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giovedì 6 settembre 2018

Mamma Mia che filmacci! Ci risiamo





Mamma Mia! Che film che escono questa settimana! E non lo dico in senso positivo.
Mamma Mia! Che ospite che abbiamo questa settimana nella rubrica sulle uscite cinematografiche! E questa volta lo dico in senso positivo, sia chiaro.
La super ospite di oggi è Valentina Ariete, autrice dell'ormai storico blog Eyes Wide Ciak, che negli ultimi anni purtroppo ha trascurato parecchio, ma anche uno dei volti giovani più celebri e autorevoli nell'ambito del giornalismo cinematografico odierno. Sia su web, che su stampa che pure in televisione. Lo dico?
Valentina Ariete è la nuova Anna Praderio.
Ok, l'ho detto!

Riusciremo a tenerle testa?
A voi il giudizio. Qui di seguito trovate i commenti ai film in arrivo nelle sale italiane questo weekend, forniti da Valentina direttamente dalla sala stampa della Mostra del Cinema di Venezia. E quelli miei e del mio blogger rivale co-conduttore di questa rubrica Mr. James Ford di WhiteRussian, direttamente ahinoi dalle nostre casette rispettivamente di Casale Monferrato e di Lodi.

"Hey Ford, you are my dancing queen!"

lunedì 16 luglio 2018

Alicia Vikander + Eva Green = Euphoria? No, Euthanasia





Euphoria
Regia: Lisa Langseth
Cast: Alicia Vikander, Eva Green, altra gente tipo Charlotte Rampling, Charles Dance, Mark Stanley


Alicia Vikander ed Eva Green hanno girato un film insieme che si intitola Euphoria.
Livello di Euphoria 😃😃😃😃😃😃😃😃


Alicia Vikander ed Eva Green nel film hanno la parte di due sorelle.
Livello di Euphoria 😁😁😁😁😁😁😁😁😁😁

lunedì 26 marzo 2018

Tomb Raider, sfida tra Lara Croft: meglio Alicia Vikander o Angelina Jolie?





In occasione dell'uscita del nuovo film, Pensieri Cannibali ha deciso di sottoporre al suo del tutto imparziale giudizio le protagoniste cinematografiche del franchise di Tomb Raider: Alicia Vikander VS Angelina Jolie. Chissà chi avrà la meglio?



Bellezza

Alicia Vikander voto: 9/10
Angelina Jolie voto: 5/10

giovedì 15 marzo 2018

Metti nonno Ford in freezer





Ci sono settimane in cui non esce manco mezzo film interessante per sbaglio, come ad esempio la scorsa, e altre in cui invece di uscite sulla carta piuttosto promettenti ce ne sono diverse. Questa sembra essere una settimana buona. Meglio Miriam Leone o Alicia Vikander? Perché scegliere, quando si può avere entrambe? Almeno al cinema.
Se la settimana filmica sembra buona, sembra inoltre competente l'ospite della puntata della rubrica sulle uscite che conduco insieme al mio nemico, il vecchio nonno Ford. Sarà davvero così? E di chi sto parlando?
Parlo di Simone Fabriziani, il co-autore del sito cinematografico Awards Today insieme a Gabriele La Spina, che avevamo ospitato un paio di weekend or sono.
Quindi beccatevi questo Awards Today – Vol. 2!


Il mio uomo perfetto
"Noi nei panni degli attori non saremo molto credibili, ma anche quei tre nei panni dei blogger cinematografici non scherzano."

lunedì 13 marzo 2017

La Alicia sugli oceani





La luce sugli oceani
Regia: Derek Cianfrance
Cast: Michael Fassbender, Alicia Vikander, Rachel Weisz


RECENSIONE SENZA SPOILER

Michael Fassbender e Alicia Vikander sono bellissimi. Il film La luce sugli oceani un po' meno.
Non si tratta però nemmeno della schifezzona di cui hanno parlato alcuni critici dopo la presentazione all'ultimo Festival di Venezia. È una pellicola dai ritmi lenti, anche mooolto lenti se vogliamo proprio essere sinceri, eppure devo dire che non mi ha annoiato particolarmente. E sì che io soffro la noia come poche altre cose al mondo. Sarà che loro due sono così belli già singolarmente e insieme lo sono ancora di più, che comunque stare a guardarli è un piacevole passatempo. Non che nel film facciano chissà cosa. Di scene di sesso ce n'è a malapena una e non è nemmeno una cosa troppo arrapante. Lo so che vi sto dando una brutta notizia, ma è così.

giovedì 9 marzo 2017

La luce sui cinema







Michael Fassbender, Alicia Vikander, Brie Larson, Tom Hiddleston, King Kong, Mr. James Ford e soprattutto Cannibal Kid.
Nella rubrica dedicata alle uscite cinematografiche di questa settimana, i nomi forti certo non mancano.
Vuoi saperne di più?
Scopri nel dettaglio qui sotto quello che ti aspetta se andrai al cinema nei prossimi giorni!

La luce sugli oceani
"Alicia, sai che una volta anche Cannibal Kid ha tagliato la barba a Ford?"
"Ma no, Michael, ti sbagli. Lui voleva solo tagliargli la testa!"

martedì 1 marzo 2016

Un Red Porchet da Oscar





Sul palco degli Oscar 2016 hanno vinto Il caso Spotlight, Leonardo DiCaprio, Brie Larson, Alicia Vikander, Ennio Morricone, Mad Max in tutte le salse e alcuni altri. Questo si sa già. Sul tappeto rosso invece chi ha avuto la meglio?
Andiamo a scoprirlo, con il red carpet più scemo in circolazione: il Red Porchet di Pensieri Cannibali, con tanto di Oscar personalizzati.

Oscar alla principessa Disney dell'anno
Alicia Vikander

lunedì 22 febbraio 2016

The Danish Boy... oops, ho visto male: The Danish Girl





The Danish Girl
(UK, USA, Belgio, Danimarca, Germania 2015)
Regia: Tom Hooper
Sceneggiatura: Lucinda Coxon
Ispirato al romanzo: La danese di David Ebershoff
Cast: Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Ben Whishaw, Amber Heard, Matthias Schoenaerts, Sebastian Koch, Sophie Kennedy Clark
Genere: trans
Se ti piace guarda anche: Una nuova amica, Transparent, Big Eyes

The Danish Girl è il film più fantascientifico dell'anno.
Ma cooome?” vi chiederete, se nella vita non avete altre cose più importanti da chiedervi. Non dovrebbe essere un biopic storico ambientato negli anni '20?
No. Si tratta di una pellicola sci-fi. In The Danish Girl troviamo infatti Eddie Redmayne che è sposato con Alicia Vikander. E già qui, il fatto che lei preferisca stare con lui piuttosto che con Michael Fassbender è una cosa un pochino stramba, ma va beh. La cosa più clamorosa è che Eddie Redmayne in questo film ha la fortuna di essere sposato con Alicia Vikander e decide di...
diventare una donna.

martedì 12 gennaio 2016

Golden Globe 2016: vincitori, vinti e soprattutto red porchet






The show must go on, diceva il gruppo con cui ha cantato “Under Pressure” e così deve fare anche questo sito. Pensieri Cannibali must go on e riprende dopo la bruttissima notizia della morte di David Bowie, sperando di riuscire a commentare con un minimo di sorriso sulle labbra, o se non altro mettendo da parte le lacrime, i Golden Globe 2016 che si sono tenuti domenica notte.

Com'è andata già lo sapete. È stata la grande serata di Leonardo DiCaprio, vincitore del premio di miglior attore drama e protagonista pure del vero momento clou della serata, la sua occhiata a Lady Gaga.

domenica 10 gennaio 2016

Golden Globe 2016, vi dico già chi vincerà





I Golden Globe 2016 si terranno questa notte, ma Pensieri Cannibali vi svela già chi vincerà.
O, almeno, chi potrebbe vincere. Trattandosi di previsioni, proprio come quelle del tempo non è che ci si azzecca sempre. Diciamo pure che il grado di attendibilità è piuttosto bassino. In pratica questi sono solo dei miei pronostici improvvisati e stasera potrebbero essere smentiti del tutto.

Vediamo comunque chi potrebbe forse eventualmente magari o magari no vincere, e chi secondo Pensieri Cannibali merita di portarsi a casa i Golden Globe, premi dati sia ai film, fornendo una specie di antipasto di quelli che potrebbero essere i protagonisti dei prossimi Oscar, e pure alle serie tv.

Premi per il cinema
"Se Pensieri Cannibali dice che vinco, NON vinco di sicuro!"

lunedì 4 gennaio 2016

Cannibal Movie Awards 2015 - Gli Oscar di Pensieri Cannibali





Dopo aver visto i peggiori, oggi tocca premiare anche i migliori.
I 20 film top dell'annata secondo Pensieri Cannibali sono già stati svelati, ma ora è tempo di riepilogarli e di assegnare anche qualche premio ad attori, attrici, registi, personaggi, scene, eccetera eccetera dell'ultima annata cinematografica.
Senza indugiare oltre, cominciamo.

Alcuni dei numerosi divi invitati ai Cannibal Awards 2015. Il fatto che poi nessuno di loro abbia accettato l'invito è un'altra storia.

martedì 15 dicembre 2015

Cotta adolescenziale 2015 - La Top 10





Quest'anno non si perde tempo. Niente countdown che dura per giorni e giorni. La classifica delle Cotte adolescenziali ve la beccate tutta in un colpo solo. Dopo aver visto gli “scarti”, ovvero i nomi che per poco non sono riusciti a entrare nella decina, ecco la Top 10 delle donne più belle, affascinanti, sexy del 2015 secondo questo blog.

Prima però, giusto per perdere un minimo di tempo altrimenti non sarebbe davvero Pensieri Cannibali, un ripasso con il palmares delle vincitrici degli anni passati:


venerdì 13 novembre 2015

Operazione bella Z.I.A.





Operazione U.N.C.L.E.
(UK, USA 2015)
Titolo originale: The Man from U.N.C.L.E.
Regia: Guy Ritchie
Sceneggiatura: Guy Ritchie, Lionel Wigram
Cast: Henry Cavill, Armie Hammer, Alicia Vikander, Elizabeth Debicki, Hugh Grant, Jared Harris, Luca Calvani, David Beckham
Genere: C.O.O.L.
Se ti piace guarda anche: i film di James Bond, i film della serie di Mission: Impossible

Se vi stavate chiedendo come potrebbe essere una pellicola di James Bond girata da Guy Ritchie, smettetela subito!
Innanzitutto perché nella vita ci sono cose più importanti da chiedersi, come ad esempio: “Come sarebbe una pellicola di James Bond girata da Quentin Tarantino?”.
E poi perché Guy Ritchie il suo film bondiano l'ha appena realizzato, solo che non è un film bondiano ufficiale. È più un omaggio... ok, se volete chiamatelo pure un tarocco, siete autorizzati a farlo.

mercoledì 2 settembre 2015

Operazione C.I.N.E.M.A.





I pezzi da 90 scendono sul ring del cinema. Dopo un'estate in cui le uscite degne di nota si sono potute contare sulle dita di una mano monca, questa settimana si intravedono una manciata di potenziali cannibalate: i nuovi film con gli idoli di casa Jake Gyllenhaal, Rachel McAdams e Alicia Vikander, più una pellicola super teen. Ce n'è abbastanza per farmi felice e soprattutto per far finire K.O. il co-conduttore di questa rubrica sulle uscite cinematografiche della settimana, Mr. James F.O.R.D..

Operazione U.N.C.L.E.
(dal 2 settembre)
Operazione F.I.C.A.

lunedì 3 agosto 2015

Ex Machina, il robot che mi farei





Avete presente Alan Turing?
No?
Nemmeno io sapevo bene chi fosse. Avete però presente Benedict Cumberbatch? E il film per cui era candidato all'Oscar, The Imitation Game?
Bravi. Lì, Benedict Cumberbatch aveva la parte di Alan Turing. Ci siete?
Avete poi presente il test di Turing?
No?
Non c'è problema. Vi spiego io cos'è: è un test non di quelli stupidi della personalità del tipo che si trovano su Facebook o che fa anche Pensieri Cannibali ogni tanto. È un test per determinare se una macchina è in grado di pensare, per verificare se un robot può essere considerato dotato di un'Intelligenza Artificiale vera e propria o meno. Se una persona ha l'illusione di avere a che fare con un'altra persona in carne e ossa, e non con un'interfaccia robotica, il test è passato.
Ad esempio, voi in questo momento credete di avere a che fare con una persona in carne e ossa che sta scrivendo, giusto?
State leggendo una pagina virtuale di un blog virtuale, ma siete convinti che quelle parole siano state scritte da qualcuno vero e proprio, giusto?

domenica 4 maggio 2014

L’HOTELL DELLA DEPRESSIONE




"Questo film non uscirà mai in Italia, che depressione."
Hotell
(Svezia, Danimarca 2013)
Regia: Lisa Langseth
Sceneggiatura: Lisa Langseth
Cast: Alicia Vikander, David Dencik, Anna Bjelkerud, Mira Eklund, Henrik Norlén, Simon J. Berger, Lisa Carlehed
Genere: depresso
Se ti piace guarda anche: La guerra è dichiarata, Alabama Monroe, Il grande capo, Ma che colpa abbiamo noi

"In questa camera non c'è il minibar?
Adesso sì che sono ancora più depressa!"
Non vedete l’ora di avere un figlio?
State pensando di diventare mamme o papà a breve?
Volete a tutti i costi avere un bambino strillante in mezzo alle palle scatole?
Contenti voi! In tal caso però vi avverto: non guardate questo film. Hotell si va infatti a infilare all’interno di quel simpaticissimo filone recente di pellicole che hanno come scopo quello di farti passare la voglia di riprodurti. Ci sono stati il notevole La guerra è dichiarata, il simpatico Travolti dalla cicogna e più di recente lo splendido Alabama Monroe.

Hotell rilancia ulteriormente questa tendenza e in particolare è da sconsigliare alle MILF-wannabe. La protagonista del film è Erika, una donna che ha una vita splendida. È ricca, gnocca, ha un bel lavoro, un marito che la ama e sta per avere un bambino. Ed è lì che la sua vita da sogno si trasforma in un incubo. Erika ha un parto traumatico, in seguito al quale il figlio gli nasce con dei problemi ed è costretta a tenerlo in ospedale. A questo punto la sua vita cade a pezzi e niente per lei sembra più avere un senso. Non esattamente il film adatto a chi è in dolce attesa o ha in programma di esserlo, ve l’ho detto. Hotell è un soggiorno nell’albergo della depressione. Una vacanza nel male di vivere. Si annuncia quindi una visione del tutto avvilente?

"Hey, ma dove sono finito? In un film sadomaso di Lars von Trier?"
No. A sorpresa no. Hotell non è una commedia spassosa, ok, questo ve lo concedo. Eppure, considerate le premesse che vi ho appena enunciato, ci si aspetterebbe un invito al suicidio, cosa che il film invece riesce a evitare di essere. Non perché la pellicola si trasformi all’improvviso in un inno alla gioia di vivere, o nella solita robetta buonista. In questo film si affrontano i sentimenti, ma non v’è spazio per i sentimentalismi.
Questo perché per fortuna non siamo dentro a una pellicola americana o italiana. Hotell è un glaciale film co-prodotto da Svezia e Danimarca. La mia nuova fissa è il cinema dei paesi nordici. L’amour per la Francia l’ho messo momentaneamente da parte, dopo le stroncature di Tutto sua madre e Yves Saint Laurent, e ora quando voglio guardarmi un bel film rivolgo lo sguardo più a nord. Alla Danimarca di Lars von Trier, ovviamente, ma anche alla Finlandia dell’interessante Heart of a Lion e alla Svezia che ci regala chicche come il punk-movie We Are the Best! e questo depresso-ma-non-troppo-movie.

"Pronto?
Sì, mi chiamo Vikander con la V di Vagina, non con la F di Fika."
La protagonista del film è Alicia Fikander… ehm, volevo dire Alicia Vikander, una delle attrici più promettenti del panorama cinematografico europeo e mondiale attuale, già vista in Royal Affair, Anna Karenina e Il quinto potere. Ormai la amo incondizionatamente. La sua splendida prova recitativa terrebbe in piedi già da sola l’intero Hotell, che però si avvale in più anche di una serie di personaggi minori niente affatto male. L’idea alla base del film è che la protagonista Erika si prende una vacanza dalla sua vita diventata deprimente alloggiando in un hotel insieme ai suoi amichetti del gruppo di sostegno al dolore di cui fa parte, una specie di alcolisti anonimi per persone con problemi di natura psicologica varia. C’è quindi la tipa bruttina (ma poi nemmeno tanto) e insicura, il manager stressato (ma non è l’amministratore di Trenitalia Mauro Moretti), la sessuomane (ma non è Joe di Nymphomaniac) e un tizio con il complesso di Edipo (ma non è Norman Bates). Uno spunto originale che immagino potrebbe essere presto rubato per un remake americano. Anche se io vedrei bene soprattutto un rifacimento italiano a opera di Carlo Verdone, visto che è proprio il genere di storie da nevrotici complessati in cui lui si solito ci sguazza e la storia della “autoterapia” ricorda da vicino il suo Ma che colpa abbiamo noi.
Questo però non è un film di Verdone e, come detto, non è un film americano. È un film "svedanese" freddo, freddissimo, capace però di regalare emozioni, almeno se siete tra quelli che sognano le vacanze in Scandinavia anziché in Brasile, i drink ve li fate rigorosamente on the rocks e, quando avete 37 di temperatura corporea la considerate già febbre alta. Si astengano invece le persone calorose, gli amanti delle pellicole ruffiane tutte buoni sentimenti pucci pucci pu e, soprattutto, le mamme in tenera attesa.
Adesso andate e moltiplicatevi... il meno possibile.
(voto 7+/10)

venerdì 11 aprile 2014

IL QUINTO SEDERE




Il quinto potere
(USA, Belgio 2013)
Titolo originale: The Fifth Estate
Regia: Bill Condon
Sceneggiatura: Josh Singer
Ispirato ai libri: Inside WikiLeaks. La mia esperienza al fianco di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo di Daniel Domscheit-Berg e Wikileaks. La battaglia di Julian Assange contro il segreto di stato di Luke Harding e David Leigh
Cast: Benedict Cumberbatch, Daniel Brühl, Alicia Vikander, Moritz Bleibtreu, Peter Capaldi, David Thewlis, Laura Linney, Anthony Mackie, Stanley Tucci, Carice van Houten, Jenny Spark
Genere: cospirazionista
Se ti piace guarda anche: The Social Network, S.Y.N.A.P.S.E. – Pericolo in rete, The Net – Intrappolata nella rete

Il quinto potere è uno dei film che più avevo paura di guardare. Non avevo mai temuto tanto nessun horror e manco alcuna pellicola (pseudo)autoriale consigliata dal mio blogger nemico MrJamesFord. Il motivo è presto detto: Julian Assange è un mio eroe personale. C’è chi ha la maglietta del Che, c’è chi in auto ha il santino di Hitler (Lars von Trier ce l’ho con te uahahah), c’è chi prega Dio, io invece la notte prima di addormentarmi rivolgo una preghiera a Julian Assange. Un mito, un modello esistenziale, un esempio da seguire, un paladino della libertà di espressione nell’era di Internet. Nonostante sia una infinita rottura di palle da leggere, WikiLeaks può tranquillamente essere considerata una delle cose più belle mai successe alla rete, insieme a Napster, eMule, YouPorn e… Pensieri Cannibali. Modestamente, si intende.
Potete quindi immaginare il mio stato d’animo nell’approcciarmi a una pellicola come Il quinto potere, boiocottata dallo stesso Assange. È stato un po’ come quando Giulio Andreotti è andato a vedere Il divo, o quando Silvio Berlusconi ha visto Il caimano, anche se quest’ultima cosa non credo sia mai successa.

"Questo sito fa schifo, dovrebbero chiamare
il grafico di Pensieri Cannibali, Cherotto de L'OraBlù!"
Dico subito che Il quinto potere non mi ha schifato o fatto indignare come immaginavo. Non si tratta di un film di ottimo livello, non è per niente imparziale, il suo obiettivo di essere una pellicola anti-Assange piuttosto che pro-Assange a un certo punto diventa chiaro, però sinceramente mi aspettavo di peggio.
La prima parte in particolare non è troppo male. Merito del regista Bill Condon, anche noto agli scopamici come Bill Condom e ai nemici come Bill Condoglianze, quello che ha firmato gli episodi più agghiaccianti della già di suo poco esaltante sega di Twilight?
No. Bill Condon dirige con quello stile da docu-inchiesta finto giornalistica, un po’ alla Lucignolo di Italia 1 e un po’ alla thrillerino sempre di Italia 1 degli anni ’90. Non proprio una regia d’alta scuola autoriale, insomma. Il merito sta piuttosto nel fascino della figura di Julian Assange, portato sullo schermo da un Benedict Cumberbatch fisicamente somigliante, anche se non del tutto convincente nel ruolo. Sarà perché la produzione gli ha imposto di far sembrare il suo personaggio il più viscido e losco possibile?

La cosa migliore del film è lui. L’hacker dai capelli bianchi, il vagabondo che vaga di città in città seminando il panico tra i poteri forti, l’impavido blogger che fa quello che i giornalisti si sono dimenticati di fare: raccontare la verità. Non la verità filtrata dal politico, dal direttore di testata, dall’ufficio marketing di turno. La verità e basta. Il problema di fruibilità di un sito come WikiLeaks è che, se pubblica 90mila documenti riservati contemporaneamente, chi diavolo ha tempo di stare a leggerseli tutti? E, soprattutto, chi ha voglia di farlo?

Nonostante nessuno legga effettivamente WikiLeaks, tutti temono WikiLeaks, anche la DreamWorks e la Walt Disney che hanno prodotto questo film con l’intenzione di massacrare Assange. Ma perché lo odiano?
Alla DreamWorks non è andata giù che WikiLeaks ha svelato la vera provenienza di E.T.: non è un extra-terrestre, bensì un messicano clandestino.
Ecco in esclusiva il momento in cui E.T. ha superato illegalmente il confine americano.


Quanto alla Disney, non sopporta che il sito di Assange abbia svelato i segreti riguardanti alcuni suoi personaggi, nell’inchiesta passata alla Storia come DisneyLeaks.







Paradossalmente, il film prodotto dalla DreamWorks e distribuito dai Walt Disney Studios ha quindi il suo punto di forza principale nel personaggio che cerca, in maniera più o meno velata, di denigrare. Julian Assange è l’anima e core de Il quinto potere, nonostante il vero protagonista, nonché gli “occhi” attraverso i quali riviviamo la clamorosa epopea di WikiLeaks e dei danni – danni? a me sembrano solo benefici – provocati al mondo da questo sito sia un altro. Il vero protagonista del film è il personaggio interpretato da Daniel Brühl, ovvero Daniel Domscheit-Berg.
Chi ca**o è Daniel Domscheit-Berg?

"Julian Assange deve smetterla di scrivere sul suo blogghetto che non legge
nessuno che Daniel Bruhl è troppo bello per interpretare la mia parte.

Daniel Domscheit-Berg è stato a lungo il braccio destro di Julian Assange, un elemento fondamentale per la diffusione di WikiLeaks. Detto ciò, WikiLeaks è e resta sempre tutto frutto della mente di Assange, il quale più tardi volterà le spalle all’amico, con una mossa molto alla Mark Zuckerberg. Domscheit-Berg, incazzato, per sfogarsi ha poi scritto il libro “Inside WikiLeaks. La mia esperienza al fianco di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo” che è la fonte di ispirazione principale di questa pellicola insieme a un’altra pubblicazione piuttosto anti-Assange, “Wikileaks. La battaglia di Julian Assange contro il segreto di stato”, scritto dai giornalisti del britannico Guardian Luke Harding e David Leigh.
Io mi chiedo: se volevano fare un film obiettivo, come hanno dichiarato autori e produttori de Il quinto potere, non potevano prendere ispirazione da un libro anti-Assange e da un libro pro-Assange?
No, perché a Hollywood evidentemente interessava di più mettere in moto quella “macchina del fango” di cui si parla all’interno dello stesso film e di cui la pellicola finisce per essere parte integrante.

Come detto, Assange è però talmente forte da imporsi per una buona parte del film su questi tentativi di screditare la sua figura. Assange allora ha sconfitto Hollywood?
Eh, insomma, non del tutto. La prima parte della visione, costruita sull’affiatata accoppiata Assange + Domscheit-Berg soli contro il mondo together forever ❤ riesce ad affascinare, o se non altro a conquistare l’attenzione. Solo che, via via che il tempo passa, i ritmi si dilatano, il minutaggio diventa eccessivo e due cose emergono chiare:

"Le rivelazioni su DisneyLeaks sono troppo scottanti persino per noi!
Non possiamo permettere che Pensieri Cannibali le pubblichi."
1) Bill Condon non è David Fincher. Vorrebbe esserlo, ma non lo è. Allo stesso tempo, il suo Il quinto potere vorrebbe essere il nuovo The Social Network e ok, dalla sua parte ha una buona colonna sonora electro, delle belle location europee e una sempre più splendida Alicia Vikander, ma non è lo è manco da lontano.

2) I tentativi di mostrare Julian Assange come uno stronzo manipolatore pazzo autistico egocentrico si fanno sempre più evidenti soprattutto nella seconda parte del film. Nonostante le intenzioni perfide degli autori, ciò non fa però che accrescere il fascino del personaggio. E cercare di paragonare la “menzogna” di Assange sul suo colore di capelli alle bugie del governo degli Stati Uniti sui crimini insabbiati nelle guerra in Iraq e Afghanistan non fa altro che contribuire a rendere ridicolo il punto di vista del film, non certo del creatore di WikiLeaks.

Per certi versi, questo Il quinto potere mi ha ricordato Saving Mr. Banks, un’altra produzione Disney/DreamWorks che in quel caso cercava di lodare la figura di Walt Disney, finendo per quanto mi riguarda per avere l’effetto opposto. Qui Julian Assange invece si cerca di screditarlo, ma l’obiettivo finale è ugualmente opposto. Da questa pellicola esce fuori un personaggio controverso e pieno di lati oscuri, nessuno dei quali riesce comunque a screditarlo o a diminuire anche solo di un briciolo l’importanza che ha avuto nella Storia recente. In attesa che magari su di lui venga realizzata una pellicola un minimo più impaziale, è per questo che io, a differenza di Assange, non mi sento di boicottare la visione de Il quinto potere. Se questo è il massimo che gli Stati Uniti e Hollywood sono riusciti a ideare per cercare di farlo passare come un terrorista cattivone, il loro obiettivo si può dire miseramente fallito.
(voto 5,5/10)

sabato 2 marzo 2013

KE KARINA ANNA KARENINA

"Tranquilli raga che è finta pelliccia. Ehm, forse..."
Anna Karenina
(UK 2012)
Regia: Joe Wright
Sceneggiatura: Tom Stoppard
Tratto dal romanzo: Anna Karenina di Lev Tolstoj
Cast: Keira Knightley, Jude Law, Aaron Taylor-Johnson, Domhnall Gleeson, Alicia Vikander, Kelly MacDonald, Matthew MacFayden, Michelle Dockery, Emily Watson, Holliday Grainger, Shirley Henderson
Genere: anglo-russo
Se ti piace guarda anche: Jane Eyre, Espiazione, Orgoglio e pregiudizio, Moulin Rouge!

Oggi parliamo di Анна Каренина.
Cooosa?

Eddai, non scappate subito davanti alla prima difficoltà. Mi riferisco ad Anna Karenina, scritto così vi piace di più? Si tratta di un tomo russo realista pubblicato a fine Ottocento.
Coooooooooosa?

"Dopo avermi massacrata per A Dangerous Method ti prego, Cannibal,
sii buono."
Siete scappati di nuovo? Tornate qui, che non parliamo del libro. Parliamo della trasposizione cinematografica alla portata di tutti. O quasi. È chiaro che se uno è in serata da ridarola, questo non è il film più consigliabile. Sebbene all’inizio un paio di momenti quasi divertenti ci sono anche. Un paio di momenti in cui scappa il sorriso, non la ridarola.
Per il resto, Анна Каренина, volevo dire Anna Karenina è un drammone in costume, una vicenda che narra di intrighi romantici nell’alta società russa, cosa che raccontata così può non rappresentare il massimo dell’interesse. Infatti è così. Eppure l’infelice vita di questi ricconi russi riesce a trasformarsi in un film molto coinvolgente, oserei quasi direi trascinante. Il merito è di una messa in scena spettacolosa, con pochi esterni e diverse scene ambiante a teatro, cosa che però non lo fa apparire un film meramente teatrale e insomma non so come abbia fatto il regista. Joe Wright, come hai compiuto questa magia? Sei un fottuto genio.

"Perché qui sembro uscita da un videoclip anni Ottanta?"
La vicenda principale, quella dell’amore galeotto tra Anna KareKeira Knightley, sposata con un Jude Law in brutta versione da pelatone, e il playboy Aaron Johnson, è bella, intensa e sofferta, però - ammettiamolo - è un po’ la solita storia d’amore galeotto vista e rivista in altri film in costume. E io non ho nemmeno visto così tanti film in costume.
La pellicola riesce però a riempire, se non il cuore, almeno gli occhi di bellezza, grazie alla regia enorme di Joe Wright, insieme a Steve McQueen oggi il più grande talento registico del Regno Unito, e a una realizzazione tecnica strepitosa. Io di solito non mi entusiasmo così tanto per questi aspetti, però in Anna Karenina scenografie, costumi, trucco e parrucco sono davvero sontuosi. Ci troviamo al top dei top dell’anno per quanto riguarda questi ambiti. Persino Les Misérables fa una figura misérabile al confronto.
L’altro valore aggiunto sono le musiche splendide di Dario Marianelli, classico esempio di fuga di cervelli e pure di fuga di talenti compositivi dalla nostra povera, sempre più povera italietta.

Veniamo quindi al reparto attoriale. Keira Knightley è una nota delicata: adorata da alcuni, soprattutto dal pubblico femminile, che la vede icona ideale di un certo tipo di bellezza classico, mal sopportata invece da altri, viste le sue continue smorfiette gne gne e un modo di recitare tutto suo. Io sto un po’ nel mezzo tra i due fuochi. Nelle sue ultime interpretazioni non l’ho sopportata: nella per il resto ottima commedia Cercasi amore per la fine del mondo lei non mi ha convinto, mentre in A Dangerous Method l’ho trovata addirittura agghiacciante. In altri film invece l’ho apprezzata, in particolare in quelli girati da Joe Wright, il valido Orgoglio e pregiudizio e lo stupendo Espiazione. Joe Wright, oltre a essere un fenomeno con la macchina da presa, possiamo allora considerarlo un fenomeno pure perché riesce a far recitare bene Keira, cosa che riesce a pochi registi. Rispetto a O&P e a Espiazione qui Keira è un po’ in ribasso, ma in compenso se la cava parecchio meglio che in A Dangerous Method. Accontentiamoci.

Il resto del cast se la comporta alla grande, a partire dal kick-ass Aaron Johnson, che adesso si chiama Aaron Taylor-Jonhson perché si è sposato con la regista Sam Taylor-Wood, donna di 23 anni più anziana di lui. Che uno pensa, vabbè se è una MILF come Demi Moore, ha fatto bene. Benone. E invece lei non è proprio Demi Moore. Comunque oltre ad Aaron Johnson fa un figurone anche Jude Law, uno che di solito fa il figo, mentre qui è parecchio imbruttito e ciò nonostante riesce a essere particolarmente convincente. Sorprendente pure il roscio de cavei Domhnaal Gleeson, visto finora nella saga di Harry Potter ma pure in un episodio di Black Mirror, e attenzione alla giovane svedese Alicia Vikander, quella sgnacchera di A Royal Affair, uno dei candidati all’Oscar di miglior film straniero. Sono una garanzia poi le varie comprimarie, Kelly MacDonald di Boardwalk Empire e Michelle Dockery da Downton Abbey su tutte, ed è proprio questo un problema, diciamo un problemino del film.
Si tratta di una vicenda russa, molto russa, pure troppo, eppure l’atmosfera è parecchio British. Colpa proprio dell’eccessiva bravura del cast quasi interamente britannico. Vedere questi russi che parlano un inglese fluente da perfetti baronetti è un po’ straniante. Dettaglio che potrebbe sparire nella versione doppiata in italiano. Oppure diventare ancora più straniante, dipende chi hanno scelto come doppiatori…
Questo comunque si chiama fare i precisetti, voler andare a trovare il pelo nell’uovo. Un uovo costruito in maniera sontuosa e impeccabile, cui manca giusto un pochino di calore in più per diventare un uovo cotto alla perfezione, volevo dire un film da portare con sé nel cuore. Ma d’altra parte da una vicenda russa raccontata dagli inglesi troppo calore sarebbe risultato inappropriato.
Da conservare nel cuore resta comunque soprattutto una sequenza: la scena del ballo di Keira Knightley con Aaron Johnson vale da sola la visione del film e vale anche 92 minuti di applausi. Una scena davvero Karina. Di più, una scena davvero Karenina.
(voto 7,5/10)





Post pubblicato anche su L'OraBlù, accompagnato da un poster particolarmente splendido realizzato da C(h)erotto.




sabato 16 febbraio 2013

A Mc ROYAL AFFAIR DELUXE

A Royal Affair
(Danimarca, Svezia, Repubblica Ceca 2012)
Titolo originale: En kongelig affære
Regia: Nikolaj Arcel
Cast: Alicia Vikander, Mikkel Boe Følsgaard, Mads Mikkelsen, Trine Dyrholm, David Dencik, Cyron Melville, Laura Bro, Harriet Walter
Genere: storico
Se ti piace guarda anche: Anna Karenina, La duchessa, Marie Antoinette
Uscita italiana: ?

C’è del marcio in Danimarca.
“E chissenefrega?” sbotterà qualche solito contestatore, irato.
Invece oggi ce ne frega, ok? Perché l’ha detto Shakespeare. E perché l’ha detto pure Alessia Carmicino sul suo blog. E poi perché è l’argomento di oggi su Pensieri Cannibali, giusto per spezzare la mononota monotonia sanremese.

Il vincitore di Sanremo Giovani Antonio Maggio
A Royal Affair è un film storico danese su una pagina importante nella storia della Danimarca, nel passaggio dal Medioevo all’Illuminismo.
“E chissenefrega?” continuerà a ripetere il solito contestatore, più qualcun altro che passava di lì e si è aggiunto nel frattempo al coro di proteste.
Avete ragione. Avete tutte le ragioni del mondo. Però c’è qualcosa in Danimarca di interessante. Altrimenti perché il Bardo in persona avrebbe ambientato lì una delle sue opere più celebri?
“Per caso?” ribatterà sempre il gruppo di manifestanti qui sopra.
Forse sì, o forse oltre a esserci del marcio, in Danimarca c’è qualcosa di inspiegabilmente fascinoso. Come il cinema di Lars Von Trier, Thomas Vinterberg e Nicolas Winding Refn. Come questo bel film in costume candidato ai prossimi Oscar tra le migliori pellicole straniere. Nomination meritata? Sì, ci può stare. Anche se l’assenza del candidato francese Quasi amici resta inspiegabile quasi quanto i testi di Kekko dei Modà.

"Ma perché pure io mi sono ridotto a stare sul divano a guardare Sanremo?"
A Royal Affair è una pellicola più storica che in costume. Oddio, i fan delle pellicole in costume credo lo adoreranno, ci andranno in brodo di giuggiole, perché comunque non mancano gli ingredienti delle pellicole in costume classiche, su tutti un amore un po’ tormentato e qualche conflitto in alta società. A regalare ulteriore spessore al film è però appunto la sua dimensione storica, oltre che politica e sociale.
A Royal Affair è ambientato a fine ‘700, in un’epoca in cui l’Europa era pronta a fare il grande salto dall’età buia del Medioevo alla luce dell’Illuminismo. Un passaggio cui l’Italia sta lavorando ancora oggi, anno 2013. Un contesto storico ben costruito, che forse avrebbe meritato ulteriore approfondimento e che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti. Fondamentalmente un triangolo.
Umana, vampiro e licantropo?
No. Questa volta no. Qui si tratta del re di Danimarca, della sua affascinante sposa e del braccio destro del re, un illuminato illuminista tedesco.
Piccolo dettaglio: il re di Danimarca (interpretato da un ottimo Mikkel Boe Følsgaard) è uno un po’ fuori di testa, uno sciroccato, uno sbroccato, uno che va in giro a spassarsela alla grande e mette dei gran cornoni in testa alla moglie. E così lei che deve fare? Si trova un amante, che è Mads Mikkelsen, il One Eye del da me dormito alla grande Valhalla Rising e di recente protagonista pure de Il sospetto. A quanto pare in Danimarca non si gira un film senza il Mads Man Mikkelsen, che qui non è Mad ma è anzi quello che conduce quel pazzo di re sulla retta via. Quella dell’Illuminismo e del governo a favore dei contadini e del popolo. Quello che porta il re a cacciare via il governo dei parrucconi. Quello che avremmo bisogno noi come premier. Ma è chiedere troppo. Da noi siamo ancora in pieno Medioevo, altroché illuminismo.

Annalisa si prepara alla finale di Sanremo.
I pregi maggiori del film stanno nel raccontare bene una vicenda che potrebbe risultare interessante anche per quelli che a inizio post gridavano: “E chissenefrega?”. Da un punto di vista cinematografico, la pellicola è inoltre molto ben fatta. Il regista Nikolaj Arcel ci regala qualche lampo di accecante bellezza, ma più che altro dirige con la diligenza del buon padre di famiglia, quindi al momento non è ancora possibile avvicinarlo alla sacra triade danese Von Trier - Vinterberg - Refn. Chissà, magari in futuro…
Nel cast, oltre al Mads Mikkelsen e al mad Mikkel Boe Følsgaard, si segnala la protagonista femminile, la svedese Alicia Vikander, vista pure in Anna Karenina. Una che è bella, una che è bona, una che è brava, una specializzata in film in costume ma che un domani potrebbe diventare una star del cinema tutto.

Non splendido come Rebelle, non urtante quanto Amour, non avventuroso quanto Kon-Tiki, non coinvolgente quanto No, eppure un buon film, assolutamente degno della nomination agli Oscar. Perché?
Perché c’è del marcio in Danimarca. Ma, finché è così gustoso, ce lo assaporiamo volentieri.
(voto 7/10)


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