Visualizzazione post con etichetta aerei. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta aerei. Mostra tutti i post

lunedì 28 gennaio 2013

FLIGHT: ALLACCIATE LE CINTURE, IL PILOTA E' STRAFATTO

"Hey, chi è quel pallone gonfiato? Mi sembra di conoscerlo..."
Flight
(USA 2012)
Regia: Robert Zemeckis
Sceneggiatura: John Gatins
Cast: Denzel Washington, Kelly Reilly, Don Cheadle, Bruce Greenwood, Nadine Velazquez, Tamara Tunie, Brian Geraghty, John Goodman, James Badge Dale, Melissa Leo
Genere: alcolizzato
Se ti piace guarda anche: Eroe per caso, Via da Las Vegas

Si prega i gentili passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza. Sono previste turbolenze e un viaggio non tra i più sereni. Il rischio che questo post precipiti nel vuoto totale è altissimo. Ma tranquilli, a parte questo non c’è niente di cui preoccuparsi. Prendete pure uno stuzzichino e fatevi un cicchetto. Pure il capitano se l’è fatto.
Un cicchetto? Diciamo anche più di uno.

"Ah, ecco chi è: Cannibal Kid. Sì, è proprio lui."
Denzellone Washington è un pilota che passa una nottata di sesso, droga, alcool e rock’n’roll con un’assistente di volo. Dico assistente di volo perché hostess potrebbe essere considerato dispregiativo. Come dire spazzino anziché operatore ecologico. O puttana invece di escort. O ladro invece di politico.
C’è gente sensibile in giro e quindi bisogna stare attenti a come e a quali parole usare.
Dopo una nottatina del genere non proprio tranquilla, Denzellone si presenta al lavoro in veste di sobrio e affidabile Capitano stile Schettino. Solo che governa un aereo di linea e non una nave da crociera. Fine delle differenze tra i due, fondamentalmente.
Capirete quindi che il volo da lui capitanato potrebbe non andare a finire nel migliore dei modi…

Che cosa mi aspettavo da un film come Flight?
Mi aspettavo un volo tranquillo, la classica vicenda moralista in perfetto stile hollywoodiano, diretta in maniera impeccabile dalla garanzia Robert Zemeckis e in parte è proprio così. In parte invece riesce a essere anche un viaggio più sorprendente, turbolento e movimentato.
Come un volo Ryanair.
Flight riesce a tenerti incollato sulla tua poltroncina con la cintura bene allacciata dall’inizio alla fine, nonostante la durata oltre le due ore. Cosa che non è capiti con tutti i film. Io pensavo già di mettere in conto un po’ di noia, invece niente noia.
La parte iniziale scaraventa subito nel cuore della vicenda. Se le scene di incidenti aerei, da Lost a Final Destination, riescono spesso a impressionare, qui Robert Zemeckis ci regala (ma tante grazie!), un’altra sequenza che ci rimarrà per sempre nella memoria e si ripresenterà davanti ai nostri occhi ogni volta che saliremo su un aereo. O anche solo quando penseremo di prenotare un volo sul sito di qualche compagnia low-cost.
Il picco di tensione la pellicola ce lo fa vivere dunque all’inizio, ma il resto della vicenda ci tiene in volo ad alti livelli insieme al protagonista Denzel Washington. Non possiamo alzarci per sgranchirci le gambe. Non possiamo slacciarci la cintura di sicurezza nemmeno per un istante, che non si sa mai. Dobbiamo restare seduti accanto a lui e vedere cosa combina. Non ci si può alzare fino all’arrivo, anche se si vorrebbe andare a fare sesso ad alta quota in bagno con la protagonista femminile, Kelly Reilly.
Che figa è Kelly Reilly?
Di jessicachastaniane proporzioni, ecco che tipo di figa è.

"Kelly, io ci sto provando a fare un discorso serio senza guardarti le tette.
Davvero, ci sto provando... ma è umanamente impossibile!"
E che film è, Flight?
Una pellicola su un disastro aereo, si direbbe a un’occhiata da terra. Una pellicola sulla classica storiona dell’eroe americano che salva la situazione nella maniera più incredibile possibile. Fosse un film con Will Smith, probabilmente sarebbe così. Ma questo è un film con Denzel Washington e le cose sono un pochino diverse.
Flight è un viaggio sì, ma dentro la vita di un uomo con dei problemi. Un alcolizzato che non vede il figlio da una vita. Un eroe che forse non è un eroe bensì è il responsabile di una strage.
Flight è il racconto di un disastro sì, ma di un disastro umano più che aereo. Il film vola ad alta quota soprattutto quando si concentra sulle debolezze del protagonista e Denzel Washington è bravissimo a dargli vita in tutta la sua complessità. Quando uno vede candidato agli Oscar il nome di Denzel Washington potrà anche pensare: “Che fantasia, l’Academy!” però in effetti la sua nomination ci sta tutta. È davvero grandioso.
Fanno un figurone pure i comprimari, la bellissima ma pure bravissima già citata Kelly Reilly, un Don Cheadle (guardatelo anche nella strepitosa serie tv House of Lies!) perfetto avvocato, una Nadine Velazquez ignuda, un grandissimo James Badge Dale in versione malato terminale e un John Goodman idolo come procuratore di droga personale del protagonista.

"Meno male che al meteo davano giusto due gocce...
La volta in cui ci azzeccano, mi sa che fanno nevicare."
Riguardo al regista Robert Zemeckis, con lui ho un rapporto conflittuale. Gli sarò sempre eternamente grato per avermi regalato Ritorno al futuro, un film anzi una saga fondamentale per me e credo non solo per me. Con altri suoi film come Forrest Gump e Cast Away, complice l’insopportabile Tom Hanks, il rapporto è invece decisamente meno d’amore. Riguardo ai suoi ultimi esperimenti d’animazione Polar Express, La leggenda di Beowulf e A Christmas Carol il rapporto è proprio inesistente, manco li ho guardati. L’avevo insomma un po’ perso di vista, lo Zemeckis, ma qui l’ho ritrovato in ottima forma, soprattutto nella prima parte dove, oltre alla notevole scena dell’incidente aereo, ci regala anche qualche inaspettato momento “tossico” con Kelly Reilly.

La sceneggiatura nominata anch’essa ai premi Oscar di John Gatins è di quelle hollywoodianamente impeccabili, con ottimi dialoghi e un ritmo narrativo sempre elevato. Tra gli aspetti non del tutto convincenti c’è invece la colonna sonora. Per essere bella è bella, però è parecchio scontata: Rolling Stones, Marvin Gaye, Joe Cocker, Red Hot Chili Peppers, Beatles. Tutte ottime canzoni, ma già strasentite e pure strausate in altre pellicole.
Laddove il film va a finire dentro nubi pericolose è però soprattutto proprio dove era riuscito a tenersi a distanza per quasi tutta la sua durata, ovvero dentro le nubi del moralismo. Per una pellicolona americana del genere, era impensabile che non si finisse proprio lì. E infatti…

ATTENZIONE SPOILER
Il finale del film è moraleggiante, c’è poco da fare. Però comunque la scelta del protagonista di smettere finalmente di bere e decidere ancor più finalmente di dire la verità non coincide con un’illuminazione divina, piuttosto con la volontà di cambiare per sé e per il figlio. Il film inoltre non ci mostra le droghe o l’alcool come qualcosa di sbagliato perché è la società che ci dice che sono sbagliati e non si usano e basta, perché se no si è dei cattivoni. La morale del film è che è possibile liberarsi da ciò che ci tiene imprigionati, nel caso del Denzellone dal suo alcolismo.
Delle paternali ne faremmo sempre volentieri a meno, però visto che in una pellicolona hollywoodiana come questa non potevano proprio farcela mancare, alla fine quella che hanno tirato fuori non è nemmeno tanto male e ce la portiamo casa, mentre finalmente possiamo togliere la cintura ed essere sollevati per essere arrivati a destinazione sani e salvi. Con un viaggio più movimentato, ma anche più interessante, di quanto ci saremmo aspettati al check-in.
(voto 7,5/10)


venerdì 26 novembre 2010

L'aereo più pirla del mondo

Altitude
(Canada, USA 2010)
Regia: Kaare Andrews
Cast: Jessica Lowndes, Landon Liboiron, Jake Weary, Julianna Guill, Ryan Donowho
Genere: aereo più pazzo del mondo
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Final Destination, Flightplan – Mistero in volo, Snakes on a Plane

“Altitude” è uno di quei film facilmente etichettabili nella categoria “cagate”, come ad esempio anche il da me recentemente recensito “Il nome del mio assassino” con Lindsay Lohan. E non sarebbe nemmeno un errore. Eppure il film si lascia guardare e offre alcuni spunti che, pur con tutti i suoi enormi difetti e limiti, mi fa tenere il pollice moderatamente su.

La storia si svolge in pratica quasi tutta all’interno di un piccolo aereo privato, secondo una tendenza del cinema moderno di limitare l’azione in un solo claustrofobico ambiente vedi “Paranormal Activity”, “Cube”, “Phone Booth”, “Devil”, “Saw”, “Lebanon”… hey, ho un dejavu: questo discorso l’ho già fatto parlando di “Buried” quindi se volete potete leggerlo QUI.

Tornando invece ad “Altitude”, il solito gruppetto di sgarrupati ragazzetti decide di fare un tranquillo viaggio di paura per andare a vedere un concerto dei Coldplay, quando in realtà sembrano più pronti per andare a vedere i Jonas Brothers. Certo va riconosciuto loro un bel coraggio a salire su un aereo pilotato da Jessica Lowndes, nel cast della serie “90210” (non quella mitica degli anni ’90, ma il ridicolo remake di oggi), una di quelle attrici che a prima vista contribuiscono allo stereotipo che se sei troppo gnocca non sai recitare. E a seconda vista pure. Però è davvero gnocca.

Anche gli altri membri del cast non sono certo messi meglio: oltre alla pilotessa che si crede Maverick in “Top Gun” mentre è già un miracolo se riesce ad accendere il motore, c’è una sosia di Hilary Duff pre-plastica, un tizio mezzo autistico fissato con i fumetti, un tale nel ruolo dell’aspirante rockstar (sc)emo che ha fatto la comparsa in sì e no 3 episodi di “The O.C.” e poi il più divertente: un mezzo wrestler fallito che sfotte tutti, poi si beve mezza birra e dopo 10 minuti di volo e già lì che sbocca anche l’anima.

In questo genere di film thriller-horror però la pochezza dei personaggi e degli attori coinvolti non sempre è un difetto; anzi, si può trasformare in un pregio visto che godi a vederli fare una brutta fine uno dopo l’altro. Una sadica soddisfazione che credo stia dietro alla volontaria scelta da parte del casting di queste pellicole di attori mediocri. A quando un bell’horror nostrano in cui i personaggi di fiction come “I Cesaroni” vengono fatti allegramente a pezzi?

L’avventura aerea di “Altitude” si sviluppa quindi tra visioni alla “Final Destination”, mostri assurdi vedo non vedo e un risvolto finale persino alla “Donnie Darko” (bestemmia!), con inserti inverosimili, un minimo di tensione, un’atmosfera claustro, girato così così, interpretato peggio ma tutto sommato stranamente piacevole. Come uno di quei viaggi con Ryanair in cui il pilota avrà sì e no 18 anni e per tutto il tempo sentite dei rumori strani e pensate che sicuramente vi andrete ad ammazzare ma alla fine –sorpresa!– quel ragazzetto riesce a portarvi dritti dritti a destinazione. E potete slacciarvi le cinture, tirando un bel sospiro di sollievo.
(voto 6+)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com