Visualizzazione post con etichetta animazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta animazione. Mostra tutti i post

venerdì 10 agosto 2018

L'isola dei cani è bella, ma non ci vivrei





L'isola dei cani
Titolo originale: Isle of Dogs
Regia: Wes Anderson


Bau bau bauuu, au auuuuu...

Traduzione: L'isola dei cani è un bel film, ma...

Il resto della recensione l'ho pensato nel linguaggio dei cani, ma preferisco scriverlo in italiano, o se non altro nella mia personale versione della lingua italiana, seguendo la linea scelta dal regista della pellicola Wes Anderson con l'inglese. Altrimenti risulterebbe troppo un casino. Bau bau bauuu!

mercoledì 17 gennaio 2018

La Cocoracha





Coco
Regia: Lee Unkrich, Adrian Molina
Cast: Miguel, Ernesto de la Cruz, Hector, Abuelita, Dante, Mamá Coco


La Cocoracha

La Cocoracha, la Cocoracha
ya no puede caminar
è troppo vecchia, è troppo vecchia
le manca poco per schiattar

il suo pronipote, Miguel è il suo nome
ya no puede cantar
la sua famiglia, una muy loca famiglia
odia la musica e pure il Festivalbar

lui partecipa ad Amici, a Tú sí que vales
ma non lo prendono manco a X Factor
così va giù tra i morti, che però non son sordi
e li vuole infestar

martedì 17 ottobre 2017

Tu chiamale se vuoi emoji 😄





Emoji – Accendi 🔥 le emozioni
Titolo originale: The Emoji Movie
Regia: Tony Leondis


Povero film sulle Emoji 😭. Ancor prima di uscire è stato massacrato 💪. Un po' per l'idea di partenza. Quando si è diffusa la notizia che avrebbero realizzato una pellicola dedicata alle emoji, ovvero per chi non lo sapesse le faccine ☺ usabili in SMS 📱, chat, messaggi sui social network e ovunque altro in rete 🖧, si è scatenato un mare di 💩. Dallo stesso popolo del web 🕸 che le emoji le usa quotidianamente! 😆
Dallo stesso popolo che non ha detto niente quando è venuta fuori l'idea di un film su Battaglia navale 🌊 (diventato Battleship)! 😮
Dallo stesso popolo che non ha detto niente quando a certa gente è saltato in mente di fare un prequel del prequel dedicato a una bambola 🎎 comparsa per circa 10 secondi in L'evocazione - The Conjuring (ovvero Annabelle 2: Creation)! 😱

mercoledì 19 luglio 2017

La sua vita (di merda eppure splendida) da Zucchina





La mia vita da Zucchina

Regia: Claude Barras
Cast: Icare “Zucchina”, Camille, Simon, Ahmed, Jujube, Beatrice, Alice



Chi ama le zucchine?
Andiamo, nessuno. Le zucchine fanno schifo, come la maggior parte delle verdure. C'è chi le mangia. C'è chi le tollera perché fanno bene, o così dicono i dottori e i presunti esperti salutisti. Nessuno però ama sul serio le zucchine, andiamo.

venerdì 13 gennaio 2017

Alla ricerca di un pesce di cui non ricordo il nome, credo non sia Nemo ma qualcosa tipo Rory






Alla ricerca di?
Regia: Andrew Stanton, Angus MacLane
Cast: ?, Marlin, Nemo, Hank, Destiny, Bailey, Charlie, Jenny



Ricordo!
Ora ricordo quasi tutto!
Ironico che a farmi tornare la memoria sia stato un film su una pesciolina smemorata, ma tant'è.
Mi chiamo Cannibal Kid, scrivo su un blog di successo che di nome fa Pensieri Cannibali, odio i pesci e le pellicole Disney.
Ricordo forse male qualcosa?

lunedì 10 ottobre 2016

La vita segreta dei blogger





Cosa fanno i blogger quando non scrivono sui loro blog?
Pensate che abbiano una vita privata?
Io non ne sarei così sicuro.
Quando non scrivono sui loro blog, alcuni di loro scrivono sui loro diari segreti, a cui confidano i loro pensieri più nascosti, quelli che ufficialmente è difficile che postino sui loro siti ufficiali.
In esclusiva per Pensieri Cannibali, in onore dell'uscita di The Secret Life of Pets, anche noto in Italia come Pets – Vita da animali, che ci svela cosa combinano i nostri amici animali quando non siamo a casa con loro, andiamo a scoprire cosa scrivono in gran segreto alcuni (più o meno) celebri blogger quando non li vediamo.



Il massimo dello chic è...
indossare una tuta. Non dico per fare jogging. Intendo proprio per uscire la sera. Per andare a una serata di gala.
Io questa sera lo faccio. Lo faccio per davvero. Sì, dai, ce la posso fare. Tutti i fotografi mi immortaleranno e poi la tuta diventerà il nuovo must della stagione. Tuta is the new black.
#ChiaraFerragniLovesTuta

P.S. Fedez è solo un mio scopamico. Non posso fidanzarmi ufficialmente o sposarmi con un rapper. Sono mica una burina pizzettara come Kim Kardashian.

venerdì 4 marzo 2016

Anomalisa, viva i cartoni animatti





Anomalisa
(USA 2015)
Regia: Charlie Kaufman, Duke Johnson
Sceneggiatura: Charlie Kaufman
Ispirato all'opera teatrale: Anomalisa di Charlie Kaufman
Cast vocale: David Thewlis, Jennifer Jason Leigh, Tom Noonan
Genere: cartone anomalo
Se ti piace guarda anche: Lost in Translation, Lei, I'm Here, Se mi lasci ti cancello, Synecdoche, New York, Essere John Malkovich

In mezzo a tanti film brutti, mediocri, deludenti, o magari – cosa a volte ancora peggiore – semplicemente “carini”, “carucci” o “bellini”, come la chiamate una pellicola che pure ha le sue imperfezioni, soprattutto nella parte finale, ma che si può definire “bella”?
Intendo nel senso pieno del termine, come quando vedete Alicia Vikander e vi viene da esclamare “Ah bella di mamma!”, o magari qualcosa di più esplicito.
Io una pellicola del genere la chiamo un'anomalia.

mercoledì 3 febbraio 2016

Il piccolo blogger





Il piccolo principe
(Francia 2015)
Titolo originale: Le Petit Prince
Regia: Mark Osborne
Sceneggiatura: Irena Brignull, Bob Persichetti
Ispirato al libro: Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry
Genere: principesco
Se ti piace guarda anche: Up, Inside Out, Hook - Capitan Uncino



C'era una volta un piccolo blogger che viveva su un sito poco più grande di lui e che cercava un follower. Tutto quello di cui aveva bisogno era almeno una persona che lo leggesse. 

A un certo punto sbucò fuori dal terreno una rosa, ma non era una rosa qualunque. Era Rose di Titanic e divenne la sua prima lettrice.

venerdì 2 ottobre 2015

Inside Out: Tristezza




Inside Out
(USA 2015)
Regia: Pete Docter, Ronaldo Del Carmen
Sceneggiatura: Meg LeFauve, Josh Cooley, Pete Docter
Cast: Riley, Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto, Rabbia, Bing Bong, Mamma, Papà
Genere: emo
Se ti piace guarda anche: Alice nel paese delle meraviglie, Up, Wall-E

Ueeeeè.
Ueeeeeeeeeè.
Ueeeeeeeeeeeeeeèèèè!
No, non sto piangendo. È solo che mi è entrato qualcosa nell'occhio. È una cosa che mi capita spesso. Tipo sempre. È solo che c'è così tanta tristezza nel mondo: calamità naturali, gente che muore, bambini ammalati, la Juve che fa solo 5 punti in 6 giornate di campionato.
Sigh, sob! Sigh, sob! Sigh, Sob!
C'è così tanta tristezza anche nei film. Provo un sincero dispiacere per quelle pellicole che vedrò dopo Inside Out, perché difficilmente potranno essere al suo livello. Mi viene da piangere già solo prima di guardarle. Perché Inside Out mi ha fatto venire un gran magone, quindi significa che mi è piaciuto parecchio. A dirla tutta, mi aspettavo che mi facesse piangere di più. Io piango anche per i film di Fantozzi. Non dal ridere. Dalla tristezza. Poverino, la sua vita è davvero deprimente. Ci avevate mai pensato, tra una risata e l'altra?

Inside Out: Rabbia




Inside Out
(USA 2015)
Regia: Pete Docter, Ronaldo Del Carmen
Sceneggiatura: Meg LeFauve, Josh Cooley, Pete Docter
Cast: Riley, Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto, Rabbia, Bing Bong, Mamma, Papà
Genere: emo
Se ti piace guarda anche: Alice nel paese delle meraviglie, Up, Wall-E

Sono incazzato!
Sono incazzato nero, anzi rosso con la Pixar!
Sono incazzato rosso con la Pixar perché ha realizzato un Fottuto Capolavoro!
Oops, ho detto quella parola con la F. Scusate, dannati bambini che state leggendo!

In genere io i film della Pixar, e le produzioni Disney in generale, le detesto. Perdo la pazienza, con tutto il loro buonismo e la loro melassa e tutti quei maledetti sentimenti positivi. Che nervoso!
Inside Out però è diverso. Mi ha fatto emozionare in maniera genuina, non forzata. Non è arrivato fino al punto di farmi piangere. Non sono mica una mammoletta, io, anche se devo ammettere che qualche pellicola ogni tanto la lacrimuccia me la strappa. Di recente è capitato ad esempio con Mia madre. Com'è possibile?
Sarà che il film del compagno comunista Nanni Moretti è più ricattatorio del nuovo lavoro della multinazionale dei sentimenti Disney?
Può sembrare incredibile, ma mi sa che è proprio così. Mia madre mi ha fatto piangere, Inside Out no, però ciò non significa che il primo sia più bello del secondo. Forse significa solo che Moretti ha giocato più sul semplice per provocare commozione, puntando sul drammone, mentre Inside Out più che altro è una commedia. Una grande commedia. A tratti fa ridere come nessun altro film visto quest'anno e lo dico io che in genere preferisco starmene imbronciato, piuttosto che accennare anche solo un sorriso. C'è solo una cosa che mi ha fatto ridere di più, negli ultimi tempi: il video “Sono giapponese”. Non so spiegare perché, ma è maledettamente divertente, mannaggia a lui!

Inside Out: Disgusto





Inside Out
(USA 2015)
Regia: Pete Docter, Ronaldo Del Carmen
Sceneggiatura: Meg LeFauve, Josh Cooley, Pete Docter
Cast: Riley, Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto, Rabbia, Bing Bong, Mamma, Papà
Genere: emo
Se ti piace guarda anche: Alice nel paese delle meraviglie, Up, Wall-E

La Pixar l'ha fatto di nuovo. Ha fatto di nuovo il suo film ruffianotto e tutti ad applaudire e a gridare al Capolavoro. Beh, sapete cosa ne penso io?
Io provo disgusto!
Bleah!
Per Inside Out?
Ma no! Il film è assolutamente adorabile ed è quasi disumano non amarlo. Provo disgusto per i tre tenorini de Il Volo, quello sempre e comunque, soprattutto quando imbrattano di feci le camere d'albergo credendosi delle rockstar, e provo digusto per i facili entusiasmi. Lo spunto di partenza iniziale di Inside Out è geniale, certo. La prima mezz'ora circa è esaltante e perfetta, verissimo, proprio come lo era la prima metà di Up. Solo che poi la pellicola nella seconda parte qualche cedimento ce l'ha. La Pixar come suo solito un paio, e forse anche più, di bambinate le ha inserite. Gli addetti alle pulizie dei ricordi e tutti quegli altri mini omini simil-Minions, ad esempio, sono messi lì probabilmente giusto per strizzare l'occhio al pubblico dei bambini. Così come l'amico immaginario rosa Bing Bong è stato inserito forse per strizzare l'occhio al pubblico gay. Chissà? La canzoncina dell'amicizia con cui quell'esaltata di Gioia riesce a tornare nella Memoria a lungo termine, poi, era davvero necessaria?
E quanta droga si deve fare quella, per essere sempre così su di giri?
Secondo me quell'animale rosa sarà anche un amico immaginario, ma come pusher invece è ben reale.

Inside Out: Paura




Inside Out
(USA 2015)
Regia: Pete Docter, Ronaldo Del Carmen
Sceneggiatura: Meg LeFauve, Josh Cooley, Pete Docter
Cast: Riley, Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto, Rabbia, Bing Bong, Mamma, Papà
Genere: emo
Se ti piace guarda anche: Alice nel paese delle meraviglie, Up, Wall-E

Avevo paura, prima di guardare Inside Out.
Una paura folle!
Io sono Paura e ho sempre paura. In questo caso però non era una cosa normale nemmeno per me, vi dico. Era addirittura una paura doppia. Da una parte, a forza di sentirne parlare più che bene, temevo di non amarlo allo stesso modo di tutta la gente straentusiasta là fuori, come Gioia, e non solo lei. Quella vabbé si esalta per qualunque cosa. Dovete vederla quando si lava i denti. La fa sembrare un'esperienza unica e irripetibile ogni volta. Per non parlare di quando fa colazione. Se si mangia una fetta biscottata con un po' di marmellata sopra, sembra si stia pappando un piatto cucinato da Antonino Cannavacciuolo. Che paura che mi fa, quello lì!
A Gioia comunque io voglio bene e tutto, però svegliarsi ogni mattina con quella è una vera sciagura, soprattutto per me che vedo l'alba di un nuovo giorno come l'inizio di un altro lungo sentiero fatto di insidie e pericoli.
Dicendo che mi sveglio ogni mattina con Gioia non significa che andiamo a letto insieme, cosa credete?
Io non farei mai sesso. Con tutte quelle malattie veneree che ci sono in giro, che siete pazzi?
Troppa paura, troppa!
E poi ci pensate a fare sesso con Gioia?
Non oso nemmeno immaginare cosa possa fare quella quando prova un orgasmo...
"Paura che parla di sesso? Sul serio???"

Inside Out: Gioia





Inside Out
(USA 2015)
Regia: Pete Docter, Ronaldo Del Carmen
Sceneggiatura: Meg LeFauve, Josh Cooley, Pete Docter
Cast: Riley, Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto, Rabbia, Bing Bong, Mamma, Papà
Genere: emo
Se ti piace guarda anche: Alice nel paese delle meraviglie, Up, Wall-E


Inside Out è bellissimo!
No, mi correggo: è bellissimissimissimissimissimissimissimissimissimo!!!
Ma l'avete visto?

È una pura gioia per gli occhi e per il cuore. Non lo dico solo perché io sono Gioia e quindi forse sono un po' di parte, visto che sono anche la protagonista principale del film...

Volevo dire: Riley è la protagonista principale. Io sono più la mattatrice barra idola assoluta della pellicola, ma la protagonista è lei, sia mai che voglia rubare la scena a quella bimbaminkia con la faccia non tanto sveglia. Viva Riley, sia chiaro. Viva Riley!

giovedì 3 settembre 2015

Minkions





Minions
(USA 2015)
Regia: Kyle Balda, Pierre Coffin
Sceneggiatura (?): Brian Lynch
Genere: bimbominions
Se ti piace guarda anche: Cattivissimo me, Cattivissimo me 2, Gli Incredibili, I Puffi


I Minions sono sempre esistiti.
Ancor prima della nascita del Cinema, con cui comunque hanno ben poco a che vedere, c'erano già. I Minions sono sempre stati i piccoli aiutanti non di Babbo Natale, bensì del cattivo più cattivissimo del momento.

Nella Preistoria, ad esempio, li si poteva trovare fianco a fianco con il temibile Tyrannosaurus Rex.

venerdì 19 settembre 2014

DOUBLE DRAGON















Dragon Trainer 2
(USA 2014)
Titolo originale: How to Train Your Dragon 2
Regia: Dean DeBois
Sceneggiatura: Dean DeBois
Genere: drogato dragato
Se ti piace guarda anche: Dragon Trainer

Recensione
Era meglio il primo.
(voto 6/10)

lunedì 15 settembre 2014

SI ALZA IL VENTO, SI ABBASSA IL SIPARIO SUL CINEMA DI HAYAO MIYAZAKI





Si alza il vento
(Giappone 2013)
Titolo originale: Kaze tachinu
Regia: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: Porco Rosso, Una tomba per le lucciole

La prima cosa che mi ha colpito la prima volta che ho visto un film di Hayao Miyazaki, La città incantata, è stata il vento. Non le apparizioni di spiriti, maiali, simpatici animaletti o inquietanti tizi mascherati. Il vento. Sono rimasto impressionato da quanto quello creato dal maestro degli anime, il cosiddetto Walt Disney giapponese, fosse un mondo vivo, in cui tutto era in movimento. In cui il vento era il principale motore di questo movim-vento.
Mi sembra allora una chiusura naturale del cerchio che l'ultimo film nella carriera di Hayao Miyazaki veda come protagonista fin dal titolo il vento. Il vento che porta le persone a muoversi. Il vento che porta le persone a creare, a volersi spingere oltre ogni limite. Il vento che fa sognare di volare.

Il controverso protagonista dell'opera finale del leader dello studio Ghibli è Jirō Horikoshi, che è questo qui.


Ma è anche questo qui.


Si alza il vento, film tratto dal manga omonimo creato dallo stesso Miyazaki e a sua volta ispirato al romanzo anch'esso omonimo di Tatsuo Hori, racconta infatti di un personaggio realmente esistito, per la prima volta nella storia dello Studio Ghibli. Jirō Horikoshi è stato un grande ingegnere aeronautico che tra le altre cose ha progettato i caccia Mitsubishi A6M Zero usati dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale.
Ma come? Un cartone animato dedicato a un uomo che ha creato degli strumenti di morte?
Ebbene sì. Prima di pensare che la pellicola sia in qualche modo una celebrazione del male o della guerra, aspettate però di vederla. La delicata questione non è nascosta, ma viene affrontata, nelle solite maniere delicate, da Miyazaki. Nonostante l'ambiguità del suo lavoro, è impossibile non adorare questo Jirō Horikoshi disegnato dal maestro giapponese. Uno che, anche se è un personaggio maschile, possiede l'innocenza delle giovani protagoniste di molti film dello studio. Progetterà anche delle macchine belliche, ma in lui non c'è manco un briciolo di cattiveria. È il tipico personaggio Ghibli. Come poterlo detestare?


A livello di tematica affrontata, Miyazaki ritorna qui a volare dalle parti di Porco rosso, solo che in questo caso non c'è più la parte soprannaturale. Questo è il film più realistico dell'animatore e regista giapponese, forse anche il più personale, visto che è facile immaginare un parallelo tra la carriera di Jirō Horikoshi nella progettazione di aerei e quella di Hayao Miyazaki nella progettazione di poesie animate. Se a questo punto vi immaginate che sia una pellicola ultra realista e priva di fantasia, sbagliate di grosso. Non c'è la componente fantasy, ma la creatività di Miyazaki vola sempre a livelli altissimi. Merito soprattutto delle scene oniriche, i momenti più notevoli di questa sua ultimissima opera, che viaggiano a metà strada tra un Fellini animato e un Lynch non inquietante.
Nel corso delle due ore di visione qualche scena scivola via lenta, soprattutto quelle legate alle questioni più strettamente aeronautiche e lavorative del personaggio. Per fortuna però in questo biopic animato l'attenzione non si sofferma troppo sulle questioni tecniche o belliche, per puntare tutto sull'umanità. A fare centro è la storia d'amore raccontata, o meglio sussurrata in maniera molto timida, molto giapponese.



La love story tra Jirō e la dolce Nahoko Satomi attraversa l'intera durata del film e alla fine arriva a colpire al cuore in maniera gentile. Il cinema del regista giapponese è proprio così. Grazie alle musiche sempre splendide del suo collaboratore abituale Joe Hisaishi, grazie alle animazioni incredibilmente naturali e calde dei disegni de 'na vorta lontani dalla computer grafica attuale, grazie a personaggi riservati che poco a poco si rivelano davanti ai nostri occhi, grazie a una maniera di raccontare tanto dolce quanto efficace, i film di Miyazaki sono stati e saranno sempre una brezza piacevole. Un colpo di vento che ti accarezza la faccia, ti scompiglia i capelli e ti ricorda di vivere.
Arigato, maestro Miyazaki, domo arigato.
(voto 8/10)

martedì 3 giugno 2014

THE LEGO MOVIE, UN MOVIE FATTO A PEZZETTINI (NON DI LEGO)







 











The Lego Movie
(USA, Australia, Danimarca 2014)
Regia: Phil Lord, Christopher Miller
Sceneggiatura: Phil Lord, Christopher Miller
Genere: mattone
Se ti piace guarda anche: I sogni segreti di Walter Mitty, Matrix

Con una trama che sembra la brutta copia di quella di Matrix o una versione buonista di un episodio poco divertente di South Park (sebbene non ricordi episodi poco divertenti di South Park), più un protagonista carismatico quanto Ben Stiller ne I sogni segreti di Walter Mitty, una serie di personaggi di contorno del tutto casuali e un risultato finale che ricorda una pubblicità della Ceres, The Lego Movie altro non è che uno spottone clamoroso dei Lego della durata di ben 100 minuti. La morale della televendita, pardon della pellicola, è che chiunque può essere speciale e creativo. Ma solo se gioca con i mattoncini della Lego®.
(voto 5/10)

giovedì 27 marzo 2014

THE CONGRESS, IL FILM IBRIDO




The Congress
(Israele, Germania, Polonia, Lussemburgo, Francia, Belgio 2013)
Regia: Ari Folman
Sceneggiatura: Ari Folman
Ispirato al romanzo: Il congresso di futurologia di Stanislaw Lem
Cast: Robin Wright, Harvey Keitel, Kodi Smit-McPhee, Sami Gayle, Paul Giamatti, Danny Huston, Michael Stahl-David, Michael Landes, Sarah Shahi
Genere: ibrido
Se ti piace guarda anche: Essere John Malkovich, S1m0ne

Ci sono dei film che hanno tutte le carte in regola per diventare dei cult, o se non altro per far parlare di loro, e invece non se li fila nessuno. The Congress è uno di questi. Dopo essere stato presentato al Festival di Cannes 2013, è passato del tutto sotto silenzio e in Italia, ovviamente, manco è uscito nelle sale ma si può comunque trovare grazie alla sempre preziosa rete e ai sempre attivi sottotitolisti nostrani. Dio benedica loro, altroché quegli stronzi della distribuzione. Senza offesa per nessuno, eh.

The Congress è un film molto originale. Vabbè, molto magari no, però è un esperimento interessante. Un mix tra attori in carne e ossa e animazione. Il pensiero a questo punto corre subito verso Chi ha incastrato Roger Rabbit, ma in questo caso le parti live action e quelle animate sono distinte.
La pellicola è inoltre un mix tra realtà e finzione. La protagonista Robin Wright interpreta infatti se stessa. Interpreta Robin Wright l’attrice famosa unicamente per due film, La storia fantastica e Forrest Gump, mentre per quanto riguarda il resto della sua carriera ha compiuto un sacco di scelte sbagliate e si è imbattuta in una numerosa serie di flop, fino almeno all’approdo tv recente con la fortunata serie House of Cards. Nella prima parte del film si parla proprio di questo, di un’attrice arrivata alla fatidica soglia dei 40 e rotti anni che a Hollywood, per un’interprete femminile, cominciano a non essere pochi, e che si trova di fronte a una scelta radicale. Gli viene offerto di cedere i diritti per lo sfruttamento della sua immagine a uno studio cinematografico, la Miramount (un ironico incrocio tra Miramax e Paramount), per digitalizzarla e renderla un’attrice finta, virtuale, a completa disposizione degli studios. Allo stesso tempo, la vera Robin Wright dovrà ritirarsi dalle scene, lasciando spazio al suo alter ego digitale. Una pensione anticipata che, soprattutto in tempo di crisi, non si rifiuta. E così Robin Wright accetta e…

Non ve lo dico. Scopritelo da soli. Il film una visione la merita, però, c’è un però. La prima parte della pellicola è una riflessione notevole sull’industria cinematografica e ha uno spunto sci-fi niente male, vicino alla serie tv inglese Black Mirror o vagamente anche al recente capolavoro di Spike Jonze Lei – Her. Magari niente di nuovissimo, in fondo pure S1m0ne di Andrew Niccol con Al Pacino proponeva già dieci e passa anni fa una vicenda simile, però una pellicola incentrata sul mondo del cinema e sul mestiere dell’attore almeno per chi è appassionato di films è sempre interessante da vedere. Robin Wright, attrice che personalmente non è mi mai piaciuta, offre poi qui una prova recitativa notevole e molto sincera. D’altra parte, se non lo è facendo la parte di se stessa, quando può esserlo?
Tutto bene, allora?

"Sì, nel mondo dei cartoni siamo ancora incazzati per quell'Oscar
rubato dal tuo caro Forrest Gump a Pulp Fiction."
Eh, insomma…
Il regista è Ari Folman, quello di Valzer con Bashir, uno dei miei film d’animazione preferiti di tutti i tempi. Si dice spesso che il cinema d’animazione non è necessariamente per bambini e tutto, ed è vero per carità, però intanto anche nei tanto celebrati capolavori Pixar e Disney e DreamWorks eccetera, le bambinate e le scenette che ammiccano al pubblico dei più piccoli ci sono sempre. Giustamente, per carità. Devono pur sempre riempire le sale e con Frozen negli ultimi tempi ci sono riusciti alla grande. Valzer con Bashir invece è un film d’animazione adulto al 100%, senza bambinate, oltre che un film non tanto e non solo sulla guerra, quanto esistenziale. Una roba davvero bella, in pratica. Dopo quella pellicola meritatamente celebrata, vincitrice del Golden Globe e nominata agli Oscar come miglior film straniero, questo nuova lavoro del regista israeliano cade proprio sulla parte animata.
Non che le animazioni non siano di alto livello, tutt’altro. Appaiono come un incrocio affascinante tra il suo precedente Valzer con Bashir e una pellicola dello Studio Ghibli di Miyazaki a caso. Il problema sta nelle derive filosofeggianti della trama, ispirata a un romanzo dello scrittore polacco Stanislaw Lem, da cui era stato tratto anche Solaris di Andrej Tarkovskij. La prima parte del film era una riflessione niente male sul cinema e su quello che potrebbe essere il cinema del futuro. Tra apparizioni di un simil-Tom Cruise a cartoni, accenni di critica a film troppo digitalizzati alla 300 e persino una citazione del Dr. Stranamore di Stanley Kubrick, andava bene così, ce n’era già abbastanza per farne un film completo. Ari Folman invece non si è accontentato e nella seconda parte ha alzato il tiro, realizzando un’altra pellicola a tematica esistenziale, senza però riuscire a eguagliare gli splendidi livelli di Valzer con Bashir. Qui la storia si incasina eccessivamente tra salti temporali repentini e discorsi che avvicinano il film alle tematiche di Matrix, giusto un pochino fuori tempo massimo. Giusto di una quindicina d’anni.

"Ammazza! Si sta peggio qua che nell'ultima carrozza di Snowpiercer."
The Congress è allora il classico esempio di film che si sputtana con le proprie mani, un lavoro che ha al suo interno tante idee, tante buone idee, e anziché focalizzarsi su quelle già mostrate ne tira fuori delle altre che non sono poi così brillanti e finisce per rovinare tutto. O quasi, perché comunque The Congress resta un esperimento cinematografico affascinante, sebbene non del tutto riuscito.
Se però il film non se l’è filato quasi nessuno non credo sia tanto per le sue derive filosofiche allucinate della parte finale, ma più per la sua natura ibrida. The Congress è un film metà recitato e metà animato. Metà a tematica cinematografica e metà a tema esistenziale. Metà interessante e metà vaccata. Una pellicola divisa tra due strade, tra due mondi, e anche tra due tipi di cinema differenti: molto precisa e pulita, sia come narrazione che a livello registico la prima metà, molto incasinata e psichedelica, pure troppo, la seconda. Due film al prezzo di uno in pratica, uno niente male, l’altro più da “Bah!”, quando sarebbe stato meglio prendere una direzione sola. One direction per una volta non sarebbe stato sinonimo di qualcosa di maligno. Invece no. Ari Folman ha voluto fare il megalomane, lo sborone, ha voluto fare tutto e da bambino cattivo ha finito per pisciare fuori dal vaso.
(voto 6,5/10)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com