mercoledì 23 aprile 2025

Queer: lo splendido nulla di Luca Guadagnino





Queer

Luca Guadagnino in Queer dirige uno splendido nulla. Qualche critico dirà che anche gli altri film del regista italiano lo erano, un nulla, splendido o meno a seconda del livello di cattiveria della critica, ma per me non è così. Erano splendidi sì, ma non erano un nulla. Erano come un “Baked Alaska”, dessert che viene menzionato proprio in Queer: in parte freddi, in parte caldi. Con delle confezioni impeccabili a livello formale, ma capaci anche di emozionare, si veda il finale di Chiamami col tuo nome, giusto per menzionare una scena memorabile da lui diretta. Queer invece è totalmente freddo. Come l'Alaska, senza essere baked.


Che poi, Luca Guadagnino è queer? I suoi lavori spesso sono pieni di personaggi queer, dal citato Chiamami col tuo nome alla sottovalutata serie We Are Who We Are, ma lui ha mai parlato delle sue preferenze sessuali?
Sì. Mi sono informato un attimo e a quanto pare è dichiaratamente omosessuale. Lo so che non è uno scoop, ma io anche se già lo sospettavo da tempo l'ho scoperto soltanto adesso, ok?


E  comunque non è detto che un artista sia per forza queer perché lo sono molti dei personaggi di cui racconta. Nè che sia queer un attore che interpreta personaggi queer. Daniel Craig ad esempio qui ha la parte del queer, anche nella saga gialla di Knives Out viene fuori che il suo personaggio è gay, però lui nella realtà è sposato con una donna, e che donna: Rachel Weisz.

"Rachel, l'abito che indossi stasera è DE-LI-ZIO-SO"
"Daniel, sicuro di non essere queer?"

Da quando non veste più i rigidi panni dell'uomo maschio etero seduttore per eccellenza, James Bond, Daniel Craig si è dato alla pazza gioia e ha potuto accettare ruoli che prima gli erano preclusi, che se no i produttori di 007 Broccoli in testa i broccoli glieli tiravano a lui e il suo bel contratto glielo strappavano davanti ai suoi occhi.


Queer è un film ottimamente girato da Luca Guadagnino ed è ben interpretato da Daniel Craig e dall'emergente Drew Starkey, finora segnalatosi principalmente in Outer Banks, serie troppo adolescenziale persino per i miei gusti, e ho detto tutto.


Inoltre vanta una delle colonne sonore più clamorose degli ultimi tempi: Nirvana, Sinead O'Connor che canta i Nirvana, Verdena, New Order, Prince, più musiche originali dei premi Oscar Trent Reznor e Atticus Ross, habitué delle soundtrack di Guadagnino. Non manca niente.

Confezione impeccabile ancora una volta, quindi, peccato che il film non abbia ritmo, non riesca mai a entrare nel vivo, faccia fatica ad emozionare e a lasciare qualcosa. Se non un certo senso di noia e la sensazione di un'enorme occasione sprecata. Uno splendido nulla, l'avevo già detto prima e ora lo ribadisco. Mi si spezza il cuore a dirlo, perché ho apprezzato tutti i precedenti lavori di Guadagnino, anche se di Melissa P. ho un ricordo molto vago e dovrei rivederlo per avere conferma, e ho amato parecchio parecchi di loro, da Io sono l'amore e A Bigger Splash al più recente Challengers, passando per il cannibale Bones and All e per quello che secondo me è il suo film migliore: Chiamami col tuo nome.


Nonostante questo passo falso, non mi preoccupo troppo. Il problema maggiore della pellicola sta nella storia, troppo esile nei primi due capitoli e troppo assurda nel terzo, in dialoghi che magari funzionavano su carta mentre sullo schermo proprio no, e in un libro che probabilmente sarebbe dovuto rimanere solo un libro. Quale libro?

Queer è tratto da Checca, romanzo breve autobiografico di William S. Burroughs, il king della Beat Generation, un autore dallo stile così particolare da risultare difficile da tradurre in immagini. E questo film ne è una evidente dimostrazione.


Il talento visivo di Luca Guadagnino resta comunque immutato, anche se le sequenze più visionarie e lynchiane non è che siano proprio il suo forte, e io continuo a volergli un gran bene. Sia inteso non in senso queer ma platonico. Come un amico. Come un fan, soltanto oggi un po' meno fan.
(voto 5/10)

E comunque, Queer per me è e resterà sempre più che altro una grande canzone dei Garbage.





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