Serie del mese
M. Il figlio del secolo
(miniserie)
A volte invidio i fascisti. Penso che prendano le cose più alla leggera. Si divertono di più. Girls just want to have fun?
No, fascisti just want to have fun.
Prendiamo un caso come quello del saluto romano fatto da Elon Musk all'incoronazion... pardon, inaugurazione di Donald Trump. Ci siamo indignati, scandalizzati, infuriati per un gesto che ha degli ovvi significati storici che non si possono ignorare. O almeno, che noi non possiamo ignorare. Come l'hanno presa invece i fascisti?
Come una simpatica goliardata. Si sono fatti una risata, c'è qualcuno che si è pure esaltato. Nessuna preoccupazione, in ogni caso.
Poi però penso anche che ci sono cose che fanno indignare, scandalizzare, infuriare i fascisti. Ad esempio due uomini che si baciano non dico per strada ma anche solo in una serie tv, e oggi è difficile trovare una serie tv, una decente se non altro, in cui non ci sia almeno un personaggio LGBTQ+. Penso quindi sia difficile per i fasci guardare una qualsiasi serie tv decente che non li faccia gridare al “complotto gender”.
A pensarci un po' di più ci sono anche un sacco di altre cose che fanno inalberare i fascisti. Quindi alla fine sono giunto alla conclusione che prendono le cose tutt'altro che alla leggera. La loro vita è improntata sull'odio più di quanto lo sia la mia. Io odio solo un tipo di persone: i fascisti. Loro odiano tutti gli altri. Possono anche avere tutti i miliardi e tutto il potere di questo mondo, e persino il potere di andare su Marte (andateci pure, grazie), ma che vita di me*da hanno per provare così tanto odio verso le persone diverse da loro?
Devono essere stati bullizzati parecchio da piccoli e la cosa non l'hanno ancora superata e sono ancora alla ricerca di una loro vendetta. I bullizzati diventano i bulli, le vittime diventano i carnefici, è la storia più vecchia del mondo. Quindi non li invidio mica, i fascisti. Li compatisco.
Tra le cose che fanno più incavolare i fascisti in questo periodo c'è M. Il figlio del secolo, la miniserie sull'ascesa al potere di Benito Mussolini. A far discutere sono tra le altre cose le dichiarazioni del protagonista Luca Marinelli, che da antifascista ha raccontato della sua sofferenza nel vestire i panni del duce, e i toni ironici e quasi parodistici con cui viene ritratto Mussolini. Ma se, come dicono, non sono fascisti e, come sempre loro stessi dichiarano, il fascismo ormai non esiste più, perché si arrabbiano tanto?
Il fatto che M. Il figlio del secolo scatenti così tante discussioni è una dimostrazione della sua potenza e della sua efficacia, oltre del fatto che in Italia il fantasma del fascismo non l'abbiamo affatto superato, forse perché checché se ne dica oggi è più che mai presente. Quindi sì, M. è una serie divisiva. Solo se sei fascista.
Andando oltre alle polemiche, M. Il figlio del secolo è una miniserie che parla benissimo da sola. È uno di quei casi in cui forma e contenuto si completano a vicenda. Se i primi due episodi impressionano per la loro forza dirompente e ironica, quelli successivi riescono a comporre un ritratto di Mussolini ben poco caricaturale e più ricco e complesso di quanto vogliano far credere certe critiche superficiali di chi ha parlato di un'imitazione alla Crozza. Gli ultimi due episodi in particolare sono devastanti. Altroché parodia.
M. Il figlio del secolo comunque può piacere o non piacere come prodotto televisivo/cinematografico, ci mancherebbe ancora, ma se vi dà fastidio il modo in cui viene rappresentato Mussolini, o pensate sia persino irrispettoso, c'è un'unica spiegazione: siete proprio fascisti dentro.
(voto 9/10)
Le altre serie
Squid Game
(stagione 2)
Stagione 2 di Squid Game promossa o bocciata?
Allora, non siamo in uno dei giochi della serie, dove o si vince o si muore, e la questione è più complessa di così. Da una parte c'è la voglia di fare qualcosa di differente rispetto alla prima stagione, con i primi due episodi in cui non sono presenti i giochi. Ok, bello, in particolare il primo episodio che è probabilmente il migliore della stagione, però uno a un certo punto uno si chiede: "Ma che ca**o di Squid Game è senza Squid Game?".
Così dal terzo episodio si ritorna nel gioco e a questo punto scatta un altro problema. Sì, è ancora avvincente, ci si spara non alla testa come in una roulette russa, bensì ci si spara un episodio dopo l'altro senza pause. Anche per evitare gli spoiler della gente che si impegna a finire tutta la stagione prima di te. Compare però un certo senso di déjà vu. Dopo l'un due tre stella con la bambola gigante che non manca anche questa volta, i giochi successivi cambiano rispetto a quelli della stagione precedente, ma le situazioni restano simili. Così come i personaggi sono quasi tutti nuovi, a parte il protagonista, solo che emanano vibe simili a quelli già visti. Ad esempio il rapper impasticcato Thanos ha un comportamento che ricorda parecchio il concorrente gangster cattivone Deok-su della stagione uno.
Squid Game quindi è cambiato, ma in fondo è rimasto lo stesso e, come (quasi) tutti i sequel, manca inevitabilmente di quell'effetto sorpresa che in una serie come questa era fondamentale. Seppure sia assolutamente godibile, come (quasi) tutti i sequel appare anche piuttosto inutile.
Tralasciando la sospensione dell'incredulità e il fatto che al protagonista basterebbe offrire quanto guadagnato con la vittoria del gioco agli altri concorrenti per mettere fine a tutto, la seconda stagione non aggiunge granché a quanto già detto e visto nella prima. La critica anticapitalista qui è forse ancora più estrema, però quello che sarebbe stato davvero estremo e anticapitalista sarebbe stato dire di no a proseguire una serie di così enorme successo. L'atto realmente sovversivo sarebbe stato schiacciare il pulsante per fermare i giochi.
(voto 6,5/10)
Scissione
(stagione 2, episodi 1-2)
Sì, lo ammetto. Sono tra quelli che hanno apprezzato la prima stagione di Scissione con moderazione, senza strapparmi i capelli e senza gridare al capolavoro. Forse sono io che l'ho presa un po' sottomano, o forse siete voi che l'avete sopravvalutata. In attesa di vedere come si svilupperà, devo ammettere che la seconda stagione è partita decisamente bene, con un primo episodio che mostra un tocco più leggero e ironico che mi gusta parecchio, subito in contrasto con un secondo episodio dai toni dark anch'esso nient'affatto malvagio. Bene così, quindi, ma anche questa volta la parola capolavoro non uscirà dalla mia bocca. Almeno per ora.
(voto 7,5/10)
Leopardi - Il poeta dell'infinito
(miniserie)
Sempre caro mi fu quel torcicollo
e quella gobba sulla schiena
che la fiction Rai invece esclude.
Ma sedendo e mirando,
del buono in questa serie
non son proprio riuscito a trovar
m'ha fatto venir ancor più triste
di quanto già non fossi di mio
e sì che lo sono stato parecchio
anche se qui han cercato
di trasformarmi in un eroe maledetto
Silenzi, se solo ci fossero
in questa serie troppo parlata
infinito silenzio, ma magari
e mi sovvien l'eterna noia
di codesta visione senza fine
e le morte stagioni,
speriam non ne facciano una seconda, di stagione
così tra questa immensità di offerta tv odierna
s'annega il pensier cannibale mio:
e il naufragar m'è poco dolce
in questo mare di fiction annacquata
(voto 3/10)
On Call - Di pattuglia
(stagione 1)
In genere non sono esattamente un fan dei poliziotti. In questo momento nelle cuffiette mi sto ascoltando "F*ck tha Police" degli N.W.A, per dire. Devo però riconoscere che le vicende dei poliziotti della nuova serie On Call mi hanno coinvolto parecchio, più del previsto. Siamo dalle parti di Training Day, il film che è valso il secondo Oscar a Denzel Washington, e di End of Watch - Tolleranza zero con Jake Gyllenhaal. O, se preferite, anche dalle parti di Grand Theft Auto, però dal punto di vista degli sbirri anziché dei criminali, e con protagonista principale una convincente Troian Bellisario, qui decisamente lontana dalle atmosfere patinate di Pretty Little Liars.
On Call riesce a offrire uno sguardo duro e realistico alla vita di pattuglia per le strade di Long Beach, in California, senza dimenticare di essere una serie tv con tutti i trucchi giusti al momento giusto, tipo far finire un episodio con la voglia di farti cominciare quello successivo. La polizia televisiva di Pensieri Cannibali non fa quindi scattare l'arresto nei confronti di questa serie e, anzi, si augura che al più presto arrivi il rinnovo per una seconda stagione.
(voto 7/10)
ACAB: La serie
(stagione 1)
"Che dici, Giallini, la facciamo una bella carica?" "Guarda, Giannini, io al massimo carico il cellulare" |
ACAB: all cops are bas*ards, ma i celerini de Roma un po' di più degli altri. In ACAB: La serie si vorrebbe trovare del buono nei vari poliziotti protagonisti, ma riesce proprio difficile. Pur non mancando di inserire nel loro ritratto un lato personale e umano (bella in particolare la scena del karaoke sulle note di "La mia storia tra le dita" di Gianluca Grignani), questi celerini sono proprio dei pezzi di emme. Se lo cantano pure loro per primi, perché evidentemente sanno che in fondo è vero.
Difficile quindi amare i personaggi di ACAB. Meno difficile invece apprezzare una serie che, per quanto non priva di difetti, ha un crescendo notevole e conferma come diverse produzioni televisive italiane oggi come oggi abbiano una marcia in più nel mostrare il marcio della nostra società.
(voto 7+/10)
The Night Agent
(stagione 2)
Non può vantare lo stile narrativo unico di 24, né la complessità psicologica di Homeland e nemmeno l'ironia favolosa di Slow Horses. C'è però un aspetto su cui The Night Agent batte le altre serie spy-thriller più iconiche e amate degli ultimi anni: ha una ship clamorosa. La coppia formata da Peter Sutherland (Gabriel Basso) con Rose Larkin (Luciane Buchanan) era il punto di forza principale della prima stagione e si conferma tale anche nella seconda.
Una stagione meno intrigante e riuscita, che ci mette di più a carburare, ma che tutto sommato si fa guardare con piacere e interesse soprattutto grazie a loro due. A fare da sfondo alla loro tormentata relazione c'è tutto un contorno action, spionistico e terroristico, ci sono alcuni nuovi personaggi niente male (su tutti quello interpretato da Arienne Mandi già protagonista del film Tatami), ci sono un paio di episodi ottimamente diretti da Ana Lily Amirpour (la regista di A Girl Walks Home Alone at Night e Mona Lisa and the Blood Moon), però in fondo la cosa davvero importante è un'altra. The Night Agent lo si vede per Peter + Rose together forever 💕
(voto 6+/10)
Cunk on Life
(speciale)
Vi mancavano le profonde riflessioni dell'esimia divulgatrice televisiva Philomena Cunk?
Ecco che, dopo la serie del 2022 Cunk on Earth, a sorpresa è arrivato un suo speciale televisivo in cui va alla ricerca del significato della vita. Non sono sicuro che alla fine sia riuscito a trovarlo, ma sono sicuro che questo speciale renderà la vostra vita migliore e soprattutto più divertente. Almeno per la settantina di spassosi minuti della sua durata. La vita è troppo breve, e anche Cunk on Life.
(voto 7/10)
American Primeval
(stagione 1, episodio 1)
Domanda: c'era bisogno di una nuova serie ambientata nel vecchio West?
Risposta breve: no.
Risposta lunga: NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
(voto 4/10)
Recupero del mese
Rivals
(stagione 1)
Le apparenze ingannano. Vedi che Rivals è una serie Disney+, non una di quelle che vengono soltanto distribuite ma una di quelle proprio prodotte da Disney+, e pensi alla solita disneyata. Poi ti metti a guardarla, è un susseguirsi di scenone di sesso così esagerate da far arrossire gli autori di Sex Education, e pensi sia una roba parecchio kitsch, una cringiata. Poi vai avanti e i personaggi, inizialmente quasi tutti odiosi, si rivelano nella loro umanità. Su tutti Rupert Campbell-Black (interpretato da Alex Hassell), forse il personaggio più libertino visto in tv dai tempi di Christian Troy in Nip/Tuck, che proprio come lui svela la sua complessità episodio dopo episodio.
Allo stesso modo, gli anni '80 molto british e un pizzico trash di Rivals si rivelano un guilty pleasure cui all'inizio opponi resistenza e a cui poi ti abbandoni completamente. Gioiendo per il rinnovo, già arrivato, per una seconda stagione.
(voto 7/10)
Cotta del mese
Molly Brown (Dexter: Original Sin)
Dexter in versione adolescenziale negli anni '90?
Yes, please!
Dexter: Original Sin riesce a catturare, riproporre e rinnovare lo spirito della serie originale sul serial killer amichevole di quartiere Dexter Morgan, qui interpretato in maniera decisamente convincente da Patrick Gibson. Come nell'originale, anche in questo caso il personaggio migliore è la sorella del protagonista, Debra Morgan, ancora più irresistibile in versione teen interpretata da Molly Brown. Bella, brava e pure idolesca. Oltre che sempre più sboccata di uno scaricatore di porto sboccato.
(voto alla serie finora 6,5/10)
Guilty Pleasure del mese
Missing You
(miniserie)
Chi l'ha visto? non ha visto niente al confronto di Missing You. In quest'appassionante serie britannica non c'è solo una persona scomparsa, non ci sono solo due persone scomparse, scompaiono tutti. È l'apoteosi delle persone scomparse. Chi invece è ben presente è Rosalind Eleazar, volto noto al pubblico di Slow Horses, che qui ha il ruolo della protagonista principale che indaga in mezzo a tutte queste persone sparite.
A funzionare molto bene è lei, che nonostante tutto quello che capita al suo personaggio non la butta sulla recitazione urlata o sopra le righe, e la canzone title track che accompagna la serie "Missing You" di John Waite, classicone soft rock degli anni '80.
C'è inoltre una bella idea social: una app di incontri online chiamata Melody Cupid basata sull'affinità dei gusti musicali. Non so se nella realtà esiste qualcosa del genere, non mi risulta, ma se qualcuno la lanciasse mi iscriverei subito.
Piccoli particolari come questi contribuiscono ad arricchire ulteriormente una serie che per il resto possiede già abbastanza intrighi, misteri e colpi di scena, forse pure troppi, da tenerti incollato allo schermo per tutti e cinque gli episodi. E la prima visione guilty pleasure dell'anno è bell'e che servita.
(voto 6+/10)
Serie vergogna del mese
Ilary
(stagione 1)
Ma che davvero?
Sì, è arrivata la serie sulla nuova vita di Ilary Blasi, quella dopo la discussa separazione da Totti, e io me la sono pure vista. Volontariamente. Nessuno mi ha costretto a farlo. Questa è la cosa grave. C'è chi ama il true crime, come Ilary che qui a sorpresa si rivela una fan sfegatata di Chi l'ha visto?, io invece amo il true trash.
Ah, è proprio vero, come si suol dire, che l'amore per il trash è l'amore più grande di tutti, perché non conosce freni e non conosce vergogna. Non lo dice nessuno, a parte me? Ciò non toglie che sia vero. Quando non ti vergogni di amare qualcosa, o qualcuno, quello è amore vero.
Certo, forse e dico forse Ilary non sarà la migliore serie dell'anno, però per passare qualche minuto spensierato e farsi qualche sana risata è l'ideale. L'imitazione di Valentina Barbieri al GialappaShow è divertente, ma l'originale è persino più spassosa. Se invece cercate una visione impegnata e intellettualmente stimolante forse, e ripeto forse, avete sbagliato programma.
(voto al trash 8/10)
Nessun commento:
Posta un commento