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giovedì 22 novembre 2018

Troppa grazia (non sto parlando di me, forse)





Pronti per conoscere un blogger nuovo?
No, non mi riferisco a Mr. James Ford, il mio consueto rivale e consueto co-conduttore di questa rubrica dedicata alle uscite settimanali nei cinema. Quello non viene considerato nuovo manco a Jurassic World.
Amici lettori e amiche lettrici, ecco a voi...
iroNick, l'autore del novello La vita è una compilation, blog in cui parla di musica, ma anche di cinema e di cavoli suoi, con uno stile decisamente... iroNico, come avete fatto a indovinare? Leggete nel pensiero, adesso?
Sentiamo un po' cos'ha da dire riguardo alle pellicole in arrivo in sala e tenetevi pronti, ché questo sta più fuori di me!


Troppa grazia
"Che faccia! Sembra che tu abbia appena visto la Madonna."
"No, meglio ancora: ho appena visto Lady Gaga. E recita pure meglio di me!"

lunedì 19 novembre 2018

Me felice





Lazzaro felice
Regia: Alice Rohrwacher
Cast: Adriano Tardiolo, Nicoletta Braschi, Natalino Balasso, Alba Rohrwacher, Agnese Graziani, Luca Chikovani, Tommaso Ragno


Negli scorsi giorni ci ha lasciati all'età di 95 anni Stan Lee. Chi è, chi era Stan Lee?
Molti lo conoscono come il fondatore della Marvel. Mmm... veramente non lo è stato. Ha iniziato la sua carriera alla Marvel Comics, fondata in realtà da tale Martin Goodman, come semplice galoppino. Che è un modo antico per dire che faceva lo stagista retribuito poco o male e che sgobbava tanto e bene. Stan Lee poi si è fatto strada diventando il creatore di tutti, o quasi, i supereroi oggi più conosciuti e amati. Tipo... Superman e Batman?

martedì 17 aprile 2018

Ci vediamo da The Place prima o poi





The Place
Regia: Paolo Genovese
Cast: Valerio Mastandrea, Sabrina Ferilli, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D'Amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Giulia Lazzarini


C'è una tavola calda che si chiama The Place in cui è possibile trovare qualcosa che non si trova in qualunque bar, o ristorante, o locale. Il gelato Winner Taco della Algida?
No, intendo qualcosa di più raro ancora. Un uomo misterioso che realizza i desideri delle persone. Una specie di genio della lampada, solo senza lampada, con un colorito meno Avatar e in grado di realizzare un solo desiderio alla volta, non tre. Inoltre, lui ti chiede qualcosa in cambio. È come una specie di patto col diavolo. Quid pro quo, Clarice. Spinto dalla curiosità e dal mio spirito da reporter, ho trovato questo locale e ho incontrato questo fantomatico uomo. Ecco cos'è successo.

lunedì 13 giugno 2016

Pirletti sconosciuti





Ho visto Perfetti sconosciuti e ho deciso di fare un po' la stessa cosa dei protagonisti. Nel film, un gruppo di amici di lunga data si ritrova per una cena e una di loro, Kasia Smutniak, ha la brillante idea di proporre un giochino innocuo: per dimostrare che nessuno di loro ha segreti, o qualcosa da nascondere, o che sta facendo le corna al compagno, nel corso della serata tutti renderanno noto ciò che gli arriva sullo smart phone, che siano messaggi, telefonate o notifiche dai social e dalle app.
Io invece, per trasparenza nei confronti di voi miei amati lettori, renderò noto tutto quello che mi arriva sul computer e sul cellulare mentre preparo la recensione della pellicola.

Perfetti sconosciuti
(Italia 2016)
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese, Rolando Ravello, Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini
Cast: Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak
Genere: (quasi) perfetto
Se ti piace guarda anche: Carnage, Closer, Una cena quasi perfetta, Cose molto cattive

Perfetti sconosciuti?
Perfetti sconosciuti un cavolo! Questi ormai sono ovunque, peggio di Belen dei tempi peggiori... volevo dire dei tempi migliori. Il film di Paolo Genovese sta conquistando qualsiasi premio nazionale immaginabile: David di Donatello, Ciak d'oro, Globi d'oro, in attesa dei Nastri d'argento e dei Pensieri Cannibali Awards. E non solo in Italia. Persino al Tribeca Film Festival di New York City, e non ho mica detto San Germano Vercellese, si è portato a casa un riconoscimento per la sceneggiatura.
Sceneggiatura che poi è il punto di forza principale della pellicola, ed è questa la cosa che sorprende di più. Il cinema italiano di oggi vanta una serie di grandi registi: Sorrentino, Guadagnino, Garrone, etc., ma il problema di molte pellicole nostrane sta nel fatto che non sempre a una grande direzione corrisponde un grande script. Per Perfetti sconosciuti vale un po' il contrario. È girato in maniera diligente e impeccabile, per carità, però non è che spicchi tanto da un punto di vista estetico. Colpisce più che altro per la sua brillante scrittura. A cominciare dal paragone tra uomini e donne e PC e Mac, si parte per una lunga serie di dialoghi irresistibili e di trovate che tengono con il fiato sospeso, come se ci trovassimo di fronte a un thriller serrato, anziché a una commedia all'italiana. In effetti, più che alla solita nostra commediola, sembra essere di fronte a un Carnage, solo più accessibile e nazional-popolare rispetto al lavoro radical-chic di Roman Polanski. Oppure sembra di trovarsi di fronte alla pellicola (anti)romantica su relazioni e tradimenti perfetta per i nostri tempi, un po' come lo era Closer una decina d'anni fa...

Aspettate. M'è arrivata una notifica su Facebook.
Mi ha mandato qualcosa Porcellina99. Non l'ho mai incontrata nella vita reale e non l'ho mai vista in faccia, però ha un gran corpo e inoltre non potevo mica rifiutare la richiesta d'amicizia da una con un nome del genere. E poi tanto è maggiorenne, no?
2016 – 1999 = non sono bravo con i numeri, però a 18 anni ci arriva, vero?

Porcellina99 ti ha mandato una foto.

domenica 4 ottobre 2015

La noia delle noie - Boredom of Boredoms





Il racconto dei racconti - Tale of Tales
(Italia, Francia, UK 2015)
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura: Edoardo Albinati, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
Ispirato al libro: Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille di Giambattista Basile
Cast: Salma Hayek, Vincent Cassel, John C. Reilly, Toby Jones, Shirley Henderson, Hayley Carmichael, Bebe Cave, Jessie Cave, Stacy Martin, Christian Lees, Jonah Lees, Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini
Genere: (poco) da favola
Se ti piace guarda anche: Game of Thrones, Once Upon a Time, Il cacciatore di giganti

C'era una volta un regista dai tratti nordici, bello come un Dio, con i boccoli biondi e gli occhi azzurri.
Ehm, forse non proprio...

venerdì 15 maggio 2015

HUNGRY HEARTS E IL SAVERIO COSTANZO SHOW







Boni, state boni.
Bonasera a tutti e benvenuti a questa puntata speciale del Maurizio Costanzo Show. Questa sera parleremo di uno dei film italiani rivelazione dell'annata: Hungry Hearts di un certo Saverio Costanzo.
Boni, ho detto di stare boni. Non mi fischiate. Non lo faccio assolutamente perché è mio figlio, no no. È stata una scelta del tutto casuale.
Per commentare lo splendido film Hungry Hearts, ci saranno con noi qui sul palco del Teatro Parioli degli ospiti incredibili e assolutamente competenti in campo cinematografico: Belen Rodriguez, Martino De Stefano... scusate, volevo dire Stefano De Martino, Vittorio Sgarbi e in collegamento esclusivo dal suo gabinetto avremo anche Fiorello.
Partiamo con Belen. Allora, Belen, l'hai visto questo magnifico Hungry Hearts? Che ne pensi?

sabato 8 novembre 2014

ALICE ROHRWACHER, ROHRWACHER CHE BONTÀ!





Le meraviglie
(Italia, Svizzera, Germania 2014)
Regia: Alice Rohrwacher
Sceneggiatura: Alice Rohrwacher
Cast: Maria Alexandra Longu, Alba Rohrwacher, Sam Louwyck, Monica Bellucci, Agnese Graziani, Sabine Timoteo, André Hennicke
Genere: non è la Rai
Se ti piace guarda anche: Corpo celeste, Somewhere, La leggenda di Kaspar Hauser

Il cinema italiano è attualmente il più coraggioso del mondo.
Ma cooome?
Cannibal Kid non sta sempre, oltre che su YouPorn, a criticare il cinema italiano?
E adesso che fa, si mette a incensarlo senza motivo?
È stato pagato almeno, per farlo?

No, non sono stato pagato, ahimé, e no, non lo faccio senza motivo. Lo faccio quando c'è una ragione per farlo. La ragione è presto spiegata: il cinema italiano di recente ha saputo trasformare la merda in meraviglia. Vi sembra poco?
Gesù Cristo si “limitava” a tramutare l'acqua in vino, ma mi pare che rendere il trash qualcosa di sublime sia un'impresa ancora più encomiabile. Basta vedere pellicole nostrane recenti, apprezzate forse più all'estero che dalle nostre parti, come il premio Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino, o Reality di Matteo Garrone, Grand Prix al Festival di Cannes 2012, o questo Le meraviglie di Alice Rohrwacher, anch'esso vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, nel suo caso edizione 2014. O ancora si può citare Gomorra – La serie, che non è cinema in senso stretto, ma in fondo sì, è Cinema, sebbene fatto per la tv.

Cos'hanno fatto, questi film/telefilm?
La grande bellezza è riuscito a dare grande bellezza alle festicciole della peggio Roma con Raffaella Carrà come colonna sonora. Il kitsch che si fa poesia pura.
Gomorra – La serie si è messo in testa di competere con le serie americane di HBO e AMC attraverso un drama famigliar-criminale accompagnato dalla musica del neomelodico Alessio. E c'è riuscita, alla grande.
Reality ha messo in scena l'Italia che sogna di partecipare al Grande Fratello, programma simbolo del trash più totale, sotto forma di una moderna, malata fiaba moderna.
Con Le meraviglie, Alice Rohrwacher non è stata da meno. Anzi. Ha preso una delle canzoni più merdose nella Storia della Musica, ovvero “T'appartengo” di Ambra Angiolini, e l'ha messa al centro della sua pellicola. I film anglofoni fanno i fighi con i pezzi di David Bowie, Radiohead o Pixies, ma così è troppo facile. Per usare la musica di Ambra sì che ci vanno le palle. Il brano dell'ex starlette di Non è la Rai riveste un ruolo molto importante nella pellicola. Innanzitutto colloca la vicenda a livello temporale a metà anni Novanta. Senza questo pezzo, sarebbe difficile stabilirlo con certezza. Il film è infatti ambientato nel casale di una famiglia di apicoltori della campagna tra Umbria e Toscana. Il loro stile di vita è talmente arcaico, o anche della Preistoria, come dice Monica Bellucci nel corso della pellicola, che non si capirebbe bene in che epoca collocare la storia, non fosse appunto per la presenza di Ambra.

Il pezzo è usato in un paio di sequenze, una in particolare fondamentale per delineare il personaggio principale della pellicola. Sì, ok, in Le meraviglie si parla di una famiglia di apicoltori, ma la vera protagonista è Gelsomina (l'ottima Maria Alexandra Longu), la figlia maggiore della coppia formata da una Alba Rohrwacher meno insopportabile del solito, sarà perché per fortuna appare pochino, e da un padre-padrone che sinceramente non ho capito quale lingua/dialetto parli. Forse non l'ha capito nemmeno lui.

"A forza di farmi dire da Cannibal che sono braccia rubate all'agricoltura,
ho finito per dargli ascolto."

Questo Le meraviglie per prima cosa è allora un racconto di formazione. Il passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza di Gelsomina possiamo vederlo quasi una versione al femminile e di 12 anni più breve di Boyhood. O anche come una versione meno hipster e fighetta, mooolto meno hipster e fighetta, delle opere di Sofia Coppola. Qualcuno a questo punto potrà dire che già il film d'esordio della regista Corpo celeste raccontava un po' la stessa storia un po' allo stesso modo, ed è vero, ma allora perché l'avevo detestato tanto?
Non lo so. Il Corpo celeste era impregnato di una certa aura di neorealismo che avevo trovato pesante e fastidiosa. Mi aspettavo di ritrovarla pure qui ed ero già pronto con un fucile carico di parole infuocate pronte a colpire pure Le meraviglie. Invece no. Invece Le meraviglie mi ha fatto un'impressione di segno opposto.

Il secondo film della Rohrwacher vola leggero, per quanto non privo di qualche momento duro e drama, ed è pieno di incanto. Il viaggio alla scoperta dell'adolescenza compiuto dalla protagonista Gelsomina è tutto fuorché una gita nel paese delle meraviglie, eppure la regista riesce a farcelo passare quasi come tale. Così come Sorrentino, Garrone e lo Stefano Sollima di Gomorra – La serie, è riuscita a tramutare la merda in meraviglia.
La vita apparentemente priva di grossi stimoli, schiacciata dal peso di un padre che ha una concezione medioevale del mondo, della protagonista cambia quando incontra una Monica Bellucci con look da Elsa di Frozen. Questa fatina conduttrice di un programma kitsch di una tv locale diventa l'unica speranza di miglioramento per la sua vita. Raccontato così potrebbe apparire deprimente come spunto per una storia, e invece non lo è. Le meraviglie è davvero una piccola meraviglia di film, in cui lo schifo si fa bellezza e tutto diventa possibile, persino trasformare “T'appartengo” di Ambra in poesia. Non ci credete?
Eppure io, miei cari lettori, ve lo prometto.
E se prometto poi mantengo.
(voto 7+/10)

sabato 6 settembre 2014

FESTIVAL DI VENEZIA 2014: VINCITORI E RED PORCHET





Anche quest’anno non sono stato a Venezia. Il motivo?
Sto ancora aspettando che qualche prestigiosa testata mi chiami come suo inviato alla Mostra. Anzi, va bene pure se non è prestigiosa. Basta che mi paghi vitto e alloggio in Laguna e per me si può fare. In attesa che questo capiti, vi lascio con il mio breve commento sulla kermesse. Per quel che può valere e credo sia molto poco visto che non ero presente all’evento e non ho visto nessun film in concorso.
Da lontano, le impressioni generali che mi sono arrivate parlano di un livello cinematografico medio-buono, ma non del tutto esaltante. Il cinema italiano pare abbia fatto la sua buona figura e negli ultimi tempi è una cosa che capita sempre più spesso a dimostrazione di come, dietro le commedie commerciali con i comici dello Zelig, qualcosina dalle nostre parti si sta muovendo.
A mancare a quest’edizione del Festival di Venezia mi pare sia invece stato il glamour, i divi che fanno sognare (Belen non può essere davvero considerata una diva), i film-evento e pure le polemiche. Basti dire che il film-scandalo dell’edizione è stato Nymphomaniac di Lars von Trier, che ormai era già stato presentato ovunque, dal Festival di Berlino al MiSex di Milano.
Un’edizione un po’ sottotono, così pare almeno vista a chilometri di distanza, ma a cui sarebbe stato comunque bello partecipare. Un’edizione che attraverso la giuria presieduta dal compositore Alexandre Desplat questa sera ha prodotto i suoi verdetti finali, con cui vi lascio, insieme all’immancabile red porchet.
Quanto ai premi, non avendo visto i film non so se siano giusti, però sono contento per quello di miglior attore andato ad Adam Driver, mitico nella serie tv Girls. Molto meno per quello di miglior attrice finito all'odiosa Alba Rohrwacher, entrambi per lo stesso film, Hungry Hearts dell'italiano Saverio Costanzo.

Guarda là, Adam. Cannibal Kid sta per sparare uno dei suoi soliti attacchi contro di me."
"Scusa se te lo dico, Alba, però fa solo bene!"

Infine, complimenti allo svedese Roy Andersson per essersi portato a casa il premio più importante, il Leone d'Oro al miglior film, con il suo A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence.
Grande sconfitto invece Birdman di Alejandro González Iñárritu. Evidentemente il leone ha preferito papparsi il piccione svedese piuttosto che l'uomo-uccello messicano.


I PREMI DI VENEZIA 2014

Leone d'Oro al miglior film: A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson

Leone d'Argento per la regia: Andrei Konchalovski (The Postman's White Nights)

Gran Premio della Giuria: The Look of Silence

Premio Speciale della Giuria: Sivas

Coppa Volpi per il miglior attore: Adam Driver (Hungry Hearts)

Colpi Volpi per la miglior attrice: Alba Rohrwacher (Hungry Hearts)

Premio Osella per la miglior sceneggiatura: Tales (Ghesseha)

Premio Marcello Mastroianni: Romain Paul (Le dernier coup de marteau)


IL RED PORCHET DI VENEZIA 2014

Emma Stone
Bella e brava.
Manca solo una cosa: foto di lei nuda non ne sono ancora uscite?
(voto 8/10)

James Franco
Terrificante il suo nuovo look da pelatone con baffo.
James, anzi Franco, che hai fatto?
(voto 3/10)

Luca Zingaretti
Hey, ha copiato il look a James Franco…
Ah no, lui era già così anche prima.
(voto 3/10)

P.S. Ma chi diavolo sta salutando?

Milla Jovovich
Milla Jovovich futura mamma sul red carpet con il pancione.
Pancione?
E questo lo chiama un pancione?
(voto 6/10)

Al Pacino
Così così il look da tamarro americano in vacanza in Italia, ma lui è Al Pacino ed è figo comunque.
(voto 7+/10)

January Jones
Agli Emmy era più figa.
Però è pur sempre figa.
(voto 7/10)

Luisa Ranieri
La madrina di questo Festival. Scelta per il suo notevole fascino terrone mediterraneo.
(voto 6,5/10)

Isabella Ragonese
Niente male. Proprio niente male. E' anche così che si tiene in alto il nome del cinema italiano.
(voto 7+/10)

Isabella Ferrari
C’è poco da fare. Gli anni passano, ma lei resta sempre la MILF numero 1 del nostro cinema.
(voto 7/10)

Alba Rohrwacher
Per me è no. No. E ancora no.
(voto 1/10)

Alexandra Daddario + Ashley Greene
Sì, va beh, alla presentazione di Burying the Ex di Joe Dante con loro c’era anche quel fortunello di Anton Yelchin, ma lui non ha molta importanza.
Per Alexandra & Ashley novantadue minuti di applausi.
(voto 9/10)

Belen Rodriguez + Stefano De Martino
Perché erano presenti al Festival del Cinema di Venezia? Per caso per presentare un film?
Giammai!
Belen era lì per promuovere una nuova catena di di saloni di estetica…
Non ho capito quale sia il legame tra loro e il cinema, in ogni caso sul red carpet si sono scambiati baci parecchio infuocati. E prendetevi una stanza!
(voto 7/10 per il loro affiatamento, voto 0/10 per la loro connessione con il mondo del cinema)

Giorgio Napolitano
Pensavate non ci fosse nessuno a Venezia che con il cinema c’azzecca ancor meno di Belen e del maritino?
Sbagliato. Eccolo qui: Giorgio Napolitano.
(voto 0/10)

giovedì 19 settembre 2013

RUSH – CINEMA A TUTTO GAS (NON NERVINO)




La scorsa settimana ci aveva riservato delle visioni piacevoli. Questa non promette invece niente di buono.
Evvai, cominciamo il post all’insegna dell’ottimismo più sfrenato!
Volete che peggiori ulteriormente la situazione?
Vi confermo che anche 'sta volta a co-condurre questa rubrica dedicata alle uscite del weekend nei cinema italiani c’è il mio blogger nemico Mr. James Ford.
Pensate che le cose non possano andare peggio?
Aspettate di vedere i film in arrivo con i Puffi e Nicolas Vaporidis (spero almeno non insieme).

"Ron, per prepararmi a questo film devo prendere lezioni di guida da Ford?
Ma stiamo scherzando???"
Rush di Ron Howard
Il consiglio di Cannibal: correte (non al cinema, intendo correte via da Ford!)
Film pompatissimo in Italia, per via della passione nel nostro paese per la Formula 1, ma per cui io non condivido tutto quest’entusiasmo. Né per la Formula 1, né per la pellicola. Innanzitutto perché i film sportivi e sulle corse in particolare, a parte il divertente Ricky Bobby con Will Ferrell, si sono spesso rivelati delle notevoli porcherie. E poi perché alla regia c’è Ron Howard. Oh mio Dio, Ron Howard! Già mi stava sulle balle ai tempi di Happy Days, come regista si è poi rivelato molto discontinuo, passando da cose valide ma non capolavori come A Beautiful Mind e Frost/Nixon – Il duello, a cose terribili come Il Grinch o il recente Il dilemma. In più nel cast c’è pure l’ormai onnipresente Pierfrancesco Favino, un altro motivo per non vederlo.
Dall’altra parte c’è comunque una pellicola biografica, per di più ambientata negli anni ’70 e con Olivia Wilde. Una possibilità allora gliela si potrebbe dare, ma senza correre a vederlo a tutta velocità.
Indicazione che per Ford non vale in nessun caso: quello manco con una monoposto da Formula 1 riuscirebbe a superare i 50 all’ora…
Il consiglio di Ford: correte a vederlo, e già che ci siete, anche lontano dal Cannibale!
Grande produzione hollywoodiana con tutti i crismi, Rush non era certo il film che più attendevo da questo settembre: questo fino a quando non vidi per la prima volta il trailer, che riportava con l'adrenalina che solo gli ammmeregani sanno regalare le gesta di uno dei campionati di Formula Uno più avvincenti della Storia, quello del 1976, che vide Lauda e Hunt, rivali ed assolutamente diversi in pista e nella vita, contendersi il titolo fino all'ultima gara.
Per uno come me, appassionato di F1 fin da bambino, un racconto epico come questo vale la visione assicurata: se poi ci si mette una confezione che pare perfetta, ancora meglio.

Mr. Ford (l'ultimo a destra) alla presentazione veneziana di Sacro GRA.
Sacro GRA di Gianfranco Rosi
Il consiglio di Cannibal: Sacro Kid e profano Ford
Questo è un film documentario sul GRA, il Grande Raccordo Anulare di Roma, e raccontato così è meno appealing di un documentario sul wrestling scritto, diretto e interpretato dal mio blogger rivale Mr. James Ford. Una pellicola del genere potrebbe anzi rivelarsi la comedy dell’anno…
Se quindi è un film sulla carta per nulla interessante, il fatto che abbia vinto il Leone d’Oro all’ultimo Festival di Venezia genere una certa curiosità nei suoi confronti. Se non altro per vedere se merita un premio tanto prestigioso (almeno, una volta lo era) o se è stata solo una trovata nazionalista del presidente di giuria Bernardo Bertolucci. O anche una trovata di marketing per rilanciare il nostro cinema come cinema di qualità. Impresa invero disperata e che un film come questo dubito possa riuscire a fare.
Così come dubito che Ford possa risollevare le sorti del wrestling mondiale, ma quella è un’altra storia che forse ci racconterà lui stesso nel suo imminente docufilm.
Il consiglio di Ford: Sacro Kid? Blasfemo Ford!
Il vincitore dell'ultimo Festival di Venezia è il rebus più complesso di questo inizio autunno: creazione campanilista di Bertolucci o documentario pronto a risollevare le sorti dello stramorto Cinema italiano? Onestamente la mia paura che non si riveli nessuna delle due ipotesi quanto più una mediocre via di mezzo è molto più consistente di quella delle eventuali bottigliate.
Staremo a vedere.
Intanto, per non sprecarne neppure una e tenermi in allenamento, mi rifarò sul mio collega di rubrica.

"Ford, conosco il kung fu.
Il wrestling? No. Perché, sarebbe un tipo di combattimento?"
The Grandmaster di Wong Kar-wai
Il consiglio di Cannibal: è il sequel di The Littlemaster di Ford ‘Ndo-wai?
Qual è un sinonimo di noia?
Mr. Ford.
E un altro?
Wong Kar-wai.
Mi viene sonno al solo pensiero di vedermi un suo film. Se per giunta è una pellicola di arti marziali della durata di 2 ore e mezza, la ronfata cinamatografica più lunga e soddisfacente dell’anno si sta materializzando davanti ai miei occhi. Ai miei occhi che si stanno già chiudendo.
Il consiglio di Ford: Il Grandmaster di Cannibal è senza dubbio Ford.
Wong Kar Wai è stato uno dei miei idoli assoluti nei primi anni del nuovo millennio, quando da Happy together e Hong Kong Express il mitico regista passava alle meraviglie di In the mood for love e 2046.
Ip man, invece, è un leggendario Maestro di arti marziali praticamente sacro in Cina, nonchè uno dei primi ad aver addestrato nientemeno che Bruce Lee.
L'incontro tra i due, una sorta di ibrido tra il melò d'autore ed il film di botte, la tecnica sopraffina ed in wuxia, non è perfettamente riuscito, e bilancia una prima parte un pò troppo lenta con un finale struggente e bellissimo.
Wong non è lo stesso di qualche anno fa, ma è pur sempre Wong.
Cannibal, invece, resta sempre lui. Purtroppo.
Recensione fordiana a brevissimo.

You’re Next di Adam Wingard
Il consiglio di Cannibal: Ford, you’re next
Gli horror sono sempre un’incognita, soprattutto di questi tempi. Però You’re Next mi ispira un minimo di fiducia, negli USA ne hanno parlato bene e il trailer annuncia una buona dose di tensione e cattiveria. Dopo La notte del giudizio e L’evocazione – The Conjuring, chissà che non sia il next horror movie decente dell’anno. E chissà che la next recensione di Ford non sia finalmente decente.
Il consiglio di Ford: dovremmo sperare nel next o accontentarci di questo?
Negli ultimi tempi l'horror - che di norma genera aberranti pellicole - è riuscito a sorprendere in positivo con il discreto The conjuring: sarà pronto a fare lo stesso questo You're next?
Onestamente non credo, ma attenderò con fiducia la recensione del mio antagonista, in modo da regolarmi su come muovermi a partire dal suo voto: più sarà basso, più il mio hype crescerà.

"Buon 400esimo compleanno, Mr. Ford!"
I Puffi 2 di Raja Gosnell
Il consiglio di Cannibal: io ooooooodio i film dei Puffi (e naturalmente pure Fooooooord)
Il primo film dei Puffi era stato davvero una puffata disastrosa, si riveda la mia recensione. Più che una puffata, una fordianata bambinata assurda. Questo secondo capitolo me lo salto quindi alla grande, anche perché promette di riciclare le già striminzite idee del primo.
Puffi, così come Ford, ormai avete fatto il vostro tempo, adesso andatevene in pensione!
Il consiglio di Ford: Peppa Kid è più irritante del Puffo Quattrocchi.
Dei Puffi conservo il ricordo d'infanzia e poco altro, e vorrei che continuasse così.
Avevo osservato inorridito il trailer del primo, saltandolo a piè pari.
E' evidente che farò lo stesso con il secondo.

"So già chi t'ha consigliato di metterti un cappello così a un appuntamento..."
Un piano perfetto di Pascal Chaumeil
Il consiglio di Cannibal: un piano perfetto, evitare i film di questa settimana
Commedia romantica leggera che non promette niente di fenomenale. Nonostante la sua provenienza francese, non mi attira particolarmente, anche perché non sono un gran fan di Diane Kruger. Sì, ha fatto Bastardi senza gloria però boh, mi sa di insipida… Inoltre questa commedia dal trailer sembra più scemotta e panettonesca rispetto ai soliti standard francesi, quindi per una volta rinnego gli amati cugini radical-chic francesi e la snobbo così come farà quel burino di Ford.
Il consiglio di Ford: il Cinema francese pare non essere più così perfetto.
Evidentemente, sparate le cartucce migliori lo scorso anno, i nostri cugini d'oltralpe hanno deciso di concedersi una bella stagione di ferie, evitando proposte profonde ed interessanti per concentarsi su robetta che potrebbe interessare soltanto noi della Terra dei cachi.
Questo a meno che i suddetti cugini non abbiano deciso di sfruttare la gallina dalle uova d'oro data dall'ignoranza di noi poveri italiani sfigati. E non negherei la possibilità a priori.
Nel dubbio, comunque, io passo.

"Ho visto Vaporidis che voi umani non potreste immaginarvi..."
Il futuro di Alicia Scherson
Il consiglio di Cannibal: nel mio futuro non c’è la visione di questo film
Produzione italo-cilena con Nicolas Vaporidis. E dico Nicolas Vaporidis, per me al momento l’anticinema numero 1, davanti anche a Ford.
Nel futuro di Pensieri Cannibali vedo la recensione di un film con Nicolas Vaporidis. Purtroppo ho fatto l’errore di vederne uno, ma d’ora in poi mi rifiuto di vederne altri, a partire da questo.
Il consiglio di Ford: il futuro del Cinema non è certo Vaporidis.
Vaporidis? Sul serio?
Se volete avere un futuro, cercate di evitarlo.

"Alba, ancora convinta che farti tagliare i capelli dai cinesi sia stata
una buona idea?"
Via Castellana Bandiera di Emma Dante
Il consiglio di Cannibal: che è, l’indirizzo di Ford a beneficio dei federali che lo stanno cercando?
Presentato al Festival di Venezia e accolto in maniera piuttosto positiva, s’è pure aggiudicato il premio per la migliore attrice, Elena Cotta, ma a me attira meno di zero, anche perché nel suo cast oltre alla Cotta vanta un’attrice stracotta come Alba Rohrwacher. Tra le cose che mi danno fastidio in un film, subito dopo la presenza di Nicolas Vaporidis e una critica entusiastica da parte del blog WhiteRussian, c’è Alba Rohrwacher, la Nicolas Cage del cinema italiano. Compare dappertutto. Basta! Pretendo un intervento per fermarla. Con o senza il consenso delle Nazioni Unite.
Il consiglio di Ford: l'unico indirizzo che mi interessa è quello del Cannibale, così posso andarlo a prendere a casa insieme a The Rock.
Emma Dante è ormai una realtà teatrale più che consolidata, e dato che il Teatro non naviga nello stesso oro del Cinema, eccola approdare alla settima arte con un titolo accolto discretamente bene all'ultimo Festival di Venezia, ed accolto un po’ meno discretamente bene dal sottoscritto.
Ho infatti l'impressione che si tratti dell'ennesimo tentativo dei nostrani distributori di spacciare per autoriale una proposta che autoriale, di fatto, non è.
Senza contare che non ho voglia di vederlo neanche per scherzo.
A meno che non mi accompagnino in sala Marco Goi e Dwayne Johnson.


domenica 8 settembre 2013

IL FESTIVAL DI VENEZIA 2013 ALLA RICERCA DEL SACRO GRA




S’è concluso il Festival di Venezia 2013.
Premetto che non ero presente in Laguna, non ho visto nessuno dei film in gara o fuori gara e ho seguito l’evento solo saltuariamente e senza manco troppo interesse, quindi il mio commento finale sul Festival non vale un bel NIENTE.
Qualcosina comunque la voglio dire, perché questo è pur sempre un blog prevalentemente cinematografico e poi perché se a Studio Aperto parlano di Venezia, non vedo motivi per cui non dovrei farlo anch’io.

A livello di glamour, di divi presenti e di hype, tanto per rimanere in tema Studio Aperto, m’è apparsa un’edizione parecchio sottotono. A parte per gli amanti del kitsch e dell’orrido, che sul red porchet red carpet si sono trovati delle perle assolute come quelle che vi propongo qui sotto.

Marina Ripa di Meana quest'anno ha deciso di superare se stessa

Carrie Fisher, guerre stellari con il buon gusto

Alba Rohrwacher, appena fuggita da un centro psichiatrico

Nicolas Cage e le sue splendide "collane"


A illuminare la scena c’è in pratica stata soltanto una radiosa Scarlett Johansson.


Scarlett è la protagonista di uno dei film più discussi e fischiati, Under the Skin, in cui interpreta la parte di un’aliena nuda in più di un’occasione e quindi io grido fin da ora al: “Capolavoro!” per quanto riguarda la pellicola e grido allo: “Scandalo!” perché Scarlett non ha ricevuto il premio di miglior attrice, andato all’italiana Elena Cotta per Via Castellana Bandiera di Emma Dante, che ha battuto persino la favoritissima della vigilia, Dame Judi Dench.

"Chiamate un dottore!
Presto, non sto scherzando!"

Spinto da un moto di nazionalismo d’altri tempi, il presidente della giuria Bernardo Bertolucci ha assegnato anche il premio più importante a un film italiano.
Il Leone d’Oro 2013 è Sacro GRA di Gianfranco Rosi, il primo italiano a vincere da Così ridevano di Gianni Amelio del 1998.


Un film italiano, per di più un documentario, Leone d’Oro?
A scatola chiusa e senza aver visto il suddetto film, né tanto meno gli altri in gara, io storco il naso in maniera snobistica e radical-chic.
Ma poi dico, al povero ritirato Maestro Hayao Miyazaki manco un premietto di consolazione?

Ecco l’elenco dei premi del Concorso principale
Leone d’Oro: Sacro GRA di Gianfranco Rosi
Gran premio della giuria: Jiaoyou (Stray Dogs) di Tsai Ming-Liang
Leone d'argento per la migliore regia: Miss Violence di Alexandros Avranas
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Themis Panou per Miss Violence di Alexandros Avranas
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Elena Cotta Via Castellana Bandiera di Emma Dante
Premio Mastroianni per l'attore emergente: Tie Sheridan per Joe di David Gordon Green
Migliore sceneggiatura: Philomena di Stephen Frears, scritta da Steve Coogan e Jeff
Premio speciale della Giuria: Die Frau des Polizisten di Philip Groening
Premio Leone del Futuro Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis: White Shadow di Noaz Deshe

Sezione Orizzonti
Miglior film: Eastern Boys di Robin Campillo
Migliore regia: Uberto Pasolini per Still Life
Premio speciale: Ruin di Michael Cody e Amiel Courtin-Wilson
Miglior cortometraggio: Kush di Shubhashish Bhutiani

Settimana Internazionale della Critica
Miglior Film: Class Enemy di Rok Bicek
Premio per la migliore fotografia: Inti Briones per Las Niñas Quispe di Sebastián Sepúlveda
Menzione Speciale: Giuseppe Battiston interprete in Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto
Menzione Speciale: Anna Odell per l'insieme del lavoro svolto in The Reunion

lunedì 1 aprile 2013

CLOUD AVATAR 3D, IL FILM DEL SECOLO


Mr. Bean
Cloud Avatar 3D
(USA 2013)
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Federico Moccia
Cast: Will Smith, Angelina Jolie, Sam Worthington, Liam Neeson, Alba Rohrwacher, Beppe Fiorello, Mr. Bean
Genere: apocalittico
Se ti piace guarda anche: Cloud Atlas, Avatar, 3MSC

Esce oggi in tutte le sale mondiali il film del secolo: Cloud Avatar 3D, che riesce nell’impresa di riunire tutti i miei professionisti del mondo cinematografico preferiti in una pellicola sola. Che bello.
Cloud Avatar 3D è una specie di sequel prequel remake di Cloud Atlas, ambientato però nel magico mondo di Pandoro Pandora come Avatar. Per la regia di questo progetto misterioso, la cui lavorazione è stata tenuta segreta dalla sua casa di produzione, la Disney, fino ad oggi, è stato chiamato un nome d’eccezione, il sempre più in forma Steven Spielberg.
La sceneggiatura è invece firmata da Federico Moccia, noto anche come… Federico Moccia.
Perché è stato chiamato il mitico Federico Moccia? Ovvio, per aggiungere al tutto un tocco di romanticismo maggiore e anche, massì diciamolo, una ventata di freschezza e di modernità, perché come parla il linguaggio dei ggiovani il Moccia, cioè cacchio raga nessuno mai.

Will Smith
Stellare anche il cast della pellicola. Seguendo l’idea del Cloud Atlas originale che in tempi di crisi economica ha riciclato i suoi attori in più parti, Inizialmente si era pensato di far interpretare tutti i ruoli, maschili, femminili e animali, ho detto animali non animati, al solo e unico Sam Worthington. Dopo averlo seguito con le telecamere un giorno per 24 ore intere, Steven Spielberg si è però reso conto che l’attore australiano non cambia espressione. Mai. No, nemmeno quando fa sesso o fa la cacca. Si è deciso allora di optare per una scelta più tradizionale e usare un cast variegato, prendendo gli altri attori più espressivi e talentuosi in circolazione: Will Smith, che vestirà i panni dell’eroe che sopravvive a 12 esplosioni, a due scontri armati con l’esercito iraniano e alla bomba atomica lanciata dalla Corea del Nord; Angelina Jolie nei panni della femme fatale che replicherà la scena di accavallamento delle gambe di Sharon Stone in Basic Instinct e per l’occasione non si sta radendo lì sotto da oltre 6 mesi; il già menzionato Sam Worthington interpreterà l’avatar di se stesso; nei panni del cattivone di turno avremo inoltre Liam Neeson, che ha annunciato di aver preparato un mix di cattiveria ispirandosi, parole sue, a: “Hitler, Mussolini, Berlusconi e Topo Gigio.”

Top-secret la trama del film, ma secondo le prime indiscrezioni saranno una serie di storie incrociate insieme in maniera apparentemente casuale, in realtà accomunate dalle tematiche di vita e morte, amore e odio, guerra e pace, tematiche insomma mai affrontate prima da nessuno. Pare inoltre che non mancheranno inseguimenti, esplosioni, Mr. Bean nella parte di Rowan Atkinson, un’inquietante apparizione di Alba Rohrwacher nuda, un’ancor più inquietante apparizione di Beppe Fiorello che canta sui titoli di testa, oltre a scoregge, battute che non fanno ridere e animali parlanti, il tutto per la durata di sole 5 ore e 40 minuti in cui sarà severamente vietato alzarsi per poter andare a prendere da mangiare o fare la pipì.
Il film, ma che dico film? dico Capolavoro annunciato, ha avuto critiche contrastanti dopo la presentazione in anteprima alla stampa:

Avatar Rohrwacher
Il film del secolo, se solo fosse uscito nell’Ottocento.
The New York Times

Vi divertirete di più con La corazzata Potemkin.
Entertainment Weekly

Era almeno da… ieri che non vedevo una pellicola tanto stupenda.
Vincenzo Mollica

A una visione superficiale può sembrare una stronzata.
A una visione più approfondita sono certo che risulterà una mega stronzata.
Paolo Mereghetti

I Maya avevano annunciato l’arrivo di questo film.
Studio Aperto

Papa Francesco I ha rivolta una preghiera agli sventurati che andranno a vederlo.
Famiglia Cristiana

Capo lavoro.
Intendo: "Capo, lavoro stasera piuttosto di andare a vedere 'sta roba."
Un passante

Io non ho ancora avuto modo di guardarlo, lo farò solo stasera insieme al resto del mondo, ma sulla fiducia preannuncio già il voto…
(voto 100/10)

venerdì 15 marzo 2013

BELLA ADDORMENTATA O BELLOCCHIO ADDORMENTATO?

Bella addormentata
(Italia, Francia 2012)
Regia: Marco Bellocchio
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli
Cast: Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Isabelle Huppert, Gianmarco Tognazzi, Brenno Placido, Michele Riondino, Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio
Genere: mortale
Se ti piace guarda anche: Amour, Mare dentro, Million Dollar Baby

Chi è la Bella addormentata di Marco Bellocchio?
La risposta sembrerebbe molto semplice: Eluana Englaro. Il film non parla di lei?
In parte sì. Il caso Englaro fa da drammatico sfondo alle drammatiche vicende intrecciate delle 3 drammatiche storie raccontate dalla drammatica pellicola. La prima storia può anche essere vista come doppia, considerando che si concentra sulle vicende differenti di padre e figlia, accomunati dalla morte della moglie/madre che si trovava in una situazione analoga a quella di Eluana. Il padre, Toni Servillo, è un senatore del Pdl con degli scrupoli di coscienza: votare o non votare la legge pro-life promossa dall’allora premier oggi povero infermo Berlusconi? Proprio come in “Genie in a Bottle” di Christina Aguilera, o quasi, il partito dice sì, ma il suo cuore dice no.

"Io e te, 3MSC!"
"Hey, ma che stai a dì? Mi sa che hai sbagliato sceneggiatura."
"No no, è proprio così..."
Allo stesso tempo quella bigottona di sua figlia, interpretata dall’oltremodo odiosa Alba Rohrwacher, va a pregare a Udine con le sue amiche suore, per sostenere il partito dei pro-life davanti alla clinica in cui si trovava Eluana. Quand’ecco che in un bar un tizio le tira un bicchiere d’acqua addosso. Il fratello di codesto psicopatico si scusa con lei, le scrive il suo numero di telefono su una mano e i due finiscono a letto insieme.
Alla faccia della suora!
Uno si può domandare perché in un film come questo sia stata inserita una storiella d’amore che potrebbe essere tranquillamente uscita dalla mente perversa di un Federico Moccia o di una Stephenie Meyer, e alla fine la risposta viene data. Ed era meglio se non veniva data.
Ed era meglio se la Rohewacher non gliela dava.
ATTENZIONE SPOILER
Grazie alla notte insieme al ragazzo, Alba Rohrwacher scopre cos’è il vero amore e capisce che il gesto del padre è stato un atto d’Amour. Cioè, ‘sta qua s’è fatta una scopata e bom, di punto in bianco riesce a comprendere l’amore dei suoi genitori andato avanti probabilmente per anni?
Manco Moccia e la Meyer avrebbero osato tanto…
Per non parlare del fratello disturbato del ragazzo, un personaggio buttato nella mischia del tutto a caso e per nulla approfondito.
FINE SPOILER, PER ORA

La vera Bella addormentata di Bellocchio non è però la madre dell'Albachiara Loacker, ne lo è la stessa Alba Rottweiler o come cazzo si scrive. Potrebbe essere allora la bella fanciulla in coma del secondo episodio, quello con GianMarco Tognazzi e Isabelle Huppert? Isabelle Huppert Signora della Simpatia che tra questo film e Amour è un po’ l’equivalente per il cinema sull’eutanasia di Christian De Sica per i cinepanettoni. Questo episodio appare a un certo punto e viene inserito in maniera casuale all’interno della pellicola, per poi essere fatto evolvere in maniera scontata e chiuso alla buona. Un episodio riempitivo che ci suggerisce come la vera bellocchiana addormentata non sia nemmeno la bionda fanciulla in coma.

La terza storia è quella (leggermente) più interessante. È anche quella che in apparenza c’entra meno con il caso Englaro. Maya Sansa è una tossica persa con manie suicide. Non è costretta a vivere in un letto, ma la sua vita le pesa comunque e vorrebbe morire. Un dottore però non ci sta e prova a salvarla.
ATTENZIONE SPOILER AGAIN
Alla fine di questa favoletta, il dottore, anche se non è che sia proprio il Principe Azzurro, bacia la toxic Sansa, che non è proprio una principessina, e la risveglia dal coma della sua vita. Scena dall’alto valore simbolico o semplicemente la chiusura più scontata che ci poteva essere per tale vicenda?
Fatto sta che almeno questa, tra le 3 storie, è quella più in linea con il titolo favolesco, ma attenzione, perché non è nemmeno Maya Sansa la vera bellocchia addormentata.
FINE SPOILER AGAIN

"Se voti Silvio, ti restituisce un fisico come quello di Taylor Lautner."
"Ma uffi, io preferisco Robert Pattinson..."
La vera Bella addormentata è l’industria cinematografica italiana. C’era una volta, tanto ma tanto tempo fa, in un paese che è il nostro ma ormai sembra parecchio lontano, un Cinema che in tutto il mondo ci invidiavano. Adesso è solo un ricordo lontano e questo film ne è una splendida (ehm, non proprio splendida) fotografia. Ne parlavo qualche giorno fa nel post dedicato a Tutti i santi giorni e qui il caso si fa ancora più lampante. Bellocchio per carità dirige anche bene, il problema è un altro: la sceneggiatura è di una banalità sconcertante.
Sarà che ho visto Bella addormentata il giorno dopo aver visto il danese Il sospetto, però la differenza tra le due pellicole è evidente e non è tanto una questione di qualità visiva. Le due storie trattano le due tematiche forse più ostiche in assoluto che possano essere affrontate: pedofilia ed eutanasia. Il sospetto affronta il primo argomento in maniera cruda, feroce, non facendosi mancare persino qualche momento a sorpresa divertente (come la battuta degli amici del protagonista: “Smettila di abbracciare tuo figlio, se non vuoi finire di nuovo nei guai” o qualcosa del genere), così come riusciva a fare sullo stesso tema anche il francese Polisse. Bella addormentata invece si mantiene sempre sul serioso, non concedendo nemmeno un istante di apertura alla leggerezza, se non per il medico che prende le scommesse su quando morirà Eluana, ma è una cosa che non fa ridere. Il cinema italiano d’autore, o presunto tale, nel suo prendersi sempre troppo sul serio non ha la più pallida idea di cosa sia il senso dell’umorismo.
Bella addormentata non riesce poi a dire niente di nuovo. Affronta i temi della vita, della morte, dell’amore, dell’eutanasia da più punti di vista. Persino troppi. Come se si fosse reso conto che nessuna delle storie raccontate è davvero efficace, Marco Bellocchio ha cercato di piazzare più voci possibili, più personaggi possibili, nessuno realmente interessante.
Giusto per non farsi mancare niente, visto che siamo pur sempre nella nostra cara bella italietta, nel cast ci ha infilato dentro pure una lunga schiera di figli raccomandati, pardon di “figli d’arte”: oltre a GianMarco Tognazzi svettano Brenno Placido e Pier Giorgio Bellocchio, attori tutt’altro che folgoranti.

La questione eutanasia sarà anche affrontata attraverso una pluralità di sguardi, e questo è un pregio (l’unico?) del film, ma è sempre affrontata in maniera troppo morbida, senza mai andare a incidere, a colpire nel segno. L’affondo non arriva nemmeno nella vicenda politica.
La storia di un senatore italiano e per di più del Pdl che si dimette? Ma per favore. Questa, più che una fiaba, sembra una storia di fantascienza.
(voto 5-/10)

P.S. Ho scoperto che oggi 15 marzo è la Giornata Mondiale del Sonno.
Non ero a conoscenza dell'esistenza di una giornata del genere e la pubblicazione di questo post oggi è solo un'inquietante coincidenza...



"Ci metto la lingua o no? Massì, così si sveglia prima!"

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