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martedì 19 febbraio 2013

NOI SIAMO INFINITO, E VOI CHI CA**O SIETE?

Caro amico, ti scrivo perché ho visto un film bellissimo. Sarebbe piaciuto molto anche a te. È ambientato nei primissimi anni ‘90 e so quanto a te piacciano le pellicole ambientate in quel periodo. E poi è una storia teen, tratta di tematiche come il suicidio, le difficoltà ma anche i vantaggi di essere un wallflower, uno che fa tappezzeria, un ragazzo da parete, uno che non fa parte dei tipi cool della scuola. Uno come noi. Ricorda vagamente Donnie Darko, ma senza la componente fantascientifica e horror e ricorda anche Il giardino delle vergini suicide, ma con tinte più comedy. Insomma, lo avresti a-do-ra-to.

Così come avresti adorato i tre protagonisti, 3 dreamers meno incasinati sessualmente di quelli di Bertolucci. Siamo pur sempre in America e non nella più libertina Francia. Il protagonista, Logan Lerman, è il classico ragazzino su cui non avresti scommesso due euro nemmeno tu appassionato di robe adolescenziali. Ha fatto Percy Jackson, che poi non era nemmeno tanto terribile come tutti dicono, e lì non è che sembrasse un attore fenomenale. Nemmeno qui sembra fenomenale, eppure è perfetto nella parte del wallflower.
Il meglio arriva comunque con i due comprimari. Emma Watson pure lei proviene dal fantasy, dalla saga di Harry Potter in cui si rivelava come la migliore tra i giovani maghetti. La cosa più magica dell’intera serie era vederla trasformarsi da bimbetta secchiona so-tutto-io a donnina con tutte le cose al posto giusto. L’esame di maturità l’ha però passato solo ora. In questo film illumina la scena, è la “ragazza più carina della stanza”, senza dubbio.
E poi c’è Ezra Miller, il ragazzino disturbato dei raggelanti Afterschool e …E ora parliamo di Kevin, ora alle prese una volta tanto con un personaggio non da ragazzino disturbato, bensì di un tizio originale, sempre sopra le righe, uno che recita la parte del “dolce travestito” del The Rocky Horror Picture Show e che prende per il culo i professori. L’interpretazione di Ezra è qualcosa di fenomenale, mi ha ricordato l’energia anarchica di Heath Ledger ai tempi dei suoi esordi teen in 10 cose che odio di te. Quanto avevi amato quel film, vero? In quel caso, l’ispirazione per il film veniva dal Bardo Shakespeare. In questo film, invece, l’ispirazione è decisamente più recente.

"Sono la regina del mondo!
(Col cavolo che ti pago il copyright, maledetto James Cameron)"
The Perks of Being a Wallflower, così si chiama il film di cui ti sto parlando in questa lettera, è sceneggiato e girato da Stephen Chbosky a partire da un suo stesso romanzo epistolare, uscito in italia con il titolo Ragazzo da parete. Chbosky, non chiedermi come si pronuncia, è stato anche il co-creatore della serie tv Jericho che, lo confesso solo a te, non è che fosse un granché. Il suo Ragazzo da parete è stato un romanzo parecchio discusso, negli USA, ed è diventato un piccolo grande cult, negli USA. In Italia invece è passato piuttosto inosservato, ma la cosa certo non ti sorprenderà.

Le parole comunque non credo possano bastare per riportare tutta la poesia di questo film, il suo riuscire a raccontare in maniera perfetta il periodo dell’adolescenza, il periodo all'incirca della nostra adolescenza, sia nel suo lato più merdoso e complicato, sia nello stupore di vedere e fare cose per la prima volta. Perciò insieme alla lettera ti allego una cassetta. Ti ho fatto una musicassetta mixtape, come quelle che ti preparavo una volta. È il modo migliore per “sentire” questo film. Dentro c’ho registrato i pezzi più significativi della colonna sonora. Spero ti piacciano, ce n’è un po’ per tutti i momenti.

Dentro trovi la ninna nanna perfetta che ti accompagnerà nel mondo dei sogni.



Il pezzo con cui scatenarti sulla pista da ballo.



La canzone con cui non sei una storia triste, ma ti senti vivo.



Caro amico, mi sarebbe insomma piaciuto molto vederlo con te, questo Noi siamo infinito, Ragazzo da parete, The Perks of Being a Wallflower o come diavolo preferisci chiamarlo. So che l’avresti adorato.

Sinceramente tuo,
Cannibal Kid

P.S. Ti mando anche una locandina che ho fatto appositamente per te.
Ehm... no, confesso: in realtà l'ha fatta il grafico C(h)erotto de L'OraBlù. Però dicono che è il pensiero che conta, no?



"Hey Hermione, conosci mica una magia per farci apparire meno ridicoli?"
Noi siamo infinito
(USA 2012)
Titolo originale: The Perks of Being a Wallflower
Regia: Stephen Chbosky
Sceneggiatura: Stephen Chbosky
Tratto dal romanzo: Ragazzo da parete di… Stephen Chbosky
Cast: Logan Lerman, Emma Watson, Ezra Miller, Nina Dobrev, Nicholas Braun, Mae Whitman, Erin Wilhelmi, Paul Rudd, Dylan McDermott, Kate Walsh, Tom Savini, Julia Garner, Melanie Lynskey, Landon Pigg, Joan Cusack
Genere: adolescenziale
Se ti piace guarda anche: Il giardino delle vergini suicide, Donnie Darko, Breakfast Club, L’attimo fuggente
(voto 8,5/10)


mercoledì 13 giugno 2012

Con te partyrò

The Myth of the American Sleepover
(USA 2010)
Regia: David Robert Mitchell
Cast: Claire Sloma, Marlon Morton, Amanda Bauer, Brett Jacobsen, Nikita Ramsey, Jade Ramsey, Amy Seimetz, Melanie Leanne Miller
Genere: pre-adolescenziale
Se ti piace guarda anche: The Beautiful Ordinary, Youth in Revolt, Daydream Nation, Cherrybomb, Tomboy, Kids
Film non (ancora) uscito in Italia

The Myth of the American Sleepover: il mito del pigiama party americano.
Purtroppo o per fortuna, questo film non è arrivato, e probabilmente non arriverà mai, sul mercato italiano. Purtroppo, perché non sarà un capolavorone ma è comunque una visione assolutamente gradevole e una pellicola che riesce a trattare il tema della pre-adolescenza in maniera non troppo stereotipata.
Per fortuna, perché Iddio solo sa cosa potrebbero tirare fuori come titolo italiano…


Il film si va a inserire nel filone che io adoro dei “tutto in una notte”, quello che comprende titoli come Collateral, Margin Call, Fuori orario, tanto per dire dei super filmoni, ma anche pellicole più leggere e comunque parecchio godibili come Lo spaventapassere, Tutto quella notte o… Tutto in una notte: con un titolo così, non potevo non citarlo, sebbene tra tutti sia quello che mi è piaciuto di meno.
The Myth of the American Sleepover è una sorta di piacevole variante teen del genere. Anche se sarebbe più giusto parlare di variante tween. I protagonisti sono infatti un gruppo di ragazzini intorno ai 13/14 anni, nell’ultima notte d’estate prima di entrare a far parte del liceo dopo la fine delle scuole medie, e dunque fare il loro ingresso ufficiale all’interno della gioventù americana.
Alcune ragazze organizzano un pigiama party, mentre i ragazzi ne fanno una sorta di versione maschile, che però per dignità preferiscono non chiamare “pigiama party”, bensì definirlo un “semplice ritrovo tra amici”. Alle loro vicende si intreccia anche quella di un personaggio più grande, un universitario in crisi che per ritrovare se stesso cerca di andare a sgamare due sexy gemelline che gli andavano dietro ai tempi del liceo ma di cui lui non si era mai accorto prima. È lui la presenza più (molto relativamente) adulta, all’interno di un film in cui i genitori sono un’entità del tutto invisibile. O meglio, non ci sono proprio.


Il cast è quindi dominato interamente da volti nuovi, emergenti promettenti in cui si segnala soprattutto Claire Sloma, bionda dal viso particolare, un po’ una Chloe Sevigny acerba. E ho detto “Chloe Sevigny acerba”, mica “Manuela Arcuri acerba”.


Con uno sguardo innocente che ricorda più un cinema francese naif alla Tomboy che non i kids estremi e privi di morale di Larry Clark e Harmony Korine (prossimamente è in arrivo un suo nuovo film deviato con Selena Gomez e Vanessa Hudgens!), il regista David Robert Mitchell ci presenta una serie di ragazzini esattamente a mezza strada tra fanciullezza e primi sconvolgimenti emotivi/ormonali da teenager. Per fortuna viene evitato qualsiasi sensazionalismo, sesso e droga sono presenti in dosi minime ma allo stesso tempo non c’è una visione edulcorata o puritana della realtà. Quella di non giocare troppo su questi temi è una scelta voluta, consapevole. Può essere vista anche come un difetto, visto che il regista non spinge mai fino in fondo il pedale della quinta e rimane quindi sospeso. Però è giusto che sia così. Un film sospeso che racconta di un’età sospesa.
(voto 7-/10)

mercoledì 2 maggio 2012

Scialla la là - Stai tranzollo

Scialla! (Stai sereno)
(Italia 2011)
Regia: Francesco Bruni
Cast: Filippo Scicchitano, Fabrizio Bentivoglio, Barbora Bobulova, Vinicio Marchioni, Giuseppe Guarino, Prince Manujibeya
Genere: vita de strada
Se ti piace guarda anche: Come te nessuno mai, Ovosodo, I liceali

Scialla, raga.
Questa è una rece de ‘sto filme, ma potrebbe anche essere una rece de ‘sto cazzo.
Quindi scialla, raga. E se non siete d’accordo con quanto scritto, smammate via, che non è aria.
Ok, sto sciallo pure io.
Non vi minaccio più, promesso.
Adesso me faccio ‘na bella cannetta insieme al Fabbrizzio Bentivvoglio.
Ah, che bello. Sto già più sciallo.
Certo che, raga, ma il titolo che hanno messo al film è bruttobbestia.
Scialla con il punto esclamativo, roba che sembra ‘na trasmissione de ‘sto cazzo: sì, parlo proprio di ‘na trasmissione stile Amici della Maria ma non quella da fumare insieme al Fabri bella zio Bentivoglio.
E per di più (tra parentesi) c’è la tradu per quei vecchi anzi cuei vekki che nn capiscono: Stai sereno.
Era necessario per davero, vè?
A sto punto chiamarlo Tranqui Funky non era più facile? Come diceva J Ax: sai che Tranqui significa tranquillo, e su questo Funky mi sciallo e non strillo.

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!

Chi è che ha strillato?

 È arrivato il libro di Cannibal: corro a comprarlo!"
Scialla, raga. Non strillate. Godeteve er filme che carino è carino. Non è che sia l’ottava meravija der mondo, però è carino. È vero, soprattutto. È un filme che parla come noi ragazzi de Roma. Ragazzi veri. Non come i mocciosi del Moccia. Né come i pistolini mosci del Muccino. Big and junior.
La cosa bella der filme è che sembra una puntata de Skinse ambientata a Roma e poi di bello c’è che parla di rispetto.
Ci sono due tipi di rispetto. Forse in generale nel mondo ce ne stanno anche più di due, però in questo film ce ne stanno due. C’è quello di un fijo non de na miggnotta, ma di un fijo nei confronti del padre. E poi c’è il rispetto de strada. Quello è un’altra storia. La strada è la vita. Per strada si suona l’hip-hop. Questo Scialla! è uno dei pochi film hip-hop italiani mai realizzati. È un po’ un 8 Mile che se scontra con Ladri di biciclette. Anche se i pezzi di Amir non sono proprio come quelli di Eminem ma fanno cmq il loro porcoddue di dovere e Francesco Bruni come regista non è proprio De Sica Vittorio. Ma non è nemmeno De Sica Christian.

Bruni che è all’esordio alla regia e ciò è un bene. Fa riflettere il fatto che un classe 1961 in Italia sia all’esordio alla regia. In Canada, tanto per dire, il fenomeno Xavier Dolan a 23 anni è già al terzo film, mentre da noi ci dobbiamo accontentare di esordienti 50enni. Quando va ancora bene.
E, tra l’altro, Bruni non è che sia venuto fuori dal nulla e gli hanno fatto fare un film così perché è bello, ma perché ha già un lungo rodaggio alle spalle come sceneggiatore de ‘n sacco de film di Carlo Virzì, quel bischero, da Ovosodo fino a Tutta la vita davanti e La prima cosa bella. E gli attori sono tutti bravi e il giovane protagonista Filippo Scicchitano ha un cognome troppo chic però si vede che è uno de strada come noi.

A proposito, l’altra cosa bella di Scialla! è che è una commedia. Non fa taglià in due dalle risate. Però è leggera. È sciallata. Ci sono dei momenti in cui il film potrebbe prendere la facile piega/piaga del dramma, che è quanto avrebbero fatto il 90% degli sceneggiatori italiani. Invece no. Rimane sciallo. Sereno.
Quindi anche voi, raga, guardatevelo che ne vale la pena e pure il pene. Perché ce sta quel gran bel pezzo de fregna de ‘na Barbora Bobulova, ao’. E fa pure la parte dell’exxx pornostarre. ‘Nnamo raga. Tutti a vedè ‘sto filme ke se no siete pejo dei tifosi da’ Lazio!
(voto 6,5/10)

lunedì 9 maggio 2011

“Sono il numero 4!” Ca**o mene, pirla, io sono il numero 1

Non sono il numero 1, ma solo il numero 4...
Sono il numero quattro
(USA 2011)
Titolo originale: I am number four
Regia: D.J. Caruso
Cast: Alex Pettyfer, Dianna Agron, Timothy Olyphant, Teresa Palmer, Callan McAuliffe, Jake Abel, Beau Mirchoff, Kevin Durand
Genere: (non proprio) fantastico
Se ti piace guarda anche: Smallville, Terminator, Transformers, Twilight

Trama semiseria
Il protagonista è un tizio venuto sulla Terra da un altro pianeta. Esatto: un immigrato da accogliere a braccia aperte per Bersani, un clandestino da mandar “for dai bali” per Bossi, un terrorista da uccidere brutalmente non mostrando poi né immagini né filmati per gli americani.

...come superpotere faccio luce da una mano
e la figa del liceo non me la smolla nemmeno...
A dare la caccia a questo affascinante E.T sbarcato nel nostro paese per rubarci il lavoro e la figa non sono però i terrestri, bensì un gruppo di mostri provenienti dal suo pianeta che già hanno ucciso i primi 3 della lista e ora lui è il numero 4, il prossimo a dover essere eliminato.
A proteggerlo comunque c’è un guardiano, il suo personale Terminator che non ha le fattezze inespressive di Schwarzy ma quelle un pochino più espressive (ma non troppo) di Timothy Olyphant, e che gli suggerisce di non farsi notare troppo in giro per non rischiare di essere beccato. Peccato che il numero 4 sia un tipo alto, biondo, fisicato, un figo da cinema in pratica in mezzo a dei liceali brufolosi, un po’ difficile non si faccia notare… Come escamotage per passare inosservato si mette il cappuccio in testa, ma non è che funzioni più di tanto. Infatti la super gnugna del liceo Dianna Agron (già super gnugna di Glee) lo nota subito. E tra i due biondazzi scoppia l’attrazione fatale e da lì nasceranno tanti bambini geneticamente perfetti. Fu così che nacque la nuova razza ariana.
A no, questa è un’altra storia.

In questo film succede invece che a un certo punto il n. 4 scopre di avere dei superpoteri. Tipo? Tipo che proietta un’accecante luce blu dalle mani… bel potere del cazzo! Mi sa che quando c’è stata l’assegnazione dei poteri Superman, Flash e persino Hiro Nakamura lo hanno fregato alla grande.
...a proteggermi mi han dato un tizio che di solito nei film è lo psicopatico...
Comunque poi il numero 4 scopre di possedere altre doti, come una gran forza e la capacità di fare salti spettacolari, nella solita scena che da Spider-Man in avanti negli ultimi 10 anni ci hanno propinato in ogni film/telefilm di supereroi che si rispetti (e che non si rispetti). Fantasia, portami via.
Dopo un solo giorno che si sono conosciuti, la Dianna Agron, una tizia fissata con la fotografia ma fissata tanto tipo stalker, lo invita subito a cena dai suoi genitori. E poi lo fa salire in camera. Proprio quando il numero 4 sta per pucciare il biscottino alieno nella vagina numero 4 (lascio a voi la libera scelta delle prime 3) del pianeta Terra, ecco che viene interrotto dal suo cane protettore (oltre al Timothy Olyphant/Terminator ha infatti pure un cane che si rivela una specie di Cerbero!).
“Che tempismo da cane!” commenta il nostro numero 4, nella battuta più divertente dell’intera pellicola (fate voi quanto esilaranti siano le altre).
E quindi siamo alle solite. La morale della favola è che in questi film puritani di oggi stile Twilight non si ciula mai!

...ci manca solo che mi fanno cantare come in una puntata di Glee...

Recensione cannibale
La trama rivisitata, ma non troppo, del film è talmente inverosimile che ha risucchiato spazio alla recensione vera e propria, che tanto può essere riassunta in due modi.
Soluzione veloce: questo film è una cagata pazzesca.
Soluzione più lunga: questo film sta ai supereroi un po’ come Twilight sta ai vampiri, quindi regolatevi voi. Comunque rispetto a una pellicola simile tipo L’apprendista stregone è già parecchio meglio, ma anche questa informazione non è che giochi troppo a favore di un filmetto di discreto intrattenimento adolescenziale ma nulla più.

A una trama assurda che fonde insieme alla buona le avventure di Superman e Terminator, aggiungiamo una serie di cattivoni monodimensionali che sembrano usciti da una puntata di Smallville e degli effettacci speciali davvero mediocri: terribile ad esempio l’inseguimento tra il cane-Cerbero e un lucertolone/dinosauro sbucato non si sa da dove che sembra una versione mal riuscita di Jurassic Park, oltre che un esperimento genetico finito male.

...insomma, io me ne vado a Lampedusa che lì mi accolgono meglio!
Piacevole invece la colonna sonora con hit del momento di Kings of Leon, Adele, Temper Trap, Black Keys e XX (splendida la loro “Shelter”). I due protagonisti Alex Pettyfer e Dianna Agron devono ancora crescere parecchio come attori, ma io voglio dar loro fiducia, anche perché in film del genere è difficile fare grandi performance a meno che non ci si chiami Natalie Portman. E poi ancora...
A incorniciare il tutto in una veste (finto) spettacolare ci pensa la regia del DJ Caruso (non un membro degli Articolo 31, bensì il regista di Disturbia e Eagle Eye) e la produzione dell’immancabile Michael “fracassone” Bay.
Attenzione però, perché il finale lascia aperta la strada per un’intera saga. Peccato che, visti gli esiti non del tutto flopposi ma nemmeno troppo esaltanti del film ai botteghini, è alquanto improbabile che prosegua. E se un "Sono il numero cinque" non arriverà, credo proprio ce ne faremo una ragione.
(voto 6-)

domenica 8 maggio 2011

Ho ucciso mia mamma, ma non è una confessione

J'ai tué ma mère
(Canada 2009)
Regia: Xavier Dolan
Cast: Xavier Dolan, Anne Dorval, Francois Arnaud, Suzanne Clément, Patricia Tulasne, Neils Schneider
Genere: rapporto madre/figlio
Se ti piace guarda anche: Correndo con le forbici in mano, Tutto su mia madre, Y tu mama tambien - Anche tua madre

Trama semiseria
Hubert ha 16 anni, è gay, vive con la madre con cui ha un rapporto pessimo e, soprattutto, ha un nome ridicolo. Su quale aspetto si concentra maggiormente il film? Non sul nome ridicolo, come si potrebbe pensare, bensì sulla relazione conflittuale tra madre e figlio: in pratica i due litigano un sacco per tutto il tempo, fino a che lei scopre che è gay e allora lo spedisce in collegio. Dopo di che cosa succede? Considerato il titolo del film, lui la ucciderà?

Recensione cannibale
In occasione della festa della mamma, ecco a voi un film simpaticamente e dolcemente intitolato J'ai tué ma mère, ovvero I killed my mother, ovvero Ho ucciso mia mamma. Nonostante il titolo estremo faccia pensare al peggio, la pellicola non è certo così radicale, violenta o chissà cos’altro. Anzi, è un normale dramma il cui limite maggiore sembra proprio l’indecisione di non saper che direzione prendere e di non rischiare nulla. Un film più potenzialmente interessante che realmente interessante.

Nel calderone vengono buttati dentro diversi elementi: l’omosessualità, la ribellione giovanile, l’amicizia professore/studente, ma soprattutto il rapporto contrastato tra una madre divorziata e il figlio. Assistiamo quindi a una lunga serie di litigi tra loro due, lui sedicenne ribelle e vagamente artista ma nemmeno troppo, lei madre menefreghista che preferisce guardare un maledetto programma tv piuttosto che passare del tempo con il figlio. Tutto qui, qualche contrasto, qualche schiamazzo, ma niente di davvero incinsivo e nonostante il rapporto madre/figlio, non c’è nessuna scena madre (scusate la battutaccia). L’attrice che interpreta la mamma è poi francamente odiosa, va bene che il suo personaggio lo deve essere, però a tutto c’è un limite…

Quando un regista non sa cosa fare, ci piazza su un bel ralenty e pensa che tutto diventi più poetico. A volte gli va bene e l’espediente funziona anche (vedi Confession), a volte va male (Animal Kingdom), qua il più delle volte va male. Tra le poche cose che vanno segnalate di questo film non brutto ma certamente nemmeno imperdibile, c’è proprio una di queste scene al ralenty e quindi una gag divertente quando la madre scopre che il figlio è gay. Tutto qui, per il resto è una pellicola dagli intenti vagamente arty (Mr. Ford preferirebbe dire radical-chic), ma anche in questo caso tutto è soltanto accennato, non si osa mai davvero e la cosa lascia irritati. Un’occasione mancata che fa tornare in mente per analogia di tematiche Ryan Murphy alle prese con Correndo con le forbici in mano, più che Pedro Almodovar e il suo Tutto su mia madre.

Se vogliamo salvare qualcosa, oltre a una bella colonna sonora, possiamo dire che il regista nonché protagonista nonché sceneggiatore del film è il giovanissimo Xavier Dolan, oggi 22enne ma autore dello script a soli 17 anni, e quindi in grado ancora di crescere e maturare parecchio. Nonostante io apprezzi e ammiri i giovani esordienti, per adesso abbiamo solo un talento acerbo e non ancora espresso; da un’opera prima realizzata a quest’età mi aspettavo molti più eccessi ed esuberanza, qui invece il Dolan pur avendo realizzato un’opera molto personale sembra essersi trattenuto parecchio e se non osi a 20anni, quando? Chissà, magari si noteranno dei miglioramenti già nel suo secondo lavoro, Les Amours Imaginaries, presentato a Cannes 2010 ma non ancora arrivato in lingua italiana nemmeno sottotitolato.
J'ai tué ma mère è una pellicola che dunque dimostra coraggio giusto nel titolo e poi basta.
Comunque adesso stop: ho ucciso questo film già più di quanto meritasse.
(voto 5+)

mercoledì 2 febbraio 2011

Skins: America VS Great Britain

Skins USA
(stagione 1)
Creato da: Jamie Brittain, Bryan Elsley
Cast: James Milo Newman, Rachel Thevenard, Daniel Flaherty, Sofia Black-D’Elia, Britne Oldford, Jesse Carere, Ron Mustafaa, Camille Crescencia-Mills, Eleanor Zichy
Genere: American teen
Se ti piace guarda anche: Skins UK, Le regole dell’attrazione, Gossip Girl, The O.C.

La cosa che ho trovato più interessante del remake USA della serie teen cult britannica Skins è il rispetto con cui è stato rifatto il primo episodio: praticamente oggi Skins è trattato come Shakespeare, anzi forse con persino maggiore riverenza. Giusto che sia così visto che ha rappresentato un qualcosa di radicalmente nuovo e innovativo nel panorama televisivo degli ultimi anni, trasformando del tutto il teen drama come lo conoscevamo in precedenza.
Anche gli Stati Uniti si sono dovuti inchinare a sua maestà e riconoscere che di serie adolescenziali davvero importanti non ne sanno più fare. Sono lontani i tempi di Beverly Hills 90210, Dawson’s Creek e The O.C., con già Gossip Girl che più che raccontare di teenagers è una sorta di divertente versione giovane di Dallas. Adesso c’è Pretty Little Liars che sta riportando in auge il genere, ma la vera rivoluzione, il punto di rottura nell’ultimo decennio lo si è avuto con Skins UK.
Se soprattutto negli anni ’90 era di moda riprendere opere del Bardo e riproporle in chiave moderna e più o meno teen (Romeo + Juliet, 10 cose che odio di te, O come Otello, Hamlet 2000…), oggi gli yankees avranno pensato “What the fuck?”, perché sbattersi ad aggiornare Will Shakespeare quando abbiamo una serie british con protagonisti dei ragazzi di oggi già bell’è pronta per essere trasportata oltre Oceano senza troppo sbatto?

Mtv ha allora deciso di riprendere Skins pari pari e riproporlo con giusto qualche variante adatta alla situazione americana. Certo, in Inghilterra sembra esserci una maggiore libertà nel trattare argomenti come sesso, droga & musica elettronica, però anche nella versione Usa non siamo messi malaccio e infatti la serie è già stata definita dal parental control come la cosa più shockante mai vista sulla tv americana. Adesso anche i puritani yankee hanno una serie scandalo, mentre noi che ci becchiamo bagascie tra tg, Hardcore, reality e programmini vari, per quanto riguarda il mondo fiction ci dobbiamo accontentare degli annacquati (senza offesa per i cocktail annacquati) Cesaroni, o dei pur validi ma edulcorati Liceali.

Il cast USA per il momento convince solo in parte, visto che è difficile raccogliere l’eredità dei Nicholas Hoult, Dev Patel e Kaya Scodelario. Ok, non ho detto Pacino, De Niro e Portman, però nel loro piccolo sono anche loro tra le più notevoli promesse del panorama british degli ultimi tempi.
A promettere bene per il futuro della serie a stelle e strisce c’è invece per fortuna il fatto che già dalla seconda puntata il remake prende una sua via originale, con un episodio lesbo degno di The L Word, una roba mai vista nelle serie adolescenziali americane e infatti è già scattato il boicottaggio di vari insersionisti pubblicitari. Io questa la chiamo censura, alla faccia della libertaria America.
(voto 6,5)



Skins UK
(stagione 5)
Creato da: Jamie Brittain, Bryan Elsley
Cast: Dakota Blue Richards, Freya Mavor, Alex Arnold, Sean Teale, Will Merrick, Sebastian De Souza, Jessica Sula, Laya Lewis
Genere: British teen
Se ti piace guarda anche: Misfits, Shameless, Inbetweeners

Per fortuna nel Regno Unito Skins non deve fare i conti con censure e boicottaggi vari come negli Stati Uniti e quindi arriva alla season 5 più agguerrito ed estremo che mai.
Seguendo una regola ormai consolidata, ogni due stagioni il cast della serie si rinnova completamente e viene scelta una nuova generazione di attori, di personaggi, di storie. Se quindi non avete mai visto Skins prima d'ora non c’è alcun problema e potete tranquillamente iniziare anche dalla quinta stagione, visto che si resetta tutto e non ci sono collegamenti con il passato, se non per quanto riguarda l’ambientazione in quel di Bristol (negli anni ’90 città capitale della musica trip-hop) e per la qualità delle puntate.

La quinta stagione inizia come meglio non potrebbe, con uno degli episodi non solo tra i migliori di Skins, ma tra i migliori in assoluto di qualunque serie tv mi sia mai capitato di vedere. Protagonista della puntata (seguendo il modello di Lost, ogni episodio della serie ci concentra infatti su un solo personaggio) è Franky, una ragazzina che sembra La Roux, ma anche una piccola Tilda Swinton o una nuova Shirley Manson (la cantante dei Garbage) ed è interpretata da Dakota Blue Richards, già baby star accanto a Nicole Kidman nel fantasy La bussola d’oro; un’attrice rivelazione che se non si brucia potrebbe diventare la più grande dei prossimi due/tre decenni. Ok, l’ho sparata.

Franky è una nuova studentessa del liceo di Bristol, ha due padri gay tra l’altro con una notevole differenza d’età l’uno rispetto all’altro, un look molto maschile e nella sua scuola precedente era diventata la vittima prediletta di tutti i bulli e le bullette locali. A Bristol le cose le andranno diversamente?

La puntata è un meraviglioso inno alla diversità senza la patina del buonismo e dell’accettazione tipico delle storie americane (trappola in cui ultimamente sta cadendo anche Glee), la colonna sonora è favolosa persino più che in passato in bilico tra nuovi suoni UK fin dalla rinnovata sigla e ripescaggi anni ’80 (in un episodio intitolato Franky poteva mancare “Relax” dei Frankie Goes to Hollywood?).
E insomma, mentre gli Stati Uniti cercano di adeguarsi all’Inghilterra clonando la prima serie, Skins in patria è già verso l’infinito e oltre.
(voto alla prima puntata 9)

Personaggio cult: Franky Fitzgerald
Canzone cult: “Be Brave” degli Strange Boys


lunedì 17 gennaio 2011

Jukebox 2010 - n. 1 Katy Perry "Teenage Dream"

Ed ecco la mia canzone preferita per quanto riguarda il 2010, che va a succedere a "Daniel" di Bat For Lashes, trionfatrice nella mia classifica 2009.

Katy Perry "Teenage Dream"
Genere: teen pop
Se ti piace ascolta anche: Red Hot Chili Peppers "By the way"

Il pezzo più sogno adolescenziale dell’anno

libera traduzione del testo
Andiamo fino in fondo, stasera
nessun rimpianto, solo amore
possiamo ballare fino a quando moriamo
tu ed io
saremo giovani per sempre
tu mi fai sentire come se stessi vivendo un sogno adolescenziale
il modo in cui mi accendi non mi fa dormire
scappiamo via e non guardiamoci indietro
non guardiamoci indietro mai più

lunedì 10 gennaio 2011

I miei film dell'anno 2010 - n. 9 Easy A

Easy A
(USA)
Regia: Will Gluck
Cast: Emma Stone, Penn Badgley, Amanda Bynes, Alyson Michalka, Thomas Haden Church, Stanley Tucci, Patricia Clarkson, Lisa Kudrow, Dan Byrd, Cam Gigandet, Malcolm McDowell
Genere: high school comedy
Se ti piace guarda anche: Mean Girls, Saved!, La ragazza della porta accanto, Benvenuti a Zombieland, Sixteen Candles – Un compleanno da ricordare, The Breakfast Club

Il film è previsto in uscita in Italia il 4 marzo con il titolo Easy Girl


Trama semiseria
Olive (Emma Stone) è una ragazza invisibile agli altri ragazzi del suo liceo, almeno fino a quando sul suo conto cominciano a circolare delle voci (fatte circolare da lei stessa) alquanto piccanti. Nel giro di poche ore si trasforma così nella zoccola ufficiale della scuola e la situazione le sfugge sempre più di mano... Ci tengo a precisare che questa storia è ispirata a La lettera scarletta, non all'autobiografia di Belen Rodriguez.

Pregi: semplicemente la commedia più divertente e brillante dell’anno
Difetti: molti riferimenti, da “Mean Girls” ai film anni ’80 di John Hughes fino alla lettera scarlatta. Persino troppe citazioni?

Attrice cult: la protagonista Emma Stone, una vera e propria forza della natura
Canzone e scena cult: “Pocketful of sunshine” di Natasha Bedingfield in versione Emma Stone

Leggi la mia RECENSIONE


martedì 28 dicembre 2010

Le meglio serie tv 2010 - n. 4 Pretty Little Liars

Pretty Little Liars
(stagione 1)
Rete americana: ABC Family (dal 3 gennaio ritorna negli Usa con i nuovi episodi della prima stagione)
Reti italiane: prossimamente su Mya e Italia 1
Creato da: Marlene King
Basato sui romanzi di: Sara Shepard
Cast: Lucy Hale, Ashley Benson, Troian Avery Bellisario, Shay Mitchell, Laura Leighton, Holly Marie Combs, Chad Lowe, Ian Harding, Julian Morris, Tammin Sursok, Bianca Lawson, Torrey DeVitto, Sasha Pieterse, Janel Parrish, Keegan Allen

Genere: puttanelle alla riscossa
Perché è in classifica: è un concentrato riuscitissimo di tutto il meglio (e il peggio) di film e serie teen degli ultimi 20 anni
Se ti piace guarda anche: Desperate Housewives, Gossip Girl, So cosa hai fatto, Mean Girls

In pillole
Alison DiLaurentis come Laura Palmer: la sua scomparsa getterà un’ombra sulla vita delle persone della tranquilla cittadina borghese in cui abitava. Le sue 4 migliori amiche proseguono nelle loro adolescenze piene di misteri e segreti, perseguitate degli SMS firmati dell’amica missing. Per non farsi mancare nulla, dentro gli autori ci hanno messo anche una relazione tra professore/studentessa minorenne, una storia lesbo, zoccole dell’alta società assortita e una inquietante tizia cieca che sembra pure lei uscita da Twin Peaks. La serie ha un’atmosfera da Gossip Girl virato horror o da Desperate Housewives in salsa teen; praticamente il trash tv nel suo massimo e più godurioso splendore.

Pregi: crea più dipendenza del Vicodin per Dr. House, è più nocivo della Kryptonite per Clark Kent, fa apparire le tipe di The Hills e Gossip Girl delle educande e insomma non si può smettere di seguire questa serie
Difetti: alcuni palati fini potranno considerarla troppo soap e soprattutto troppo trash, però è proprio questo il suo bello
Personaggio cult: Toby Cavanaugh, un ragazzino emo strambo e psicopatico

Leggi la mia RECENSIONE


martedì 22 giugno 2010

Giovani zoccole crescono

Pretty Little Liars
(stagione 1)
Rete tv americana: ABC Family
Rete tv italiana: non ancora arrivata
Creata da: Marlene King (ma tratta dai libri di Sara Shepard)
Cast: Lucy Hale, Ashley Benson, Troian Avery Bellisario, Shay Mitchell, Laura Leighton, Holly Marie Combs, Chad Lowe, Ian Harding, Julian Morris, Tammin Sursok, Bianca Lawson, Torrey DeVitto

C’è già un hype notevole, intorno a questa nuova serie tv appena partita negli USA e già molto discussa anche da noi (ad esempio dalle amiche blogger Queen B e Ginger). Pretty Little Secrets è una sorta di Desperate Housewives adolescenziale, tanto che avrebbero potuto chiamarlo Desperate Little Bitches e nessuno si sarebbe offeso (oddio forse qualcuno sì, considerando che passa su ABC Family). Ma oltre alle casalingue, frullate dentro ci potete trovare quasi la totalità delle serie e dei film prodotti negli ultimi 20 anni: c'è una ragazza scomparsa misteriosamente in una cittadina come tante (Twin Peaks), i giochi di potere tra teenagers indemoniate (Gossip Girl, Mean Girls), qualche sconosciuto che perseguita e minaccia le protagoniste (l’horror So cosa hai fatto), i flashback alla Veronica Mars, c’è persino qualcuno che si fa le canne (un omaggio a Weeds?), un rapporto insegnante/studente (come per Pacey in Dawson’s Creek), una troietta (dico solo che l’attrice si chiama Troian Avery Bellisario) che si fa il tipo della sorella (Melrose Place) e, va là, per andare sul sicuro mettiamoci dentro pure una bella storia lesbo che fa tanto The L Word.
Quentin Tarantino è la dimostrazione vivente di come ci sia una bella differenza tra il semplice copiare e il saper omaggiare fonti diverse facendole proprie. Questo megamix, per quanto sconclusionato e per quanto con Tarantino abbia ben poco a che fare, risulta a suo modo maledettamente riuscito e, cosa fondamentale per una serie tv, crea una strana forma di dipendenza paragonabile a quella per le sostanze stupefacenti o per le sigarette. Puoi dire, con tutte le ragioni di questo mondo: è una cazzata fumare! Però se ci finisci dentro non ne esci più. Lo stesso vale per questa serie: pur essendo conscio del fatto che si tratti di una cazzata (e pure una di quelle grosse) non posso fare a meno di vederla!

Ben assortito il cast di giovani fanciulle: la bionda, la mora, la sportiva (ma comunque figa), una giovane Beyonce, la cieca (figa pure lei) e la morta (figa? certo che sì!), più un paio di milf tardone niente male (Laura Leighton di Melrose Place e Holly Marie Combs di Streghe) per uno dei telefilm teen (ma con accenni thriller/horror/mystery) più devastanti degli ultimi anni. O almeno, il notevole pilot è ciò che fa supporre.
Onore agli autori di siffatta macchina infernale: Pretty Little Liars è la nuova serie da tossicodipendenza immediata, perfetta per l’estate. Se siete appassionati del genere non perdetevela per nessuna ragione al mondo.
(voto 8)

Guarda i primi due episodi sottotitolati in italiano QUI

lunedì 31 maggio 2010

Sui giovani d'oggi ci scatarro su (Amore 14, Federico Moccia)

Amore 14
(Italia, 2009)
Regia (???): Federico Moccia
Cast: Veronica Olivier, Raniero Monaco Di Lapio, Giuseppe Maggio, Beatrice Flammini, Flavia Roberto, Alice Torriani

Mi aspettavo il peggio.
Ma il peggio non era nulla al confronto di questo.
Pronti, via: sia parte con una voce fuori campo di una ragazzina insopportabile di 13 anni che pavla con la evve moscia. Poi c’è una scheda di presentazione che sembra fatta con PowerPoint e la voce ancora più insopportabile del “registone” Moccia. Dopo 5 minuti di sta puttanella con la evve moscia non si può già più trattenere gli istinti suicidi, per non dire quelli omicidi.

I ggiovani d’oggi non sono così, ma non sono così le persone di alcuna età, razza, luogo geografico o era temporale. Tutto questo mondo esiste solo nella mente malata, disturbata, degenerata di Federico Moccioso Moccia. E se tali persone esistono, la colpa è dello stesso Moccia: le ragazzine dopo aver letto i suoi romanzi e visto i suoi film diventano come i suoi personaggi, creando un vero e proprio corto-circuito in grado di mandare a puttane la loro vita: non sono 13enni vere, ma vivono la vita delle 13enni così come se la immagina Federico il Piccolo.

Non c’è una storia vera e propria. In Amore 14 c’è solo un elenco: di persone,di fatti, di ragazze, di ragazzi, di oggetti, tutto viene classificato in categorie definite e immutabili.
C’è l’amica princess e quella mangiona, ci sono gli amici (gay?) uno nerd e l’altro emo, il fratello aspirante scrittore che somiglia (ma dove?) al Matt Dillon di Rusty il selvaggio e in realtà è una sorta di alter-ego di Moccia da giovane (o più probabilmente di come avrebbe voluto essere), la compagna ripetente zoccola, la sorella “antipatica” (ma in realtà è il personaggio più decente di ‘sta roba che mi vergogno a chiamare film), i nonni finto moderni (e molto prevedibilmente il nonno ci rimetterà le penne nell’immancabile momentone drammatico del film).
L’elenco della marchette del film è infinito. Si parte con uno spottone della Tim Tribù non velato né un cazzo, proprio gettato in faccia al pubblico con tanto di logo in bella mostra, e poi cellulare LG, zainetto Eastpack, album da disegno Fabriano, la cantante Dolcenera, uno striscione sponsorizzato Cornetto Algida, la catena di cazzate per ragazzine Amori, pure la pubblicità di un sito (scuolazoo.com)…
Per fare l’intellettuale, Moccia cita pure Hemingway, Bukowski, Petrarca e Wallace, che si stanno tutti rivoltando energicamente nella tomba. E cita pure i Justice, i Radiohead (sacrilegio!), la telefonata multipla del film Mean Girls (copiata molto, ma molto malamente) e mette in colonna sonora Ladytron e Royksopp (secondo me del tutto ignari di aver ceduto i diritti delle loro canzoni a simile porcati), trovati probabilmente facendo un giro random su internet a caccia di gruppi electro troppo cool tra i giovanidoggi.
E il Moccia vuoi che si faccia mancare anche i nuovi lucchetti? Ma no. Stavolta è la volta del pozzo della luna piena (che sembra il pozzo di The Ring): butti una moneta in fondo al pozzo e se becchi il riflesso della luna piena il desiderio che hai espresso si avvera. Io ho espresso il desiderio che Moccia sparisca dalla faccia della Terra, ma per il momento non sembra ancora aver funzionato.

Se proprio vogliamo trovare una vaga storia principale, ovviamente, è quella d’ammmore. La giovanissima protagonista Carolina conosce Massi, una sorta di nuova Scamarcio (ma Scamarcio è un ottimo attore, questo è solo un cretino) che quando parla giuro che non si capisce una mazza. Andare a un corso di dizione, no eh? Comunque sto tipo dopo un solo pomeriggio che si conoscono le ha già comprato: un cd di James Blunt (altra marchetta), un cannocchiale e una stella con il nome di lei. Budget stimato: 200 euro per il primo appuntamento. Insomma: questo non è un film romantico, né è un film adolescenziale. Questa è una stronzata di fantascienza!
A confermare questa teoria ci si mettono pure lampi di follia inconcepibili: un cartomante immaginario, un telecronista che tiene il punteggio dopo che i ragazzini baciano la pischella, una scena onirica con Alessandra Amoroso in colonna sonora!!! Cose che sono rimasto 5 minuti lì paralizzato a chiedermi “Cosa cazzo sta succedendo?” Cose che a David Lynch gle fanno ‘na sega!

Tornando alla storia, dopo l’incontro maggico alla Caro rubano il cellu, nn riesce + a rintracciare il boyfriend e cioè raga è troppo 1 tragedy. Dopo il periodo di depression, la Caro incontra un nuovo tipo, un certo Lele, un cretino snobbe totale, l’unico essere al mondo con una evve moscia ancora più insopportabile della protagonista. Quindi arriva Nico, il figlio del benzinaio fissato con le pinne in moto. Sto qua perlomeno non c’ha la evve moscia, ma lui e i suoi amici sono troppo zarri e barbari per lei che è tutta fighetta e pariolina e se la tira un casino ed è pure una bella zoccolina visto che a 13 anni s’è già passata mezza Roma.
Poi in disko finalmente ribekka l’amore della sua vita, si mettono insieme pucci pucci kiss kiss e va tutto a gonfie vele. Stanno pure per fare all’amore, quand’ecco che lui zaaaan si fa la sua migliore amica, altra signora zoccola. Il mondo di Caro va in pezzi, lei si chiede: “Sarò mai di nuovo felice? Penso di sì, in fondo ho solo 14 anni.” Titoli di coda.
Arrivati, stremati, alla fine ci si chiede: “E allora? Qual è il significato di tutto ciò? Cosa ha voluto comunicare Moccia al mondo con questo campionario di stereotipi, nomi & marchi?


Gli uomini odiano, si ammazzano, distruggono l’ambiente, fanno guerre. Perché? Forse perché ci sono film come questo che provocano tali impulsi. E lui, il piccolo Federico Moccia, deve avere avuto un infanzia davvero di merda, per essere cresciuto così. Minimo glielo mettevano in culo da piccolo. Questo film è la chiara prova che Moccia o ha tendenze pedofile (neanche tanto velate) oppure tendenze transessuali. Non nel senso che vorrebbe essere una donna; nel senso che lui vorrebbe essere una ragazzina di 13 anni, talmente è morbosa l’attenzione del 46enne scrittore/sceneggiatore/registone romano nei confronti della vita di un gruppo di superficiali ragazzine di 3a media. Quindi, Carabinieri, smettetela di tormentare Alberto Stasi e andate a perquisire il pc di Moccia. Mi sa che ci trovate dentro della roba bella interessante!

Un primato assoluto comunque va a questo Amore 14.
Credo sia la cosa più irritante che io abbia mai visto.
Tra 20 anni forse verrà rivalutato come capolavoro del trash degli anni 2000.
O più probabilmente verranno bruciate tutte le copie di questo film e io danzero felice tra le fiamme.
(voto 0-
e un consiglio a Moccia: fatti vedere da uno psicologo, uno bravo!)

domenica 14 marzo 2010

Percy combinaguai

Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo – Il ladro di fulmini

Regia: Chris Columbus
Cast: Logan Lerman, Alexandra Daddario, Brandon T. Jackson, Uma Thurman, Catherine Keener , Rosario Dawson, Pierce Brosnan

Chris Columbus non è certo uno di quei registi che dici: “È un genio, cazzo!”. Per me però il suo nome fa rima con un divertimento disimpegnatus e sincerus. Suoi sono infatti “Mamma ho perso l’aereo”, “Mrs. Doubtfire”, “Una notte con Beth Cooper” e i primi due “Harry Potter”.
Con Percy Jackson si va proprio nella stessa direzione del maghetto creato dalla Rowling. D’altra parte anche in questo caso l’ispirazione arriva da una saga letteraria per ragazzini e pure in questo caso il sano divertimento fanciullesco di cui sopra non viene a mancare.

L’immaginario in cui si muove Percy Jackson, ragazzino che scopre di essere nato dall’incontro tra sua madre e nientepopodimenoche Nettuno il Dio del mare, è quello della mitologia greca adattata ovviamente all’americana. Il Partenone è quello di Nashville nel Tennesseee, “Highway to hell” degli AC/DC viene sparata mentre i piccoli eroi si dirigono nell’Ade, Uma Thurman è la perfetta incarnazione moderna di Medusa e come tentazione non ci sono i canti delle sirene, bensì “Poker Face” di Lady Gaga suonata in un casinò di Las Vegas.

Oltre alla Dea Uma, i giovani protagonisti (Alexandra Daddario NON è la figlia illegittima di Patrizia D'Addario) sono accompagnati da un cast di tutto rispetto, da Catherine Keener (“Essere John Malkovic”) a Rosario Dawson (“La 25a ora”, “Sette anime”), da Sean Bean (“Il signore degli anelli”) a Joe Pantoliano (“Matrix”) fino all’ex 007 Pierce Brosnan trasformato in centauro.

Percy Jackson, oltre ad essere un nome dannatamente musicale, è anche una rielaborazione creativa e semi-seria del mondo delle divinità greche degna di Pollon. Sembra Harry Potter ma non è, serve a darti l’allegria!
(voto 7)

Potete scaricarlo/vederlo in streaming QUI


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