venerdì 20 settembre 2024

Vi faccio una Confidenza





Confidenza

Vi faccio una confidenza. Vi svelo un segreto che non ho mai detto a nessuno: a me il cinema italiano piace. Sì, l'ho detto. Faccio tanto l'esterofilo, sono quanto di più lontano ci possa essere da quelli che si definiscono nazionalisti o - mio Dio! - patrioti, eppure ho una passione particolare per le pellicole tricolore. Quando vedo un film italiano, pur con i suoi difetti, è difficile che non mi piaccia.

Oddio, può succedere. Di recente ad esempio mi sono guardato Flaminia della pur simpatica Michela Giraud e diciamo che non l'ho trovato proprio fenomenale. Eppure anche in quel caso, dopo una partenza tragica, ci ho trovato dentro del buono. E comunque considerare Flaminia cinema è un atto di generosità. Al massimo può essere definito un film tv, nonostante sia stato distribuito nelle sale.

"'tacci tua, Pensieri Cannibali!
In un post in cui parli bene del cinema italiano, proprio col mio film te la devi prendere?"

C'è stato un tempo in cui a dire di apprezzare il cinema italiano la gente non ti guardava manco male. Nell'epoca pre-fascista e post-fascista ha goduto di un'ottima reputazione. Tra il boom del neorealismo e della commedia all'italiana e l'acclamazione ottenuta da maestri come Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini, più l'affermazione nei generi dai western di Sergio Leone agli horror di Dario Argento, il cinema nazionale si è dimostrato tra i più interessanti e vitali per decenni. Cos'è successo poi?

I primi segnali di crisi si sono intravisti negli anni '70 con la commedia sexy che, nonostante sia stata rivalutata in seguito da Quentin Tarantino che però ha dei gusti cinematografici discutibili quasi quanto i miei, non è che fosse esattamente cinema di alta qualità.


E poi, poi sono arrivati gli anni '80, e la gente ha cominciato a disertare le sale in favore della tv commerciale, per colpa di un certo signore ormai scomparso di cui non farò il nome ma che considero la causa principale del progressivo impoverimento culturale del nostro paese, andato di pari passo al suo arricchimento personale.


Pur non mancando autori validi, il cinema italiano in quegli anni è stato sempre più associato ai cinepanettoni e ai lavori dei Vanzina. Che pure ai primi tempi, quelli di Sapore di mare e del primo Vacanze di Natale, un loro perché ce l'avevano pure. È da allora che dire ad alta voce: “Mi piace il cinema italiano” è diventato quasi un peccato. Un segreto inconfessabile di cui oggi ho voluto liberarmi. Un po' come fanno i protagonisti di Confidenza, il solito ottimo Elio Germano e la folgorante rivelazione Federica Rosellini, che vestono i panni di un professore e di una sua studentessa, ormai ex studentessa, che intraprendono una relazione.


Una relazione che diventerà legame per tutta la vita quando faranno il grande passo. Non il matrimonio, bensì dirsi qualcosa di mai detto a nessun altro. Una cosa che, se resa pubblica, potrebbe rovinare per sempre la loro reputazione e la loro vita. Come io ora che ho esternato il mio amore per il cinema made in Italy. Una confidenza che mi preoccupa fino a un certo punto, visto che tanto ormai la mia reputazione è già ai minimi storici.


Confidenza rappresenta bene ciò che amo del nostro cinema, quando è al suo meglio. Un cinema che racconta di noi, del nostro paese, della nostra esperienza personale. In questo caso di uno di quei professori di lettere che tutti noi abbiamo ammirato, o che abbiamo sognato di avere come insegnante, di scuola e di vita. Una di quelle figure mitologiche alla Robin Williams ne L'attimo fuggente. A me è capitato di averlo giusto per pochissimo, sotto forma di un supplente che è rimasto nella mia classe di liceo giusto per una manciata di memorabili giorni.


Confidenza ci porta dentro la vita di un prof del genere. Uno di quelli che in classe mitizzi e che poi nella sua vita privata può benissimo avere i suoi scazzi e non essere il modello esistenziale di riferimento che credevi che fosse. Il film diretto da un Daniele Luchetti parecchio ispirato sgretola l'ideale dell'insegnante perfetto, pur senza demolirlo del tutto, e ci scaraventa quasi dentro un incubo. 


Era da parecchio che non vedevo un film così teso, e pensare che Confidenza non è nemmeno un thriller o un horror in senso classico. Può essere definito, come ha fatto qualcuno, un “noir umano”. Il merito di tanta tensione va equamente diviso tra una vicenda affascinante, che grazie al non detto assicura un mistero enorme, e la jazzata colonna sonora originale firmata da Thom Yorke, che con le sue angoscianti atmosfere radioheadiane ci trasporta in una dimensione altra. In quella che è sempre l'Italia, ma è un'Italia un po' diversa da quella che conosciamo.

"Allora Daniele, per il tuo film avevo pensato a una colonna sonora molto allegra, stile Macarena"
"Stai scherzando, vero?"
"Certo che sì. La gente non lo immagina, ma in realtà sono un simpaticone"

È anche grazie alla sua soundtrack che la pellicola acquista un respiro cosmopolita ed è questa un'altra delle cose che apprezzo maggiormente del nostro cinema. Quando riesce a raccontare di un contesto molto italiano con uno sguardo internazionale, come fatto negli ultimi anni anche da L'amica geniale o Gomorra - La serie. Apprezzare il cinema italiano è una confidenza che va ancora fatta sottovoce, ma se ci fossero più film come Confidenza non sarebbe così. Si potrebbe urlare a squarciagola e senza vergognarsi: “Io amo il cinema italiano!”.
(voto 8/10)




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