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mercoledì 10 dicembre 2014

QUADROPHENIA: VIVA I MOD E ABBASSO I ROCKER!





Quadrophenia
(UK 1979)
Regia: Franc Roddam
Sceneggiatura: Dan Humphries, Martin Stellman, Franc Roddam
Cast: Phil Daniels, Leslie Ash, Sting, Ray Winstone, Mark Wingett, Philip Davis, Toyah Willcox, Trevor Laird, Michael Elphick
Genere: mod
Se ti piace guarda anche: Tommy, Spike Island, Trainspotting

Quadrophenia è il film dei The Who. Cosa che detta così può suonare nella maniera sbagliata. A qualcuno può infatti venire in mente “Come in un film”, il film dei Modà, oppure “Where We Are”, il film dei One Direction, o ancora “Never Say Never”, il film di Justin Bieber.
Tranquilli. Questa è tutta un'altra musica. Non solo perché la proposta musicale dei The Who è “leggermente” superiore rispetto a quella degli artistoni sopra citati, ma inoltre perché in questo caso non ci troviamo di fronte a un documentario su un concerto fatto giusto per strappare qualche soldo alle fan urlanti. Quadrophenia è un film film, con una trama, dei personaggi, una sceneggiatura vera e propria. È una opera rock che prende ispirazione dai testi dell'album omonimo della band, forse il gruppo più celebre e importante nella Storia del rock'n'roll inglese dopo i Beatles e i Rolling Stones. Una volta detto questo, è una pellicola godibile indipendentemente dalla conoscenza dell'album, o dall'essere dei patiti dei The Who. I fan si esalteranno a vedere comparire il faccione di Pete Townshend su un poster nella cameretta del protagonista, così come in tv, e a sentire le loro canzoni all'interno della pellicola. La colonna sonora non è però ad esclusivo appannaggio dei The Who, che saranno sì megalomani, ma non fino a questo punto. In mezzo alle loro “My Generation”, “The Real Me” e altre c'è spazio infatti anche per la trascinante “Louie Louie” dei Kingsmen, per la splendida “Zoot Suit” degli High Numbers, per girl band retrò come Ronettes, Chiffons e Crystals e per l'immancabile evergreen “Green Onion” di Booker T. & the MG's, in quello che è un vero e proprio tripudio degli anni Sessanta che farà eiaculare i nostalgici dell'epoca.

lunedì 29 agosto 2011

Sottomarino marino marino, ti voglio al più presto sposar

Submarine
(UK, USA 2010)
Regia: Richard Ayoade
Cast: Craig Roberts, Yasmin Paige, Noah Taylor, Sally Hawkins, Paddy Considine, Gemma Chan
Genere: strano, anzi strange
Se ti piace guarda anche: Skins UK (serie tv), Fish Tank, Fuga dalla scuola media, Cashback, I quattrocento colpi

Il ragazzino protagonista di Submarine è Oliver Tate, un tipo particolare, strambo. È un nerd ma è anche un bullo. Si veste in maniera del tutto particolare e ha un look fuori dal tempo, con quei capelli da baronetto e con sempre indosso quel cappottino a metà strada tra lo stiloso e lo sfigato, potrebbe sembrare gay invece non lo è, e per quanto singolare sia desidera fortemente anche integrarsi e lui stesso si autoconsidera piuttosto cool. Insomma, è davvero difficile decifrarlo ma allo stesso tempo è uno dei ritratti adolescenziali per quanto strambi anche più veri, perché non fa rientrare il personaggio in un semplice stereotipo, ma racconta di come in giovine età sia difficile trovare una propria precisa identità. Di come si vaghi nell’oscurità senza meta alla ricerca della propria via, della propria voce. E allora, per quanto difficile sia ritrovarsi nella totalità dei suoi contraddittori comportamenti, questo suo vagare incerto rende possibile l’immedesimazione non dico per tutti gli spettatori, ma per molti o almeno alcuni probabilmente sì.


Prodotto da Ben Stiller, uno che ogni tanto qualcosa di buono la fa, Tratto da un romanzo di Joe Dunthorne, Submarine è l’opera prima di Richard Ayoade, personaggio pure lui parecchio strambo, regista di videoclip (tra gli altri di Arctic Monkeys e Last Shadow Puppets, come vedremo dopo non a caso) attore nerd protagonista dell’esilarante serie tv UK The It Crowd, una sorta di antecedente di The Big Bang Theory, e da buona opera prima ha tutti i pregi & difetti del caso: parte a razzo, ci presenta un protagonista davvero unico che ci accompagna per manina con la sua voce fuori campo, ci consegna alcune scene di magia cinematografica notevole, e poi verso metà si perde un pochino, come un sottomarino che si è smarrito nelle profondità dell’oceano, o proprio come il protagonista confuso della storia. Il bello comunque è anche questo. Se nella prima parte c’è spazio per un umorismo obliquo e contemporaneamente esilarante, nonché per le rane allo stomaco provocate dalla prima cotta, più in là ci si concentra soprattutto sui problemi coniugali dei genitori, il tutto sempre visto attraverso gli occhi del protagonista. La vicenda perde qui leggermente in mordente, nononostante le ottime interpretazioni del padre Noah Taylor (E morì con un felafel in mano), della madre, una sempre grande Sally Hawkins (già elogiata da queste parti per La felicità porta fortuna e We Want Sex) e del suo pseudo-amante interpretato da Paddy Considine (In America, 24 Hour Party People).
Se il cast di contorno vede impegnati dei volti affermati del notevolissimo panorama attoriale british, a sorprendere sono però i due giovanissimi attori principali, la fidanzatina del protagonista, Yasmin Paige, affascinante naturalmente in maniera strana, e soprattutto il protagonista assoluto, Craig Roberts, con quel suo volto che rimane impresso e che ricorda un po’ quello del cantante degli Arctic Monkeys. A sorprendere meno allora a questo punto è ritrovare appunto Alex Turner come firma e voce delle canzoni originali composte appositamente per il film, una vera chicca in grado di regalare al film un’atmosfera unitaria e unica, e con un paragone importante potremmo scomodare persino il lavoro fatto da Simon & Garfunkel per Il laureato.
Massì, scomodiamolo, che questo è quasi Il laureato di oggi.
Ho esagerato?
Ho esagerato.
Come al solito, cazzo!
(sei stato stupido, cannibal, stupido e cattivo!)


E a proposito di paragoni non da poco, se l’anno scorso era stato l’altra ottima produzione british Fish Tank ad avere l’onore di essere accostata a I quattrocento colpi di Francois Truffault (l’avevano definito un 400 colpi hip-hop), questa volta il paragone mi sembra ancora più azzeccato per questo Submarine (che potremmo definire un 400 colpi indie).
Se non l’avete ancora capito, trattasi quindi di un film britannico imperdibile per chi cerca uno sguardo nuovo, sulla vita e sul cinema. Un sottomarino con cui immergersi nelle profondità dell’animo di un giovane uomo… ok, detto così sembra una cosa pesante, e invece vi ritroverete a galleggiare come sopra un materassino. Pensavate mica che l’estate fosse già finita?
(voto 8/10)

(un’uscita italiana non è ancora prevista, sorprendente vero?)

venerdì 27 maggio 2011

Su*ate e vedrete

Arctic Monkeys “Suck it and see”
Genere: roll’n’rock
Provenienza: Sheffield, Inghilterra
Se ti piace ascolta anche: Last Shadow Puppets, Alex Turner, Ash, Queens of the Stone Age, Franz Ferdinand

Che le scimmiette artiche fossero molto retrò già lo sapevamo, ma qui gente ne troviamo ulteriore conferma. L’apertura di “She’s thunderstorms” è magnifica, proprio perché propone una melodia vintage d’altri tempi unita a chitarre e a un battito rock potenti che mi ricordano gli splendidi Ash.


“Brick by brick” è un pezzo di rock’n’roll “ignorante” dove si fa sentire forte l’influenza di Josh Homme dei Queens of the Stone Age, loro mentore in questo album nonché produttore del loro precedente lavoro. Siccome io ho sempre sostenuto, e sostengo tutt’ora, che la vera natura dei Monkeys sia quella di autori di raffinate canzoni d’altri tempi, i loro numeri più rock invece mi sembrano via via sempre meno ispirati e anche questo pezzo, pur non male, ne è ulteriore conferma.


Il singolo “Don’t sit down ‘cause I’ve moved your chair” si segnala più che altro per il titolo ironico grandioso che non come canzone in sé: siamo dalle parti di certo stoner rock, ma i Monkeys dovrebbero giocare meno a fare i Queens of the Stone Age, che non è tanto il loro mestiere, e anziché andare indietro fino all’Età della Pietra dovrebbero guardare agli anni ’60, che è quello cui Alex Turner e soci riesce meglio fare.


È infatti quando i ritmi rallentano che le scimmie mostrano i loro numeri più brillanti, come nel pezzo che dà titolo all’album, nella serenata “Reckless serenade” e nel waltz di “Piledriver waltz”, quest’ultima proposta già da Alex Turner in versione solista per la colonna sonora dell’indie movie britannico Submarine. Che ormai Turner sia meglio da solista o con il suo progetto parallelo Last Shadow Puppets? Che quelli siano diventati i suoi progetti numeri 1, con gli Arctic Monkeys diventati un contorno? Non ancora, perché le scimmiette sanno ancora dire la loro, però il nuovo album convince solo a metà…
Nella moschea di Sucate a Milano, sarà per il titolo, ma intanto questo disco sta già andando a ruba!
(voto 7)

sabato 26 marzo 2011

Videoteque (Thom Yorke, Alex Turner, Guano Apes, Silvio Berlusconi...)

Non ne avete avuto abbastanza con gli appena 8 pezzi del nuovo album dei Radiohead The King of Limbs”? Ecco allora che Thom Yorke ci delizia con un paio di brani (pazzeschi) realizzati in collaborazione con i re del dubstep Burial e Four Tet. Pop per l’anno 2011 (in Inghilterra) o per l'anno 3011 (col fuso italiano). Questa è la prima traccia “Ego”.


E il viaggio mentale alla Inception della seconda “Mirror”.


Io sono sempre più convinto che la dimensione ideale di Alex Turner sia quella del pop malinconico e retrò, più che quella da rock'n'roll star. In attesa che il prossimo imminente disco degli Arctic Monkeys possa farmi cambiare idea, la conferma alla mia tesi dopo lo spettacolare disco dei Last Shadow Puppets arriva con la colonna sonora del british movie "Submarine" firmata dal monkey solista. Da applausi a scena aperta.


Due video in uno per la idola dell'electro pop francese Yelle.
Finisce uno... e poi inizia l'altro. D'altra parte c'è crisi dappertutto, come cantava Bugo, e bisogna pur risparmiare.


Video letteralmente esplosivo questo. La canzone è un gradevole pezzo chill-out stile Air degli Orelha Negra, la clip è diretta dallo street artist portoghese Alexandre Farto aka VHILS, un amichetto di Banksy che si diverte a far saltare per aria le sue opere d’arte e la sua nuova opera d’arte diventa l’esplosione stessa. Un genio o un pazzo?


A sorpresa i crucconi Guano Apes sono ancora vivi e vegeti, sono pure tornati sulla scena e la loro musica è ancora decisamente cazzuta! Chi l'avrebbe detto?


Di nuovo in pista anche i Tv on the Radio con una meraviglia delle meraviglie come questa "Will Do" ad anticipare il nuovo album "Nine Types of Light".


E visto che come pessima abitudine mi piace chiudere in bruttezza, ecco l’agghiacciante spot “Magica Italia” pro (anche se a me sempre più contro) turismo italiano. Testimonial d’eccezione Silvio Berlusconi, già pronto a questo punto per un futuro nelle pubblicità di Alfonso Luigi Marra.

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