Visualizzazione post con etichetta americana. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta americana. Mostra tutti i post

giovedì 27 gennaio 2011

Il re è morto, lunga vita ai Decemberists

Decemberists “The Kings is Dead”
Genere: country folk
Provenienza: Portland, USA
Se ti piace ascolta anche: Damien Rice, Rilo Kiley, Counting Crows, New Pornographers, Bright Eyes

La settimana scorsa al numero uno della classifica Billboard americana c’erano i Cake, questa settimana i Decemberists. Si può imputare la clamorosa doppietta indie a una mancanza di uscite da parte dei nomi forti della musica cosiddetta “commerciale”, però intanto sono cose che in Italia ad esempio mica succedono manco per sbaglio (l’ultima sorpresa è stata forse “Forma e sostanza” dei CSI al numero 1 nel 1997) e che invece negli Usa ormai capitano sempre più spesso, vedi anche gli exploit nel recente passato di Vampire Weekend, Arcade Fire o Death Cab For Cutie. Cose che non si vedevano dall’esplosione della scena grunge e alternative rock dei primi ’90.

Quanto al dischetto in questione, i Decemberists dopo le ambizioni da rock opera in parte riuscite del precedente azzardato “The Hazards of Love”, ritornano verso i loro ambienti prediletti con una serie di ballate folk, ora ancora più country e profondamente americane che in passato. Disco stavolta non troppo coraggioso, ma fatto di una serie di canzoni tra il piacevole e l’ottimo, con picchi personali registrati nell’irresistibile “Rox in the box”, nella delicata “January Hymn”, nella damienriceiana “Rise to me” e nella r.e.m.mmiana “Down by the water”.
Questo è l’American (indie) dream.
(voto 7)


giovedì 21 ottobre 2010

C'era una volta l'America

Winter’s Bone
(USA 2010)
Regia: Debra Granik
Cast: Jennifer Lawrence, John Hawkes, Dale Dickey, Garret Dillahunt, Lauren Sweetser, Shelley Waggener, Sheryl Lee
Genere: country thriller
Links: imdb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Fish Tank, The Road, Una storia vera, Precious, Il silenzio degli innocenti

Avete presente “Teen cribs”, un programma ogni tanto su Mtv con protagonisti ragazzini viziati che vivono in case da sogno con genitori amorevoli e campi da basket tennis golf bowling squash (squash!) e cinema personali?
Bene, cancellate tutto perché Ree Dolly, la protagonista 17enne di Winter’s Bone, sta esattamente nella situazione opposta. Vive in un posto che non sembra dimenticato da Dio, ma sembra dannato da Dio, sua mamma è malata e non ci sta con la testa, suo papà fabbrica metanfetamine ed è ricercato dalla polizia e così lei anziché andare a scuola deve occuparsi dei suoi due fratellini. Perdipiù, se suo padre non si presenterà all’udienza davanti al giudice le toglieranno anche la casa.
Così lei da sola si mette a caccia del padre scomparso, come in un Alla ricerca di Nemo al contrario. In questa sua disperata ricerca si imbatte in un’umanità varia, tossica e desolata, senza speranze, attraverso un’America country, fredda gelida come Schumacher che festeggia per la vittoria il giorno della morte di Senna, con una fotografia tra Il silenzio degli innocenti, The Road e Twin Peaks. Non è un caso, allora, che in una piccola parte compaia anche Sheryl Lee: sì, proprio Laura Palmer, viva e vegeta tra noi anche se vistosamente invecchiata.

La bellezza di Winter’s Bone è difficile da spiegare a parole. Bisogna viverlo, cogliere tutti i piccoli dettagli disseminati, immergersi nella sua atmosfera da thriller country che ti rimane incollata alla pelle nei giorni successivi la visione.
La protagonista Ree è interpretata da una eccezionale Jennifer Lawrence, già in grado di rubare la scena a Charlize Theron in The Burning Plain – Il confine della solitudine e con davanti a sé a un futuro grandioso da nuova… Jodie Foster, che difatti l’ha chiamata per il suo prossimo film da regista “The Beaver”. Nei panni dello zio di Ree è meravigliosa anche la prova di John Hawkes, uno di quei volti che sai di aver già visto da qualche parte e in effetti è così (nelle serie Lost e 24, nel film Me and you and everyone we know) e sai che adesso non te lo scorderai più.
Da segnalare pure la promettente regista Debra Granik, al suo secondo film dopo l'invisibile Down To The Bone: ha un occhio attento alle più piccole cose e un gusto visivo di raro fascino.

Il film sta riscuotendo consensi enormi negli Stati Uniti, ha vinto i premi di miglior film e miglior sceneggiatura all’ultimo festival di Sundance ed è il primo della lista tra i film indipendenti per la corsa ai prossimi Oscar. Per l’Italia questa è probabilmente una pellicola dalle tinte troppo country (presentissimo anche nella splendida colonna sonora), troppo America lontana dal glamour, troppo America lontana dall’American Dream per risultare appetibile anche da noi dove chissà se, e quando, mai uscirà.
Per fortuna c’è la rete ed è possibile gustarselo in lingua originale (con gli splendidi accenti del Sud degli USA), sottotitolato in italiano.

Consigliato è dir poco.
(voto 9)

martedì 5 ottobre 2010

Ogni mattina in Africa un leone si sveglia...

Kings of Leon “Come Around Sundown”
Iniziano dalla fine, i Kings of Leon.
“The End” è il brano che apre il nuovo album “Come Around Sundown”.
Batteria, basso, voce di Caleb.
Esplosione emozionale nel ritornello “this could be the end”.
Questa potrebbe essere la fine. Invece è uno splendido inizio.

01- Kings Of Leon - The End by Markyboy

“Radioactive” è il primo singolo, materia da maneggiare con cura perché radioattiva. Un ritornello spirituale “it’s in the water, it’s where you came from” chiuso non a caso da un coro gospel. Suona come un battesimo rocknroll. Dopo tutto i fratelli Followill sono figli di un pastore, cristosantissimo!




“Pyro” è un lentone da ballare lentamente cheek-to-cheek.
“Mary” tira fuori le unghie, un pezzo potente con addirittura un assolone di chitarra d’altri tempi. Leggermente kitsch, ma anche liberatoria, come a dire “non ce ne frega un cazzo di essere totalmente fuori moda, facciamo quello che ci pare!”.
“The Face” parte con una chitarrina che fa molto colonna sonora di un film anni 50 e diventa una di quelle canzoni oltre la soglia dell’epico. Bono, ti piacerebbe saper ancora scrivere una canzone del genere, vero?

05- Kings Of Leon - The Face by Markyboy

Altro pezzo strappamutande subito in successione: “The Immortals”.
“Back Down South”, lo intuite già dal titolo, va a Sud tra caldy souny country.
“Beach Side” è ancora più rilassata, davvero un pezzo… morbido. I fell in love with this song. Già un mio cult personale.

08- Kings Of Leon - Beach Side by Markyboy

“No Money” ritorna sui lidi epici della prima parte del viaggio e lo fa in maniera romantica: “I got no money but I want your soul”.
“Pony Up” è pezzo da scazzo kingsofleoniano. Traduzione: è comunque un pezzo epico, ma si prende meno sul serio.
“Birthday” vola leggera come un compleanno alcoolico. E quale compleanno non è alcoolico?
“Mi Amigo” è un altro momento svacco/scazzo. I Re di Leon (da me stupidamente ribattezzati Re Leoni) dimostrano di non aver sentito particolari pressioni dopo il successo globale di pezzi come “Use Somebody” e “Sex On Fire” e si sono compleatamente rilassati in studio, facendo il disco che volevano.
“Pickup Truck” chiude in maniera naturalmente epica, con echi alla “With or without you” che spianano la voce maestosa da re della giungla di Caleb. Un pezzo perfetto per aprire gli occhi la mattina.

Com’è allora riassumendo ‘sto “Come Around Sundown”? È un album dalle due anime, una epica da accendini accesi e l’altra più chill-out e molto vecchia America, insomma qualcosa di più di una conferma della direzione presa con il precedente. Stavolta infati non è “Only by the night”, bensì un disco da assaporare nel piacere dell’alba mattutina. Magari guardando l’oceano.
(voto 7/8)

13- Kings Of Leon - Pickup Truck by Markyboy
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com