Visualizzazione post con etichetta MILF. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta MILF. Mostra tutti i post

mercoledì 10 dicembre 2014

COTTA ADOLESCENZIALE 2014 – N. 4 SCARLETT JOHANSSON







n. 4 Scarlett Johansson
(USA, Danimarca 1984)
Genere: neo MILF aliena
Il suo 2014: I film Lucy, Under the Skin, Lei, Chef - La ricetta perfetta e Captain America: The Winter Soldier, ma si è anche sposata ed è diventata mamma

Non mi piace ripetere sempre gli stessi nomi nelle classifiche di Pensieri Cannibali. Eppure Scarlett Johansson, che compariva già nell'edizione 2013 delle Cotte adolescenziali, non poteva proprio mancare pure in quella 2014, tra l'altro stabile alla posizione numero 4.
Questo è stato il suo anno, sotto tutti i punti di vista. Ha centrato non solo un grande successo commerciale, ma due grandi successi commerciali con la hit scontata della Marvel Captain America: The Winter Soldier e la hit a sorpresa Lucy. Inoltre è comparsa pure nell'indie comedy Chef - La ricetta perfetta ed è stata la protagonista di uno dei film più controversi e discussi dell'annata, Under the Skin, tanto osannato da una parte della critica, quanto brutalmente massacrato da un'altra frangia di estremisti.
Se in Under the Skin l'attrice si mostra come mamma l'ha fatta, Scarlett ha però dimostrato di essere di più di un gran bel pezzo di carne. In Lei - Her c'ha regalato una delle interpretazioni più intense ed emozionanti dell'anno e senza manco comparire di persona, c'ha solo messo la voce. In più ha girato una discussa pubblicità bandita dal Super Bowl 2014, si è sposata in gran segreto con il giornalista francese fortunello Romain Dauriac, ed è pure diventata mamma di una bambina. Cosa che significa che la Johansson quest'anno si aggiudica l'ambito trofeo di new MILF of the year.
Fare più di così in un anno solo era davvero umanamente impossibile. D'altronde Scarlett, come Under the Skin c'ha mostrato, non è umana.


Ed ecco qui sotto la classifica completa delle neo MILF dell'anno selezionate da Pensieri Cannibali, da una Mila Kunis a cui la gravidanza non ha fatto troppo bene, a dirla tutta, alla triade Emily Blunt-KerryWashington-Olivia Wilde, apparse invece sempre in splendida forma.

lunedì 2 dicembre 2013

COTTA ADOLESCENZIALE 2013 – N. 19 KRISTIN SCOTT THOMAS



Kristin Scott Thomas
(UK, Francia 1960)
Genere: MILF
Il suo 2013: sexy mamma di Ryan Gosling in Solo Dio perdona, ma l'abbiamo anche vista Nella casa
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Julia Ormond, Juliette Binoche, Madonna, Vera Farmiga
È in classifica: perché è la MILF dell'anno
Il suo discorso di ringraziamento: "Thank you, pardon... mercì. Sono britannica naturalizzata francese e per questo me la tiro un casino!"

Dicono di lei su twitter
Tetter

Ryan Gosling @Driver80
Mother I'd Like to Fuck... devo aggiungere altro? #KristinMILFThomas



martedì 23 luglio 2013

ROYAL MILF




È ufficiale!
Is it a son?
Is it a daughter?
No, it’s a MILF.


Sì, il bambino è un maschio, okay, va bene, ma non è questa la notizia importante. La news principale è un’altra: da ieri, Kate Middleton è ufficialmente diventata una MILF. Meglio ancora: una Royal MILF. Il popolo britannico è in festa.
Congratulazioni a lei e, già che ci siamo, anche se non è poi così necessario, anche al neo daddy William.
Ma come si chiama il bambino?
Io personalmente lo chiamerei Battle Royale Baby o Chicken Royale, però William & Kate non hanno ancora comunicato la loro decisione. I nomi più quotati dai bookmakers sono George, Edward, Arthur e James. Da Buckingham Palace fanno comunque sapere che il royal name verrà annunciato solo “a tempo debito”. Certo che questi in quanto a strategie di marketing non li batte nessuno, manco gli esperti di Hollywood o i Daft Punk.

"L'inviato di Studio Aperto è stato fuori dall'ospedale per una settimana e non si è mai assentato
manco per fare pipì? Lui sì che è un vero giornalista!"



martedì 16 luglio 2013

20 ANNI DI MENO, 1 MILF DI PIU’




20 anni di meno
(Francia 2013)
Titolo originale: 20 ans d’ecart
Regia: David Moreau
Sceneggiatura: Amro Hamzawi, David Moreau
Cast: Virginie Efira, Pierre Niney, Michaël Abiteboul, Amélie Glen, Charles Berling, Diana Stewart, Louis-Do de Lencquesaing
Genere: MILFoso
Se ti piace guarda anche: Travolti dalla cicogna, L’amore dura tre anni, J'aime regarder les filles, Per sfortuna che ci sei, La dura verità

Oggi si parla finalmilfamente di un argomento di cui qui su Pensieri Milfosi non si è mai parlato: le MILF.
Per quei due o tre che ancora non sanno di cosa sto parlando ed evidentemente frequentano il blog in maniera distratta, MILF è l’acronimo di Mother I’d Like to Fuck, una mamma che mi farei, in pratica una signora di mezza età che possiede ancora un notevole sex appeal. Il termine ha preso piede ed è entrato nella cultura popolare grazie soprattutto ad American Pie e si è poi diffuso a macchia d’olio in rete, soprattutto sui siti sporcaccioni che hanno utilizzato la sigla per creare un nuovo e molto redditizio filone pornografico. Le MILF ormai spopolano più della carne giovane e sono diventate un genere a parte anche in serie tv come Mistresses o Cougar Town, e nei film, come in questo 20 anni di meno.

Un povero innocente ragazzino vittima del corteggiamento di una MILFona.
Come potrete intuire facilmente dal titolo, la pellicola parla di una relazione tra persone che hanno una notevole differenza di età: 20 anni, appunto. Un tempo erano gli uomini che andavano con donne più giovani, cosa che oggi non succede più (Silvio chi???), perché adesso la situazione si è ribaltata. Merito di Demi Moore che ha sdoganato ufficialmente le relazioni MILF/toy boy grazie al matrimonio ormai finito con Ashton Kutcher. Matrimonio finito perché lui adesso s’è messo con Mila Kunis. D’altra parte, le MILF saranno anche sexy e tutto, ma MILA è MILA.

La protagonista di 20 anni di meno, ovvero quella con 20 anni di più, è Alice, una donna sulla soglia dei 40, single e con una figlia tween, concentrata in maniera maniacale sul suo lavoro. Alice è la caporedattrice di una rivista di moda però è troppo rigida, troppo seria, troppo con una scopa infilata su per il culo e il direttore negli ultimi tempi sembra preferirle una giovane sgallettata scatenata, che può traghettare il magazine nel futuro. E così Alice nella Francia del cinema delle meraviglie si deve reinventare, non solo a livello professionale quanto soprattutto a livello personale, se vuole mantenere il suo posto di lavoro. E oggi c’è crisi, oh, bisogna fare qualunque cosa pur di tenere le proprie chiappette incollate al posto di lavoro, anche farsi un toy boy.

La redazione della versione francese di Pensieri Cannibali.
Un amico, il solito amico delle commedie romantiche il cui unico scopo è quello di tirar fuori delle idee geniali, le suggerisce di frequentare un uomo più giovane. Un uomo è una parola grossa… è un ragazzino, un universitario un po’ impacciato che si ritrova per le mani questa MILFona a fargli da nave scuola e certo non si tira indietro. Anche perché la protagonista Virginie Efira è figa (e poco virgin). L’attrice belga, già vista in Kill Me Please e nel dimenticabile Per sfortuna che ci sei, parte molto castigata e poi esplode insieme al suo personaggio come bomba sexy. Lui, il toy boy, è invece Pierre Niney, uno con la faccia da pirla come pochi, già visto nel notevole L’autre monde e in J'aime regarder les filles, una commedia caruccia proprio come questa.



Già pronto il sequel.
20 anni di meno è una visione leggera ma assolutamente piacevole, in linea con una produzione francese che continua a regalare soddisfazioni una dietro l’altra. In questo caso non c’è niente che faccia gridare al miracolo come per Quasi amici, piuttosto siamo dalle parti di Travolti dalla cicogna e L’amore dura tre anni, ovvero dalle parti di una commedia disimpegnata ma non scema, e soprattutto ben realizzata.
Fin dai titoli di testa, capisci che un film francese è curato nei minimi dettagli, a differenza delle produzioni medie italiane. Qui i titoli di testa sono realizzati nello stile di un magazine di moda e sono molto cool e stilosi. In una pellicola nostrana recente come Outing - Fidanzati per sbaglio hanno avuto un’idea simile, quella di titoli di testa nello stile di un giornale locale, però il risultato è decisamente meno confortante e sembra più che altro una presentazione di PowerPoint. Non solo il diavolo, ma anche la differenza qualitativa sta nei dettagli, e fin dai primi minuti questo 20 anni di meno si presenta al meglio. Per il resto ha uno sviluppo abbastanza prevedibile, da tipica romcom americana, di quelle di cui Katherine Heigl potrebbe tranquillamente girarne un remake a stelle e strisce. E scommetto che il risultato sarebbe inferiore. Perché, oggi come oggi, oltre che sicuramente mejo de’ noantri, il cinema francese se la passa meglio pure di quello americano. French MILFs do it better.
(voto 6,5/10)



giovedì 18 ottobre 2012

Megan Fox è diventata MILF

Megan Fox è diventata M.I.L.F.!
Volevo dire: Megan Fox è diventata mamma.
L’annuncio della nascita del bambino avuto da quel fortunello di Brian Austin Green alias David Silver di Beverly Hills 90210 è arrivato poche ore fa dalla sua pagina Facebook, che vanta solo 36 milioni di fan:

"We have been very lucky to have had a peaceful few weeks at home, but I would like to release this myself before others do. I gave birth to our son Noah Shannon Green on September 27th. He is healthy, happy, and perfect.
We are humbled to have the opportunity to call ourselves the parents of this beautiful soul and I am forever grateful to God for allowing me to know this kind of boundless, immaculate love.
Thanks to those of you who wish to send your positive energy and well wishes. May God bless you and your families abundantly."

D’ora in poi, il concetto di M.I.L.F. assume un significato tutto nuovo: Megan I’d Like to F…ox.

"Megan Fox beccata mentre legge Pensieri Cannibali sul suo tablet."

martedì 10 luglio 2012

Womb: L’attacco dei cloni e... delle MILF

Womb
(Germania, Ungheria, Francia 2010)
Regia: Benedek Fliegauf
Cast: Eva Green, Matt Smith, Hannah Murray, Natalia Tena, Lesley Manville, Peter Wright
Genere: materno
Se ti piace guarda anche: Ricky - Una storia d’amore e libertà, La pelle che abito, Another Earth

Con Womb, Eva Green ridefinisce il concetto di M.I.L.F., acronimo che per quei due o tre che ancora non lo sanno significa Mother I’d Like to F**k.
Detto così, si potrebbe pensare a un capolavoro ed era proprio ciò che pure io mi attendevo. Sarà per le aspettative troppo alte, sarà che questa non è assolutamente una visione estiva, ma la delusione è stata davvero cocente. Più di una giornata al sole senza crema protettiva e senza ombrellone.
Personalmente questo film non lo consiglio, ma se proprio volete vederlo (d’altra parte è difficile dire no alla visione di Eva Green), il momento ideale per recuperarlo credo sia l’autunno/inverno. Womb non va bene per l’estate, è un film dal ritmo troppo lento e riflessivo, per definirlo in maniera gentile quando il termine più appropriato sarebbe invece: “noioso”.
A me piacciono anche i film lenti, o “noiosi” per qualcuno. Dico solo: Somewhere di Sofia Coppola.
Però in Womb questa lentezza si fa davvero estenuante minuto dopo minuto. Quella di adottare ritmi blandi è una scelta narrativa negli ultimi tempi parecchio in voga. Si prenda la serie tv Breaking Bad. Solo che lì la lentezza, la calma è solo apparente e sempre pronta a esplodere in momenti di puro delirio, follia, violenza, o comunque in qualcosa. Womb adotta una tecnica simile. Accumula tensione su tensione che a un certo punto dovrebbe scatenarsi. E invece niente. Sì, c’è qualche sclero ogni tanto, ma niente di troppo coinvolgente/sconvolgente.
E pensare che pure lo spunto presentato dalla pellicola non sarebbe davvero niente, proprio niente male.

"Che solleone! Meglio non scoprirsi troppo che se no ci scottiamo..."
ATTENZIONE SPOILER
L’attacco è da storia di formazione. Un bimbo e una bimba, Rebecca e Thomas, si frequentano, si piacciono, e come accade spesso a quell’età tutto si risolve in un nulla di fatto. Avranno sì e no dieci anni o qualcosa del genere, pretendete mica che facciano già “roba”?
Lei poi si trasferisce in Giappone, mentre lui resta nel suo deprimente paesino: inglese, tedesco, ungherese come il regista del film? Dove sia ambientata la pellicola, non l’ho capito. Poi passano gli anni, ne passano molti, e lei fa ritorno in patria.
Qui diventa una classica storia d’amore. Bella, anche. Romantica, pure. Una volta che si sono ritrovati, i due diventano inseparabili e sembrano pronti per iniziare la loro vita insieme. Quand’ecco che un incidente spezza i loro sogni insieme alla vita di lui.
Fino a qui, tutto bene. Per il film, almeno. Per Thomas un po' meno.
Quindi, arriva la svolta fantascientifica: il mondo rappresentato dalla pellicola sembra esattamente come il nostro, invece è leggermente distopico. Tutto è come lo conosciamo, tranne un piccolissimo particolare: la clonazione a quanto pare in questo mondo è legale. Rebecca decide allora di portare in grembo (il womb del titolo) un bambino che non è il figlio del suo amato Thomas, è prorio il clone di Thomas.
Fino a qui, una pellicola molto lenta, però anche avvincente.

"Ammazza che pistolino piccolo! Ma perché non ho clonato Rocco Siffredi?"
Da qui in poi, la sceneggiatura prende però la strada pericolosa della tematica incestuosa. Il complesso di Edipo presentato è molto particolare. Potremmo considerarlo un complesso di Edipo al contrario, visto che è la mamma che vorrebbe farsi il figlio: S.I.L.F., Sons I’d Like to F**K. Però il complesso qui è ancora più complesso: il figlio Tommy, nonostante abbia una relazione con Hannah Murray (la “pazza” delle prime due stagioni della serie British Skins), un pochino pure lui vorrebbe farsi sua mamma. In fondo, chi non vorrebbe farsi Eva Green?
Se nel complesso Edipo uccide il padre, qui però il padre e già morto ed è lui, il padre, reincarnato sotto forma di clone.
Capito qualcosa? No? Beh, è un gran casino, da cui la sceneggiatura del film ne esce con le ossa rotta, scivolando nella parte finale nelle tentazioni pruriginose della tematica incestuosa e ruzzolando sempre più giù. Per questo aspetto, più che altri splendidi esempi di fantascienza umanistica come Gattaca, Another Earth o Melancholia, mi ha ricordato Ricky - Una storia d’amore e libertà di Francois Ozon e pure La pelle che abito di Pedro Almodovar, allo stesso modo film non privi di spunti interessanti, tutt’altro, però incapaci per quanto mi riguarda di non cadere nella trappola del ridicolo involontario. Se però non vi sembrano ridicoli, è probabile che li apprezziate tutti e tre, e parecchio anche, ed è probabile che vi innamorerete di questa storia d’amore impossibile che riecheggia, almeno nelle intenzioni dell’autore, il mito di Orfeo ed Euridice. Peccato che a me, sempre per rimanere in tema mitologico, abbia invece fatto finire tra le braccia di Morfeo.

Womb è come un parto finito male. Dopo 9 mesi di attesa snervante, riempiti da buone aspettative a da un’ottima interpretazione di Eva Green, quello che ne è uscito fuori dal suo grembo è un feto morto.
(voto 5/10)

lunedì 26 marzo 2012

GCB, Pu**anelle cristianelle

Dopo il post-recensione dedicato al nuovo disco di Madonna, prosegue su Pensieri Cannibali lo speciale GILF MILF day, con questa nuovissima serie tv…

GCB
(serie tv, stagione 1, episodi 1-3)
Rete americana: ABC
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Robert Harling
Tratta dal romanzo: Good Christian Bitches di Kim Gatling
Cast: Leslie Bibb, Kristin Chenoweth, Miriam Shor, Marison Nichols, Jennifer Aspen, Annie Potts, Mark Deklin, David James Elliott, Brad Beyer, Lauran Irion, Colton Shires, Tyler Jacob Moore, Chynna Johnson, Erin Alexis, Mackindlee Waddell, Tom Everett Scott
Genere: desperate bitches
Se ti piace guarda anche: Desperate Housewives, Suburgatory, Cougar Town, Mean Girls, Saved!, The Help, Young Adult, Hart of Dixie

“So quanto ami il Pinot nero.”
“Mamma, sono sobria da 18 mesi…”
“Peeerché???”

GCB non è il nuovo S&TC, però potrebbe essere il nuovo DH o perlomeno una serie cui dire TVTB.
GCB è una serie incentrata su un gruppo di MILF cattoliche iper-cattoliche però tutte molto DTF e con un look Cougar Town alla MDNA di una cittadina del Texas. Cittadina in cui fa ritorno l’ex mean girl nonché ex teen mom Leslie Bibb, rimasta vedova dopo che il marito è morto mentre la sua amante gli faceva un pompino in auto. WTF?
Pensate che abbia preso XTC oppure MDMA? No, sono solo un CGLN.
Quest’ultima non è una sigla, è solo la parola “coglione” senza vocali.

Tralasciando il linguaggio delle sigle che fa molto young adult, molto Twitter, molto SMS, però non si capisce una sega, vediamo di capire per cosa sta GCB.
GCB sta per Good Christian Bitches, come il titolo del romanzo di Kim Gatling cui la nuova serie comedy di ABC (e daje con ‘ste sigle!) è tratta. Peccato che per la tv americana fosse un titolo troppo esplicito, il che è una cosa ancora più paradossalmente comica, considerando come la serie si prenda gioco proprio del puritanesimo americano…
E così hanno deciso di intitolarlo Good Christian Battons, ma anche questo era troppo estremo e allora hanno optato per il soft Good Christian Belles. Non proprio il massimo, quindi per una volta le sigle ci vengono in soccorso e se lo chiamiamo semplicemente GCB è davvero meglio per tutti.

GCB non si segnala per una estrema originalità. Tutt’altro. Il paragone più ovvio è quello con Desperate Housewives; le protagoniste sono un gruppo, per la precisione sempre 4, di signore di mezza età che vivono in un ricco sobborgo di quelli tipicamente americani, con le villette schierate diligentemente a schiera, le station wagon parcheggiate di fronte al garage sovrastato da un canestro da basket, a fianco di giardini pieni di rose american beauty curate con maniacale cura e a fianco di vite che sembrano perfette e poi, grattando sotto la superficie, svelano tanti piccoli segreti.
Le Desperate però tra poche settimane finiranno la loro lunga corsa durata 8 stagioni e già i vari network USA, ABC in particolare, stanno cercando le loro legittime eredi. Se Suburgatory è virato più sul versante sitcom, GCB pare dunque il candidato ideale. Rispetto alle disperate manca, almeno al momento, quella componente mystery che faceva molto Twin Peaks e si gioca più dalle parti di una divertita critica sociale all’America della medio-alta borghesia bigotta e provincialotta.

"Lo sai che somigli a Justin Bieber?"
"Ah, grazie!"
"Non era un complimento..."
Una satira che per il momento diverte parecchio, ma potrebbe mordere anche di più, soprattutto nello sberleffo religioso. Le GCB cercano di essere cattivelle, e ci riescono pure, però lasciano intravedere troppi momenti buonisti e sentimenti da volemose bene che mi fanno storcere il naso. La cosa non sorprende troppo; dietro alle Christian bitches, scusate alle Christian Belles, ci sta infatti come producer un certo signor Darren Star. Se non sapete chi è, significa che non siete cresciuti negli anni ’90. E se non sapete chi è però siete cresciuti negli anni ’90, la vostra adolescenza non è stata normale. Darren Star è infatti tra gli autori di Beverly Hills 90210 e Melrose Place. Sì, vabbè, anche di Sex and the City, però questo preferisco dimenticarmelo.
In effetti il tocco 90s in questa serie si sente, però aggiornato ai tempi in cui le MILF sono le nuove teen. Dopo tutto, se Smash è considerabile come una versione adulta di Glee, GCB è la versione adulta di Mean Girls, pellicola citata fin dalla telefonata multipla tra le protagoniste nel corso della prima puntata.

Se in Melrose Place si intrecciavano le vicende di un gruppo di inquilini che potevano permettersi ognuno di affitare un appartamentino esclusivo in uno dei quartieri più cool di Los Angeles, adesso la crisi economica impone nuove situazioni. Così come per la mamma per amica Lauren Graham di Parenthood, anche qui troviamo la MILFona protagonista Leslie Bibb costretta a tornare a vivere con i due figli a casa di mammà in Texas e arrangiarsi con un lavoro come sexy cameriera in un locale chiamato Boobylicious! Il suo defunto marito, da tipico new economy man, era infatti un ladrone di prima categoria e quindi tutti i suoi beni sono stati confiscati in seguito alla sua morte.
Ci troviamo dunque di fronte a tipiche dinamiche da commedia famigliare, però in un contesto di famiglia sempre più atipico, con la figlia che appare più matura della mamma MILF e con un figlio che invece è una copia di Justin Bieber. Non riesco a immaginare cosa possa capitare di peggio a una madre di un figlio simil-Bieberon. Forse a Tilda Swinton nel film …e ora parliamo di Kevin non è andata poi tanto male…

E l’harem, pardon il cast delle MILFone della serie?
Leslie Bibb finora non è che abbia avuto una carriera folgorante. Lanciata dalla primissima serie firmata da Ryan Murphy (Nip/Tuck e American Horror Story), ovvero Popular dove interpretava il personaggio di una bionda superficiale cheerleader come la protagonista di GCB da giovane, si è vista in tutta una serie di particine in serie tv e filmetti come Iron Man, I teschi e Spot (aaaargh!), ma qui sembra aver finalmente trovato il suo personaggio ideale.
Nel resto del cast spiccano poi Marisol Nichols, passata pure lei tra una miriade di serie tv, in particolare nella stagione 6 di 24, e soprattutto Kristin Chenoweth, già in Pushing Daisies e Glee: è lei la Good Christian Bitch, scusate Bell, suprema ed è lei il personaggio più divertente. Anche se ho come l’impressione che il suo potenziale sia destinato a esplodere ulteriormente con i prossimi episodi.
GCB è una SSB: Serie da Seguire, Bitches!
(voto 6,5/10)

Prendete l’MDMA dal pusher in disco piuttosto che l’MDNA da Madonna

L-U-V Madonna
Y-O-U You wanna?

N-O-O Madonna
T-X-S I don’t wanna

No dai, Madonna, dove stai andando?
Madonna M.I.A. quanto sei suscettibile.
Stavo scherzando. Torna qui. La tua nuova canzone è davvero bambinesca ed è una discreta anzi colossale cagata, però almeno ci sono la mia M.I.A. e la Nicki “Pokemon” Minaj a tenere in piedi la baracca.
Non fare la bambina, che non lo sei più da un peeezzo. Smettila di piagnucolare e frignare, Madonna. Hai vinto tu: facciamo sentire la canzone con tanto di video.
Certo che è proprio vero che più si invecchia e più ci si comporta come bambini…


Madonna “MDNA”
Genere: GILF pop
Provenienza: Bay City, Michigan, USA
Se ti piace ascolta anche: Selena Gomez, Benny Benassi, Lady Gaga, Rihanna, Britney Spears, Black Eyed Peas, Martin Solveig, LMFAO

MaDoNnA vuole fare la ggiovane. Questa non è una novità. Solo che se fino a qualche anno fa riusciva ancora a risultare credibile, adesso forse sarebbe ora di – non so – darsi una regolata? Un minimo, almeno. Non dico che si dovrebbe registrare un album di ballate country riflessive sugli anni che passano e la schiena che comincia a far male a forza di ballare come una girl gone wild. Però, qualcosa di un po’ più consono alla sua età. Lo so che l’età di una (ma)donna non si svela, ma sono 53 anni.
E a proposito di girls gone wild, se le premesse del primo bambinesco singolo “Give me all your luvin’” non è che fossero delle più esaltanti, con il secondo singolo le cose non vanno meglio. Anzi, si regredisce dallo stile Avril Lavigne a quello del puro tween-pop.
“Girl Gone Wild” è una tamarrata provided by Benni Benassi. L’italiano Benny Benassi. La gloria italiana Benny Benassi. Quello di “Satisfaction” (con tanto di video GENIALE), il brano di un italiano più popolare nel mondo. Altroché Nel blu dipinto di blu. Altroché Pavarotti. Altroché Bocelli.


Questo però anni fa. Adesso Benassi si limita a produrre una basetta che pompa pompa ma ti spompa per la Madonna che pur di suonare sempre gggiovane e fresca le prova tutte. Andare a Lourdes, no?
Non da Lourdes, sua figlia. Proprio a Lourdes, Francia.
Risultato? Tralasciando il video, un incrocio andato a male tra “Vogue”, “Justify my love” e qualunque altro video in b/n m/d/n/a abbia girato in passato, “Girl Gone Wild” suona come la brutta copia (e pure fosse la bella copia non ci sarebbe da vantarsi) di un dance-pop bimbominkioso stile Selena Gomez, la fidanzatina di Justin Bieber. Non esattamente quello che si preannuncia il disco della maturità, per la signora Ciccone.


E come prosegue il disco? E, come prosegue, come prosegue, come prosegue?
State calmi e ve lo dico, anche se potete scoprirlo da soli visto che ormai è leakkato in rete e da oggi lo potete pure comprare. Anche se direi che non ne vale proprio la pena.

Traccia due: “Gang Bang”.
Cosa intendevano quelli de Il Genio quando cantavano “Pop Porno”? Credo si riferissero a un pezzo del genere. Una canzone dance che vorrebbe suonare underground, con Mika tra gli autori e a cui la produzione del mitico William Orbit (producer anche dei Blur) regala carattere e qualche vaga inflessione dubstep. Complice l’interpretazione vocale a essere generosi definibile come anonima della Madama Madonna, l’insieme appare però più inconcludente che seducente.

“I’m addicted” va di ipnosi, un pezzo molto “i Daft Punk suonavano così almeno 10 anni fa e almeno 10mila volte più fighi” e con la convinzione di diventare un pezzo molto “addictive”. Al primo ascolto però ha già stufato.

“Turn up the radio”. Alzate il volume della radio, ché magari su un’altra stazione stanno passando un pezzo più interessante di questo.
Qui M’dona gioca a cantare i Black Eyed Peas al karaoke, con una sua rilettura personale di “I gotta feeling” ma con davvero poco feeling. Si sente forte lo zampino di Martin Solveig alla produzione e si sente forte come Solveig altri non sia altro che la copia sbiadita di David Guetta.

“Some Girls” va di tamarrata ignorante, con un suono non lontano dal vecchio Fatboy Slim, però in versione 2.0. Ennesimo tentativo poco riuscito di Lady Madonna di suonare moderna. Sorry (tanto per citare un suo vecchio pezzo), ma Lady Gaga sta su altro pianeta. E pure il Gigi D’Agostino degli anni ’90.

“Superstar” sembra avere un respiro più pop, ma è davvero una canzoncina da talent-show che persino Hilary Duff (che ormai ha 24 anni ed è pure appena diventata mamma) si vergognerebbe a cantare. Forse persino il neo maggiorenne Justin Bieber rifiuterebbe un pezzo con un testo del genere:
Ooh la la, you’re my superstar / Ooh la la, that’s what you are”.
Al confronto i Venga Boys e gli Aqua sono Shakespeare.
Questa canzone è forse il punto più basso di sempre in una carriera che per il resto è stata davvero della Madonna.

“I don’t give A” è il pezzo ribelle della raccolta, grazie a un testo molto Desperate Housewives che si dice sia rivolto all’ex marito Guy Ritchie. Anzi, sicuramente è rivolto a lui…

I tried to be the perfect wife
I diminished myself
it swallowed me
if I was a failure
then I don't give a

Madonna che prova a essere la “perfect wife” non me la vedo proprio…
Chiusa la parentesi da casalinga desperate che non le si addice proprio, con “I’m a Sinner” sembra ritornare su territori a lei più consoni. Quelli del peccato, della provocazione religiosa. Sì, buona notte. Il massimo che tira fuori è: “I’m a sinner I like it, I’m a sinner I like it that way”, roba che oggi con una porca in circolazione come Rihanna non può mica competere. Na na na, come on!

Velo pietoso pure su “Love spent”, pezzo riempitivo (ma non lo sono forse tutte le canzoni qui presenti?) vagamente alla “Don’t tell me” che sconcerta per la sua pochezza. La voce tutt’altro che della Madonna è così artefatta da far rimpiangere “Believe” di Cher. No vabbè, adesso non esageriamo.

Con “Masterpiece” i ritmi rallentano. Si va di ballatona con giro di chitarra quasi alla “Street Spirit (Fade Out)” dei Radiohead, ma nonostante il titolo non è certo un capolavoro. Siamo dalle parti di una “Take a bow” però più brutta. Molto più brutta. E quando il pezzo (probabilmente) migliore dell’intero album è una canzone che non sarebbe finita manco a pulire il cesso delle “Bedtime Stories”, ci si chiede se era davvero necessario pubblicare un disco tanto inutile.
La conclusiva “Falling Free” è una lagna invereconda. Non c’entra una Madonna con il resto della tracklist e rallenta talmente tanto che ci si addormenta.

E invece non è ancora finita!
Vogliamo proprio spendere due parole pure sulle bonus tracks contenute nella deluxe edition? Le vogliamo spendere? Abbiamo fatto 30, facciamo 31 (perché si dica così, io non l’ho mai capito, però andando a googlearlo ho trovato il motivo). E poi si rivelano paradossalmente (sebbene non ci andasse molto) più interessanti del resto della pessima tracklist ufficiale.
“Beautiful Killer” è una canzoncina pop quasi carina. Suona pur sempre come una Britney Spears di serie B, però è già qualcosa.
“I Fucked Up” va di multi-language come “Sorry” e presenta in più qualche vaga tentazione dubstep-op: non male il suono, pessima la monotona interpretazione vocale di Madonna.
“B-Day Song” con la preziosa collaborazione di M.I.A. va di pop 60s yeah yeah stile Pipettes o Chordettes o qualunque altro gruppo che fa rima con –tettes, solo in versione Martin Solveig remix. Niente di eccezionale, su un disco della M.I.A. non ci entrerebbe mai, però è già meglio di gran parte del resto.
In “Best Friend” torna a farsi sentire il suono del Benassi o meglio dei Benassi Bros. (dietro alla produzione oltre al Benny c’è infatti anche il cugino - e non fratello - Alle). Non sarebbe neanche male, come pezzo, se solo sopra non ci fosse la voce plasticosa di una signora Ciccone sempre meno Ma-Donna e sempre più Ma-Robot.
Il Party Rock remix di “Give me all your luvin’” conclusivo con tanto di quei capi dei truzzi degli LMFAO è del tutto inutile, quindi si intona perfettamente con il resto dell’album, il cui filo conduttore, più che la componente dance è proprio questa: l’inutilità.

Raga, se usate le foto del post per farvi le pippe, occhio che potreste avere
qualche problema: come si chiama l'esatto opposto di pedopornografia?
Bilancio. Dopo tante parole, è l'ora del bilancio.
Bilancio impietoso: che tristezza di disco.
Una raccolta differenziata di rifiuti, di scarti delle altre popstar, più che una raccolta di canzoni. I testi sono di una banalità sconcertante. Sarebbero banali per una prostituta cantante minorenne sotto contratto con la Disney, figuriamoci per una signora classe 1958 con alle spalle dei pezzi di tutto rispetto che hanno scritto pagine e pagine di cultura pop recente. Le produzioni, per quanto realizzate con grande mestiere, sono prive di idee e suonano vecchie di mesi. Che nel mondo della musica dance equivalgono ad anni luce.
Oltre che con il glorioso passato degli anni ’80, con i raggi di luce dei ’90 e con le Confessions on a Dance Floor, la nuova MaDoNnA perde il confronto persino con i suoi dischi recenti meno riusciti come Music, American Life e Hard Candy. Per quanto modesti, presentavano tutti al loro interno almeno un paio di canzoni decenti. Qui cosa c’è da salvare?

Mmm.
Fatemi pensare un attimo.
Ancora un attimino…
Ecco: niente.
Non si salva niente.

Se Like a Virgin, come Tarantino ha spiegato in maniera illuminata, era una metafora della fava grossa, adesso Madonna è passata a canzoni che non valgono una fava. Nemmeno grossa.

L-U-V Madonna
F-U-K You wanna?
(voto 4/10)

giovedì 15 dicembre 2011

Natalie Portman: Cotta adolescenziale 2011 n. 2

Natalie Portman
Genere: neo MILF
Provenienza: Gerusalemme, Israele
Età: 30
Il passato: Leon, Heat - La sfida, Tutti dicono I love you, Mars Attacks!, Star Wars: Episodio I, II, III, La mia vita a Garden State, Closer, V per vendetta, Brothers…
Il suo 2011: Il cigno nero, Hesher, Amici amanti e…, L’amore e altri luoghi impossibili, Thor, Sua maestà - Your Highness, spot Dior (diretto da Sofia Coppola), premio Oscar di migliore attrice, maternità
Il futuro: pausa mamma e poi, si spera, il ritorno al cinema…
Perché è in classifica: perché ha il fascino di un cigno (nero)
Potrebbero piacerti anche: Keira Knightley, Mila Kunis, Shiri Appleby

Lo so che i bookmakers la davano come favorita per la prima posizione, però anche loro non sempre ci azzeccano…
Il suo anno era iniziato alla grandissima con l’interpretazione ai limiti dell’umano che le è valsa un meritatissimo Oscar per Il cigno nero - Black Swan, poi però dopo un avvio così folgorante le sue quotazioni sono leggermente scese. E la numero 1 assicurata le è scappata dalle mani. Non tanto per demeriti suoi, ma per una scelta non troppo azzeccata delle pellicole. Se nel drammone L’amore e altri luoghi impossibili regge l’intero film sulle sue spallucce da piccola ballerina, grazie anche alla sua specialità della casa, ovvero la lacrima, nella fantasy parodia di Sua maestà - Your Highness mostra le sue belle chiappette e con ciò giustifica un film invero parecchio inutile.
In Hesher invece si imbruttisce, per quanto per lei sia possibile, e ci regala un ruolo piccolo in una grande pellicola. Quindi mostra un lato comico convincente (ma il suo pane quotidiano resta comunque il drama) nel gradevole quanto dimenticabile Amici, amanti e… e infine si regala una parte in un blockbusterone superoistico inverosimile come Thor.
L’abbiamo insomma vista in tutte le salse e una selezione più scrupolosa dei film da girare sarebbe gradita… Però, poco da fare: quando c’è Natalie lo schermo si illumina d’immenso.





Ora consegniamo l'ambito premio alla miglior neo mamma (o in dolce attesa) dell'anno. Ecco le nominate...


E la vincitrice del premio cannibale di neo M.I.L.F. del 2011 è...


giovedì 18 agosto 2011

mA kE kAzz0 d1 t1t0l1 mEtt0n0?

2 young 4 me - Un fidanzato per mamma
(USA 2007)
Titolo originale: I could never be your woman
Regia: Amy Heckerling
Cast: Michelle Pfeiffer, Paul Rudd, Saoirse Ronan, Stacey Dash, Jon Lovitz, Fred Willard, Sarah Alexander
Genere: M.I.L.F. incontra giovanotto
Se ti piace guarda anche: Prime, Il laureato, Vizi di famiglia

Trama semiseria
Lei, Michelle Pfeiffer, è una produttrice di una serie tv per bambini stile Disney Channel stile Hannah Montana stile bimbiminkia, una divorziata che vive con la figlioletta alle prese con le prime cotte da festa delle medie. Lui, Paul Rudd, è un giovane brillante attore comico aspirante star che va a fare un provino per fare da guest-star nella suddetta serie e poco a poco si ritaglia uno spazio sia nella serie tv che nelle mutandine piene di muffa della M.I.L.F., però c’è un solo problema: lui non sarà mica 2 young 4 her?

Recensione cannibale
Se qualcuno ha intenzione di lamentarsi perché la qualità e l’appeal delle pellicole recensite in questo periodo è calata, vi ricordo che è estate e quindi c’è voglia di leggerezza anche da queste parti cazzarola e, soprattutto, vi ricordo che la qualità delle pellicola qui comunque è sempre stata bassina… E poi anche da film che non sono proprio il massimo può nascere qualche riflessione particolarmente interessante, o qualcuna - cosa più probabile - particolarmente stupida.
Fatta questa premessa, ecco questa pellicola che ho recuperato per andare a ripescare l’esordio su grande schermo della piccola grande Saoirse Ronan. Con i come al solito poco entusiastici toni che mi contraddistinguono, l’ho già definita “la migliore attrice dei prossimi 100 anni”. Prima di mandarmi affancuore o peggio, vi dico solo che qualcosa del genere l’avevo pensata già ai tempi di Natalie Portman in Léon, e non mi pare di essermi sbagliato…
Nel giro di una manciata di annetti, Saoirse (non ho ancora idea di come diavolo si pronunci) ha tirato fuori performance fenomenali in Espiazione (con cui ha ottenuto una nomination all’Oscar), il mio amato Amabili resti e in versione girl with a gun nel recente consigliatissimo Hanna. Ma ha fatto la sua buona figura pure in Ember, The Way Back e pure in questa sua prima apparizione cinematografica. Se la vicenda principale ruota attorno al personaggio di sua madre, è lei che illumina la scena, sia con le sue cotte tipicamente tween da scuola media, sia con il suo videogioco che spara la musichetta di I wanna be sedated dei Ramones.

Per il resto 2 young 4 me, titolo mocciano e finto giovanilistico applicato all’originale I could never be your woman (tratto da un’ottima canzone di White Town), è una commediola estiva di medio livello gradevole, anzi diciamo guardabile. La protagonista Michelle Pfeiffer è una MILFona divorziata con la sindrome da Mrs. Robinson, un po’ l’equivalente femminile di quella di Peter Pan, che si innamora di un ragazzo più giovane di lei. E qui i riferimenti espliciti che vengono tirati fuori sono naturalmente anche quelli di Demi Moore ed Ashton Kutcher.
In pratica si tratta della solita vicenda sentimentale, con una Pfeiffer in forma eppure non del tutto a suo agio con i tempi comici, impreziosita da un’altra buona performance attoriale oltre alla giovane Ronan, quella di un Paul Rudd che nelle commedie della cricca di Judd Apatow (Molto incinta, Role Models, 40 anni vergine) di solito fa il ruolo dell’indie tranquillo, mentre qui interpreta un attore scatenato e parecchio divertente. A regalargli questo buon ruolo è Amy Heckerling, la regista che già l’aveva lanciato in Ragazze a Beverly Hills, cult assoluto anni ’90 con Alicia Silverstone e Brittany Murphy. Che la Heckerling e il Rudd abbiano una specie di rapporto come quello tra i due protagonisti di 2 young 4 me (‘sto titolo di merda mi fa incazzare sempre di più ogni volta che lo scrivo)?
Altro elemento che personalmente ho trovato interessante è lo sguardo, sembrerebbe anche piuttosto fedele, all’interno della lavorazione di uno show televisivo, cosa che avviene in maniera simile all’ottima serie tv Episodes con Matt LeBlanc.
Ma, per rimanere in termini televisivi, dalla regia mi dicono che sto sforando. Il post va chiuso e quindi io vi dico che questo film senza grandi pretese può essere gustato per una seratina estiva scacciapensieri ed è impreziosito da ottime interpretazioni. E ora: consigli per gli acquisti.
(voto 6)


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com