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martedì 11 febbraio 2014

A PROPOSITO DI DAVIS, DEL FOLK, DEI COEN, DI CAREY MULLIGAN E DI GATTI




A proposito di Davis
(USA, Francia 2013)
Titolo originale: Inside Llewyn Davis
Regia: Ethan Coen, Joel Coen
Sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen
Cast: Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, John Goodman, Garrett Hedlund, Ethan Phillips, Robin Bartlett, Max Casella, Adam Driver, Alex Karpovsky, Helen Hong
Genere: folk
Se ti piace guarda anche: Sugar Man, Fratello, dove sei?, I’m Not Here

Se non è mai stata nuova e non invecchia mai, è una canzone folk.
Llewyn Davis

La frase d’apertura del “nuovo” film dei fratelli Coen spiega bene il mio rapporto nei confronti sia del loro cinema che della musica folk. E nuovo va inteso proprio nel senso che dà il protagonista della pellicola, Llewyn Davis. Anche i film dei fratelli da Oscar quest’anno ignorati dagli Oscar sono così. È come se esistessero già da sempre. È come se si rifacessero ogni volta a qualcos’altro. Di riferimenti alla Bibbia è pieno il loro cinema, si veda A Serious Man. Quanto all’Odissea, non parliamone. Sono proprio fissati i Coen. Non contenti di averne fatto la versione musical folk con Fratello, dove sei?, pure qui c’hanno inserito un personaggio chiamato Ulisse.
Quale personaggio?
Questo non ve lo svelo. Anche se la vera Odissea è quella che vive il protagonista.

I film dei fratelli Coen sono come canzoni folk già esistenti che si divertono a reinterpretare nel loro personale modo. L’amore per questo genere di musica emerge qui ancora una volta forte e chiaro, al punto che A proposito di Davis avrebbe potuto intitolarsi A proposito del folk, o in originale Inside Folk anziché Inside Llewyn Davis. Il film è liberamente ispirato alla biografia del musicista e cantore anni ’60 Dave Van Ronk, ma più che raccontare di lui o di quello che ne è il suo alter-ego fittizio ovvero Llewyn Davis, racconta uno stile di vita. Raccontare poi è una parola grossa. Quella scritta dai Coen è dichiaratamente una sceneggiatura priva di una vera e propria trama. È più un girovagare a zonzo insieme al loro protagonista. Un gattonare di casa in casa, di strada in strada, di città in città. Come un vagabondo. Come un micio randagio.

"I'm bringin' sexy back (yeah), them other fuckers don't know how to act.
Penso che ancora non siate pronti per questa musica...
ma ai vostri figli, diciamo ai vostri nipoti, piacerà."

Tutto il fascino, così come anche i limiti del film stanno qui. Per certi aspetti questa è una pellicola poco coeniana in senso stretto, e di questo da loro non-fan non posso che essere felice. I momenti non-sense, pur presenti, qua sono più contenuti.
A parlare qui, più ancora che i personaggi strambi pur sempre presenti, sono le canzoni. Belle, molto belle, soprattutto quelle cantate da Justin Timberlake, alla facciazza di chi tanto lo disprezza perché è troppo pop. Questa è una non storia che parla di musica e della vita del musicista. Non il musicista figo rock’n’roll oh yeah con le groupie attaccate al pene e una pera attaccata al braccio, quanto il lifestyle del musicista folk perdente che cerca di tirare avanti in quel di New York City a inizio anni Sessanta, prima che il genere venisse riportato in auge da un certo Bob Dylan. Sotto questo aspetto, A proposito di Davis è un lavoro assolutamente riuscito. Allo stesso tempo, per quanto il film possa non essere troppo coeniano, Llewyn Davis è invece uno dei più coeniani tra i personaggi presenti nella galleria del loro cinema. È un loser totale, uno che non vuole pensare al futuro, a progettarsi una vita, a essere come dicono gli altri.
Questo per quanto riguarda gli aspetti positivi, tra cui io ci metto dentro decisamente anche l’ottima interpretazione di Carey Mulligan. Ha un ruolo piccolo, però in una manciata di memorabili scene riesce a ritrarre bene il suo personaggio, che è un po’ l’opposto della deliziosa protagonista di An Education; nonostante riprenda il look anni ‘60 con frangetta di quel film, riesce qui a dar vita a una stronza come poche. Eppure, così come successo anche ne Il grande Gatsby, è talmente adorabile che persino nei panni di personaggi odiosi non riesce a farsi odiare del tutto. Oh Carey, quanto sei cara.
"Ma la smettete di chiedermi Father And Son e Wild World?
Vado in giro con un gatto, ma non sono Cat Stevens!"

Eppure manca qualcosa, qualcosa in grado di trasformare la simpatia/empatia per questo loser, questo Llewyn Davis, e trascinarci davvero “inside”, dentro la sua vita, dentro la sua mente, dentro il suo cuore. Se la passione per la musica folk dei Coen emerge cristallina, così non è per il protagonista. Perché fa musica? È quasi come se la odiasse.
Inoltre la mancanza di una vicenda forte in grado di tenere davvero sulle spine a un certo punto si fa sentire. Più che raccontare una storia, come le ballate folk spesso sanno fare, A proposito di Davis ha un andamento da improvvisazione jazz, non c’è alcuno sviluppo e la trama gira attorno a se stessa. What goes around… comes around, come direbbe Justin Timberlake, qui relegato a un ruolo francobollo in cui non riesce a brillare molto come attore, ma solo come cantante.
Un altro problemino del film è proprio questo. I personaggi minori restano relegati troppo sullo sfondo, si vedano John Goodman e Garrett Hedlund buttati nella mischia a casaccio e incapaci di imporsi.

Alla fine, i Coen non si smentiscono mai. Decidete voi se vada presa più come una cosa positiva o negativa. Nonostante il mio non-amore nei loro confronti, questo film a me comunque è piaciuto. Sì, direi che mi piaciuto. Tra le pellicole dei fratelli registi lo metterei al secondo posto giusto dietro Fargo. I film dei Coen sono sempre un viaggio e questa volta ammetto che il viaggio in loro compagnia è stato per me più piacevole del solito, grazie anche a una fotografia che ricrea perfettamente quel mood alla The Freewheelin’ Bob Dylan, per altro già reso da Cameron Crowe in Vanilla Sky.



Però, c'è sempre un però. Una volta arrivati a destinazione, l’impressione è anche questa volta di non essere andati da nessuna parte, di aver girato a vuoto. Un bel girare a vuoto, ma pur sempre un girare a vuoto. Questo è il cinema dei Coen, un tipo di cinema che mi fa lo stesso effetto del folk, genere che occasionalmente ascolto anche e non mi dispiace, ma che di rado mi prende fino in fondo. L’ultima volta mi è capitato con la musica di Rodriguez scoperta grazie a Sugar Man, quasi un gemello in versione documentaristica di A proposito di Davis. Come una canzone folk, i loro film non invecchiano mai ma allo stesso tempo non dicono niente di nuovo. Così è il loro cinema, prendere o lasciare. E io per questa volta prendo, anche perché questa è una pellicola molto gattosa felina. E come fai a non volere bene a un gatto, o a una Carey Mulligan, o a un povero cantante folk sfigato?
(voto7,5/10)


"Llewyn Davis non funziona, amico! Dovresti trovarti un nome d'arte, qualcosa tipo... Gatto Panceri."

giovedì 6 febbraio 2014

A PROPOSITO DI CINEMA




Le scorse settimane hanno portato una serie di visioni niente male. La striscia proseguirà? Chi lo sa?
Questa settimana è davvero un'incognita. C’è il nuovo film di un duo di registi che qui dalle parti di Pensieri Cannibali non è mai stato molto amato, però questa volta chissà…
C’è il remake di un film action anni ’80 che qui in territorio cannibale anch’esso non è stato mai apprezzato, però chissà…
C’è una pellicola con Robert Redford, attore da me quasi mai calcolato di striscio, che però è diretta da un regista promettente e quindi chissà…
È la settimana dei chissà. Una certezza, ahime e ahinoi, quella c’è sempre: accanto ai miei commenti ai film in arrivo nelle sale cinematografiche nostrane ci sono anche quelli usciti dalla mente malata e malvagia del mio blogger nemico, MrJamesFord.

"Grazie per avermi consigliato All Is Lost, Ford.
Erano mesi che non dormivo tanto bene!"
A proposito di Davis di Joel e Ethan Coen
Il consiglio di Cannibal: a proposito di Ford, almeno un film su di lui risparmiatecelo, cari fratelli Coen
A proposito dei Coen, che dire?
Io non sono mai stato un loro fan e li ritengo sopravvalutatissimi. Alcuni loro film comunque mi sono piaciuti. Alcuni… ehm, uno: Fargo. Fine della lista. Eppure anche del loro ultimo Il grinta non avevo parlato troppo male. A questo giro poi i Coen mi hanno tirato fuori una pellicola musicale, e a me i film musicali mi piacciono quasi sempre (ho detto musicali non musical), impreziosita da un cast splendido: la possibile rivelazione Oscar Isaac + Carey Mulligan + Justin Timberlake. Le premesse per cui possa diventare il mio Coen movie preferito ci sono. Le possibilità che sia il solito Coen movie che io non riesco a concepire, come ad esempio A Serious Man, sono anch’esse presenti. Questo film in pratica è la grande incognita della settimana e forse dell’anno.
Il consiglio di Ford: a proposito di Cannibal, sappiate che di Cinema non capisce un granchè.
I Coen, fosse anche soltanto per Il grande Lebowski, avranno sempre un posto speciale nel cuore del sottoscritto. Se, poi, al cult movie fordiano per eccellenza aggiungiamo Fargo, L'uomo che non c'era, Il grinta e chi più ne ha, più ne metta, direi che si potrebbe tranquillamente parlare di una vera e propria garanzia.
Questo A proposito di Davis, dall'ambientazione al cast, promette di essere ancor più di Nebraska la pellicola fordiana per eccellenza di questo inizio anno, e le aspettative da queste parti sono molto alte.
Saranno tradite oppure confermeranno che i due fratelli sono degni della Hall of fame del Saloon?

"Miii, quanto mi prudono le mani ogni volta che leggo un commento fordiano!"
RoboCop di José Padilha
Il consiglio di Cannibal: vivo o morto Ford tu NON verrai con me
I remake servono a qualcosa?
Sì, a un’unica cosa: andare a ripescare i film originali cui si ispirano.
Questa versione 2014 non mi attira più di tanto, se non giusto per la presenza come protagonista di Joel Kinnaman, l’idolo di The Killing, una delle migliori serie tv crime degli ultimi anni insieme a Broadchurch che MrFord continua a ignorare per guardarsi robette come The Merdalist. Ma se non altro, in vista del remake, sono andato a rivedermi il RoboCop originale e presto potrete gustarvi il mio post. Quanto al rifacimento, boh, quello per il momento mi sa che lo lascio al mio blogger rivale.
MrJamesFord serve a qualcosa?
Sì, anche lui a un’unica cosa: farmi girare la scatole!
Il consiglio di Ford: sei tu, Murphy!?
A scatola chiusa, se mi avessero parlato di un remake di Robocop avrei quasi quasi scomodato una certa curiosità. Poi, ho visto il trailer di questa roba.
Per dirla come il Bardo, una vera merda.
Andate a rivedere - e gustare - l'originale, che era davvero un gran film, ed ignorate questo simil videogioco neppure buono per un tamarro all'ultimo stadio come il sottoscritto.
Io, invece, mi allenerò un po’ al tiro al Cannibale, una pratica sempre molto divertente.

"Dannato Ford, la barca che m'ha venduto è un colabrodo!"
All Is Lost – Tutto è perduto di J.C. Chandor
Il consiglio di Cannibal: quando c’è di mezzo Ford, tutto è perduto
Se il film dei Coen rappresenta per me una grande incognita, questo rappresenta per me una grande paura. Un intero film senza dialoghi con Robert Redford da solo su una barca?
Sento puzza di gomblotto nei miei confronti!
Potrebbe essere per me il film più noioso dell’anno, un serio concorrente al titolo del Valium Award 2014 e, considerando che in rete mi pare di aver captato dei commenti di Ford positivi su questa pellicola, il premio è già quasi nelle sue mani. Non fosse per una cosa: il regista è J.C. Chandor, alla sua seconda pellicola dopo Margin Call, uno degli esordi più clamorosi degli ultimi anni. Questo film è sicuramente di tutt’altro genere, però potrebbe sorprendermi. O farmi addormentare come il più tipico e noioso dei Ford movies.
Il consiglio di Ford: quando aprite Pensieri Cannibali, tutto è perduto.
J. C. Chandor aveva stupito tutti - e messo d'accordo perfino me e Peppa Kid - con il suo ottimo esordio Margin Call, ed ammetto che anche in questo caso il ragazzo ha portato a casa un lavoro tecnicamente superbo ed in grado di incollare allo schermo gli spettatori come se si trattasse di un thriller nonostante, di fatto, si parli di un one man show privo di dialoghi.
D'altra parte occorre dire che pare più un esercizio di stile, che non un filmone imperdibile, e dunque rischia di passare come qualcosa di molto freddo e sterile: staremo a vedere.
Recensione fordiana a brevissimo.

"Cariiina la casa del Cannibale!"
Hansel & Gretel e la strega della foresta nera di Duane Journey
Il consiglio di Cannibal: Ford & Cannibal fumati non arriverebbero a inventarsi tanto
Se la settimana scorsa il trailer di Hercules annunciava vantandosi di arrivare dai produttori di Expendables, allo stesso modo questa settimana la campagna marketing di Hansel & Gretel e la strega della foresta nera punta tutto sul fatto di essere la nuova pellicola dei produttori di Twilight. Ma che cazzo c’hanno questi da vantarsi? D’altra parte Ford si vanta di essere un ex wrestler… Spero ex e non attuale altrimenti me mena!
Questa versione fumata e teen della celebre fiaba di Hansel & Gretel io c’ho provato a iniziare a vederla. Mi sono sacrificato per voi, ma dopo un 15/20 minuti c’ho rinunciato. È davvero una porcheria. Per dovere di cronaca e per realizzare una recensione, potrei magari prima o poi finire di vederlo, ma voi nel frattempo risparmiate i soldi del cinema. Nel caso foste proprio così fumati da avere in mente di andare a vederlo.
Il consiglio di Ford: Ford & Cannibal portano questo film nella foresta nera. E ce lo lasciano.
Lo scorso anno mi ero sorbito la versione adulta di Hansel e Gretel in veste di cacciatori, una schifezza abominevole che ancora oggi ricordo nei miei incubi peggiori. Per farmi contento, i produttori di Twilight hanno pensato bene di snocciolare ora l'interpretazione teen della stessa "fiaba", con un risultato paurosamente simile.
Penso non lo vedrò neanche sotto tortura, a meno di trovarmi a corto di titoli per la decina dedicata al peggio dell'anno.

Svelato in esclusiva su Pensieri Cannibali il nuovo look di MrFord.
Smetto quando voglio di Sydney Sibilia
Il consiglio di Cannibal: collaborare con Ford? Smetto quando voglio.
Nella settimana delle incognite, ci si mette pure il cinema italiano, ci si mette. Di questo Smetto quando voglio in giro si dice piuttosto bene e potrebbe anche essere una ventata d’aria fresca nel panorama nazionale. Non sembra la visione più imperdibile della settimana, ma chissà che per una volta non ci sia l’occasione per parlare in maniera positiva del nostro cinema. Una cosa che per una volta non mi spiacerebbe fare, considerando che negli ultimi tempi sono riuscito a commentare positivamente persino dei post fordiani e, quindi, tutto può succedere!
Il consiglio di Ford: Cannibal, quando smetti con il Cinema?
Questo Smetto quando voglio, tentativo del Cinema italiano di riprendersi tirando fuori una sorta di commedia alternativa, potrebbe rendere il panorama del Bel Paese un po’ meno terrificante di quanto già non sia, eppure non riesco ad esserne convinto fino in fondo. I tempi dei Santa Maradona, in fondo, sono finiti, ed il mio scetticismo è cresciuto insieme al livello di schifo distribuito nella Terra dei cachi. Certo, una visione rivelatoria potrebbe starci, ma preferisco prendere tempo.

"Forza Juve, abbasso Ford!"
Khumba di Anthony Silverston
Il consiglio di Cannibal: fatemi una macumba, ma non costringetemi a vedere Khumba
Le altre uscite della settimana rischiano di essere o molto interessanti o molto deludenti, ma c’è un film su cui non ho dubbi. Khumba è la solita porcheruola animata arrivata nelle nostre sale per spremere soldi a genitori e bambini, Ford e Fordini. Una specie di Madagascar di serie B. E già Madagascar faceva discretamente cagar!
Il consiglio di Ford: ma che khumba è questa roba!?
Nel corso degli ultimi mesi è capitato sempre più spesso che, accanto alle schifezze made in Italy, venissero proposte schifezze altrettanto agghiaccianti anche nell'ambito dell'animazione, che esce da uno dei suoi anni peggiori con le ossa rotte, non fosse per Miyazaki ed alcune eccezioni come Frozen.
Questo Khumba, che pare una cosa per bambini nel senso peggiore del termine, oltre ad apparire come la copia sbiadita di Madagascar, me lo risparmio felicemente.
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