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martedì 22 gennaio 2019

Grazie Roma





Aò, bella regà. Che me dite?
Io mò ve racconto de quello che è successo lo scorso 22 dicembre. Nun 'n giorno qualunque. Er giorno de a partita Juventus – Roma.
A poche ore dar matche io stavo tutto agitato, vè, quand'ecco che m'arriva 'na telefonata 'naspettata. Me sta a chiamà la pischelletta che me piasce. Nun me caga mai de striscio manco pé sbàjo e me caga proprio er giorno in cui sto tutto teso pé a partita? A li mortacci sua!
Io comunque le rispondo tutto gentile: “Bella lì, che me racconti?”
Ciaaao! Niente, cioè, che ti va di venire a casa mia a vedere Roma?
Subito subito senza manco pensarci le ho risposto: “Minchia sì!”
E lei me fa: “Come, scusa?
Io me schiarisco la voce e le faccio: “Miii... piacerebbe moltissimo.”

Così niente, ce mettiamo d'accordo e io a sera sono lì sotto a citofonarle. Salgo da lei. È a prima volta che vado a casa sua. Anvedi che bell'appartamentino ai Parioli! Io in genere nun frequento molto la zona. Sò più 'n pischello de bassifondi. Che c'avete presente er quartiere de Bastogi che se vede in Come un gatto in tangenziale? Ecco, mò io abito 'na zona del genere. Casa sua invece tutta fighetta. C'ha er divano fighetto. Pure er computer ce l'ha fighetto, quello co' a mela. Me fa: “Ce lo vediamo su Netflix”.
Io le chiedo: “Ma che adesso gli incontri de calcio li stanno a fà vedè pure su Netflixe? Che è, vogliono fà le scarpe a DAZN?”.
Lei me interrompe e me fa: “Scusami, che c'entra il calcio?
“Juve – Roma. 'A partita. Stasera. Presente?”
Mi sa che c'è stato un misunderstanding”.
“Chi è che c'è stato? Che è, hai invitato n'antro?”
Intendevo dire che credo ci sia stato un piccolo fraintendimento. Io t'ho invitato a vedere Roma, il pluripremiato film di Alfonso Cuarón. Lo danno in streaming su Netflix. Non Juve – Roma.
Io lì per lì ho pensato: “Roma, er pluritelegattato filme de Astronzo Culón? Ma de che sta a parlà? Che s'è fumata, questa?”, poi me sò reso conto che tra noi c'era stato effettivamente 'n piccolo fraintendimento, o misunderstanding come le piace stà a dì a lei, e così pé rimedià le ho fatto: “Ma lo so. Te stavo a cojonà! Che ce sei cascata? Ma che me frega a me de a partita? È da quanno so' 'n pischelletto piccolo così che er calcio nun lo sto più a seguì. È tutto 'n magna magna, lo sanno tutti, daje.”

Lei me sembra che se la sia bevuta. O almeno me sembra che ha fatto finta de bersela. E a proposito de bere, m'ha versato 'n bicchiere, anzi 'n calice de vino che le han regalato i suoi da nun ho capito bene quale prestigiosa azienda vinicola de mii cojoni. A me comunque annava bene anche 'na birretta fresca presa ar Carrefourre. Nun pe' dì. Poi lei fa' partì er filme su Netflixe. Roma se chiama. In testa già me sto a girà un filme tutto mio. Aò, finalmente l'han fatto, penso. Han realizzato 'n filme su a Maggica. A Maggica Roma. Daje Astronzo Culón, faccè sognà!

Chissà su cosa si starà a concentrà? Sur Pupone? De sicuro deve parlà de er Pupone. E poi magari der Principe Giannini.
Sui titoli de testa così io chiedo alla pischella: “Ma che Giannini ce sta?”.
Giancarlo Giannini? No, non mi risulta sia nel cast.
Io penso: “Ma chi è 'sto fetentone de Giancarlo Giannini? Io stavo a parlà der mitico Giuseppe Giannini, naturalmente” però ho preferito nun dirglielo, ché me sembrava già tutta assorta a vedè er filme. Filme che è tutto in bianco e nero, manco l'avessero girato quei gobbi bastardi. Dopo qualche minuto me rendo conto che no, questo nun è 'n filme su a Maggica. Nun ce stà er Pupone e nun ce stà manco er Principe Giannini. E a dirla tutta nun è manco girato a Roma, 'tacci loro!

giovedì 6 dicembre 2018

Non ci resta che non andare al cinema





Questa settimana esce uno dei film più osannati dell'anno. Il Leone d'oro all'ultima Mostra del Cinema di Venezia. Uno dei probabili protagonisti dei prossimi Oscar. Uno dei possibili titoli presenti ai Cannibal Awards 2018. È quindi ora di correre nei cinema?
Sì, forse. Altrimenti sappiate che tanto Roma a breve arriva su Netflix. Chi arriva subito in questo spazio settimanale dedicato ai film in uscita co-condotto da me il sottroscritto Cannibal Kid e dal mio insopportabile rivale Mr. James Ford è invece... La firma cangiante, guest star di turno questa settimana, noto per essere l'autore dell'ormai storico e leggendario blog... La firma cangiante. Indovinato!

ATTENZIONE SPOILER: il suo vero nome è Dario.


ROMA
"Ao', annamo ad ammazzà el sor Forde!"
"Ma guarda che questo film è ambientato in Messico, mica a Roma."
"Allora andale, vamos a matar al señor Ford!"

martedì 18 marzo 2014

NUOVE SERIE TV 2014 - SPRING IS COMING




Dagli USA continuano ad arrivare nuove serie tv senza sosta. Perché?
Credo sia un gomblotto per cercare di farci uscire di casa il meno possibile. Tra le tante proposte offerte dai palinsesti americani, non tutte meritano però che sprechiamo le nostre vite pur di seguirle. Ecco quindi una breve e spero utile guida per orientarsi tra alcune delle nuove proposte seriali delle ultime settimane.
E vi ricordo, se ancora colpevolmente non l’avete fatto, di recuperare True Detective. Subito.

"Voglio vedere True Detective. ORAAAAA!"
Believe
Alfonso Cuarón è tornato sulla Terra. Finalmente. Dopo il sopravvalutatissimo Gravity, il regista messicano ha ideato (veramente co-ideato insieme a tale Mark Friedman) una serie tv, Believe. Cuarón ha anche diretto l’episodio pilota e il suo zampino si vede subito. Prima scena e c’è un incidente filmato con riprese roteanti. Questa volta però non siamo nello spazio tra le astronavi, bensì si tratta più semplicemente di un incidente d’auto e la macchina da presa dopo i primi allarmanti secondi si ferma. Il pericolo nausea questa volta è scongiurato.
Il pilot della serie si sviluppa in maniera non sconvolgente, però promettente. La protagonista è la “solita” ragazzina con poteri particolari, da qualche parte tra i protagonisti di Heroes, gli X-Men, la frigida regina di ghiaccio di Frozen, Drew Barrymore in Fenomeni paranormali incontrollabili e Carrie – Ma che bello sguardo di Satana. Una tipetta particolare cui tutti danno la caccia. A proteggerla ci pensa un gruppo chiamato True Believers che no, non sono le fan di Justin Bieber, quelle si chiamano Beliebers e spero ormai siano state rinchiuse tutte in qualche ospedale psichiatrico.
Per tenerla al sicuro, i True Believers la affidano a un tizio condannato a morte. Come mai?
Lo scoprirete presto. E come si chiama la protagonista?
Bo.
No, non è che non lo so. Si chiama proprio Bo. Un bello schifo di nome, ma d’altra parte da un uomo che fa ululare Sandra Bullock nello spazio che altro vi aspettavate? Nonostante questo, il pilot non è niente male, soprattutto per i divertenti battibecchi tra i due protagonisti, mentre il secondo episodio appare già più deboluccio... Belin, a questo punto come saranno le prossime puntate?
(voto 6,5/10)

Resurrection, anche noto come L'alba dei bimbiminkia viventi
Resurrection
In breve: la versione schifosa di Les Revenants.
Se vogliamo dire qualcosa di più, dobbiamo specificare che non si tratta del remake americano della splendida serie francese che l’anno scorso ha trionfato ai Cannibal Tv Awards. Prima o poi credo lo faranno, ma non è questo. Resurrection allora è una serie originale?
Giammai! Si tratta della versione televisiva di The Returned, romanzo di Jason Mott di cui ho sentito un gran bene e che non metto in dubbio sia un’ottima lettura. Solo che la serie tv non è un’ottima visione.
Anche qui così come in Les Revenants il tema è quello dei morti che ritornano in vita. Un tema non nuovo, dopo tutto un certo Gesù Cristo in passato ha avuto un’esperienza analoga e per di più gli zombie, tra The Walking Dead e World War Z, sono oggi più popolari che mai. Solo che qui i morti risorti non camminano rallentati come dei pirla e sono in tutto e per tutto come gli altri esseri umani viventi. Un bel tema, affrontato in maniera molto originale in Les Revenants e che invece qui in Resurrection è tramortito nel più classico dei drama tv all’americana. Dialoghi da soap-opera, un’atmosfera misteriosa che vorrebbe rifarsi a Lost e invece col cavolo, personaggi banali e privi del benché minimo appeal, attori disoccupati reduci da altre serie e tra i protagonisti c'è persino un bimbetto più insopportabile di Henry di Once Upon a Time e Carl di The Walking Dead messi insieme… Ce n’è insomma abbastanza per trovarci di fronte alla ciofecona dell’anno, se le cose vanno male, oppure a un trash di discreto intrattenimento, se le cose vanno bene. Questo si vedrà con i prossimi episodi. Di certo, se volete guardarvi una bella, ma proprio bella bella serie sull’argomento morti-non-morti, fate vivere Les Revenants e uccidete questa.
(voto 5/10)

From Dusk Till Dawn: The Series
Le idee originali nel panorama televisivo americano attuale sono come oasi nel deserto. Ci sono, si vedano le fenomenali Breaking Bad e True Detective, ma sono merce rara. Qualcuno potrebbe anche obiettare sul fatto che True Detective sia una serie davvero originale e in effetti si potrebbe aprire il dibattito. Lo spunto thriller su cui si basa non è di primo pelo, però è molto particolare e personale il modo in cui la serie si sviluppa.
Tralasciando la diatriba True Detective, una serie che nasce dichiaratamente da un’idea non originale è From Dusk Till Dawn: The Series. Come potrete intuire dal titolo, si tratta della versione televisiva di Dal tramonto all’alba, pellicola sceneggiata e persino interpretata da Quentin Tarantino e diretta da Robert Rodriguez. Nonostante questo, rischia di essere paradossalmente una delle novità più originali della nuova stagione tv. La puntata pilota infatti, pur lontana dal convincere del tutto, lascia intravedere lo spazio per una serie che potrebbe evolversi in varie e imprevedibili direzioni. In attesa di scoprire quale imboccherà, per il momento ho da darvi una notizia buona e una cattiva.
Partiamo da quella cattiva: Quentin Tarantino non ha più niente a che vedere con questo prodotto. La buona notizia è che almeno Robert Rodriguez è coinvolto in prima persona, visto che è il creatore della serie, è il regista e lo sceneggiatore del pilot ed è pure il proprietario del nuovo canale americano El Rey che la trasmette. Dopo il mediocre Machete Kills, a qualcuno questo eccessivo coinvolgimento di Rodriguez potrà non sembrare nemmeno una buonissima news, ma tant’è. Qui il regista messicano ritorna su livelli dignitosi, anche se il primo episodio di From Dusk Till Dawn, nel suo essere così eccessivamente pulp e rodrigueziano, sa tanto di già visto, al cinema più che in televisione. La mancanza della tipica ironia tarantiniana inoltre si fa sentire, così come i due protagonisti, i volti nuovi D.J. Cotrona e Zane Holtz (uno che arriva dalla serie teen trash Make It or Break It), sono tutti da verificare nei panni dei fratelli Gecko che furono di George Clooney e Quentin Tarantino.
Per ora promosso, anche se senza troppo entusiasmo, in attesa di vedere come proseguirà.
(voto 6+/10)

Star-Crossed
Avete presente Roswell, serie che andava su Raidue a inizio anni Duemila?
Ecco a voi la versione aggiornata ai tempi odierni. Roswell era un serial figlio di quegli anni, con un romanticismo e dei dialoghi alla Dawson’s Creek, Star-Crossed è figlio del mondo di oggi e quindi prende una direzione più alla The Vampire Diaries. Non a caso il canale su cui va in onda è pur sempre The CW. Gli ingredienti tipici delle classiche serie del canale ci sono tutti: un triangolo sentimentale, una festa a puntata, un liceo usato più come pretesto narrativo che per andare a lezione, e protagoniste e protagonisti bellone/i che la più cessa/o è comunque una figa/o della Madonna/o.
La protagonista è Aimee Teegarden, quella che nella serie Friday Night Lights cresceva bene solo che era troppo piccola per farci pensieri impuri senza essere considerati dei maniaci, mentre adesso, anche se interpreta una liceale, ha 24 anni e quindi non dobbiamo farci alcun problema nel definirla una bella maialona. La Teegarden si trova naturalmente divisa tra due ragazzi: un umano palloso e un alieno figaccione. Che decisione ardua, chi sceglierà mai?
La serie proverà a rispondere a questo e ad altri clamorosi quesiti, del tipo: “Ma gli extraterrestri lo sapevano che sulla Terra c’era la crisi economica prima di atterrare?”.
Non ci troviamo di fronte a una serie particolarmente nuova o rivoluzionaria, ma la tematica razziale umani VS alieni ha sempre il suo fascino, soprattutto se confezionato da quei diabolici produttori di diaboliche serie teen della diabolica The CW.
E se va bene a me, buona bimbominkiata a tutti!
(voto 6,5/10)

mercoledì 22 gennaio 2014

GRAVATAR
















Mi sentite?








Ho detto: mi sentite?








Heeey, c’è nessuno?







Aspettate un momento che provo ad avvicinarmi…








Houston, se mi senti grida: “Eeeeh! Eeeeeh!
Se mi senti grida: “Oooh! Oooooh!”






Oh, ma che è ‘sto mortorio? Non mi ricevete?
Provo ad avvicinarmi ancora un poco.







Ora mi sentite forte e chiaro?







Troppo forte?






Allora un attimo ancora che mi allontano...






Tutto normale, ora?
Bene, a questo punto potete finalmente lanciarvi in orbita con me e con il mio post su Gravity.

Gravity
(USA 2013)
Regia: Alfonso Cuarón
Sceneggiatura: Alfonso Cuarón, Jonás Cuarón
Cast: Sandra Bullock, George Clooney
Genere: fluttuante
Se ti piace guarda anche: Europa Report, After Earth, Alien, Avatar

Sapete l’ultima volta che ho sentito dire: “Questo film è un’esperienza sensoriale che va vissuta assolutamente in 3D”?
Esatto: erano i tempi di Avatar, la boiata del secolo. Una pellicola che ho odiato e patito tantissimo, anche perché sono convinto di una cosa: una merda puoi pure girarla in 3D, ma sempre merda rimane.
L’ultima esperienza sensoriale offerta dal cinema americano si chiama Gravity. Una pellicola che è girata in maniera vorticosa e spettacolosa e che in effetti va vissuta come un’esperienza. Attenzione però: anche un massaggio thai con sorpresina finale è un’esperienza sensoriale niente male, ma ciò non significa che sia grande cinema.
Oppure, tanto per rimanere in un ambito tematico più vicino a Gravity, una visita al planetario è una bella esperienza?
Sììì.
Una visita al planetario è grande cinema?
Nooo.

Il problema di Gravity comunque è un altro. Non è un’esperienza sensoriale piacevole. Per me non lo è stato. A tratti mi ha provocato risate di disperazione e a tratti mi ha causato persino il voltastomaco. In pratica, Gravity è come un giro sulle giostre. È un’esperienza che non vedi l’ora che finisca e, una volta terminata, non ti lascia nient’altro se non la voglia di non tornarci mai più. Poi naturalmente tutto è soggettivo, le esperienze in modo particolare, e quindi ci sono quelli che non vedono l’ora arrivino le giostre in città per andare a provarle tutte, mentre io preferisco rimanere con i piedi sulla Terra a gustarmi una birra. Anche una birra è un’esperienza sensoriale, ma ciò non significa sia grande cinema, capito miei cari grandi critici cinematografici mondiali che avete eletto questa modesta pellicoletta survival come la migliore (SERIOUSLY?) dell’anno.

Gravity è un film che, proprio come Avatar, maschera dietro a nuove roboanti tecniche di ripresa e super effettoni speciali il suo attaccamento a un tipo di cinema che di innovativo non ha niente di niente. Gravity racconta una storia già sentita mille altre volte, e la racconta pure maluccio, tra dialoghi che più banali non si potrebbe immaginare e uno svolgimento prevedibile anche per chi non ha mai visto un film in vita sua.

"Aah che pace nello spazio, lontano dai paparazzi.
Se solo non ci fosse quella lagna della Bullock che rischia la morte ogni 2 secondi."
ATTENZIONE SPOILER
Sandra Bullock è una dottoressa barra ingegnere biomedico che viene mandata nello spazio per la prima volta. Perché hanno mandato una dottoressa di ospedale lassù non si capisce bene, ma a questo punto non potevano spedirci Meredith Grey di Grey’s Anatomy, così ce la levavamo dalle scatole una volta per tutte? E a proposito di serie medical, insieme a lei c’è l’ex dottore di E.R. George Clooney. Tra i due all’inizio assistiamo a dinamiche quasi da commedia romantica. Lui fa lo splendido e il brillante, mentre lei è più introversa e riservata. Due personaggi che più diversi non si potrebbe e quindi destinati a mettersi insieme…
Gravity è un’americanata colossale, ma non fino a questo punto. Pur evitando la deriva romantica, Gravity non evita la solita deriva della storia su una missione spaziale. Inzialmente va tutto bene, poi c’è un incidente e gli astronauti muoiono uno dopo l’altro, con tanto di George Clooney che si sacrifica in maniera eroica (e che palle!) e scompare ammirando la bellezza dello spazio (e che palle di nuovo!). Una storia che si ripete, già vista in un sacco di altri film, in pratica tutti quelli ambientati su un'astronave, come Alien, Sfera, Moon, Prometheus o l’inarrivabile 2001: Odissea nello spazio, tra l’altro citato da Cuarón nella scena più bella del film. Gli unici 10 secondi davvero poetici della pellicola, quelli in cui la Bullock si raggomitola in posizione fetale. La sola sequenza per cui è possibile e giustificato un confronto tra i due film. Per il resto, chi accosta il sommo capolavoro filosofico-esistenziale di Kubrick con questa vuota favoletta spaziale è messo in condizioni davvero gravi.


"Questo film non ha migliorato la mia recitazione,
ma se non altro mi ha fatto diventare un'ottima nuotatrice."
Sandra Bullock rimane così da sola e cosa fa da sola?
Entra in una navicella spaziale e comincia a spogliarsi…
Ma che è? Un film di fantascienza o un porno?
Purtroppo la prima. Sandra Bullock si toglie la tuta da astronauta e dimostra di possedere ancora belle tette & chiappe, ma come attrice non è che sia proprio uno sballo. A questo punto, non essendo un pornazzo la Bullock non si toglie tutti gli altri vestiti e non comincia una scena di masturbazione spaziale, bensì ahinoi parte la classica esperienza di sopravvivenza estrema in solitaria, già vista di recente in un sacco di altri film come 127 ore, Vita di Pi e Cast Away, tanto per citarne solo alcuni.
Da qui in poi, l’attrice è chiamata a reggere sulle sue spalle l’intero peso della pellicola e dimostra tutti i suoi limiti. Che pure io – precisiamolo – la Bullock non l’ho mai disprezzata come fatto da molti. A me la Bullock è anzi sempre piaciucchiata abbastanza. Mi era piaciuta in Speed, in Formula per un delitto, persino in Demolition Man, e The Net - Intrappolata nella rete è un mio guilty pleasure personale assoluto. Il premio Oscar andatole per The Blind Side poi per me c'era stato tutto perché lì era perfetta per la parte, mentre qui la sua interpretazione tocca spesso il ridicolo involontario, come nella pessima pessima pessima scena dell’ululato, che magari nella mani di un’attrice di altra caratura, come Natalie Portman, avrebbe portato a ben altri risultati. La Portman era stata proprio una delle attrici considerate per la parte, insieme ad Angelina Jolie.
La Jolie che ulula nello spazio?
Al solo pensiero, potrei quasi quasi rivalutare la performance della Bullock.

A mancare soprattutto a Gravity, almeno per quanto mi riguarda, è un vero trasporto emotivo nei confronti dei personaggi, parecchio stereotipati e pure parecchio abbozzati. In questo film di personaggi non è che ce ne siano tanti. Ce ne stanno appena due, due cazzo!, era tanto difficile delinearli meglio e magari in maniera meno ruffiana? Lui Giorgione Clooney è il personaggio simpa di turno che però non è poi così simpa e anzi le sue storie non si riescono a reggere con gli occhi aperti nemmeno bevendo dieci Nespresso di fila. Lei invece è talmente simpa che ho tifato per la sua morte immediata già fin dalla prima scena.
Al di là di una modestissima Sandra Bullock (che però come prevedibile s’è beccata una nuova nomination agli Oscar) e del suo poco empatico personaggio, il problema principale sta in una sceneggiatura scontatissima e scritta in maniera penosa, con dialoghi e monologhi di una banalità clamorosa, e scene agghiaccianti che toccano il vertice, oltre che nell'orrorifico ululato, nel momento onirico con protagonista George Clooney. Santo David Lynch, ma come si fa a girare una scena onirica del genere?
Fin dalla prima scena, è inoltre facile prevedere l’intero sviluppo del film. Questo script realizzato da Alfonso Cuarón insieme al suo figlio raccomandato Jonás è allora la dimostrazione di come:
A) Certi registi saranno anche bravi con la macchina da presa in mano, ma la penna è meglio che la lascino stare.
B) Il nepotismo fa solo dei danni.

Nonostante una sceneggiatura del tutto priva di idee un minimo originali, Gravity è un film che vuole stupire a tutti i costi lo spettatore, se non altro da un punto di vista visivo. Alfonso Cuarón girerà anche bene, ma fa un eccessivo ricorso a effetti speciali e ad espedienti del cinema avventuroso. In ogni momento deve capitare qualcosa, un contrattempo, un colpo di scena (tutti come detto ampiamente prevedibili). È un peccato, perché i pochi momenti decenti sono quei rari attimi di quiete, in cui il film rallenta la sua corsa, il suo vortice visivo da mal di testa e pure da mal di pancia.
Riassumendo: Gravity rappresenta alla perfezione il cinema che NON mi piace. Tutto tecnica, tutto effetti speciali, ma zero idee originali e, soprattutto, zero cuore.

A voler essere generosi, perché in fondo in fondo ma proprio in fondo io sono un buono, Gravity alcuni pregi li ha pure, esclusivamente relativi alla parte visiva. Niente di così straordinario nemmeno in questo caso e sufficienti a farlo volare in alto nello spazio giusto per pochi minuti, quelli del piano sequenza iniziale. Allo stesso tempo, Gravity ha dei difetti ancora più evidenti della sua appariscente e spettacolare messa in scena, relativi a una protagonista così così e a una sceneggiatura terribile, ma terribile forte, che lo spingono giù verso Terra. Alla fine, complice una conclusione ridicola e che risulterebbe inverosimile persino se fosse una pellicola con Will Smith, tra i pregi che sollevano il film e i difetti che lo buttano giù, per quanto mi riguarda a prevalere sono nettamente i secondi. È una cosa normale. È la gravità, e non si può sconfiggere la gravità.
(voto 5/10)

Adesso mi sono rotto di  parlare di Gravity.
Torno a gravitare tra i miei più classici e tipici impegni spaziali, tipo ululare.





AUUUUUUUUUUUUUUUU











AUUUUUUUUUUUUUUUUUU











AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU












Sandra Bullock, ma va a cagheeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeer


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