavo per querelarti per le stroncature a film come Perfect Blue e Furiosa ma poi leggendo queste nuove opinioni ho cambiato idea e bloccato in tempo il mio avvocato. The Bear è un qualcosa di assurdo. Forse non siamo ancora pronti per cose così ma ai nostri figli piacerà. O forse no, visto la musica demmerda che ascolta questa nuova generazione (oltre al fatto che non ho figli ma due splendide gatte pronte per un revenge movie) e datemi pure del boomer sì, pazzo per i boomer.
RispondiEliminaA questo giro tutti titoli che devo ancora iniziare e che ora non vedo l'ora di vedere! Di The Bear ho rivisto le prime due stagioni e mi rimangio i dubbi sulla prima, funzionava già benissimo, forse quella velocità faceva perdere pezzi per strada che rivisti trovano un nuovo senso.
RispondiEliminaMedito un abbonamento Apple perché le serie più interessanti ormai sono lì.
Quanto a Derry Girls resto tra le voci fuori dal coro, ci ho provato, ma proprio non mi diceva niente di che: toni esagerati, comicità prevedibile, situazioni già viste (politica a parte)... problema mio, chiaramente, ma l'ho abbandonata e voglia di darle un'altra chance non ce l'ho.