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lunedì 22 luglio 2019

Pedro Almodolor y Gloria





Dolor y Gloria
Regia: Pedro Almodóvar
Cast: Antonio Banderas, Penélope Cruz, Asier Etxeandía, Leonardo Sbaraglia, Asier Flores, César Vicente, Cecilia Roth, Rosalía


Un bel film, finalmente! Era da un po' di tempo che non mi capitava di vederne uno. Magari è colpa mia. Non ho visto quelli giusti e a dirla tutta di recente, e non solo di recente, ho prestato più attenzione alle serie che non alle pellicole. O magari negli ultimi mesi non è che siano usciti tutti questi film clamorosi. Dolor y Gloria non è che sia un film clamoroso. È semplice. È naturale. È personale. È proprio in questa sua apparente semplicità che sta la sua forza. Pedro Almodóvar non punta agli effetti speciali, cosa che d'altra parte non ha mai fatto, ma nemmeno a trucchi, maschere o travestimenti. Il regista spagnolo si mette a nudo con un coraggio che sbalordisce, soprattutto per uno che, se è davvero come il suo alter-ego cinematografico Antonio Banderas in questo film, soffre di attacchi di panico e di ansia.

domenica 26 maggio 2019

Cannes che abbaia non morde






La sindrome da film di nicchia ha colpito ancora. Tutti a parlare di Tarantino, di Almodóvar, persino dell'italiano Il traditore, e invece la Palma d'oro del Festival di Cannes 2019 è andata a... una pellicola sudcoreana intitolata Gisaengchung.

Non vi è chiaro?
E allora chiamiamolo con il suo titolo inglese: Parasite. Un film impegnato, che parla di ricchi e poveri...

giovedì 16 maggio 2019

Cinema y Gloria? No, mi sa più Dolor y Cinema





Da una Sonia all'altra.
Dopo Sonia Cerca, questa settimana l'ospite della rubrica co-condotta dal sottoscritto Cannibal Kid e dal mio Thanos personale alias Mr. James Ford è Sonia (non so il cognome) del blog letterario Il salotto del gatto libraio.

Cosa ci fa l'autrice di un blog letterario da queste parti?

Cerca di rovinarsi la reputazione, ecco cosa. Vediamo se ci sarà riuscita o meno, andando a leggere i suoi, e i nostri, commenti ai film in arrivo nei cinema italiani questo fine settimana.


Dolor y Gloria

Sonia: Quindi mi state dicendo che Banderas ha tradito Rosita, la gallina del mulino bianco per ritornare sul grande schermo? Tra l'altro ho anche sentito dire che lui insieme a Penelope Cruz, l'altra protagonista del film, è una delle "muse" ispiratrici del regista Pedro Almodóvar... Curiosi di vedere il film? Personalmente io e i film spagnoli non andiamo molto d'accordo...
Cannibal Kid: ¿Qué tienes Sonia contra el cine español? (grazie Google Traduttore)
Devo dire che pure io non sono mai stato un enorme fan del cinema spagnolo però, dopo La casa de papel, la mia fiducia nei prodotti provenienti dalla terra iberica è cresciuta parecchio. Pure con i film di Pedro Almodóvar non ho un rapporto troppo stretto, ma ho trovato molto bello e sottovalutato il suo ultimo Julieta e sono parecchio fiducioso in questo suo nuovo lavoro, la storia di un regista in declino. Che sia autobiografico?
Presto è in arrivo anche la versione 2.0 con Banderas nei panni di Ford, che racconterà la storia di un blogger in declino. E tranquilli, non mancherà di fare un cameo pure Rosita.
Ford: Almodovar è un signor regista che nel corso della sua lunga carriera ha regalato davvero grandi film. Negli ultimi anni è apparso molto appannato, ma con il recente Julieta pare aver ripreso la vena dei tempi migliori, dunque direi che questo Dolor y gloria potrebbe sorprendere in positivo, rispolverando uno dei primi attori feticcio del Pedrone, il fordiano Banderas.
Dunque avanti così, con tanto dolor per Cannibal e tanta gloria per Ford.

"Ford mi ha definito fordiano... com'è che m'è venuta un'improvvisa voglia di annegare?"

venerdì 7 ottobre 2016

Romeo y Julieta






Cara Antía,

come va la vita, tutto bene?
Non è la classica domanda di circostanza, lo voglio sapere davvero. Sai com'è, è un “pochino” che non ci sentiamo. Quanti anni sono passati? Tredici?
Certo che ogni tanto potresti anche farmi una telefonata. Oppure mandarmi un messaggino su WhatsApp, che tanto non ti costa mica niente. Non devi scrivermi chissà che cosa. Basta che mi mandi un emoji scema e io sono contento.

giovedì 26 maggio 2016

Film attraverso lo specchio





Questa settimana qualcosina d'interessante nei cinema italiani sembra ci sia.
Non diciamolo però troppo forte, meglio sussurrarlo sotto voce: questa settimana qualcosina d'interessante nei cinema italiani sembra ci sia.
Una cosa invece da gridare ai quattro venti è che il mio blogger rivale Ford NON CAPISCE UNA MAZZA DI CINEMA! ANCORA MENO DI ME! E NON È MICA UN'IMPRESA SEMPLICE!
Detto questo, ecco a voi i commenti sulle uscite del weekend offerte apposta per voi dai due blogger cinematografici meno cinecompetenti del mondo.

Alice attraverso lo specchio

"A chi ho rubato il look? A Ford, naturalmente."

domenica 10 novembre 2013

GLI AMANTI PASSEGGERI, L’AEREO PIU’ GAIO DEL MONDO




Gli amanti passeggeri
(Spagna 2013)
Titolo originale: Los amantes pasajeros
Regia: Pedro Almodóvar
Sceneggiatura: Pedro Almodóvar
Cast: Javier Cámara, Carlos Areces, Raúl Arévalo, Lola Dueñas, Cecilia Roth, Antonio de la Torre, Hugo Silva, José María Yazpik, Blanca Suárez, Paz Vega, Miguel Ángel Silvestre, Laya Martí
Genere: volatile
Se ti piace guarda anche: L’aereo più pazzo del mondo, To Rome with Love, Selvaggi

Signori e signore, allacciate le cinture di sicurezza e preparatevi a un viaggio tranquillo, più o meno…
L’aereo della Peninsula partito da Madrid e diretto in Messico ha infatti un’avaria per colpa di quei furboni di Antonio Banderas & Penelope Cruz e deve cercare di fare un atterraggio di emergenza.
Questa a grandi linee è la semplice, anche un po’ sempliciotta, trama del nuovo film di Pedro Almodovar, che con Gli amanti passeggeri torna al suo primo amore. Gli uomini?
No, cioè sì anche, ma non è quello che intendevo. Il regista spagnolo dopo l’involontariamente ridicolo La pelle che abita torna alla commedia, con un film che vorrebbe essere volontariamente divertente, ma alla fine fa ridere meno del suo precedente.

"Ormai sono a disposizione per qualunque lavoro. Basta che non mi fate recitare..."
Il decollo è subito da brividi: c’è una scenetta per nulla divertente con Antonio Banderas e Penelope Cruz, doppiati tra l’altro in maniera terrificante. Si finisce quasi per rimpiangere le pubblicità del Mulino Bianco con Banderas. Sottolineo il quasi. Tra l’altro, il Signor Barilla lo saprà che il bell’Antonio è l’attore feticcio di un regista gay?
Dopo questa scenetta iniziale indegna, il volo prende leggermente quota, senza però mai decollare per davvero. C’è qualche momento divertente, soprattutto le scene più gay e più alcoliche, e ancor di più le scene gay-alcoliche, per il resto si finisce narcotizzati come i passeggeri della classe turistica, drogati per evitare che sull’aereo si scateni il panico.
Anche agli amanti passeggeri della classe Business vengono date droghe + alcool, e inoltre gli scatenati hostess… pardon steward, tutti e 3 gay, ce la mettono tutta per intrattenere gli spettator… pardon i passeggeri. I 3 inscenano un numero di ballo sulle note della hit disco gay “I’m So Excited” delle Pointer Sisters, in quella che è la scena più memorabile della pellicola, non a caso usata anche nel trailer. Una sequenza così divertente e riuscita che viene quasi da pensare che Almodovar abbia girato l’intera pellicola soltanto per realizzarla, visto che il resto del volo non è che offra chissà quali altre trovate geniali o spassose.



Così così anche il cast, in cui se la cavano Cecilia Roth e i tre steward, mentre gli altri non è che siano proprio dei fenomeni della recitazione, a partire dalla nuova sosia di Belen Rodriguez, Blanca Suárez.

"Pronto, Belen sei tu?"

"Per la milionesima volta no, non sono quella puta!"

"Certo, come no Belen..."

Gli amanti passeggeri è un volo… volevo dire un film kitsch, tremendamente kitsch, pure troppo, persino per gli standard almodovariani. Questa volta il trash non si eleva però a sublime come capitava con i suoi lavori migliori, su tutti Tutto su mia madre, e resta semplice spazzatura, un po' come succede anche all'ultimo disco di Lady Gaga. Il kitsch rimane kitsch e gli amanti passeggeri di Almodovar, tra dialoghi imbarazzanti e siparietti erotico-sentimentali ridicoli, volano basso dalle parti di una commedia dei Vanzina, solo girata meglio. E neanche troppo meglio. A tratti si ride, a tratti no, ma già dopo pochi minuti dal decollo non si vede l’ora che il volo finisca, si arrivi a destinazione e si possa passare a un altro aereo… volevo dire a un altro film.
Signori e signore, ora potete slacciarvi le cinture di sicurezza, alzarvi dal vostro posto e passare a un’altra destinazion… volevo dire a un altro post.
(voto 5/10)

"Ooh, i post cannibali sono così gay! Staremmo a leggerli per ore..."

Post pubblicato anche su L'OraBlù, con tanto di nuovo minimal poster creato da C[h]erotto.



domenica 18 marzo 2012

Apelle, figlio di Apollo fece una palla di pelle (che abito) di pollo

La pelle che abito
(Spagna 2011)
Titolo originale: La piel que habito
Regia: Pedro Almodovar
Cast: Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Jan Cornet, Eduard Fernandez, Blanca Suarez, Barbara Lennie
Genere: trans-genesi
Se ti piace guarda anche: La donna che visse due volte, Gattaca, Nip/Tuck

Recensione breve
Che stronzata di film!

Recensione lunga
Resta sempre una stronzata di film, però parliamone.
Pedro Almodovar alle prese con il thriller era un’idea che sulla carta mi stuzzicava parecchio. Benché non rientri tra i grandi fan del regista, il trailer prometteva una pellicola dalle atmosfere hitchcockiane, raffinate e sensuali.
Il problema primo e principe è però: il thriller ‘ndo sta?
Un thriller non si dovrebbe basare sulla tensione?
A parte le assordanti musiche di accompagnamento inserite sempre e comunque, pure tipo quando Antonio Banderas sta andando al cesso a fare pipì, non c’è nessun motivo per essere tesi. Anche se per quanto riguarda le musiche, più che tesi si rimane infastiditi.
Il film poi non è per niente verosimile. Perché?

ATTENTION SPOILER
Perché Elena Anaya è troppo bella e “femmena” per una parte del genere. Non ci sta. Proprio non ci sta. Elena Anaya in questa storia no. Non può essere. Noooooo.
Se poi avessero optato per una scelta opposta, ovvero una donna nel corpo di un uomo, almeno il film si sarebbe potuto intitolare in maniera stra-cult: Le palle che abito. Possibile protagonista: Valerio Scanu.


"Pedro, non è che tolta la benda sto conciata come Scanu, vero?"
Secondo motivo, e questo non è uno spoiler per nessuno, ma una semplice constatazione di fatto: Antonio Banderas come attore proprio non ci sta. No. Non esiste. E in questo film è persino peggio del suo solito.
Già mi pregustavo un chirurgo plastico coi controfiocchi e con i controcazzi come l’eterno idolo Christian Troy della superserie supercult Nip/Tuck e invece… Cosa mi rappresenta, costui?
Per favore, Antonio: iAndale! iAndale!

Volendo chiudere un occhio, anzi due, anzi tre (vorrete mica discriminare chi ha tre occhi?) sui due protagonisti improbabili per ragioni diverse, uno perché troppo incapace l’altra perché troppo figa, anche il resto della storia è decisamente assurdo.
"Sul serio, Pedro, niente scherzi che ti faccio gridare
de puta madre, altroché Todo sobre mi madre!"
Il film è ambientato nel futuro, nel lontano, lontanissimo… 2012 (specifichiamo che il film è uscito nel 2011). Negli ultimi mesi la fantascienza ha offerto lo spunto di partenza per pellicole splendide e piene di riflessioni importanti (Another Earth, Melancholia, Non lasciarmi, Attack the Block, Source Code…), ma La pelle che abito non è proprio uno di questi casi. Se anche ci beviamo la storia, e io sinceramente non mi ci sono nemmeno bagnato le labbra, cosa vuole comunicarci Almodovar con questo film?
L’unico motivo per cui sono arrivato fino alla fine della visione con un briciolo di interesse era capire dove volesse andare a parere. Invece il finale è scontato, banale, prevedibilissimo già due ore prima e il film dura circa… due ore. Un film d’autore si suppone ci regali una visione del mondo appunto dell’autore, ma con questo La pelle che abito il Pedro cosa ci dice? Che la vendetta è un piatto che va servito freddo? Non ce l’avevano forse già detto, peraltro con stile parecchio più fico, Quentin Tarantino con Kill Bill o una dozzina di registi orientali?

"T'ho rifatta un po' meglio della Parietti, che dici?"
Anche se Almodovar avesse voluto lanciare qualche messaggio che io non sono riuscito a cogliere, cosa resta poi di questa pellicola?
Una confezione impeccabile e una regia elegante (per essere gentili e non bollarla come noiosa e autoreferenziale), però per quanto io dia importanza alla visione estetica di un regista, la confezione curata è qui un modo per nascondere un contenuto inesistente, senza alma.
Almodovar per quanto mi riguarda fallisce miseramente alla prova con il thriller. Proprio non è il suo genere, non è la sua roba, e finisce per sconfinare spesso in una copia amatoriale di Hitchcock, quando non addirittura nel ridicolo e nel kitsch. Kitsch che è una componente fissa dei suoi film, così come la sessualità e il travestitismo, però laddove nelle sue pellicole migliori come Tutto su mia madre il kitsch vira verso il sublime, in questo suo ultimo tentativo scade semplicemente nel trash. Qualcuno ha menzionato il tipo tigrato???
Aaaaargh!

"To', una scena che al Grande Fratello non s'è mai vista:
qualcuno che legge un libro!"
A co-firmare la sceneggiatura della pellicola, tratta dal romanzo Tarantola di Thierry Jonquet, per la prima volta Pedro si è avvalso di Agustin Almodovar. E chi è costui se non il fratello dello stesso regista? La sagrada familia. Evidentemente con le raccomandazioni alla parentela non si va avanti solo in Italia, ma pure in Spagna. A giudicare dai risultati, Pedro fatti dare un bel consiglio disinteressato, la prossima volta lascia la famiglia a casa e pigliati uno sceneggiatore bravo, perché qui la storia fa acqua da tutte le parti.

Le atmosfere futuristiche e il tema della transgenesi potevano rimandare a Gattaca e invece finiscono per ricordare Splice. Non è la stessa cosa.
La componente della chirurgia plastica avrebbe potuto ricordare un episodio di Nip/Tuck, peccato manchi lo stesso senso del glamour. Nonché la stessa tensione (si vedano in proposito gli episodi della seconda stagione con il Macellaio), che qui arriva ad essere paragonabile a mala pena a una puntata di CSI: Miami.
I tentativi di costruzione delle atmosfere thriller tentano di imitare i maestri Hitchcok, De Palma, Polanski e Cronenberg, peccato il risultato assomigli sì a Cronenberg, ma solo a quello dell'asettico A Dangerous Method.
Se proprio devo salvare qualcosa, salvo la prima parte, dove almeno c’è ancora un barlume di speranza che il film possa prendere la piega di un thriller avvincente. Poi nel secondo tempo il film scade e cade nel ridicolo.
Qualcuno al solo vedere il nome di Pedro Almodovar ha parlato subito di Capolavoro. Per me La pelle che abito è, a dir tanto, un thriller di serie B di quelli che se non portassero la firma del celebrato regista spagnolo non passerebbero manco in una seconda serata di Rai 2. A proposito: è da un po’ che, quella stronzata di Sanremo a parte, non seguo più la vecchia tele: ma li danno ancora quei bei thrilleroni schifosi nelle nottate di Rai 2?
(voto 5-/10)

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