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domenica 10 settembre 2017

Venezia 74, il resoconto da chi la Laguna l'ha vista solo in cartolina





La guida definitiva sulla 74a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, appena conclusasi, è qui. Poco importa che Pensieri Cannibali non sia stato presente in Laguna con manco mezzo inviato sottopagato. Ecco il riepilogone in breve di quanto si è visto al Festival di Venezia 2017, tra realtà e immaginazione.

Partiamo dai premi. Il Leone d'oro di miglior film in Concorso è andato a The Shape of Water di Guillermo del Toro. Non sono mai stato un grande fan del suo cinema, però questo suo nuovo lavoro già dal trailer mi ha fatto piangere come una ragazzina che ha appena scoperto che Justin Bieber non esiste, ma è solo un'invenzione di marketing.
Sono inoltre contento che il premio più importante sia andato a una pellicola “mainstream” che fa venire voglia di andare al cinema per sognare, anziché un mattonazzo in bianco e nero di 4 ore che il pubblico lo fa scappare o al massimo dormire, com'era successo l'anno scorso con il film di Lav Diaz.

sabato 11 gennaio 2014

LA VITA DI ADELE È UNA COSA MERAVIGLIOSA




La vita di Adele
(Francia, Belgio, Spagna 2013)
Titolo originale: La vie d’Adèle
Regia: Abdellatif Kechiche
Sceneggiatura: Abdellatif Kechiche, Ghalia Lacroix
Tratto dalla graphic novel: Il blu è un colore caldo di Julie Maroh
Cast: Adèle Exarchopoulos, Léa Seydoux, Salim Kechiouche, Aurélien Recoing, Catherine Salée, Alma Jodorowsky, Jérémie Laheurte, Benjamin Siksou, Mona Walravens, Anne Loiret, Benoît Pilot, Sandor Funtek, Samir Bella
Genere: porno lesbo d’autore
Se ti piace guarda anche: Laurence Anyways, La classe, Polisse, Kids

Adele non è quella di “Someone like youuuuu!”, la canzone preferita da quelli che dedicano una canzone in radio al proprio tipo/tipa senza rendersi conto che il testo parla di una rottura, non di un amore destinato a durare in eterno. O meglio, Adele è sì quella di “Someone like youuuuu!” e altre strepitose canzoni che parlano per lo più di cuori spezzati, ma non è lei l’Adele di cui ci occupiamo oggi.
L’Adele di cui ci occupiamo oggi è una ragazza di Parigi all’ultimo anno di liceo e alle prese con i primi stravolgimenti sentimentali e sessuali. Esce con un ragazzo, uno che fa musica ma non ha mai letto un libro in vita sua a parte Le relazioni pericolose che in pratica gliel’ha letto il prof. a scuola al suo posto spiegandogli per filo e per segno ogni passaggio, altrimenti lui non ci capiva una cippa. Adele invece è una che adora leggere. Oltre a essere una bella fig... pardon femme, è anche interessante e interessata a livello culturale. Un’altra cosa che le piace, oltre ai libri, sono le ragazze. Frequenta questo tipo semi analfabeta, ma in giro guarda le girls. Soprattutto quelle con i ragazzi blu. È un po’ confusa, non sa cosa scegliere.

Ragazzi?
"Già finito?"

O ragazze?

Ragazze, ovvio!

Adele va così per locali “alternativi” insieme al suo amico gay e finisce in un bar per lesbiche, dove ritrova la misteriosa ragazza con cui aveva incrociato per magia lo sguardo qualche giorno prima: Emma (Léa dai capelli blu Seydoux). E da lì comincia la loro storia d’amore. D’amore e sesso. Tanto sesso. Ma proprio tanto. Roba che di scene così lunghe ed esplicite di sesso non se ne vedono molto spesso nel cinema. Nel cinema non porno.
Quindi, in pratica, La vita di Adele è un porno lesbo, con in più una gran bella trama che ci racconta dell’educazione sentimentale della sua protagonista. Ovvero un capolavoro. O un quasi capolavoro.


Adele è portata sullo schermo da Adèle Exarchopoulos, giovane promettentissima attrice francese di chiare origini greche. Io mi chiedo: ma quando il regista francese di chiare origini tunisine Abdellatif Kechiche l’ha ingaggiata per il film, poteva immaginarsi che gli avrebbe regalato una performance del genere? Che Léa Seydoux fosse brava già si sapeva, ma questa giovane quasi esordiente totale?
Adèle Exarchopoulos in questo film ha messo tutta se stessa, sia a livello fisico - e che fisico! - che recitativo, non risparmiandosi in nessun frangente, soprattutto quelli sessuali. Se il personaggio di Adele prende vita è soprattutto per merito suo. Per carità, Kechiche è bravissimo a girare con uno stile che combina porno, neorealismo, nuova scuola francese (quella stile La classe, Polisse e 17 ragazze), più dogma 95 style alla Lars Von Trier giusto un po’ meno perfido e misogino. Bravo Kechiche, però sarebbe davvero difficile pensare il film con una protagonista differente. Adele è Adèle. Non la cantante: Adèle Exarchopoulos.
Provate a immaginare se il film fosse stato girato in Italia. Provate a immaginare una Alessandra Mastronardi o una Martina Stella al suo posto. Il regista sarebbe anche potuto essere Kubrick, ma ne sarebbe uscita una porcata. Invece ne è venuto fuori il film vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 2013. Un capolavoro. O quasi, dicevamo.


Perché La vita di Adele non è un capolavoro, ma “solo” un quasi capolavoro?
La pellicola è divisa in due capitoli. Il primo è stupendo. Uno dei più bei ritratti teen mai visti. Un racconto di formazione che affronta il tema della confusione sessuale di petto, letteralmente, e ci presenta una storia d’amore in maniera poetica ma non sdolcinata.
Il secondo capitolo è diverso. Non è che faccia schifo, nient’affatto. La sensazione che ho avuto è però che ci siano troppi salti temporali, alcuni piuttosto repentini. Come se il film, che fino a quel momento si era preso tutto il tempo che voleva per dare vita ad Adele, si fosse improvvisamente messo a fare uno scatto, finendo per raggiungere il traguardo con un po’ di fiatone. In maniera analoga a quanto successo con un altro film simile, l’affascinante ma meno riuscito Laurence Anyways di Xavier Dolan, con cui ha in comune il tema della confusione sessuale, così come una lunghezza esagerata e una parte conclusiva che finisce per diventare un pochetto ripetitiva, visto che ATTENZIONE SPOILER anche in questo caso abbiamo un re-incontro doppio tra le due protagoniste, Adele ed Emma, che volendo si poteva ridurre a uno solo. FINE SPOILER
Questo giusto per andare a cercare il pelo nell’uovo. Che poi qualcuno di voi ha mai trovato un pelo in un uovo, in vita sua?
Che schifo!


Al di là come detto di questo piccolo difettuccio, che comunque contribuisce a renderlo ancora più umano e vivo, La vita di Adele è un filmone fiume meraviglioso che nel corso delle sue 3 ore conquista e travolge grazie alla sua impressionante intensità. Una pellicola che fa innamorare, non tanto della Seydoux dai capelli blu, ma di Adele.
Adele chi?
La vita di Adele è un film spezzato in due parti che parla di un cuore spezzato, quindi sì, alla fine in pratica è come una canzone di Adele. Quella di “Someone like youuuuu!”.
(voto 9/10)


mercoledì 11 dicembre 2013

COTTA ADOLESCENZIALE 2013 – N. 7 LEA SEYDOUX E ADELE EXARCHOPOULOS



Léa Seydoux
(Francia 1985)
Genere: radical-chic
Il suo 2013: protagonista del film Palma d'Oro al Festival di Cannes 2013 La vita di Adele, in più è apparsa negli spot Prada: Candy firmati da Wes Anderson, con cui ha girato anche il suo prossimo film The Grand Budapest Hotel
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Melanie Thierry, Laura Prepon, Mia Wasikowska
È in classifica: perché una classifica senza di lei sarebbe mooolto meno chic
Il suo discorso di ringraziamento: "Tres bien, merci beaucoup garçon cannibale."



Adèle Exarchopoulos
(Francia, Grecia 1993)
Genere: esordiente allo sbaraglio
Il suo 2013: l'altra protagonista del film Palma d'Oro al Festival di Cannes 2013 La vita di Adele
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Diane Fleri, Léa Seydoux
È in classifica: perché è la topa tipa rivelazione del cinema europeo 2013
Il suo discorso di ringraziamento: "Tres bien, merci beaucoup garçon cannibale."
(oh, non rompete! in francese non so altro)


Dicono di loro su
tetter
t.A.T.u. @tatu_official
Cioè, noi facevamo le stesse cose 10 anni fa e non c'han dato manco un Teleratto e ora a queste due hanno consegnato persino la Palma d'Oro?

Marco Goi @cannibal_kid
Non so come si pronuncino correttamente i loro cognomi, ma tanto per me sono: #Lea Seduce e #AdeleExageratopolas



domenica 26 maggio 2013

C’EST LA VIE (D’ADELE)


Festival di Cannes 2013, ultimo atto.
Detto così, sembra che qui a Pensieri Cannibali si sia seguito l’evento cinematografico giorno per giorno, film dopo film. Non è esattamente così. Purtroppo non ero presente sulla Croisette, ma se il prossimo anno qualche giornale, rivista, sito e/o compagnia di catering volesse sponsorizzarmi la trasferta, mi offro ben volentieri! GRAZIE

Poco fa si è tenuta la cerimonia di chiusura della manifestazione, condotta dalla madrina Audrey Tautou, arrivata direttamente dal magico mondo del cinéma. Quali sono stati i verdetti della giuria, presieduta quest’anno dall’ormai bollito, almeno come regista, Steven Spielberg?
Le sue decisioni saranno state ai livelli del mediocre Lincoln o addirittura del tragico War Horse?
Scopriamolo subito…

Miglior attore
Bruce Dern per Nebraska di Alexander Payne.
Attore dalla carriera lunghissima visto anche ne Il grande Gatsby versione 1974, dove interpretava la parte di Tom Buchanan. In più, è pure il paparino di Laura Dern, la musa numero 1 del cinema di David Lynch. Sarà stato un premio meritato? Boh, di certo Alexander Payne, quello di Paradiso amaro e Sideways, è un regista che sa tirare fuori il meglio dai suoi attori.

Miglior attrice
Berenice Bejo per The Past di Asghar Farhadi (il regista iraniano di Una separazione). Pollice su, per la francesina rivelazione di The Artist.

A presentare il premio per la miglior sceneggiatura c’è Asia Argento, con un tono di voce da femme fatale dark che sembra stia per avere un orgasmo da un momento all’altro. E mentre la nostra Asia si distrae, l’award va a Thian zu Ding per la pellicola A Touch of Sin del cinese Jia Zhang-ke. Che tutti conosciamo, nevvero?

"Un saluto dall'Italia, Mr. Spielberg!"

Premio della Giuria
Like Father. Like Son, del giapponese Hirokazu Koreeda, regista noto per aver affrontato spesso nei suoi film il tema del lutto. Un allegrone, in pratica. Yatta!

Il Prix de la mise en scène per il miglior regista va… al messicano Amat Escalante per Heli.

Kim Novak, e dico la donna che visse due volte Kim Novak, consegna il Gran Premio della Giuria a Inside Llewyn Davis. Nonostante generalmente non sopporti un granché i fratelli Coen, questo film a tematica musicale con Oscar Isaac, Justin Timberlake e Carey Mulligan mi incuriosisce assai.




Palma d’Oro
La Dea Uma Thurman consegna il premio più ambito a…
Il favorito della vigilia: La vie d'Adele, pellicola francese firmata dal regista tunisino Abdellatif Kechiche. Non ho visto i film precedenti del regista, che ho lì lì da recuperare, però una pellicola con scene lesbo tra la splendida e bravissima Léa Seydoux e la rivelazione Adèle Exarchopoulos, entrambe molto commosse durante la premiazione, sulla fiducia la Palma d’Oro se la merita tutta.
Certe che al giorno d’oggi a chiamarsi Adele si vincono Grammy, Oscar, Mtv Awards e ora pure la Palma d’Oro.




La Palma d’Oro alla gnoccaccine, premio consegnato in esclusiva da Pensieri Cannibali, va invece a…
Emma Watson

"Thank you, Cannibal!"

Riassunto dei premi del Festival di Cannes 2013 per chi non aveva voglia di leggersi tutto il post
Palma d'oro: “La Vie D'Adele” di Abdellatif Kechiche
Gran Prix: “Inside Llewyn Davis” di Ethan e Joel Coen
Premio alla regia: Amat Escalante per “Heli”
Premio della giuria: “Like Father, Like Son” di Kore-Eda Hirokazu
Miglior attore: Bruce Dern per “Nebraska” di Alexander Payne
Migliore attrice: Berenice Bejo per “Le Passé” di Asghar Farhadi
Miglior sceneggiatura: Jia Zhangke per Tian Zhu Ding (A Touch Of Sin)
Palma d'oro al miglior cortometraggio: Safe di Moom Byoung-gon
Menzione speciale al cortometraggio: Hvalfjordur (Whale Valley / Le Fjord des Baleines) di
Gudmundur Arnar Gudmundsson
Camera d'Or: Ilo Ilo di Anthony Chen (Quinzaine des Réalisateurs)

E Paolo Sorrentino? E Toni Sorvillo? E La grande bellezza? E i film di Ozon, Polanski, Soderbergh e Jim Jarmush? E il fischiato Solo Dio perdona di Refn?
Per loro niente. Potrà Dio perdonare Steven Spielberg?

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