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venerdì 26 settembre 2014

OH MY GOD!ZILLA





Godzilla
(USA, Giappone 2014)
Regia: Gareth Edwards
Sceneggiatura: Max Borenstein
Cast: Bryan Cranston, Juliette Binoche, Aaron Taylor-Johnson, Elizabeth Olsen, Ken Watanabe, David Strathairn, Sally Hawkins, Godzilla
Genere: mostruoso
Se ti piace guarda anche: Transformers, Pacific Rim, gli altri film su Godzilla

Un cantante non è un grande cantante senza grandi canzoni. Pensate ad Adele. Immaginate se dovesse interpretare dei brani scritti da Kekko dei Modà. Altroché Grammy. Vincerebbe una testata.
Lo stesso vale al cinema. Un attore non è un grande attore senza un grande personaggio da interpretare. Vedi Bryan Cranston nei panni di Walt White nella pluripremiata e pluritelegattata serie Breaking Bad e pensi che quell’uomo potrebbe fare di tutto. Quell’uomo si merita tutti gli Emmy ed Oscar del mondo. Quell’uomo è un attore fenomenale.
Poi vedi Bryan Cranston in Godzilla e pensi…
Va beh, ma quand’è che inizia Better Call Saul, lo spin-off di Breaking Bad?

Non che sia degna di un Razzie Award, però l’interpretazione di Bryan Cranston in Godzilla è decisamente anonima. Sembra un attore come tanti. E l’interprete di Walt White – Walt White, cazzo! – non può apparire solo come uno tra tanti.
Con quel parrucchino in testa a metà strada tra Nicolas Cage e Antonio Conte poi non si può vedere!


Sono partito da Cranston, ma il discorso può benissimo essere esteso all’intera pellicola. Pellicola?
Diciamo una rottura di balle durata due ore che parte con ritmi lenti e i soliti drammi famigliari che vorrebbero essere toccanti ma sanno solo di già visto e fino a qua sarebbe ancora una noia tollerabile. Nella seconda parte il film si trasforma invece nel classico action catastrofico, con scene tra Jurassic Park dei poveri (si fa per dire, visto che il budget della pellicola è di $160 milioni) e un film a caso di Michael Bay, giusto un po’ meno concitato e tamarro.
In mezzo a personaggi umani stereotipati e a creature mostruose (che poi il Godzilla del titolo compare meno degli altri due kaiju del kazzo), non sono riuscito a trovare un solo anche vago motivo per provare interesse nei confronti del film. Colpa mia?
Può darsi. O magari è colpa di un’industria che appiattisce tutto e produce una serie di prodotti per il grande pubblico uno uguale all’altro.

Sono partito da Godzilla, ma il discorso può benissimo essere esteso all’intera Hollywood. I grandi studios stanno attenti a ciò che accade intorno a loro. Seguono le pellicole indie, le serie tv più cool in circolazione, quello che capita nei Festival. Seguono tutto e cannibalizzano tutto. Prendono l’attore più fenomenale del piccolo schermo degli ultimi anni, Bryan Cranston, e lo mettono insieme a un paio tra i giovani più promettenti visti sul grande schermo di recente, il Kick-Ass Aaron Taylor-Johnson e la Elizabeth Olsen fenomenale di La fuga di Martha e Silent House. In più, a dirigere il tutto ci mettono Gareth Edwards, uno che con il suo film d’esordio Monsters aveva raccolto un sacco di elogi, assolutamente meritati.

"OOOH, quanto ce l'ha grosso, quel Godzilla...
ehm volevo dire, quanto è grosso, quel Godzilla!"

"OOOH, ce l'ha più grosso di Rocco Siffredi...
ehm volevo dire che è più grosso dei mostri di Pacific Rim!"

Hollywood fa così. Prende i grandi talenti del cinema “piccolo”, il cinema indie, e li fa giocare in serie A. Una serie A a livello di budget, di incassi e di visibilità che corrisponde però a una serie Z in termini di qualità. C’è da chiedersi perché prendere dei talenti del genere per trasformarli poi in dei mestieranti qualunque. Tanto vale a questo punto assumere direttamente un Michael Bay, che sai già che è scarso e il risultato (ai botteghini) te lo porta a casa comunque. Invece no. Per colpa di Hollywood, il Gareth Edwards sorprendente di Monsters al suo secondo film è già diventato l’ombra di se stesso.
Come, e ancora peggio, quanto capitato di recente ad altri promettenti giovani registi, il cui portafogli sarà anche stato profumatamente riempito, ma cui contemporaneamente è stata svuotata del tutto la creatività. Penso a Marc Webb, che all’esordio mi aveva folgorato con lo scoppiettante e delizioso (500) giorni insieme e poi se n’è andato a dirigere gli spenti e poco amazing reboot di Spider-Man. E penso a Neill Blomkamp, autore di una delle migliori pellicole sci-fi recenti, District 9, subito dopo chiamato a fare una banale marketta commerciale per il divo Matt Damon con il banale Elysium.

Tutti registi esordienti scoppiettanti. Tutti già scoppiati al secondo film. A Garreth Edwards è andata ancora peggio rispetto ai colleghi. Ha diretto senza personalità il classico blockbuster di cassetta. Peccato che le cassette ormai siano estinte e sarebbe bello se pure i mostri alla Godzilla lo fossero.
Quello che purtroppo non è estinto è il cinemone mostruoso dei mostroni giganti, dei Transformers, dei Pacific Rim e dei Godzilla. Purtroppo, a quanto pare è questo quello che vuole la ggente. È questo che vuole Hollywood. Solo, non è quello che voglio io.
(voto 3/10)

mercoledì 2 ottobre 2013

KICK-ASS AND HIT-MEAN-GIRL




Kick-Ass 2
(USA, UK 2013)
Regia: Jeff Wadlow
Sceneggiatura: Jeff Wadlow
Basato sui fumetti: Kick-Ass 2 e Hit-Girl di Mark Millar e John Romita, Jr.
Cast: Aaron Taylor-Johnson, Chloe Grace Moretz, Christopher Mintz-Plasse, Jim Carrey, Clark Duke, Morris Chestnut, Claudia Lee, Lyndsy Fonseca, John Leguizamo, Sophie Wu, Donald Faison, Augustus Prew, Garrett M. Brown, Robert Emms, Lindy Booth, Ella Purnell, Daniel Kaluuya
Genere: sequel
Se ti piace guarda anche: Kick-Ass, Mean Girls, Scott Pilgrim vs. the World

Così come Kick-Ass 1 ha fatto il culo a quasi tutti gli altri film sui supereroi in circolazione, convincendo pubblico e critica, uomini e donne, grandi e piccini, Batman e Superman, questo Kick-Ass 2 è destinato a lasciare scontenti un po’ tutti:

- I fan della prima pellicola, che si ritroveranno di fronte a un film in tono minore e inevitabilmente privo dell’originalità del precedente capitolo.

- Quelli, pochi a dire la verità, a cui già non era piaciuto il primo e che qui figuriamoci se troveranno grandi soddisfazioni.


- I nerd fan dei fumetti di Mark Millar e John Romita, Jr., che quelli non sono mai contenti e che qui si lamenteranno per incongruenze e infedeltà con la versione comic.

- I superpatiti di pellicole sui supereroi, che qui storceranno il naso in più di una occasione, soprattutto nelle parti in cui Kick-Ass 2 mette su la maschera da film teen, in particolare per via del personaggio di Hit-Girl che vive il suo primo anno di liceo in maniera molto simile a quanto fatto da Lindsay Lohan in Mean Girls. La scena con la parodia della boyband in stile One Direction però è spassosa, anche se non sono sicuro si tratti di una parodia, visto che i ragazzetti della pellicola, gli Union J, esistono veramente e sono veramente i nuovi One Direction.



- I superpatiti di film molto teen, che gioiranno per le parti con Hit-Girl al liceo, ma che si annoieranno parecchio con i numerosi combattimenti, spettacolari per carità però alla lunga un po’ ripetitivi, che imperversano soprattutto nella parte finale.

- I fan di Jim Carrey, che si aspettavano un Jim Carrey in grado di fare la differenza e invece si devono accontentare di un Jim Carrey mascherato per tutto il tempo e quindi non in grado di esprimere la sua solita gommosa faccialità. Qual è il senso di avere Jim Carrey e poi usarlo così?
A questo punto tanto valeva resuscitare Nicolas Cage…
No, vabbé, adesso non esageriamo.

"La mia carriera sta colando a picco peggio di quella di Nic Cage? Sì, forse avete ragione..."

- Chi si aspettava qualcosa di un minimo anticonvenzionale e diverso dal solito, come faceva la prima pellicola bella cattivella. Qui, al di là di qualche battutina politically incorrect del cattivone Motherfucker e qualche scena cruenta, si seguono i sentieri del film buonista hollywoodiano tradizionale. Oltre che le regole tradizionali del consueto sequel di routine. Non c’è nessuna sorpresa. L’unica trovata carina e un minimo originale è quella di usare i fumetti al posto dei sottotitoli per i personaggi stranieri. Al di là di questo, siamo ben lontani dalle trovate delle altre pellicole supereroistiche più innovative come Scott Pilgrim vs. the World, Unbreakable, i Misfits dei vecchi tempi o appunto il primo Kick-Ass.

"Ma il Comic-Con non è finito già da un pezzo?"

- Chi come me aveva una voglia matta di parlare con toni entusiastici di questo film. Innanzitutto perché il primo mi era piaciuto parecchio e poi perché, in cambio di un pochino di promozione pubblicitaria, ho ricevuto una fichissima felpa hoodie che si trasforma nel costume di Kick-Ass e che potrebbe tornarmi utile il prossimo Halloween.

Lascerà allora con l’amaro in bocca tutti o quasi, questo Kick-Ass 2, ma una volta detto ciò, non si tratta certo di un film scandaloso. Kick-Ass 2 è una visione divertente, che scivola via senza problemi, senza però lasciare traccia alcuna. È il classico sequel inutile che non aggiunge niente all’originale. Considerando il suo non esaltante successo ai botteghini, il già annunciato terzo e ultimo capitolo della saga potrebbe anche non arrivare e forse sarebbe meglio così. C’è una scena in cui il protagonista Dave/Kick-Ass indossa una maglietta con su scritto: I hate reboots. Ecco, sono d’accordo, ma mi piacerebbe di più averne una con scritto un più generale: I hate sequels.
(voto 6/10)


venerdì 19 luglio 2013

KICK-ASS TORNA A FARCI IL CULO




Ve lo ricordate Kick-Ass?
Scommetto di sì. È stato uno dei pochi film dedicati ai supereroi a proporre un approccio più originale del solito, anziché limitarsi a scimmiottare Il cavaliere oscuro. Era piaciuto persino a me che di solito combatto gli heroes movies come fanno i villain nei fumetti.
Adesso è giunto il momento di vivere una nuova avventura insieme a Kick-Ass (Aaron Taylor-Johnson), Hit-Girl (Chloe Grace Moretz), Motherfucker (Christopher Mintz-Plasse) e alla new entry di questo secondo episodio, il colonnello Stars and Stripes interpretato da Jim Carrey. Sì, ma quando???
Kick-Ass 2 arriva nelle sale italiane il 15 agosto. Mare, montagna, città d’arte… Sempre la solita minestra. Per passare un Ferragosto davvero alternativo, il cinema potrebbe rivelarsi una scelta interessante e Kick-Ass 2 la pellicola ideale.
Per ingannare l’attesa, ecco intanto il nuovissimo trailer italiano (con tanto di fighissima colonna sonora in cui sfilano gli Sleigh Bells e Caspa feat. Keith Flint dei Prodigy) e i character poster.
Qual è il vostro personaggio preferito?
Il mio è naturalmente lei, l’idolissima Hit-Girl.









sabato 2 marzo 2013

KE KARINA ANNA KARENINA

"Tranquilli raga che è finta pelliccia. Ehm, forse..."
Anna Karenina
(UK 2012)
Regia: Joe Wright
Sceneggiatura: Tom Stoppard
Tratto dal romanzo: Anna Karenina di Lev Tolstoj
Cast: Keira Knightley, Jude Law, Aaron Taylor-Johnson, Domhnall Gleeson, Alicia Vikander, Kelly MacDonald, Matthew MacFayden, Michelle Dockery, Emily Watson, Holliday Grainger, Shirley Henderson
Genere: anglo-russo
Se ti piace guarda anche: Jane Eyre, Espiazione, Orgoglio e pregiudizio, Moulin Rouge!

Oggi parliamo di Анна Каренина.
Cooosa?

Eddai, non scappate subito davanti alla prima difficoltà. Mi riferisco ad Anna Karenina, scritto così vi piace di più? Si tratta di un tomo russo realista pubblicato a fine Ottocento.
Coooooooooosa?

"Dopo avermi massacrata per A Dangerous Method ti prego, Cannibal,
sii buono."
Siete scappati di nuovo? Tornate qui, che non parliamo del libro. Parliamo della trasposizione cinematografica alla portata di tutti. O quasi. È chiaro che se uno è in serata da ridarola, questo non è il film più consigliabile. Sebbene all’inizio un paio di momenti quasi divertenti ci sono anche. Un paio di momenti in cui scappa il sorriso, non la ridarola.
Per il resto, Анна Каренина, volevo dire Anna Karenina è un drammone in costume, una vicenda che narra di intrighi romantici nell’alta società russa, cosa che raccontata così può non rappresentare il massimo dell’interesse. Infatti è così. Eppure l’infelice vita di questi ricconi russi riesce a trasformarsi in un film molto coinvolgente, oserei quasi direi trascinante. Il merito è di una messa in scena spettacolosa, con pochi esterni e diverse scene ambiante a teatro, cosa che però non lo fa apparire un film meramente teatrale e insomma non so come abbia fatto il regista. Joe Wright, come hai compiuto questa magia? Sei un fottuto genio.

"Perché qui sembro uscita da un videoclip anni Ottanta?"
La vicenda principale, quella dell’amore galeotto tra Anna KareKeira Knightley, sposata con un Jude Law in brutta versione da pelatone, e il playboy Aaron Johnson, è bella, intensa e sofferta, però - ammettiamolo - è un po’ la solita storia d’amore galeotto vista e rivista in altri film in costume. E io non ho nemmeno visto così tanti film in costume.
La pellicola riesce però a riempire, se non il cuore, almeno gli occhi di bellezza, grazie alla regia enorme di Joe Wright, insieme a Steve McQueen oggi il più grande talento registico del Regno Unito, e a una realizzazione tecnica strepitosa. Io di solito non mi entusiasmo così tanto per questi aspetti, però in Anna Karenina scenografie, costumi, trucco e parrucco sono davvero sontuosi. Ci troviamo al top dei top dell’anno per quanto riguarda questi ambiti. Persino Les Misérables fa una figura misérabile al confronto.
L’altro valore aggiunto sono le musiche splendide di Dario Marianelli, classico esempio di fuga di cervelli e pure di fuga di talenti compositivi dalla nostra povera, sempre più povera italietta.

Veniamo quindi al reparto attoriale. Keira Knightley è una nota delicata: adorata da alcuni, soprattutto dal pubblico femminile, che la vede icona ideale di un certo tipo di bellezza classico, mal sopportata invece da altri, viste le sue continue smorfiette gne gne e un modo di recitare tutto suo. Io sto un po’ nel mezzo tra i due fuochi. Nelle sue ultime interpretazioni non l’ho sopportata: nella per il resto ottima commedia Cercasi amore per la fine del mondo lei non mi ha convinto, mentre in A Dangerous Method l’ho trovata addirittura agghiacciante. In altri film invece l’ho apprezzata, in particolare in quelli girati da Joe Wright, il valido Orgoglio e pregiudizio e lo stupendo Espiazione. Joe Wright, oltre a essere un fenomeno con la macchina da presa, possiamo allora considerarlo un fenomeno pure perché riesce a far recitare bene Keira, cosa che riesce a pochi registi. Rispetto a O&P e a Espiazione qui Keira è un po’ in ribasso, ma in compenso se la cava parecchio meglio che in A Dangerous Method. Accontentiamoci.

Il resto del cast se la comporta alla grande, a partire dal kick-ass Aaron Johnson, che adesso si chiama Aaron Taylor-Jonhson perché si è sposato con la regista Sam Taylor-Wood, donna di 23 anni più anziana di lui. Che uno pensa, vabbè se è una MILF come Demi Moore, ha fatto bene. Benone. E invece lei non è proprio Demi Moore. Comunque oltre ad Aaron Johnson fa un figurone anche Jude Law, uno che di solito fa il figo, mentre qui è parecchio imbruttito e ciò nonostante riesce a essere particolarmente convincente. Sorprendente pure il roscio de cavei Domhnaal Gleeson, visto finora nella saga di Harry Potter ma pure in un episodio di Black Mirror, e attenzione alla giovane svedese Alicia Vikander, quella sgnacchera di A Royal Affair, uno dei candidati all’Oscar di miglior film straniero. Sono una garanzia poi le varie comprimarie, Kelly MacDonald di Boardwalk Empire e Michelle Dockery da Downton Abbey su tutte, ed è proprio questo un problema, diciamo un problemino del film.
Si tratta di una vicenda russa, molto russa, pure troppo, eppure l’atmosfera è parecchio British. Colpa proprio dell’eccessiva bravura del cast quasi interamente britannico. Vedere questi russi che parlano un inglese fluente da perfetti baronetti è un po’ straniante. Dettaglio che potrebbe sparire nella versione doppiata in italiano. Oppure diventare ancora più straniante, dipende chi hanno scelto come doppiatori…
Questo comunque si chiama fare i precisetti, voler andare a trovare il pelo nell’uovo. Un uovo costruito in maniera sontuosa e impeccabile, cui manca giusto un pochino di calore in più per diventare un uovo cotto alla perfezione, volevo dire un film da portare con sé nel cuore. Ma d’altra parte da una vicenda russa raccontata dagli inglesi troppo calore sarebbe risultato inappropriato.
Da conservare nel cuore resta comunque soprattutto una sequenza: la scena del ballo di Keira Knightley con Aaron Johnson vale da sola la visione del film e vale anche 92 minuti di applausi. Una scena davvero Karina. Di più, una scena davvero Karenina.
(voto 7,5/10)





Post pubblicato anche su L'OraBlù, accompagnato da un poster particolarmente splendido realizzato da C(h)erotto.




venerdì 9 novembre 2012

La belva e le bestie

Le belve
(USA 2012)
Titolo originale: Savages
Regia: Oliver Stone
Sceneggiatura: Shane Salerno, Don Winslow, Oliver Stone
Tratto dal libro: Le belve di Don Winslow
Cast: Blake Lively, Taylor Kitsch, Aaron Johnson, John Travolta, Benicio Del Toro, Salma Hayek, Demián Bichir, Sandra Echeverría, Emile Hirsch, Shea Whigham, Mia Maestro
Genere: pulp
Se ti piace guarda anche: Domino, Alpha Dog, Traffic, Natural Born Killers, Weeds

Solo perché vi racconto questa storia,
non vuol dire che alla fine io sia viva.

Una scena del tutto a caso dal film Le belve, che vede protagonisti
Aaron Johnson e Blake Lively le chiappe di Blake Lively.
La voce off di Blake Lively a inizio visione sembra scaraventarci in una puntata di Gossip Girl particolarmente tossica e sessualmente esplicita, giusto un pelo più influenzata da Viale del tramonto e American Beauty anziché da Dallas e The O.C.. Invece no. Invece non è Gossip Girl. Invece questa è la nuova pellicola di Oliver Stone. Oliver Stone, eccheccazzarola.
Ma torniamo al punto in cui tutto è iniziato, come la suadente voce della suadente Gossip Girl ci invita a fare. E allora partiamo dal titolo: Le belve. Un titolo molto tarantiniano che fa il verso a Le iene, per un film dalle tinte tarantiniane. Quello originale invece era Savages, parola che svolge un ruolo centrale all’interno della pellicola e che purtroppo non poteva essere tradotta qui da noi, poiché esiste già il film Selvaggi. Pellicola di Carlo Vanzina del 1995 parecchio sottovalutata ma che in realtà è la vera fonte d’ispirazione principale della serie Lost.
Pensateci su: non raccontano alla fine della fiera la stessa identica storia? E gli scontri tra Ezio Greggio e Antonello Fassari non ricordano un po’ quelli tra Jack e Sawyer? E il finale in cui finiscono nel Triangolo delle Bermuda non fa altrettanto sci-fi?

"Yes we canne! Perché se non fumi guardando questo film, godi solo a metà."
Dopo aver svelato questo mistero su Lost, torniamo ai selvaggi del film Savages. Selvaggi che hanno le fattezze glamour di una versione californiana dei The Dreamers di Bernardo Bertolucci.
Troviamo la bionda Blake Lively presa a sandwitch in un ménage à trois con i cannabis kids Taylor Kitsch (la serie Friday Night Lights, piuttosto che i dimenticabili Battleship e John Carter) e Aaron Johnson (Kick-Ass, ma anche il video dei R.E.M. “Überlin”). Il film potrebbe andare avanti con loro due che si scambiano nel letto con la gossip girl e credo nessuno avrebbe da lamentarsi troppo, però la sceneggiatura tratta da un romanzo di Don Winslow prevede ulteriori sviluppi. Un intreccio criminale parecchio incasinato e non troppo originale, che sfocia nel classico rapimento della sgnaccherona Blake Lively e in una serie di situazione che più che da un romanzo sembrano prese in prestito dalle missioni del videogame Grand Theft Auto.

"Se non fumi, godi solo a metà! Capito, chiappette d'oro?"
Oliver Stone negli ultimi tempi sembra un po’ riciclare se stesso: con W. su George W. Bush tornava sui sentieri politici di JFK, con Wall Street - Il denaro non dorme mai tornava sulla scena del delitto del primo Wall Street alla luce della crisi economica attuale e ora con Le belve torna agli anni ’90 pulp di U Turn - Inversione di marcia e Assassini nati. Tutti hanno paragonato i Savages ai Natural Born Killers, però, a guardarli più da vicino, sono creature molto differenti. Entrambi i film sono violenti, è vero, ma Assassini nati era una vera e propria riflessione sulla violenza. Qui c’è una violenza più action, più fumettistica, più divertente, se la violenza può essere considerata divertente. E se siete fan del pulp sapete che sì, può esserlo eccome.
Le belve è puro entertainment, prendere o lasciare. Un divertissement a tratti godurioso e piacevole, seppure tirato un po’ troppo per le lunghe. Al termine delle 2 ore e passa di visione di questo noir poco noir e molto solare, si rimane disorientati e storditi da una storia che non sembra sapere dove andare a parare, sensazione confermata pure dal doppio finale che ci spara.

"Qualcuno sa dirmi che fine hanno fatto i miei capelli?"
Il reparto attoriale è di gran prestigio e mescola giovani speranze (i tre glamour dreamers sopra citati) insieme a vecchie (ma non troppo) glorie, come i molto pulp John Travolta, Salma Hayek e Benicio Del Toro. Eppure nessuno convince in pieno. Blake Lively è più bona che brava a recitare, ma non è comunque una cagna totale, Aaron Johnson sarebbe bravo ma qui non si applica, e Taylor Kitsch continua a non convincere su grande schermo come faceva invece in tv in Friday Night Lights. Quanto a John Travolta, è solo l’ombra del Vincent Vega che era in Pulp Fiction, Benicio Del Toro sembra la brutta copia del suo personaggio in Traffic e Salma Hayek è invecchiata muy bien ma pure per lei vale la regola: più bona che brava. Per i cronici della cronaca, va annotata anche la presenza del sempre valido Emile Hirsch, ma gli è stato affidato un ruoletto davvero troppo minuscolo, quindi per lui scatta il senza voto come ai calciatori che entrano a 5 minuti dalla fine della partita.

"Se mi togliete la benda, vi dimostrerò che oltre a delle belle ciappette
ho anche molto da dire... Hey, ma perché state tutti ridendo?"
Le belve vanta poi una colonna sonora ultra cool che frulla di tutto e di più insieme, dai Massive Attack ai Talking Heads in versione bossanova, e sfoggia una regia di Oliver Stone in grado di gasare solo a tratti, specialmente all’inizio, poi anche lui si rilassa nell’atmosfera da cannabis di Ben & Chon e si appittisce in riprese piuttosto standard. Alla fine comunque ci si diverte e il ritmo è alticcio per quasi tutta la durata, sebbene la sceneggiatura sia priva di quei dialoghi ironici, geniali e ricchi di riferimenti alla pop culture che fanno la differenza tra uno script ordinario e un capolavoro tarantiniano.
Una pellicola pulp dal contenuto pressoché inesistente, ma di splendida superficie. Non una Stone miliare nella carriera di Oliver, però comunque un film che ha il suo perché. Anche se non credo di aver ancora capito quale.
(voto 7+/10)


martedì 5 aprile 2011

Ti faccio un ass così

Kick-Ass
(USA, UK 2010)
Regia: Matthew Vaughn
Cast: Aaron Johnson, Christopher Mintz-Plasse, Chloe Moretz, Lyndsy Fonseca, Mark Strong, Nicolas Cage, Clark Duke, Evan Peters, Xander Berkeley, Sophie Wu
Tratto dal fumetto di: Mark Millar e John Romita Jr.
Genere: supereroi senza superpoteri
Se ti piace guarda anche: Scott Pilgrim vs. The World, Spider-Man, Heroes, Misfits, Kill Bill

Trama semiseria
Nonostante tutti i fumetti e i film, nessuno nella vita reale ha mai provato a essere un supereroe. E ci sarà anche un motivo… ma questo non importa al giovane Dave, un ragazzo non cool ma nemmeno particolarmente sfigato che decide di comprare una tutina verde su Internet e diventare Kick-Ass. Il suo primo tentativo da eroe fallisce miseramente in ospedale, con il secondo però gli va meglio: un tizio infatti lo filma mentre si prende a botte con dei cattivoni e il filmato ottiene più visualizzazioni su YouTube di “Friday” di Rebecca Black. Tutto il mondo a questo punto si chiede: ma kick-asso è?

Recensione cannibale
Kick-Ass è uno degli esempi più limpidi del ritardo (anche mentale) della distribuzione italiana e in generale dell’Italia rispetto al resto del mondo. Uscito negli USA (ma anche in Kazakistan) un anno fa, erano già mesi che l’avevo visto in lingua originale però avevo deciso di aspettare a parlarne in occasione dell’uscita italiana. Poi sono passati i giorni, le settimane, i mesi e il film arriva solo ora, alla buon ora. Ho colto così l’occasione per riguardarmelo in italiano, ché tanto è bello divertente, però mi sono chiesto: “Ma perché tutto questo ritardo?” Pare che il motivo scatenante sia stato il fatto che il film contiene scene troppo violente con protagonista una bambina, una cosa che può scandalizzare giusto nel paese dove le minorenni devono andare ad Arcore se vogliono assicurarsi un futuro decente ma non possono comparire in film violenti. Robe che nemmeno in Kazakistan…

Venendo al film è per me un quasi cult. Tra gli elementi che lo renderebbero un cult assoluto c’è una sceneggiatura scoppiettante, magari non del tutto originale ma in grado di riprendere i modelli supereroistici recenti di Spider-Man o Heroes e riproporli in una chiave ancora più aggiornata, ironica e cattiva.
Assolutamente cult i due personaggi principali: Kick-Ass, interpretato dal promettentissimo Aaron Johnson, è un medioman, anzi un medioboy che non viene morso da un ragno o “fulminato” dai superpoteri come i protagonisti di Misfits, bensì decide di sua spontanea volontà di diventare un eroe; Hit Girl poi è già un mito assoluto, una ragazzina cresciuta dal padre con l’ideale di una vendetta kill-billiana e a suon di proiettili sparati in pancia come neanche in Gomorra, una piccola eroina cazzutissima che è la marcia in più nonché la vera kick-ass del film. E Chloe Moretz che la interpreta a 14 anni è già una delle star più lanciate di Hollywood.
Niente male anche il resto del cast con il mitico McLovin’ di Suxerbad, la gnoccolona di turno (Lyndsy Fonseca, vista anche in Hot Tube Time Machine, Desperate Housewives e la nuova serie Nikita) e un Nicolas Cage che è meglio rispetto ai suoi standard ma è pur sempre Nicolas Cage. Tra l’altro Cage ha finalmente realizzato un suo sogno: quello di prendere parte a una pellicola fumettosa, lui che ha persino rovinato la vita al figlio chiamandolo Kal-El, ovvero il nome kryptoniano di Superman. E stic-ass.

Altro punto di forza del film è una dose insensata di ultraviolenza in grado di esaltare tanto Quentin Tarantino quanto Alex DeLarge, cosa che rende le scene di combattimento molto più cruente e quindi spettacolari di quanto siamo abituati a vedere in molte altre edulcorate pellicole hollywoodiane del genere. Super anche la colonna sonora, con tra gli altri Primal Scream, Prodigy, Ennio Morricone, Elvis e Joan Jett frullati tutti insieme allegramente.

Perché allora l’ho definito solo un quasi cult, a parte il fatto che sono un incontentabile bastardo? Beh, perché comunque perde il confronto fumettistico con una pellicola recente simile e un cult al 100% come Scott Pilgrim vs. The World, in grado di essere più inventiva da un punto di vista registico e visivo. E poi perché alcune parti della storia non sono del tutto convincenti; mi riferisco in particolare ai cattivi, capitanati dal solito boss mafioso italo-americano stereotipato che non regge minimamente al fianco di personaggioni come Kick-Ass e Hit Girl.
Niente di irrimediabile, comunque, e anzi per una volta aspetto più che fiducioso il sequel. Nonostante la pellicola non abbia riscosso un successo travolgente al box-office, si è comunque rivelata un piccolo fenomeno e quindi il numero 2 è già in cantiere. Se di solito preferisco che non vengano realizzati, in questo caso credo che un secondo episodio potrebbe risultare ancora più divertente e spettacolare del primo.
E sono sicuro che ci prenderà ancora di più a kick nell’ass!
(voto 7/8)

Personaggio cult: Hit Girl (Chloe Moretz)

martedì 15 marzo 2011

Chatta con me

I segreti della mente - Chatroom
(UK 2010)
Regia: Hideo Nakata
Cast: Aaron Johnson, Imogen Poots, Matthew Bear, Hannah Murray, Daniel Kaluuya, Megan Dodds, Nicholas Gleaves, Ophelia Lovibond
Genere: thriller online
Se ti piace guarda anche: Chain Letter, Dread, L’onda, 4.3.2.1

Trama semiseria
Cinque tipi si incontrano in una chat chiamata Chelsea Teens! (ovvero gli adolescenti del quartiere londinese di Chelsea, nessun riferimento invece alle escort dei calciatori del Chelsea), e diventano amiconi in rete. Si scatenano in una tipica commedia teen alla American Pie o si smaciullano per divertimento come nel più classico degli horror? In verità nessuna delle due, anche se siamo più dalle parti della seconda opzione, visto che il protagonista cercherà di spingere gentilmente i suoi nuovi amichetti verso il sucidio. Ce la farà in questo suo nobile intento?

Recensione cannibale
Le nuove tecnologie sono una gran ficata, c’hanno cambiato la vita e hanno rivoluzionato il mondo (ve le immaginate le rivoluzioni nel Nord Africa senza social network e dunque senza un Mark Zuckerberg?). Le nuove tecnologie hanno però dato anche vita a un mostro, un nuovo e pericoloso sottogenere cinematografico: il thriller horror online. Tra le pellicole che hanno iniziato il genere, oltre al solito rivoluzionario Tron, spinto però più sul versante fantascientifico, ci sono stati il pessimo Il tagliaerbe tratto da Stephen King e l’interessante The Net – Intrappolata nella rete con Sandrona Bullock, ma da lì in poi negli ultimi anni siamo stati travolti da tutta una serie di film e più che altro filmetti che ci mettevano in allerta sui pericoli della rete, quasi che il cinema fosse spaventato da Internet e volesse provare a farcelo sembrare un posto oscuro e pericoloso. Ma a parte le migliaia, forse milioni, di fan scatenate di Twilight che circolano, la rete non è poi così minacciosa. Non più di certi quartieri di Torino o Milano (o aggiungi città a tua scelta) di notte.

Questo Ch@troom si prospetta quindi come la solita americanata horror sulle nuove tecnologie? La risposta è un no, sebbene con riserve. Dietro la macchina da presa del film innanzitutto ritroviamo il giapponese Hideo Nakata, non parente dell’ex calciatore di Perugia, Roma e Parma bensì il regista dell’originale e imitatissimo Ringu (l’horror più copiato degli ultimi 10 e passa anni?). La pellicola evita quindi il pericolo sia con il tocco del regista nipponico  sia grazie alla produzione inglese, con riprese in quel di Londra. La prima ora di visione viaggia poi su coordinate distanti dal solito film di paura, andando a cercare più che altro una rappresentazione realistica del mondo giovanile di oggi. Nakata ci mostra infatti i protagonisti unendo la loro vita nel mondo reale con quella nel mondo virtuale della rete. La fusione tra i due piani è ben realizzata e il film sembra andare in una direzione inconsueta. L’incontro tra i protagonisti, 3 ragazzi e 2 ragazze che si conoscono per la prima volta grazie a una chatroom, ricorda poi vagamente i Misfits della mitica serie tv, peccato che al film manchi lo stesso marcato senso dell’umorismo.

La pellicola procede dunque nella prima parte in maniera molto interessante, con una riflessione sui rapporti e le amicizie che si possono instaurare in un luogo virtuale, quale può essere anche un blog come questi dannati Pensieri Cannibali, e sugli effetti e le ricadute che possono poi avere anche nella vita reale, con una commistione tra online e offline che ormai è diventata per un sacco di persone, noi blogger compresi, sempre più totale.
Peccato che nell’ultima mezz’ora il film prenda i binari piuttosto prevedibili del thriller (senza sfociare in quelli dell’horror, come da Nakata ci si potrebbe aspettare) e il film perde una buona parte delle sue buone intenzioni iniziali. Un buon decollo insomma, ma un atterraggio così così. Al ché io mi chiedo: ma perché certe storie devono per forza andare a parare sempre e comunque nel thriller? Lo so che è la via più facile per portare una vicenda alle sue estreme conseguenze, però non si potrebbe azzardare un’altra via più inaspettata e magari sorprendente?

Buona la colonna sonora, anche se purtroppo relegata più che altro a un suono di sottofondo, e niente male il cast british della pellicola, capitanato da un Aaron Johnson ormai sempre più lanciato dopo l’anti-eroe sfigato di Kick-Ass, il giovane Lennon di Nowhere Boy e il balletto nel video di “Uberlin” dei R.E.M.; il giovane idolo qui si può scatenare finalmente in una parte da cattivo ragazzo e va detto che il ruolo gli è molto congeniale. Sebbene a breve lo vedremo ancora in Kick-Ass 2 come buono, che il suo futuro sia da villain? Lo spero.
Bene anche Imogen Poots, biondina già notata accanto a Jesse Eisenberg e Michael Douglas nell’ottimo e sottovalutato Solitary Man e il timido personaggio interpretato da Matthew Beard. Meno sviluppati e dunque costretti al ruolo di riempitivi gli altri due personaggi, un tipo di 17 anni che teme di essere un pedofilo perché gli piace una bimbetta di 11 anni, e una disadattata interpretata da Hannah Murray, già tra le protagoniste delle prime due indimenticabili stagioni di Skins in cui era Cassie, una delle più tipe fulminate nell’intera storia delle serie televisive.

Presentato nella sezione Un Certain Regard a Cannes 2010, lanciato con una certa indifferenza in Gran Bretagna, il film dovrebbe uscire in Giappone (nonostante quello che sapete...) questo weekend mentre in Italia non è previsto ma, se mai arriverà, probabilmente filerà dritto in home-video. Non un capolavoro, certo, piuttosto un film attuale che prova a dire qualcosa sul mondo di oggi. Una grande ambizione, non del tutto riuscita, per una pellicola che si lascia guardare e lascia aperta qualche riflessione sulle nostre vite sia al di qua che al di là dello schermo di un pc.
(voto 6,5)

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