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domenica 10 ottobre 2021

Mainstream lo dici à soreta





Nessuno di speciale (Mainstream)

Filmalmente ho visto un bel film. Non che di recente abbia visto dei film dimmerda. È che mi sono concentrato più su altre cose. Tipo vivere? No, tipo Squid Game, che non è una serie è una droga.

lunedì 4 novembre 2019

Under the Silver Lake: non è la destinazione, ma è il trip che conta





Under the Silver Lake
Regia: David Robert Mitchell
Cast: Andrew Garfield, Riley Keough, Callie Hernandez, Riki Lindhome, Grace Van Patten, Jimmi Simpson, Zosia Mamet, Topher Grace, Bobbi Salvör Menuez, Sydney Sweeney, Don McManus


Ci sono film che è meglio vedere alla cieca. Non nel senso che bisogna guardarli bendati. Che avete capito, scemi? Nel senso che è meglio non sapere nulla prima. Quindi, a questo punto, a cosa serve una recensione? Che poi in generale, a cosa serve la critica cinematografica? Oggi non sembra più contare un granché. Tra i post promozionali pubblicati dalla pagina ufficiale di Joker, ad esempio, ce n'è uno in cui c'è scritto:
"Il film dell'anno. Capolavoro assoluto." - Federico
Ah ok, allora se lo dice l'illustre Federico, dev'essere sicuramente così, possiamo fidarci tutti.

sabato 13 luglio 2019

Hanno ucciso nonno in bagno chi sia stato non si sa





Sulla scia dell'enorme (???) successo del post dedicato al ripassone dei film del Marvel Cinematic Universe, qui su Pensieri Cannibali si bissa. Proprio come succede in questi cinecomics, si prende una formula e la si replica all'∞ (questo dovrebbe essere il simbolo dell'infinito, non so se si era capito).

In occasione della recente uscita dell'ultimo capitolo delle sue avventure, io e il mio rivale Ford andiamo questa volta a ripercorrere l'intera carriera cinematografica di Spider-Man.


Per chi non parla inglese, specifico che stiamo parlando dell'Uomo Ragno.

lunedì 13 febbraio 2017

La battaglia di Hacksaw Ridge e il primo obiettore di coerenza della Storia





La battaglia di Hacksaw Ridge
Regia: Mel Gibson
Cast: Andrew Garfield, Teresa Palmer, Vince Vaughn, Luke Bracey, Sam Worthington, Hugo Weaving, Rachel Griffiths


La battaglia di Hacksaw Ridge è un film che parla... della battaglia di Hacksaw Ridge, of course, ma anche e soprattutto di Desmond T. Doss, il primo obiettore di coscienza nella storia dell'esercito degli Stati Uniti.
Desmond era un tipo fortemente contrario all'uso di qualunque arma è questa è una scelta che io apprezzo, ma non condivido al 100%. In alcuni casi secondo me le armi servono. Ad esempio per difendere il mondo del Cinema da porcatone come questo film. Per farlo, la mia scelta è quindi quella di scendere in trincea e imbracciare le armi più potenti in assoluto, che sono anche le mie preferite: le parole.

mercoledì 1 febbraio 2017

The Sound of Silence





Silence
Regia: Martin Scorsese
Cast: Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Ciarán Hinds, Yôsuke Kubozuka, Shin'ya Tsukamoto


Per la prima volta in assoluto, qui su Pensieri Cannibali fa il suo esordio una audio recensione, realizzata apposta per il nuovo film di Martin Scorsese.
Ecco tutto quello che c'è da sapere su Silence.

mercoledì 13 aprile 2016

99 Homes - Non dire sfratto se non ce l'hai nel sacco





99 Homes
(USA 2014)
Regia: Ramin Bahrani
Sceneggiatura: Ramin Bahrani, Amir Naderi
Cast: Andrew Garfield, Michael Shannon, Laura Dern, Noah Lomax, J.D. Evermore, Randy Austin, Clancy Brown
Genere: attuale
Se ti piace guarda anche: Wall Street, La grande scommessa, Margin Call

Prima o poi doveva succedere. Lo sapevo che prima o poi sarebbe capitato, eppure speravo che quel giorno non sarebbe mai arrivato.
Sono stato sfrattato.
Via. Devo andare via. Blogger mi aveva dato l'avviso, ma io l'avevo ignorato. Pensavo stessero bluffando. Invece no. Invece è tutto vero. Via, via. Devo andare via. Via da casa mia. Dal mio blog che per me rappresenta una seconda casa e a volte pure una prima. Posso dare dei “Maledetti bastardi!” a quelli di Blogger, però non sarebbe del tutto giusto. In fondo mi hanno ospitato per 8 lunghi anni, senza pretendere nulla in cambio. Se ora vogliono cacciarmi, ne hanno tutto il diritto. O no?

venerdì 26 dicembre 2014

YOUTUBE KILLED THE VIDEO STAR: I VIDEO DEL 2014





La classifica dei video dell'anno di Pensieri Cannibali è divisa in due categorie. Un po' come agli Emmy Awards e ai Golden Globes. Solo che in questo caso la suddivisione non è tra comedy e drama, bensì tra video musicali e non.
Iniziamo con questi ultimi. Tra i miliardi di video caricati su YouTube e altri servizi di video streaming, ecco la Top 5 dei più divertenti, originali o semplicemente quelli che mi sono piaciuti di più tra quelli che ho visto.

lunedì 4 agosto 2014

L’UOMO LAGNO





The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro
(USA 2014)
Titolo originale: The Amazing Spider-Man 2
Regia: Marc Webb
Sceneggiatura: Alex Kurtzman, Roberto Orci, Jeff Pinkner
Cast: Andrew Garfield, Emma Stone, Jamie Foxx, Dane DeHaan, Colm Feore, Felicity Jones, Sally Field, Paul Giamatti, Embeth Davidtz, Campbell Scott, Marton Csokas, Sarah Gadon, B.J. Novak
Genere: superinutile
Se ti piace guarda anche: The Amazing Spider-Man e la trilogia di Spider-Man di Sam Raimi

Esiste qualcosa di più odiato dei film sui supereroi, qui su Pensieri Cannibali?
Sì, la mia nemesi, il mio blogger rivale Mr. James Ford, ma a parte lui non molto altro.
Nonostante la mia avversione nei confronti del genere, da buon supereroe della blogosfera quale mi impegno di essere, continuo in ogni caso a vedere questi filmetti per documentarli ai miei preziosi lettori. Anche perché è un genere di pellicola sempre (inspiegabilmente) popolare e quindi porta visite al sito.
Cancellate quest’ultima frase. Lo faccio SOLO per spirito di sacrificio nei vostri confronti, miei adorati lettori.

"Bambino, se un giorno vuoi diventare come me ricorda sempre che
da un grande potere derivano grandi responsabilità."
"Ma guarda che io sono vestito così solo perché i costumi da Batman eran finiti."
Tra i film sui supereroi, i miei preferiti sono quelli che cercano di stare ai margini del genere come Unbreakable, Scott Pilgrim Vs. the World o il primo Kick-Ass, oppure sul piccolo schermo i Misfits dei primi tempi. Tra i superheroes più “commerciali” il mio preferito resta invece Batman, quello che, tra Tim Burton e Christopher Nolan, ha goduto delle trasposizioni più valide a livello cinematografico. Quello che mi sta più simpatico come personaggio è invece Peter Parker. Al contrario di Bruce Wayne o dell’insopportabile Clark Kent che sarebbero dei figaccioni vincenti anche se di professione non si mettessero a salvare il mondo, fondamentalmente lui è un nerd, un loser, uno sfigato. O almeno lo era. Nello Spider-Man di Sam Raimi la calzamaglia rossoblu (forza Genoa o, se preferite, forza Bologna!) era vestita da un nerdissimo Tobey Maguire, mentre nel primo The Amazing Spider-Man Andrew Garfield ne offriva una reinterpretazione geek. Geek, ovvero l’evoluzione un po’ meno sfigata dei nerd. Seth Cohen di The O.C. docet.
In questo secondo The Amazing Spider-Man la componente nerdosa o geekkosa che dir si voglia è invece del tutto sparita. Peter Parker ha terminato la scuola in maniera super cool, baciando trionfante alla consegna dei diplomi la zoccoletta più popolare del liceo, la sua Gwen Stacy/Emma Stone che è sempre un bel vedere, sebbene io la preferisca e di parecchio in versione rossa. Nei panni di Spider-Man continua poi a fare il figo a ogni occasione, con la sua suoneria personalizzata e con un umorismo da action hero degno di Schwarzy, o più che altro della sua versione simpsoniana Rainier Wolfcastle. In pratica del Peter Parker loser è rimasto poco o nulla.

"Emma, t'ho salvata dalla statale!"
"Ehm, Spidey caro, veramente io lì mi ci guadagno da vivere."
A ciò aggiungiamo un difetto comune a tutti i suoi colleghi in calzamaglia. Una cosa che non sopporto dei supereroi è il loro costante e onnipresente spirito di sacrificio. Sembra che nella vita non vogliano far altro che morire come dei martiri, salvo poi non morire mai. Vogliono sempre sembrare moralmente superiori a noi poveri cristi. Per carità, lo saranno anche, però sono pure odiosi. Non fa eccezione questo nuovo Peter Parker, anche se…

ATTENZIONE SPOILER
…il suo spirito di sacrificio finirà per ritorcersi contro di lui, coinvolgendo la povera Gwen Stacy/Emma Stone in un finale che è la parte migliore del film, visto che sembra evitare il solito banale happy-ending. Essendo questo un blockbusterone commerciale, la conclusione ci regala comunque un segnale di speranza, con una scena patetica ed evitabilissima con tanto di scontro con un ridicolo cattivone interpretato da un irriconoscibile Paul Giamatti. Far finire la pellicola con l’Uomo Ragno trasformato in Uomo Lagno che si strugge per la morte della fidanzata non sarebbe stato meglio?
FINE SPOILER

Nonostante Andrew Garfield sia un attore che mi piace qui non è certo usato al suo meglio e, nonostante Peter Parker mi sia sempre stato simpatico, qua non è proprio il massimo della vita. Pazienza, tanto il personaggio più interessante nei film sui supereroi di solito non è il supereroe di turno, quanto il suo supernemico. E chi abbiamo a ricoprire questa parte in The Amazing Spider-Man 2?
Come potete intuire dal sottotitolo italiano, è lui: Electro.




A interpretare Electro c'è Jamie Foxx, uno che per un breve, brevissimo periodo era sembrato il futuro del cinema e dell'intrattenimento mondiali. Gli era riuscita la clamorosa doppietta Collateral + Ray e per quest’ultimo avevo portato a casa persino l’Oscar. Era apprezzato dal grande pubblico, dalla critica, si era messo pure a fare il cantante e aveva raggiunto la prima posizione dei singoli più venduti negli USA con il pezzo “Slow Jamz” realizzato con i rapper Twista e Kanye West.



Una decina d’anni fa Jamie Foxx insomma dominava, poi è abbastanza sparito, e infine il solito Quentin Tarantino gli ha resuscitato la carriera dandogli la parte di Django, rifiutata da quel furbone di Will Smith, che ha preferito girare After Earth. Bella mossa, Willy!
Adesso a Jamie doppia X gli è piovuto addosso pure il ruolo da cattivone in una grande produzione commerciale, peccato che il suo personaggio faccia schifo. Schifo ai livelli del Venom/Topher Grace di Spider-Man 3.
A parte il fatto che i motivi per cui a un certo punto passa dal venerare l’uomo ragno a odiarlo sono molto pretestuosi, però il suo Electro era un personaggio che avrebbe meritato un approfondimento maggiore. Sarà che il sottotitolo italiano sembrava indicarlo come grande protagonista del film, ma a un certo punto sparisce, un po’ come Jamie Foxx ha fatto nel corso della sua carriera, per poi ricomparire verso la fine. Solo questa volta senza il contributo di Quentin Tarantino, purtroppo.

"Non è giusto! James Franco non l'avevate mica imbruttito così tanto..."
Il regista del secondo (non troppo) Amazing Uomo Ragno resta invece Marc Webb, uno che all’esordio aveva fatto gridare al miracolo in molti, me compreso, con il freschissimo indie-movie (500) giorni insieme, ma che ormai è stato assorbito dalla macchina hollywoodiana e il suo stile visivo, già quasi del tutto assente nel precedente capitolo, è qui del tutto annientato. Webb sembra più che altro voler ripercorrere le orme della trilogia di Sam Raimi. Peccato che questo secondo capitolo non sia all’altezza di Spider-Man 2, il migliore film sull’Uomo Ragno finora realizzato. Se nel primo tempo il mix tra azione e componente d’amore e d’amicizia (con l’arrivo del BFF di Spidey Harry Osborn interpretato dal valido Dane DeHaan) funziona ancora, nel secondo si scivola nel solito banale tripudio di effetti speciali e combattimenti non molto avvincenti.
Come prodotto d’intrattenimento non è nemmeno malaccio, sebbene la durata di questi film sia sempre troppo eccessiva per la mia sopportazione, ma la cosa che emerge con maggiore evidenza è un’altra: l’assoluta inutilità di questa nuova trilogia, realizzata troppo a ridosso della precedente e incapace di dire qualcosa di nuovo o di diverso sul personaggio di Spider-Man. Per vedere il terzo capitolo della serie pare comunque che dovremo aspettare fino al 2018, però di certo non staremo, o almeno io non starò certo, a fremere per l’attesa del ritorno di questo spento Uomo Lagno.
(voto 5,5/10)

martedì 22 luglio 2014

BOY A TA?




Boy A
(UK 2007)
Regia: John Crowley
Sceneggiatura: Mark O’Rowe
Ispirato al romanzo: Boy A di Jonathan Trigell
Cast: Andrew Garfield, Peter Mullan, Katie Lyons, Shaun Evans, Anthony Lewis, Jeremy Swift, Siobhan Finneran, Taylor Doherty, Josef Altin, Skye Bennett
Genere: giustizialista
Se ti piace guarda anche: Rectify, Orange Is the New Black, Jamesy Boy

Le persone meritano una seconda possibilità?
Con persone non intendo un bambino che fa una innocua marachella, un ragazzo fidanzato il cui pene finisce incidentalmente dentro la vagina di una ragazza che non è la sua ragazza, oppure un blogger che definisce sopravvalutata la serie tv Orphan Black salvo poi ricredersi clamorosamente.
Intendo persone come Erika & Omar, o come Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Guede.
Boy A ci presenta un protagonista del genere. Un ragazzo appena scarcerato che anni prima, da bambino, aveva commesso un misterioso crimine. Il suo nome era Eric Wilson ma, una volta fuori di prigione, per mantenere il suo anonimato e permettergli di rifarsi una vita gli vengono affidate una nuova identità e un nuovo nome, Jack Burridge. È giusto permettere a un criminale di rifarsi una vita?

Boy A non si assume la responsabilità o la pretesa di rispondere a una domanda del genere, lasciando la libertà di giudicare allo spettatore. Il film si limita a presentarci la nuova vita di Eric… intendevo di Jack. Si fa un lavoro, si fa una ragazza grassottella soprannominata “balena bianca” perché è un po’ in carne ma nel complesso non è niente male, e si fa degli amici. Esce, beve, si fa di ecstasy, va sulle giostre, balla sulle note di “Drop the Pressure” di Mylo. La vita normale di un ragazzo qualunque di oggi, a parte il fatto che non siamo più nei primi Anni Zero e oggi si balla e ci si sballa sulle note di Skrillex, Calvin Harris o Avicii e non di Mylo. Attraverso dei flashback molto “lostiani”, o se preferite “orangeisthenewblackiani”, riviviamo inoltre il suo passato, quanto era accaduto anni prima quando era un bambino. Tra passato e presente il film, tratto dall'omonimo romanzo di Jonathan Trigell a sua volta ispirato a un vero fatto di cronaca, sa raccontare molto bene la sua storia, senza cedere a patetismi di sorta e senza scadere nello stile morboso da tv del dolore. Lo stile del regista John Crowley è ancora acerbo in alcuni momenti, come nella scena dell’ecstasy in cui si sarebbe potuto lasciare andare di più, ma la pellicola, inizialmente concepita per la televisione e poi presentata in vari festival cinematografici, si innalza grazie soprattutto alla costruzione della psicologia del protagonista realizzata da un giovane eppure già grande attore.

Un interprete noto soprattutto per una saga supereroistica merita una seconda possibilità?
Se se la meritano degli assassini anziché finire dal boia, non vedo perché no. Andrew Garfield è oggi conosciuto principalmente per The Amazing Spider-Man 1 e 2 (e presto 3) eppure, per quanto nei panni di Peter Parker se la cavi bene, sono altre le sue interpretazioni più memorabili. Il giovane Gatto Garfield ha lasciato il segno dei suoi artigli in ruoli da comprimario in The Social Network, Leoni per agnelli, Parnassus e Non lasciarmi, però la sua prima parte cinematografica, e a oggi la sua prova recitativa più intensa è sofferta, è questa qua in Boy A. Sebbene se la giochi anche con il suo recente ruolo da travestito (questa volta non da Uomo Ragno) nell’ultimo video degli Arcade Fire “We Exist”.



Questo Boy A, recuperato sotto minaccia dietro consiglio di Mr. Ink che ringrazio, merita quindi di essere visto per la splendida prova di Andrew Garfield e poi perché fa riflettere. Le persone meritano una seconda possibilità?
E io, io la merito una seconda possibilità, nonostante tempo fa abbia preso una cantonata clamorosa sulla serie Orphan Black?
(voto 7+/10)



Piccolo spazio (auto)promozionale
Questa sera mi raccomando non perdetevi la Notte Horror.
Dalle ore 21:00 qui su Pensieri Cannibali.

venerdì 26 ottobre 2012

Danno l’accisa all’Uomo Ragno chi sia stato non si sa, forse quelli della mala forse Catricalà

The Amazing Spider-Man
(USA 2012)
Regia: Marc Webb
Cast: Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Martin Sheen, Sally Field, Denis Leary, Chris Zylka, Campbell Scott, C. Thomas Howell
Genere: supereroico
Se ti piace guarda anche: Kick-Ass, Chronicle, Spider-Man

A me i supereroi stanno sulla balle.
Ve l’ho già detto? Sì, una o due volte. Una o due centinaia di volte, intendo.
Su tutti: Clark Kent/Superman. Odioso alieno perfettino e clandestino.
Gli Avengers? Non me ne piace manco uno. A parte Black Widow che non mi piace come personaggio, ma solo per Scarlett Johansson e quindi non vale.
Bruce Wayne/Batman? Lui mi piace abbastanza (e non intendo in maniera fisica come al suo amichetto Robin) per quel suo lato oscuro. Non a caso è anche l’artista precedentemente noto come Il cavaliere oscuro.
Il mio preferito però è Spider-Man. Lo sfigato Peter Parker.
"Emma Stone nuda? Dove, dove??"

Una volta detto questo, non sentivo assolutamente il bisogno di rivederlo sul grande schermo. Non così presto. Spider-Man del 2002 è stata la pellicola che ha riregalato al mondo dei supereroi un grande successo cinematografico, dopo gli agghiaccianti Batman firmati Joel Schumacher, incarnando bene il desiderio di qualcuno che potesse salvare New York City, seppure solo per fiction, all’indomani dell’11 settembre. Sam Raimi era riuscito a portare le intuizioni nerd ironiche messe a frutto da Joss Whedon in Buffy, la prima vera eroina post-moderna, e ci aveva regalato un eroe poco super e molto umano. Oltre che una pellicola estremamente divertente.
Spider-Man 2? Un bel bis. Un sequel che riusciva non solo a tenere alto il livello di spasso del primo, ma spingeva maggiormente anche sull’aspetto dark del personaggio.
Spider-Man 3? Da dimenticare su tutta la linea.
Con quel film, Spider-Man ha cominciato a perdere qualche punto ai miei occhi. Con quel film, e anche con quella lagna di versione del tema di Spider-Man firmata da Michael Bublé, più comunemente conosciuto come Michael Buuu-Bleah.



Da allora, ogni volta che sento nominare Spider-Man mi viene in mente la versione Bubleosa, anziché quella ben più figa dei Ramones.



O quella di Homer Simpson.



Nonostante il Bublé e nonostante il dimenticabile terzo episodio della saga di Raimi, Spider-Man resta pur sempre il mio supereroe preferito, almeno tra quelli tradizionalmente intesi. Perché se tra quelli meno “ortodossi” e classici possiamo annoverare pure Buffy o i Misfits o gli Heroes o il Bruce Willis di Unbreakable, o persino il precario di Caparezza, allora è tutta un’altra storia e l’Uomo Ragno rischia di finire persino fuori dalla top 10.
Nonostante sia il mio superhero tradizionale preferito, a distanza di così poco tempo non si sentiva, o almeno io certo non sentivo, tutto questo bisogno di un reboot, di una rinascita cinematografica del personaggio. Anche perché la saga di Sam Raimi è ancora bella fresca ed è invecchiata bene. Sarà che sono passati a mala pena una decina d’anni dal primo capitolo e 5 dall’ultimo, quindi era difficile invecchiare male.
A Hollywood però non stanno tanto a chiedersi se un film sia necessario o meno. Si stanno a chiedere quanti $ po$$ono fare. E con un $upereroe, anche e $oprattutto in tempi di $upercri$i, i $uperinca$$i sono $upergarantiti.

Cosa c’è allora di diverso dal precedente Spider-Man?
Non molto. Questo punta a un realismo leggermente maggiore, diminuendo la componente “fumettosa” soprattutto nella prima parte, la più interessante, mentre sul finale scivola purtroppo nella solita buccia di banana ripiena di effetti speciali, e cade pure nella trappola del solito lungo scontro finale con il cattivone, il poco interessante lucertolone interpretato da Rhys Ifans, Lizard, nella cui parte io avrei visto meglio il Re Lucertola in persona, Iggy Pop. Così avrebbero potuto fargli cantare pure il tema di Spider-Man che avrebbe (forse) cancellato dalla mia memoria la Bublé-version.

"Ecco cosa succede a guardare troppe foto di Emma Stone..."
A curare la regia i producer hollywoodiani hanno chiamato il giovane talento Marc Webb, per gli amici anche Marc WWW, segnalatosi come uno dei migliori talenti visivi in circolazione con il suo esordio, lo splendido (500) giorni insieme, LA commedia romantica indie per eccellenza. Un talento che qui svolge diligentemente il suo lavoro e convince parecchio, in particolare nella prima parte come abbiamo detto più realistica e “umana”. Nel finale appare invece meno a suo agio con gli effettoni specialoni e le scenone d’azionona ma vabbè, io mi auguro che questa nel mondo dei blockbuster sia stata solo una parentesi (credo molto remunerativa) e il Webb torni presto a ciò che sa fare meglio: il cinema indie. E a questo proposito il suo prossimo progetto The Only Living Boy in New York potrebbe rivelarsi parecchio interessante.

"Mi avevi detto che era nuda, invece era solo una foto da studentessa porca."
Oltre che un nuovo regista, per questo extreme makeover poco extreme del franchise di Spider-Man serviva naturalmente anche un volto nuovo. A raccogliere il testimone del naturalmente nerdoso Tobey Maguire è il naturalmente geekkoso Andrew Garfield, che insomma l’abbiamo già visto in The Social Network, Non lasciarmi, Parnassus, Leoni per agnelli e ormai più che una rivelazione è una conferma. Nei panni della bella di turno, per rimpiazzare l’irrimpiazzabile Kirsten Dunst hanno ingaggiato Emma Stone, ed è una gran bella scelta. Anche se in versione bionda rende meno che da rossa. Parere non solo estetico-sessuale, ma anche interpretativo: in Easy Girl era fenomenale, qui semplicemente porta a casa la mignpagnotta.
Non manca nemmeno il nemicoamico di turno. Laddove nel precedente James Franco era prima il BFF di Peter e poi ne diventava il rivale, qui le cose vanno al contrario. Flash Thompson/Flash Gordon è interpretato da Chrys Zylka, che abbiamo, o almeno ho, già visto in Kaboom, Shark Night, Piranha 3DD e nella serie The Secret Circle, uno che con quella faccia da bello stronzo è più convincente come cattivone che non come amichetto di Spidey. Ma per sviluppare meglio questo aspetto ci saranno i prossimi capitoli della saga…

"Resisti Spidey, al prossimo film se ce lo fanno fare te la do'..."
Cast e regia funzionano ottimamente, così come tutta la prima parte della pellicola. Il sapore di deja vu è fortissimo, la storia in fondo non è molto cambiata, anzi quasi per nulla, rispetto al primo episodio di Raimi, però il film è su di umorismo e ci sono un paio di scene persino ai limiti della slapstick comedy davvero divertenti. Ci sono pure le scenone giocate su registri più drammatici, quelle più romantiche e tutto è ok. Fino a che non ci si ricorda di essere pur sempre in una pellicola sui supereroi. Nella prima ora ce ne eravamo quasi dimenticati e io ne ero solo felice. Purtroppo l’oretta finale scivola invece in maniera più lenta e noiosa, tra scene action non troppo convincenti e altre menate per fare contenti i fan dei popcorn movies.
Il difetto principale resta pur sempre quello di essere un film del tutto non necessario, di quelli che se avessero aspettato altri 10, 20, 30 anni per fare un nuovo Spider-Man nessuno, o almeno non io, si sarebbe lamentato. Così come nessuno, o almeno non io, si sarebbe lamentato se Michael Bublé non avesse mai cantato il tema di Spider-Man.
Un film inutile, dunque, questo Amazing Spider-Man. Difficile però chiedere molto di più a un film inutile.
(voto 6,5/10)

giovedì 20 gennaio 2011

Non lasciarmi - Never Let Me Go: L'amore clonato

Non lasciarmi
(USA, UK 2010)
Titolo originale: Never Let Me Go
Regia: Mark Romanek
Cast: Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Charlotte Rampling, Sally Hawkins, Domnhall Gleeson, Izzy Meikle-Small, Charlie Rowe, Ella Purnell
Genere: fantascienza sentimentale
Se ti piace guarda anche: Gattaca, Espiazione, Kynodontas, An Education
Uscita italiana: 25 febbraio (per IMDb), 25 marzo (per MYmovies)

Trama semiseria
Tre ragazzini in un collegio privato britannico, Kathy, Tommy e Ruth divisi nel più classico dei triangoli amorosi, proprio come in Twilight New Moon, solo che stavolta ci sono due ragazze e un ragazzo, zero vampiri e zero licantropi e insomma per fortuna questo film non c’entra niente con New Moon. Però pur non essendoci creature fantasy palestrate, questi tre non sono ragazzi normali. Sono cloni umani…

Recensione cannibale
Non lasciarmi è uno di quei film che probabilmente non entusiasmeranno molto la critica e i duri e puri. Uno di quei film che bisogna fermarsi a guardare più con il cuore che con il cervello. Uno di quei film tipo Amabili resti, insomma (ma senza componenti new-age), in grado di dividere gli spettatori e inevitabilmente qualcuno dirà: sì carino, ma ci sono dei buchi nella sceneggiatura, sì ma il libro era meglio, sì ma il film illude e poi non decolla, sì ma tutte le complesse tematiche etiche e sociali tirate in ballo dovevano essere sviluppate e approfondite meglio per danzare come Natalie Portman in Black Swan.
Tutte obiezioni vere, questo è un film del tutto imperfetto, forse anche una mezza occasione mancata, eppure… eppure si fa amare, come una figlia femmina quando tu volevi un maschio, come un cucciolo con una zampa monca che ti sei ritrovato in casa senza sapere come, come una ragazza bruttina dall’inspiegabile fascino di cui finisci inevitabilmente per innamorarti.

Never let me go allora non lo lasci. La prima parte è molto classica, con il solito ambiente perfetto di un college britannico, uno di quelli apparentemente per figli di privilegiati o qualcosa del genere. La verità è però diversa, visto che i ragazzini dell’istituto sono segregati in una realtà idilliaca ma fasulla quanto quella dell’inquietante Kynodontas. Perché questi ragazzini e ragazzine non diventeranno un giorno medici, insegnanti, cassiere all’IperCoop, lavoratori precari, escort nella villa di Arcore. Per loro il destino è un altro, è già stato scritto e non può essere cambiato: sono cloni umani e lo scopo unico delle loro vite è quello di donare gli organi agli originali che li hanno ordinati.

Per essere un film di fantascienza è comunque molto anomalo: privo di effetti speciali, esplosioni, complotti e inseguimenti perdifiato. Insomma, se non vi piacciono i film fantascientifici guardatelo tranquillamente che qui di omini blu, spade laser o vulcaniani con le orecchie a punta non ce ne sono.
I cloni sembrano non voler cambiare il loro destino, non c’è una vera lotta per opporsi al fato. Sembra di stare in Italia: tutti rassegnati a ciò che ci è toccato. La storia preferisce allora concentrarsi sul rapporto che lega i tre protagonisti, dall’infanzia fino alla pubertà, in un passato alternativo distopico alla Lost. Le vicende infatti sono ambientate tra gli anni ’70 e i ’90, ma essendo un mondo alternativo sembra di stare piuttosto dentro gli anni ’50. Vi sembra una cosa troppo complessa? Prendetevela con il nippo-britannico Kazuo Ishiguro, autore del celebrato romanzo da cui il film è tratto.
La regia di Mark Romanek (“One hour photo”) fa il suo compito con diligenza, utilizzando un tono classico forse leggermente senza brio e privo di particolari guizzi; osando di più a livello visivo si sarebbe potuto immaginare non solo un gioiellino, ma un vero e proprio filmone alla “Gattaca”, la storia c’era tutta.

Il valore aggiunto del film sono allora un'avvolgente atmosfera desolante e le interpretazioni dei tre protagonisti. Andrew Garfield, l’amichetto fottuto da Mark Zuckerberg in The Social Network nonché prossimo Spider-Man, è ormai una garanzia non solo per il futuro ma già per il presente, Keira Knightley l’hanno un po’ imbruttita rispetto al suo solito (il che significa che è comunque una gran figa) e forse per questo sembra più brava rispetto al suo solito (che comunque se l’è sempre cavata bene).
Su Carey Mulligan ve l’avevo già menata abbastanza con “An Education” e anche stavolta non posso fare a meno di continuare ad esaltarla. Sarò onesto: senza di lei penso che il film mi sarebbe piaciuto probabilmente di meno, perché con quel suo volto triste e imbronciato riesce a rendere nella maniera più poetica e immediata possibile tutta la difficoltà di un amore contrastato, di una vita infelice già segnata e scritta da altri, perché la vita dei cloni non è libera. La nostra d’altronde lo è veramente?
(voto 7/8)

Scena e canzone cult: la versione bambina di Carey Mulligan (interpretata dal suo piccolo clone Izzy Meikle-Small) che ascolta “Never let me go”


giovedì 13 gennaio 2011

I miei film dell'anno 2010 - n. 2 The Social Network

The Social Network
(USA)
Regia: David Fincher
Cast: Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake, Rooney Mara, Brenda Song, Armie Hammer, Joshua Pence, Rashida Jones, Max Minghella
Genere: biopic moderno
Se ti piace guarda anche: Le regole dell’attrazione, Fight Club, Wall Street – Il denaro non dorme mai, A beautiful mind

Trama semiseria
Uno studente nerd antipatico e arrogante di Harvard litiga con la tipa che stava con lui non si sa bene per quale ragione e lei finalmente lo molla. Lui allora si sfoga sul suo blog e diventa il paladino in rete degli uomini scaricati a malo modo. Ah, no, questa forse è un’altra storia.
Non contento di scatenarsi sul blog, lo studente nerd organizza anche una bataglia in rete tra studentesse fiche: un’idea che inspiegabilmente non era mai venuta in mente a nessuno e che crea talmente tanti accessi da mandare in tilt la rete di Harvard. Poi due gemelli idioti hanno l'intuizione di aprire un social network e lo studente, utilizzando il metodo Zucchero, prende in “prestito” l’idea e crea un sito su cui magari siete online ora. Quello studente nerd si chiama Mark Zuckerberg, ha fondato Facebook e in questo momento probabilmente vi sta spiando.

Pregi: è il film che meglio incarna lo spirito dei nostri tempi, che questo sia un bene o un male decidetelo voi. Raramente (diciamo mai?) una pellicola è riuscita ad analizzare tanto bene non un periodo distante, bensì il presente, prendendo la storia del fenomeno sociale degli ultimi anni e del suo creatore e riuscendo a parlare più in generale della società di oggi nel suo complesso.
Difetti: si può incontrare qualche difficoltà a immedesimarsi in personaggi chi più chi meno tutti piuttosto negativi. Ma se si scava dentro se stessi, chi può dire di essere davvero buono? Ratzinger, abbassa ‘sta ca**o di mano che con quella faccia lì non ti crede nessuno. E Silvio, per favore, non mettertici pure tu…

Personaggio cult: Mark Zuckerberg, con il suo genio, e anche i suoi molti difetti, il vero anti-eroe dei nostri tempi
Scena cult: la molto simbolica gara di canottaggio e soprattutto il refresh finale
Canzone cult: la grandiosa colonna sonora di Trent Reznor & Atticus Ross. E “Power” di Kanye West nel trailer perché “no one man should have all that power”.

Leggi la mia RECENSIONE

lunedì 15 novembre 2010

Faccia da libro. Un post su Facebook, The Social Network e Mark Zuckerberg

Mark Zuckerberg ha creato Facebook ad Harvard. Mark Zuckerberg ha creato il mondo così come lo conosciamo oggi. Mark Zuckerberg è Dio? Mark Zuckerberg è il demonio. Mark Zuckerberg è un genio. Mark Zuckerberg è uno stronzo. Mark Zuckerberg non è uno stronzo, cerca solo ostinatamente di esserlo. Mark Zuckerberg in realtà non esiste, è un’allucinazione collettiva della comunità di Facebook.

Facebook è il più popolare e diffuso social network del mondo. Facebook ha più di 500 milioni utenti. Facebook fa parte della vita di tutti noi, anche di quelli che non sono iscritti. Facebook è geniale. Facebook è una cagata pazzesca. Facebook può rovinare delle vite. Come per ogni altro media, l’uso che facciamo di Facebook dipende solo da noi: può essere usato per scrivere quante volte al giorno vado al cesso oppure come fondamentale mezzo per sviluppare e mantenere contatti, per cercare amicizia amore lavoro, per condividere cose belle e cose brutte, per informare. Facebook non è bello. Facebook non è brutto. Facebook siamo noi.

The Social Network è il film che parla di una delle persone che più hanno cambiato i nostri tempi. The Social Network è il film che meglio di ogni altro parla dell’epoca in cui viviamo. The Social Network è il film fondamentale di quest’anno, di questo decennio, di questo secolo.


The Social Network
(USA 2010)
Regia: David Fincher
Cast: Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake, Rooney Mara, Brenda Song, Armie Hammer, Joshua Pence, Rashida Jones, Max Minghella
Genere: modern biopic
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Le regole dell’attrazione, Fight Club, Wall Street – Il denaro non dorme mai, A beautiful mind

Se voi foste gli inventori di Facebook, avreste inventato Facebook

Com’è nato il sito più visitato del mondo (dopo Google), nonché il più grande fenomeno sociale dai tempi dell’invenzione della parola? A ricostruire una delle invenzioni che, bene o male, più hanno segnato l’ultimo decennio e probabilmente anche quelli a venire ci pensa il buon David Fincher. Dopo “Il curioso caso di Benjamin Button”, un curioso caso di film riuscito solo a metà che però l’ha fatto entrare nel gotha di Hollywood con tanto di mare di nomination agli Oscar, finalmente Fincher ritorna a fare un film epocale e così come “Fight Club” con il suo nichilismo e il suo anti-capitalismo parlava perfettamente degli anni 90, questo “The Social Network” riesce a farlo di questi cazzo di anni Zero. Tra l’altro la rappresentazione del modo in cui Facebook si diffonde è simile a quella dei Fight Club in giro per il mondo.

“The Social Network” è uno di quei rari film in cui tutti gli aspetti funzionano e si incastrano alla perfezione: fotografia curatissima e in pieno Fincher-style, un college dall’atmosfera vicina a quella del sottovalutato “Le regole dell’attrazione”, dialoghi brillanti, scoppiettanti, eccellenti, una storia che ricostruisce i veri eventi della nascita di Facebook romanzati con una tensione costante, quasi ci trovassimo in un thriller, i piani temporali che si alternano con una naturalezza impressionante, le musiche tese, inquietanti e magnifiche di Atticus Ross e Trent Reznor (Mr. Nine Inch Nails), e poi lui: il personaggio di Mark Zuckerberg, tra i più sfaccettati e complessi visti negli ultimi tempi, roba da competere con il formidabile Don Draper della serie tv “Mad Men”.


Il Mark Zuckerberg interpretato da Jesse Eisenberg possiede diversi aspetti che personalmente apprezzo molto: intelligenza impressionante, capacità di guardare oltre le semplici cose e vedere il quadro completo, ribellione contro le regole e i figli di papà (come i due canoisti battuti sul filo di lana in una delle scene più simboliche del film), incuranza per i soldi. E poi quell’illuminazione, quello scarto che solo i geni veri hanno.
Altri aspetti della sua personalità sono invece decisamente più discutibili e lo portano a comportarsi spesso come una insopportabile testa di cazzo che arriva ad abbandonare il suo migliore, nonché unico amico. Sì, un aspetto ben evidenziato dalla pellicola è proprio il contrasto stridente tra l’uomo che ha creato il più grande fenomeno sociale del millennio e la sua immensa solitudine. Altro paradosso è come sia stato un nerd totale a contribuire alla snerdizzazione di internet.


Breve storia di Internet per dummies
Negli anni ’90 la rete era un luogo solo per nerd, geek, smanettoni e maniaci dell’informatica.
Qualche tempo dopo sono entrati nella rete i pornomani e i maniaci delle prime rudimentali chat in cui tutti, nascosti dietro i loro anonimi nickname, insultavano tutti gli altri.
Poi è arrivato Napster e sono entrati dentro tutti gli appassionati di musica al motto di “Perché pagare 40mila lire per un cd, quando posso avere tutti quelli che voglio gratis?”.
Quindi hanno cominciato a usarlo anche gli altri più tecnologicamente aperti, attirati da chat (stavolta senza più troppi insulti) e primi social network, anche questi dedicati però ad appassionati di musica o ad emo in cerca di visibilità.
Ma è solo con Facebook che tutti, anche tuo nonno, sono entrati nella grande rete. Se Google è lo strumento universalmente più utilizzato, Facebook è la ragione per cui un sacco di gente si è messa a stare davanti a uno schermo che non fosse quello televisivo ed è il sito su cui un sacco di gente passa una buona parte del suo tempo libero. Il merito della vera democratizzazione di Internet? Vi piaccia o meno è proprio di quel nerd di un Mark Zuckerberg.

Lo spunto geniale di Facebook è stato infatti quello di passare da una socialità in rete volta alla conoscenza di sconosciuti attraverso nickname e alter-ego fittizi a sapere cosa stanno facendo i tuoi amici veri, la gente reale del tuo ambito, le fighette che potresti conoscere nella vita di tutti i giorni, con tanto di nome, cognome e faccia, senza maschere o coperture; all’inizio solo nella esclusiva rete di studenti di Harvard, quindi nelle altre università, poi nel mondo intero. È questo che la gente voleva da Internet ed è questo che Zuckerberg gli (ci) ha dato. La rete grazie a lui si è trasformata da un luogo virtuale a un luogo reale. Non un surrogato dell’esistenza, ma un’estenzione delle nostre vite vere.

Ma torniamo a “The Social Network”, parentesi attori: qui ci troviamo davanti al presente e futuro del nuovo cinema americano. Jesse Eisenberg ancora una volta vesta i panni del nerd a lui congeniali (come negli ottimi “Adventureland”, “Benvenuti a Zombieland”, “Solitary Man”, “Il calamaro e la balena”, “Roger Dodger”), ma stavolta non è il solito simpatico sfigato per cui fare il tifo bensì il Mark Zuckerberg Dio della rete di cui sopra.
Andrew Garfield interpreta invece l’uomo nell’ombra, il co-fondatore di Facebook inchiappettato da Zuckerberg. Per chi ha già visto all’opera quest’attore nell’interessante “Leoni per agnelli” di Robert Redford la sua bravura non sarà una sorpresa e per tutti gli altri sarà presto una big big star, visto che è stato scelto come prossimo Peter Parker nel nuovo Spider-Man targato Marc Webb (il regista del mio altro cult personale “500 giorni insieme”).

Justin Timberlake è un attore formidabile, lo dico per quei due o tre che ancora memori dei tempi negli ‘N Sync avessero qualche dubbio in proposito. Nessuna posa da popstar quindi, Justin diventa Sean Parker, co-fondatore insieme al genietto Shawn Fanning di Napster, il programma che ha cambiato il mondo della musica, il concetto di condivisione e affossato le case discografiche in un sol colpo. Ed è lui che diventerà per qualche tempo il nuovo amichetto di Mark.
Nel ruolo della ex di Zuckerberg da cui parte tutto (perché quasi tutte le canzoni, i film e le invenzioni più geniali partono da una delusione amorosa) c’è invece Rooney Mara, già incolpevole protagonista dell’ultimo mediocre “Nightmare” e pure lei con un futuro da star davanti; tornerà infatti a lavorare con David Fincher nel remake americano di “Uomini che odiano le donne” dove interpreterà uno dei ruoli femminili più cazzuti di tutti i tempi: quello di Lisbeth Salander.

“The Social Network” è quindi uno di quei film che sembrano usciti dritti dai miei sogni, una di quelle sceneggiature che verranno prese a modello dal cinema futuro e che svecchiano di brutto il genere biografico, un “Quarto potere” di oggi, una di quelle storie che vanno conosciute per capire il mondo in cui stiamo, una di quelle pellicole in grado di parlare della nostra epoca con tutte le sue contraddizioni e il suo protagonista Mark Zuckerberg è il perfetto simbolo di come si possa essere una superstar di Internet ma avere zero richieste d’amicizia nella vita reale.

Non il film sulla “Facebook generation”, come qualche campagna di marketing ha provato a venderlo, né tantomeno un film rivolto a chi passa le ore sui social network, bensì qualcos’altro: il film manifesto della nostra epoca.
(voto 10)
quando ce vo’ ce vo’

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venerdì 12 novembre 2010

L'uomo con meno amici al mondo

Tom Anderson è l’uomo con più amici al mondo (circa 12milioni). Il creatore di MySpace è infatti il primo friend che vi accoglie quando vi iscrivete al suo social network ed è quindi amico di tutti.
Mark Zuckerberg invece no. Mark Zuckerberg col cavolo che è lì a darvi un caldo benvenuto. Anzi, se pure andate sul suo profilo non potete nemmeno fargli richiesta d’amicizia. Quando vi iscrivete a Facebook quindi siete soli. Soli come lui nella vita reale.


Oggi esce nelle sale italiane “The Social Network”, il nuovo film capolavoro di David Fincher che racconta di Mark Zuckerberg e di come è nato Facebook e di come bene o male ha cambiato le nostre vite e di come ha fottuto il suo amico e co-creatore Eduardo Saverin.
Potete leggere la mia recensione su oneCinema, ma un’altra ancora più approfondita e ricca apparirà presto qui sui Pensieri Cannibali.
Nel frattempo andate a vedere “The Social Network”, scaricatelo, guardatelo in streaming (tra i commenti c’è scritto dove) sia in italiano che in lingua originale con sottotitoli, condividetelo su Facebook. Perché? Perché se c’è un film da non perdere quest’anno, è questo.

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