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venerdì 8 settembre 2017

Baywatch: uno per tutti, tette per uno





Baywatch
Regia: Seth Gordon
Cast: Dwayne Johnson, Zac Efron, Alexandra Daddario, Priyanka Chopra, Kelly Rohrbach, Jon Bass, Ilfenesh Hadera, Hannibal Buress, David Hasselhoff, Pamela Anderson


Il 2017 si sta rivelando l'anno del revival degli anni '90. E soprattette delle sorprese. Aspettavo da una vita intera, e non è un modo di dire, una nuova stagione di Twin Peaks. Così come attendevo in maniera spasmodica il sequel di Trainspotting. Quando le aspettetive sono troppo alte, e in questo caso erano alte rispettivamente stile Everest e K2, è facile deluderle. Così infatti è stato per T2, mentre di Twin Peaks parlerò a breve. Chi invece a sorpresa le aspettetive è riuscito a superarle, sarà che di partenza non erano certo altrettanto elevate, è stato... Baywatch.

venerdì 23 ottobre 2015

San The Rock





San Andreas
(USA, Australia, Canada 2015)
Regia: Brad Peyton
Sceneggiatura: Carlton Cuse
Cast: Dwayne Johnson, Alexandra Daddario, Carla Gugino, Ioan Gruffudd, Hugo Johnstone-Burt, Art Parkinson, Paul Giamatti, Archie Panjabi, Kylie Minogue, Colton Haynes
Genere: terremotato
Se ti piace guarda anche: Sharknado, The Day After Tomorrow, Deep Impact


C'è un terremoto in arrivo dalle vostre parti?
Anzi, c'è uno sciame sismico senza precedenti nella Storia dell'umanità in arrivo dalle vostre parti?
Volete essere salvati, rigorosamente all'ultimo istante?
E allora dite una preghiera.
A chi?
A The Rock, ovvio.



Padre nostro ma più che altro di Alexandra Daddario
che sei nei cieli di Hollywood con il tuo elicottero
sia santificato il tuo nome The Rock, o se preferisci Dwayne Johnson, oppure ti va bene essere chiamato daddy?
venga il tuo regno nel cinema trash catastrofico (in tutti i sensi) inverosimile che al confronto la saga di Sharknado è neorealismo puro
sia fatta la tua volontà, altrimenti sono botte
come in cielo, dove con il tuo elicottero voli a salvare tutti quelli che ne hanno bisogno, persino le ragazzine che ascoltano Taylor Swift

mercoledì 8 luglio 2015

Burying the Ex - What's in your ex, in your e-e-e-ex, zombie, zombie, zombie





Burying the Ex
(USA 2014)
Regia: Joe Dante
Sceneggiatura: Alan Trezza
Cast: Anton Yelchin, Ashley Greene, Alexandra Daddario, Oliver Cooper
Genere: zombie
Se ti piace guarda anche: Cursed - Il maleficio, Drag Me to Hell, iZombie L'alba dei morti dementi, Fright Night, Buffy l'ammazzavampiri, Benvenuti a Zombieland, Life After Beth

È giusto cambiare per amore?
Beh, se la tua tipa ha l'aspetto di Ashley Greene, ha sempre voglia di ciulare e in più ogni tanto si veste pure da infermiera sexy per farti contento, direi che un pensiero lo si può fare.

sabato 27 giugno 2015

giovedì 28 maggio 2015

IL FASCINO INDISCRETO DEL CINEMA






Questa settimana qualcosa di interessante nei cinema sembra esserci: un sequel forse non del tutto inutile, un paio di pellicole d'autore ad alto tasso di radicalchicchismo in arrivo da Ucraina e Francia, e...
Alexandra Daddario!
Per saperne di più, ecco i film in uscita nei cinema italiani questo weekend commentati dai due blogger peggiori dell'universo conosciuto: il qui presente Cannibal Kid e il purtroppo pure lui presente Mr. James Ford.

Pitch Perfect 2
"Sono pronta a tutto.
Persino a una Blog War!"

domenica 21 dicembre 2014

COTTA ADOLESCENZIALE 2014 – LA TOP 10





Prima abbiamo visto il riepilogone dei Men of the Year, gli uomini che più hanno segnato il 2014 di Pensieri Cannibali, ora è giunto il momento di alcune belle fanciulline.
Le 10 Cotte adolescenziali, le 10 celebrities, attrici, cantanti, pornostar, gnocche varie che più hanno fatto battere forte il cuore, a quel freddo cuore insensibile dell'autore di questo blog alias Cannibal Kid.
Quando ha finito di trastullarsi con le immagini di queste signorine, la regia può mandare in onda il riassunto delle 10 posizioni. Cliccando sul nome, potete approfondire la conoscenza di ognuna.
Approfondire non carnalmente. Non senza il loro consenso, almeno.



Bonus track: gli “scarti”, ovvero le 10 bruttissime ragazze che sono rimaste fuori per un soffio dalla Top Dieci.

"Non siete contenti di vedermi alla posizione numero 1?
Okay, però se non altro non lanciatemi dei coltelli, anche perché..."
"...ricordatevi che sono molto malata!"

giovedì 11 dicembre 2014

COTTA ADOLESCENZIALE 2014 – N. 3 ALEXANDRA DADDARIO








n. 3 Alexandra Daddario
(USA 1986)
Genere: tettuta
Il suo 2014: il ruolo di Lisa in True Detective, il film Burying the Ex di Joe Dante presentato al Festival di Venezia ma che si spera arrivi presto anche nelle sale, più apparizioni nelle serie Married e New Girl


Lo dico subito: Alexandra Daddario non ha niente a che fare con Patrizia D'Addario, la prima leggendaria escort di una lunga serie di zoccole berlusconiane intercettate telefonicamente.

L'unica indagine con cui ha che a vedere lei è invece quella di True Detective, la serie crime che era partita bene con un episodio pilota parecchio promettente. Il vero colpo di fulmine nei confronti della serie per me, e credo non solo per me, c'è stato però soltanto con la puntata numero 2. In particolare quando è entrata in scena Alexandra Daddario. Alexandra Daddario e le sue tette.

Ecco. È qui che la serie ha avuto la sua vera svolta ed è diventata un oggetto di culto. Anche se, per quanto riguarda il colpo di fulmine, forse sarebbe più corretto ammettere che è avvenuto nei confronti di True Detective sì, ma soprattutto nei confronti suoi, di Alexandra Daddario. Di Alexandra Daddario e delle sue tette.

Chi l'avrebbe detto ai tempi del filmetto teen fantasy Percy Jackson che nascondeva un simile davanzale potenziale?

sabato 6 settembre 2014

FESTIVAL DI VENEZIA 2014: VINCITORI E RED PORCHET





Anche quest’anno non sono stato a Venezia. Il motivo?
Sto ancora aspettando che qualche prestigiosa testata mi chiami come suo inviato alla Mostra. Anzi, va bene pure se non è prestigiosa. Basta che mi paghi vitto e alloggio in Laguna e per me si può fare. In attesa che questo capiti, vi lascio con il mio breve commento sulla kermesse. Per quel che può valere e credo sia molto poco visto che non ero presente all’evento e non ho visto nessun film in concorso.
Da lontano, le impressioni generali che mi sono arrivate parlano di un livello cinematografico medio-buono, ma non del tutto esaltante. Il cinema italiano pare abbia fatto la sua buona figura e negli ultimi tempi è una cosa che capita sempre più spesso a dimostrazione di come, dietro le commedie commerciali con i comici dello Zelig, qualcosina dalle nostre parti si sta muovendo.
A mancare a quest’edizione del Festival di Venezia mi pare sia invece stato il glamour, i divi che fanno sognare (Belen non può essere davvero considerata una diva), i film-evento e pure le polemiche. Basti dire che il film-scandalo dell’edizione è stato Nymphomaniac di Lars von Trier, che ormai era già stato presentato ovunque, dal Festival di Berlino al MiSex di Milano.
Un’edizione un po’ sottotono, così pare almeno vista a chilometri di distanza, ma a cui sarebbe stato comunque bello partecipare. Un’edizione che attraverso la giuria presieduta dal compositore Alexandre Desplat questa sera ha prodotto i suoi verdetti finali, con cui vi lascio, insieme all’immancabile red porchet.
Quanto ai premi, non avendo visto i film non so se siano giusti, però sono contento per quello di miglior attore andato ad Adam Driver, mitico nella serie tv Girls. Molto meno per quello di miglior attrice finito all'odiosa Alba Rohrwacher, entrambi per lo stesso film, Hungry Hearts dell'italiano Saverio Costanzo.

Guarda là, Adam. Cannibal Kid sta per sparare uno dei suoi soliti attacchi contro di me."
"Scusa se te lo dico, Alba, però fa solo bene!"

Infine, complimenti allo svedese Roy Andersson per essersi portato a casa il premio più importante, il Leone d'Oro al miglior film, con il suo A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence.
Grande sconfitto invece Birdman di Alejandro González Iñárritu. Evidentemente il leone ha preferito papparsi il piccione svedese piuttosto che l'uomo-uccello messicano.


I PREMI DI VENEZIA 2014

Leone d'Oro al miglior film: A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson

Leone d'Argento per la regia: Andrei Konchalovski (The Postman's White Nights)

Gran Premio della Giuria: The Look of Silence

Premio Speciale della Giuria: Sivas

Coppa Volpi per il miglior attore: Adam Driver (Hungry Hearts)

Colpi Volpi per la miglior attrice: Alba Rohrwacher (Hungry Hearts)

Premio Osella per la miglior sceneggiatura: Tales (Ghesseha)

Premio Marcello Mastroianni: Romain Paul (Le dernier coup de marteau)


IL RED PORCHET DI VENEZIA 2014

Emma Stone
Bella e brava.
Manca solo una cosa: foto di lei nuda non ne sono ancora uscite?
(voto 8/10)

James Franco
Terrificante il suo nuovo look da pelatone con baffo.
James, anzi Franco, che hai fatto?
(voto 3/10)

Luca Zingaretti
Hey, ha copiato il look a James Franco…
Ah no, lui era già così anche prima.
(voto 3/10)

P.S. Ma chi diavolo sta salutando?

Milla Jovovich
Milla Jovovich futura mamma sul red carpet con il pancione.
Pancione?
E questo lo chiama un pancione?
(voto 6/10)

Al Pacino
Così così il look da tamarro americano in vacanza in Italia, ma lui è Al Pacino ed è figo comunque.
(voto 7+/10)

January Jones
Agli Emmy era più figa.
Però è pur sempre figa.
(voto 7/10)

Luisa Ranieri
La madrina di questo Festival. Scelta per il suo notevole fascino terrone mediterraneo.
(voto 6,5/10)

Isabella Ragonese
Niente male. Proprio niente male. E' anche così che si tiene in alto il nome del cinema italiano.
(voto 7+/10)

Isabella Ferrari
C’è poco da fare. Gli anni passano, ma lei resta sempre la MILF numero 1 del nostro cinema.
(voto 7/10)

Alba Rohrwacher
Per me è no. No. E ancora no.
(voto 1/10)

Alexandra Daddario + Ashley Greene
Sì, va beh, alla presentazione di Burying the Ex di Joe Dante con loro c’era anche quel fortunello di Anton Yelchin, ma lui non ha molta importanza.
Per Alexandra & Ashley novantadue minuti di applausi.
(voto 9/10)

Belen Rodriguez + Stefano De Martino
Perché erano presenti al Festival del Cinema di Venezia? Per caso per presentare un film?
Giammai!
Belen era lì per promuovere una nuova catena di di saloni di estetica…
Non ho capito quale sia il legame tra loro e il cinema, in ogni caso sul red carpet si sono scambiati baci parecchio infuocati. E prendetevi una stanza!
(voto 7/10 per il loro affiatamento, voto 0/10 per la loro connessione con il mondo del cinema)

Giorgio Napolitano
Pensavate non ci fosse nessuno a Venezia che con il cinema c’azzecca ancor meno di Belen e del maritino?
Sbagliato. Eccolo qui: Giorgio Napolitano.
(voto 0/10)

venerdì 14 marzo 2014

NON SERVE ESSERE TRUE DETECTIVE PER SAPERE QUAL È LA SERIE DEL MOMENTO




True Detective
(serie tv, stagione 1)
Rete americana: HBO
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Nic Pizzolatto
Regia: Cary Joji Fukunaga
Sceneggiature: Nic Pizzolatto
Cast: Matthew McConaughey, Woody Harrelson, Michelle Monaghan, Michael Potts, Tory Kittles, Alexandra Daddario, Lili Simmons, Kevin Dunn, Shea Whigham, Michael Harney, Brighton Sharbino, Erin Moriarty, Ann Dowd
Genere: alt-thriller
Se ti piace guarda anche: Twin Peaks, The Tree of Life, American Horror Story

Dopo aver visto True Detective, di notte non guardarete più il cielo stellato con gli stessi occhi. Questo per dire che sì, le serie tv possono cambiare la vita e sì, True Detective è una di queste.

Di cosa parla, questo tanto celebrato True Detective, serie trasmessa negli USA da HBO e in Italia da BOH, ancora non si sa?
Presentarla come serie crime non renderebbe giustizia per niente a ciò che è in realtà. True Detective non è tanto un’indagine su una sfilza di omicidi. Sì, ci sono anche quelli. La serie è costruita con la scusa di una storia thriller, uno delle più avvincenti e misteriose degli ultimi anni, ma non lasciatevi ingannare. True Detective è anche e soprattutto un’indagine sulla natura umana.
Al mondo ci sono due tipi di persona: quelli come Marty Hart (un fantastico Woody Harrelson) e quelli come Rust Cohle (un Matthew McConaughey over the top). Ci sono quelli che la vita semplicemente la vivono, e quelli che invece ci stanno a pensare sopra, a rifletterci, a farsi delle domande. Ci sono quelli che sanno godersi le cose e quelli che non riescono a separarsi dal loro eterno pessimismo cosmico. Al mondo ci sono due tipi di persona, ma tutti e due i tipi sono in qualche modo destinati all’infelicità. A cercare sempre qualcosa d’altro, qualcosa di diverso. Marty ad esempio ha una moglie e due figlie, eppure gli piace andare a scopare in giro. D’altra parte quando ti capitano tra le mani Alexandra Daddario…


e Lili Simmons, quella che già turba i sonni degli spettatori dell’altra grande serie del momento, Banshee…


…non puoi tirarti indietro. Marty/Woody Harrelson non ci pensa nemmeno a farlo, per quanto la sua mogliettina Michelle Monaghan non sia nemmeno lei niente male. In pratica True Detective è la serie più bella in circolazione con le tette più belle in circolazione. I due fatti credo siano in qualche modo strettamente connessi. E Woody Harrelson è il maledetto bastardo più fortunato in circolazione.

Ma lasciamo da parte le tette e torniamo ai nostri due protagonisti.
Nel mezzo del cammin della sua vita e degli anni ’90, il detective Marty si ritrova per una selva oscura, davvero oscura, e come compagno di viaggio per l’indagine della misteriosa e inquietante morte di tale Dora Lange si ritrova non uno come Virgilio, bensì uno come Rust. Uno che non è certo l’anima dei party.

“Sono un pessimista”
“Ok. Che significa?”
“Significa che faccio schifo alle feste.”
“Lascia che te lo dica… Non te la cavi un granché nemmeno fuori dalle feste.”


Dire di più su Rust Cohle non servirebbe. Bisogna vederlo. Rust Cohle è uno dei personaggi più fenomenali e memorabili di sempre, che si parli di tv, cinema o letteratura, Rust Cohle is the man.
Questo gioco di contrasti è il punto di forza dirompente della serie. Ok, un sacco di storie incentrate su due poliziotti differenti si basano su questo. Qui però non siamo dalle parti di un action alla Arma letale. Qui siamo, come detto, dentro un dramma esistenziale. I confronti tra Marty e Rust qualche risata la sanno anche regalare, però il loro è proprio uno scontro tra due modi del tutto opposti di vedere la vita. Cosa che non significa che non possano convivere. Anzi, i due true detectives sono talmente diversi l’uno dall'altro da essere perfetti insieme. Ebbene sì, questa è una vera e propria Bromance. In True Detective ci sono un sacco di tette, ci sono un sacco di tette di qualità elevatissima, eppure questa alla fine della fiera è la storia d’amore tra due uomini.
MARTY AMA RUST E RUST AMA MARTY, NA NANNA NANA, NANANA NANAAA
No, non è un amore omosessuale, bensì è il rapporto tra due persone che si completano a vicenda, senza scoparsi a vicenda.

Il contrasto tra due modi diversi di concepire la vita si può osservare anche nelle due figlie di Marty. Una è la ragazza popolare del liceo, la cheerleader, l’altra è quella alternativa, la ribelle. Marty si rivede più nella prima, mentre la seconda non la capisce. È come se si fosse trovato un Rust non solo come partner lavorativo, ma pure un Rust come figlia. L’indagine principale alla base della serie allora forse non è tanto quella sulla morte di Dora Lange e di tutti gli altri misteriosi casi a essa connessi. L’indagine è quella condotta da Marty, un uomo dalle mille contraddizioni, eppure fondamentalmente un uomo “normale”, un americano medio, il classico sbirro. La sua è un'indagine allo scoperta del “diverso”. Di quelli come sua figlia. Di quelli come Rust Cohle.
Possiamo considerare il carattere alquanto particolare di Rust come una conseguenza della perdita della sua figlia, ma in realtà probabilmente lui è sempre stato così. Uno che, anche quando è circondato dalle persone, si sente solo. Alone with everybody, come diceva il titolo di un album di Richard Ashcroft. Rust Cohle è sempre stato un disadattato. Uno estraneo al resto del mondo. Il mistero della serie non è tanto se i due riusciranno a pescare il pericoloso e misterioso serial killer che pare essersi lasciato una scia senza fine di morti in lungo e in largo per la Louisiana e dintorni, ma è: Marty riuscirà a capire Rust? Riuscirà a guardare il mondo, anche solo per un istante, attraverso i suoi occhi?

"Cioè, Woody c'ha pure le figlie fighe e la mia invece è morta?
In che mondo ingiusto viviamo?"
La domanda che vi starete facendo voi invece è: ma True Detective non era una serie crime?
No, ve l’ho detto. È qualcosa di differente. Tanto che alla risoluzione del caso, alle spiegazioni, viene dato uno spazio volutamente piccolo. Come dice Marty/Woody Harrelson, "Basta, non voglio saperne più niente."
True Detective è come un Twin Peaks, ma meno visionario. È come un The Tree of Life televisivo, per il libero fluire del tempo e per i rapporti famigliari, solo con molti più dialoghi, una trama thriller e nessun dinosauro. Presenta una forte componente spirituale, religiosa e filosofica, però è allo stesso tempo un prodotto terra terra. Per impostazione è come American Horror Story, visto che è una serie antologica in cui ogni stagione è una storia singola a sé stante, ma virato verso il thriller anziché l’horror.
True Detective è interpretato in maniera pazzesca, oltre ogni limite, soprattutto da Matthew McConaughey, qui alle prese con la sua prova più estrema, ancor più che in Killer Joe o in Dallas Buyers Club, ha un’ottima colonna sonora e una sigla splendida (“Far From Any Road” degli Handsome Family) ed è diretto da Cary Joji Fukunaga meglio di quasi qualunque film in circolazione, si veda il piano sequenza del finale della quarta puntata, che altroché il Cuarón di Gravity. È una storia tradizionale, la più antica storia del mondo, la battaglia tra luce e oscurità, ma è raccontata con una forza nuova (ogni riferimento a partiti politici NON è voluto), con uno stile talmente letterario e talmente cinematografico da trovare la sua collocazione ideale negli spazi dilatati di una serie televisiva.
True Detective è la luce più brillante che illumina il nero del piccolo schermo e, quando avrete finito di vederla, di notte non guarderete più il cielo stellato con gli stessi occhi.
(voto 9+/10)

domenica 19 maggio 2013

NON APRITE QUELLA PORTA, APRITE QUELLE PORCHE


"Porche noi???"
"Ma se siamo due suore..."
Non aprite quella porta 3D
(USA 2013)
Titolo originale: Texas Chainsaw 3D
Regia: John Luessenhop
Cast: Alexandra Daddario, Tania Raymonde, Trey Songz, Keram Malicki-Sanchez, Shaun Sipos, Scott Eastwood, Dan Yeager, Thom Barry, Richard Riehle
Genere: orrore
Se ti piace guarda anche: Non aprite quella porta (1974), Non aprite quella porta (2003)

Se pensate che non esista un film peggiore di Le streghe di Salem
Beh, non sarò certo io a farvi cambiare idea BUAH AH AH AAAH (beccati ‘sta risata satanica, Rob Zombie, che ti piace!).
Non aprite quella porta 3D è una schifezzuola di horror, però almeno è una schifezzuola media, di quelle senza pretese artistiche che non può permettersi. Lo guardi, e sai già esattamente in cosa ti imbatterai e cosa si abbatterà su di te: un brutto film di scarso intrattenimento e zero originalità. Ma, se non altro, un brutto film che non vuole spacciarsi per un capolavoro della settima arte. So’ già soddisfazioni. Piccole, ma so’ soddisfazioni.

A volte il genere horror viene accostato in senso dispregiativo al porno. In senso dispregiativo il più delle volte per il porno. Cosa li accomuna? In entrambi i generi spesso la trama è solo un pretesto per mostrare in un caso scenone splatter di morti ammazzati, nell’altro caso delle scopate, fondamentalmente. Prodotti in serie, fatti in maniera meccanica e industriale, per fare contenti i pubblici di riferimento e portare a casa qualche soldino. A volte sono realizzati in maniera professionale, altre in maniera molto più amatoriale. Peccato che in questo caso abbiano deciso di girare un horror. Non aprite quella porta 3D, se solo avesse qualche scena di sesso esplicito in più, sarebbe infatti potuto risultare un porno niente male. La cosa di gran lunga migliore del film sono infatti le grazie delle due protagoniste femminili, non sfruttate a dovere.

"Basta, sono offesa. Mi rivesto!"
Alexandra Daddario si era segnalata nel filmetto fantasy Percy Jackson e, proprio come Emma Watson dopo Harry Potter, ora è esplosa. Fisicamente, intendo. È passata dal fantasy a essere una fantasia erotica. Come attrice se la cavicchia pure, però certo per valutarla meglio sarà necessaria una pellicola di maggior peso. Qui comunque ci si può accontentare del suo fisico parecchio in forma. Il personaggio che interpreta sarebbe anche interessante, con il suo lato malvagio che a un certo punto ha la meglio sul lato buonista, peccato che la sceneggiatura non riesca a sfruttarlo a dovere. Anzi, per niente.
Anzi, ma quale sceneggiatura?
L’altra fanciulla è Tania Raymonde, figlioletta di Ben Linus e della Rousseau in Lost, pure lei cresciuta mooolto bene e mooolto sviluppata in alcune parti in particolare.
Le spettatrici che adesso stanno sbadigliando possono pure loro rimanere contente grazie ai muscoli esibiti da Trey Songz, cantante R&B che come attore… insomma, non è un attore, diciamolo. Poi c’è anche Scott Eastwood, figlio raccomandatissimo di Clint da cui ha preso lo sguardo inespressivo ma non certo il carisma. In pratica, meglio le protagoniste femminili di quelli maschili.

"Sicuri che non stiamo girando un porno?
Leggendo l'elaboratissima sceneggiatura avrei detto il contrario..."
Dopo una prima parte in cui vengono presentate tette e momenti soft-porno, il film passa poi alla sua parte horror. E qui mi casca la pellicola. L’idea di non realizzare un remake del film originale degli anni ’70 (come il pessimo film del 2003 con Jessica Biel), bensì un sequel è anche buona. Cercare di dare una continuità alla storia. Bravi. Come hanno sviluppato tale idea, è invece un altro paio di maniche. La sceneggiatura (ripeto: ma quale sceneggiatura???) è prevedibilissima, i dialoghi nei momenti in cui vorrebbero farsi profondi scadono nel pietoso, e alla fine il tutto si trasforma in maniera rapida nella solita sequenza zero tensione tanta noia di morti ammazzati e momenti pseudo splatter.
Una vera occasione sprecata: con a disposizione 2 protagoniste anzi 4 protagoniste come le tette di Alexandra Daddario e Tania Raymonde, da quella porta ne sarebbe potuto uscire un porno-capolavoro.
(voto 4/10)



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