martedì 18 marzo 2025

A Complete Unknown: storia di un cantautore narcisista che si crede Dio (e non è Simone Cristicchi)





A Complete Unknown

Lo dico o non lo dico?
Certo che lo dico. Tanto non è che abbia tutta questa enorme reputazione da difendere e poi, come sosteneva Oriana Fallaci prima di perdere la capa, bisogna sempre scrivere la verità, a costo di apparire cattivi.
Allora lo dico: non sono mai stato un grande fan di Bob Dylan e secondo me è sempre stato un po' troppo sopravvalutato. D'altra parte se lui, nel film sugli inizi della sua carriera A Complete Unknown dov'è interpretato da Timothéé Chalamet, afferma che Picasso è sopravvalutato, cosa su cui per altro viene da dargli ragione, perché io non posso dire che Bob Dylan è sopravvalutato?
Sì, è vero, io sono solo un completo sconosciuto, ma anche lui nel 1961 quando il film prende il via lo era.


Qual è il mio problema con Bob Dylan?
Nulla da dire come autore. Ha scritto delle canzoni magnifiche con dei testi grandiosi. Confesso però che la sua voce non è che mi abbia mai entusiasmato particolarmente. Posso dire che non è che sia tutto questo fenomeno a livello vocale?


Io non sono certo sono un patito dei virtuosi, quelli che esagerano nel fare i fighi con la voce come Giorgia o Mariah Carey o quei tre cosi de Il Volo, però bisogna riconoscere che Bob Dylan qualche limite ce l'ha. Come si può ben vedere nel documentario We Are the World: la notte che ha cambiato il pop, dove la sua voce fa fatica a spiccare in mezzo a quella di tanti altri fuoriclasse della musica.

"Bob, visto che non hai qualità vocali eccelse, hai mai pensato di usare l'auto-tune?"
"Vuoi che muoro?"

Ora dirò un'altra eresia: personalmente, a me piace di più la voce di Timothée Chalamet di quella di Bob Dylan. L'attore 29enne si è talmente immerso nella parte e si è così applicato che è arrivato a cantare e suonare senza sfigurare con l'originale, tutt'altro. Sorry, Bob, ma è uno di quei casi in cui l'allievo supera il maestro.

"Oh, finalmente il corso di chitarra De Agostini comprato in edicola mi è servito a qualcosa!"

Un applauso va anche agli altri interpreti, come Monica Barbaro nella parte di Joan Baez, Edward Norton in quella di Pete Seeger e un irriconoscibile Boyd Holbrook nel ruolo di Johnny Cash, che se la cavano tutti alla grande pure come cantanti. Senza dare l'impressione di cantare come se fossero al karoke data da altri biopic musicali.


Se come cantante non è mai stato uno dei miei miti, mi sono sempre ritrovato di più in Bob Dylan come persona. Come essere umano un po' stronzetto. Come modello esistenziale. Come tipo che dice e fa sempre quello che pensa, fregandosene degli altri. Gli assegnano il Nobel per la letteratura, primo e finora unico cantautore a ricevere questo riconoscimento?
E lui non ci va a ritirarlo. Non gli scassate con 'sti premiucoli e non rompete perché se non va sembra un ingrato. Se non c'ha voglia di andare, non c'ha voglia di andare. Preferisce starsene a casa a farsi li ca**i sua, ok?


Partendo da queste premesse, non avevo enormi aspettative nei confronti di A Complete Unknown ed ero già pronto a dire che è un film sopravvalutato. E invece - sorpresa sorpresa - non lo farò. Tra le 8 nomination che si è aggiudicato agli Oscar 2025, nessuna comunque andata a buon fine, l'unica regalata mi sembra quella per il miglior regista a James Mangold, autore di titoli non certo indimenticabili come l'ultimo inutile Indiana Jones, che qui gira meglio del suo solito, ma resta per me pur sempre un mestierante di medio livello. Se la pellicola a livello visivo fa la sua ottima figura credo lo si debba allora, più che al regista, soprattutto al fascino della fotografia e delle location di New York e Newport nei primi anni '60.


Abbastanza regalata anche la nomination per la miglior sceneggiatura non originale, visto che il film non spicca per chissà quale storia o dialoghi. E allora perché mi è piaciuto, e pure non poco?

A Complete Unknown è uno splendido omaggio alla musica. Alla passione per la musica. È pieno di musica dall'inizio alla fine. Dentro c'è anche un triangolo sentimentale tra Bob Dylan, Joan Baez e Sylvie Russo (interpretata da Elle Fanning) degno di Dawson's Creek e Twilight, però fondamentalmente resta quasi sempre concentrato sulla musica.


La pellicola va contro le aspettative del grande pubblico che magari sognava più spazio per le questioni amorose e personali, e resta così perfettamente fedele allo spirito del cantautore di andare sempre in direzione contraria rispetto a quello che la gente vuole.


Il 90% del film è musica e, anche se potrebbe essere una cosa scontata, in realtà non è una cosa che si verifica in tutti i biopic musicali. Io vado pazzo per i film pieni di musica, di recente ho adorato anche l'originale Piece by Piece dove la carriera di Pharrell Williams viene raccontata attraverso l'animazione LEGO, e poco importa se non sono mai stato un fan di Bob Dylan. Dopo questa visione mi viene da pensare che forse, anzi molto probabilmente, avevo torto. Non è Bob Dylan ad essere sopravvalutato, sono io che l'ho sempre sottovalutato. Questo odioso adorabile menestrello narcisista con un ego gigantesco e tutte le ragioni per avercelo.


Quante volte un uomo deve ascoltare Bob Dylan prima di rendersi conto della sua reale grandezza?
The answer, my friend, is blowin' in the wind. The answer is blowin' in the wind.
(voto 7+/10)




1 commento:

  1. Non sono una fan di Bob, di Timmy o della loro voce. E nemmeno dei biopic troppo musicali, che sembrano un Tale e quale show più che voler raccontare la storia, anche qui che la storia la fa la musica.
    Diciamo che partivo con pregiudizi, e seguire "la svolta rock di Bob" non mi ha fatto cambiare idea, una storia che non m'interessava e che Mangold non mi ha reso interessante...
    Speravo di trovare un alleato, forse l'unico colpo di scena di questo film è il tuo apprezzamento.

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