lunedì 11 novembre 2024

Joker: Folie à Deux: folie insomma, à Deux mica tanto e pure del Joker non c'è quasi traccia





Joker: Folie à Deux

Non c'è mai stato nessun Cannibal Kid. Ci sono sempre stato solo io, Marco Goi, scrittore fallito che ha cercato di costruirsi un alter ego da blogger misterioso nascosto dietro al nome di Cannibal Kid. Ed è come Marco Goi che vi parlerò di Joker: Folie à Deux, il discusso sequel di Joker.


Ci sono film che funzionano, altri no. Joker funzionava. Non era forse il capolavoro descritto da alcuni, il Leone d'Oro a Venezia è stato piuttosto generoso però tutto sommato ci poteva stare, ma era un film che in qualche strano modo funzionava. Nel suo essere, per fortuna, lontano dai consueti cinecomic, già dalla scelta di non parlare di un supereroe bensì di un supervillain, e non solo per quello.

Joker: Folie à Deux invece non funziona, anche se non è il film più brutto nella Storia del Cinema come ipotizzato da qualche critico particolarmente feroce. Nemmeno questo è un tipico cinecomic, anzi, si allontana da quel modello ancora di più del predecessore, e in confronto a tanti prodotti Marvel e DC è comunque più interessante. Eppure è una pellicola che non funziona, ed è un gran peccato. Ci sono tanti sequel, e tanti film in generale, che di idee non ne hanno manco mezza, mentre questo di idee abbonda, straripa. Quello di realizzare un visionario e onirico anti-cinecomic col sapore di musical e le forti connotazioni psicologiche era uno spunto promettente. Quindi, cosa c'è che non va?


Joker: Folie à Deux non riesce a trasformare le sue idee pur creative in momenti memorabili. Basti vedere la scena iniziale. Una sequenza animata che rappresenta un inizio originale e inaspettato, però poteva essere realizzata in una maniera molto, molto più brillante ed efficace. Il resto del film prosegue così, con dei buoni spunti che restano buoni soltanto sulla carta. Le buone intenzioni lasciavano intendere che il sequel potesse essere una figata, ed è stato probabilmente il motivo per cui il titubante Joaquin Phoenix ha deciso di ritornare nel ruolo di Arthur Fleck. Quello, e i 20 milioni di dollari di paga che ha ricevuto.


Dopo l'Oscar vinto per il primo Joker, Joaquin Phoenix qui offre una prova convincente a metà. Sulla sua recitazione niente da dire. Sulle sue doti canore invece sì. Già in Walk the Line - Quando l'amore brucia l'anima, nella parte di Johnny Cash, aveva dimostrato di saper cantare e qui lo conferma. Saper cantare ed essere un cantante che riesce a trasmettere delle emozioni forti sono però due cose diverse e i momenti in cui canta da solo sono per quanto mi riguarda emotivamente debolucci.


⚠ ATTENZIONE SPOILER ⚠

La pellicola sembra poi sempre lì lì per esplodere, e invece non lo fa mai. Manco quando un'esplosione c'è per davvero, e sembra che almeno nella parte conclusiva il film possa finalmente svoltare. Solo che è un'altra illusione. Persino il colpo di scena shock finale ha un impatto minore di quello che si poteva immaginare.

Tutto qui dentro è un'illusione. Il Joker è l'assente numero 1. Sembra apparire in qualche momento, mentre in realtà è solo Arthur Fleck, e la verità è che a nessuno frega niente di Arthur Fleck. Come quando Eminem ha smesso di indossare i panni di Slim Shady e l'interesse nei suoi confronti è scemato.


O come quando Stefani Joanne Angelina Germanotta ha temporaneamente lasciato da parte la Lady Gaga dei suoi primi fortunati album dance pop, si è presentata al mondo come "Joanne" cantautrice soft rock nel disco omonimo del 2016 e le vendite si sono rivelate inferiori rispetto ai suoi lavori precedenti.

Ecco, Lady Gaga. Per lei vale un po' il discorso inverso rispetto a Joaquin Phoenix. Nei momenti musicali domina e surclassa il collega che, pur con tutto l'impegno del mondo, non è al suo livello. Nelle scena recitate convince invece parecchio di meno, e sì che io l'avevo amata in A Star Is Born e mi era sembrata l'unica cosa da salvare nel per il resto tremendo House of Gucci.


C'è da dire che la colpa non è nemmeno tutta sua. È proprio il personaggio di Harley Quinn che qui è davvero debole, lasciato troppo spesso sullo sfondo e lontano dall'esuberante follia con cui l'ha ritratta Margot Robbie. Quando era stato annunciato il titolo di questo sequel, sembrava che Folie à Deux si riferisse a Joker & Harley, mentre mi sa che si parla più di Arthur & Joker. Per poi alla fine scoprire che si parla solo di Arthur ebbasta.

Tra Joaquin Phoenix e Lady Gaga non c'è chimica, non scatta mai quella scintilla capace di rendere grande una coppia cinematografica. La storiona d'amore tra Joker + Harley poteva inoltre essere molto più tormentata e appassionata, invece scivola via in maniera scontata e poco coinvolgente. Quello che poteva essere il cuore di questo freddo, troppo freddo film, non riesce a scaldare il cuore degli spettatori, o almeno non il mio.


L'impressione è che dietro al Joker: Folie à Deux che ha raggiunto le sale cinematografiche si nasconda un filmone. Prima dell'uscita nei cinema si era ad esempio parlato parecchio della scena di un bacio lesbo di Lady Gaga. Scendono i titoli di coda e di quella sequenza non v'è alcuna traccia, perché il regista Todd Phillips ha deciso di non inserirla nel montaggio finale, e chissà quali altri chicche ha lasciato fuori.

Rimanendo in tema Gaga, in parallelo all'uscita nei cinema ha pubblicato "Harlequin", companion album del film, che contiene varie canzoni che nella pellicola non sono presenti e sono molto meglio di quelle che ci sono. Perché non dar loro spazio?


A trovare per forza un colpevole, credo che quindi le colpe maggiori del flop del sequel di Joker ricadano su Todd Phillips e le scelte che ha fatto. Non è riuscito a far diventare grande cinema il grande materiale che si trovava tra le mani e non sembra per niente a suo agio né con i musical, né con i sequel. Come già avevamo potuto renderci conto con i due ben poco riusciti seguiti del brillante Una notte da leoni.


Oltre che come musical, è poi poco riuscito anche come legal drama. Perché sì, Joker: Folie à Deux è anche e un legal drama, ricco di spiegoni che ricostruiscono e cercano di razionalizzare quanto successo nel precedente capitolo, togliendo così fascino e follia persino a quello. Proprio la follia è un'altra grande assente di questo film, molto meno pazzo e sorprendente di quanto sarebbe potuto essere.


Il vero villain della pellicola quindi non è Joker, non è nemmeno Arthur Fleck. È Todd Phillips. Come ha dichiarato Quentin Tarantino: "Todd Phillips è il Joker" e il suo film è un vaffa ai nerd dei fumetti, al pubblico e a Hollywood. Sono d'accordo con lui, ma purtroppo, anche se avrei tanto voluto, non sono d'accordo con il suo apprezzamento verso la pellicola in generale.


Nel suo essere così anti-pubblico, Joker: Folie à Deux finisce per essere anche un film anti-spettacolare, con un basso ritmo, a tratti pure noiosetto. Vuole essere così tanto controcorrente e trasgressivo, che ironia della sorte finisce per  essere una pellicola conservatrice e vecchio stile nel senso peggiore del termine. Un classico musical d'altri tempi, senza la magia dei musical classici d'altri tempi.


Se per il precedente lavoro si meritava gli applausi, a questo giro per Todd Phillips sono altrettanto doverosi i fischi. Dopotutto se li è cercati, e quindi è giusto darglieli. Che poi Joker: Folie à Deux non è nemmeno un film orribile. È più che altro un film deludente, che fa arrabbiare perché aveva il potenziale per essere qualcosa di davvero notevole e realmente sovversivo. È invece soltanto spento. Come una recensione di Pensieri Cannibali senza le solite battutine, trovate sceme e joker di parole di Cannibal Kid.
(voto 5/10)




1 commento:

  1. Lo definirei film moscio. Moscio come Arthur Fleck del resto, reso interessante solo da gente più carogna e matta di lui. Solo che qui, anche i cattivi sono dei cliché, e il gioco stufa ben prima della fine delle due ore.

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