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lunedì 27 agosto 2018

Col gattone in tangenziale, andiamo a comandare





Lassate ogni speranza o voi k'entrate...


...perché oggi su Pensieri Cannibali si parla di un film italiano...


giovedì 13 dicembre 2012

Colpi di fulmine cinematografici

Uno scatto di Mr. James Ford. Da giovane.
Il Natale si avvicina, contenti?
Sì?
Sicuri?
Allora forse dimenticate che il Natale non è un periodo particolarmente positivo, almeno non nei cinema italiani. È infatti pronta ad arrivare un’infornata di pellicole per tutta la famiglia, di commedie cinepanettose, più qualche altra ciofeca gratuita così, come bel regalo sotto l’albero. Insieme a una serie di uscite da maledire Babbo Natale, le sue renne, i suoi elfi aiutanti e pure il mio nuovamente rivale Mr. James Ford, che maledirlo è sempre cosa buona e giusta, arriva però anche qualcosina di interessante.
Vediamo cosa, con la solita carrellata sui film in uscita questo weekend in Italia in versione doppio audio: da una parte i saggi suggerimenti cannibali, dall’altra le farneticazioni di un Ford tornato cattivo. Certo, cattivo quanto può esserlo un duro dal cuore tenero come lui...

"Ciao Ford, sono il tuo regalo di Natale.
Da Cannibal Kid, con tanto affetto!"
Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato di Peter Jackson
Il consiglio di Cannibal: un viaggio aspettato
Una cosa che mi sono sempre chiesto è: ma perché il romanzo di J.foR.R.d Tolkien The Hobbit in Italia l’hanno tradotto Lo Hobbit e non ad esempio L’Hobbit o Hobbit e basta?
A parte questo mio dubbio esistenziale, il ritorno nella Terra di Mezzo insieme a Peter Jackson fa piacere, visto che la trilogia del Signore degli anelli è stata qualcosa di notevole. Però io guardo sempre con un po’ di diffidenza ai sequel o in questo caso ai prequel. Considerando pure che la pellicola è stata sdoppiata in due parti per raddoppiare gli incassi, un po’ di odore di operazione commerciale si sente. Comunque, più che un viaggio inaspettato, mi sa che ci si può aspettare un viaggio molto in stile Signore degli anelli e probabilmente senza enormi sorprese. Come quando capita di andare su WhiteRussian e sai già che sarà un’esperienza terribile peggio che finire a Mordor buahahah!
Il consiglio di Ford: un ritorno atteso.
Finalmente è tornato. No, non lo hobbit. Non Peter Jackson. Bensì il vero Ford, pronto a spedire il Cucciolo eroico a calci nel culo dritto indietro nella Contea. Ora, la trilogia de Il signore degli anelli è una delle poche cose in grado di mettere d'accordo il sottoscritto e quel pappamolle del Cannibale, quindi questo prequel dal sapore vagamente commerciale potrebbe rivelarsi una lieta sorpresa di fine anno: certo, mancano le battaglie e l'epicità della saga precedente, eppure se lo spirito dovesse restare lo stesso de La compagnia dell'anello - il mio preferito senza dubbio dei film tolkeniani di Jackson - non mi dispiacerebbe affatto.
E poi, c'è Gollum. Mica Cannibal!

"Uff, ma perché accettiamo consigli di moda da Ford?"
La parte degli angeli di Ken Loach
Il consiglio di Cannibal: basta che non sia la parte di Ford
Mi piace la britannicità di Ken Loach, sebbene il suo eccessivo (neo)realismo non me lo faccia amare particolarmente come nel caso del mio (vecchio)realista rivale Mr. Ford.
Una visione comunque di certo la merita e finora, nella settimana delle uscite natalizie, questo si sta rivelando un viaggio inaspettato, con ben due pellicole interessanti. Continuerà così o finiremo dalla parte degli angeli a un inferno cinematografico manco Ford avesse organizzato una maratona dedicata ai “film” interpretati dal nano più celebre del Belgio dopo il Manneken Pis?
Il consiglio di Ford: dalla parte di Ford, uniti contro Cannibal.
Di quest'ultimo film di Loach - polemiche per il rifiuto al Festival di Torino a parte - ho sentito parlare e letto solo bene, quindi ho grande fiducia che possa rivelarsi una di quelle visioni di fine anno in grado di ritagliarsi uno spazio all'interno delle classifiche dei prossimi Ford Awards: inoltre, Loach normalmente da il suo meglio quando si mette a confronto con storie molto sociali e neorealiste come questa. Quindi allargate le spalle e preparate a far "piovere pietre" su quella testa di rapa del Cucciolo.

"Un Natale senza er cinepanettone? Ma er Forde me muore!"
Colpi di fulmine di Neri Parenti
Il consiglio di Cannibal: meglio essere colpiti da un fulmine vero
Ed eccolo, il cinepanettone non-cinepanettone dell’anno. Quest’anno il classico Natale a… non ci sarà, visto che il progetto di un Natale a Lodi non è riuscito a convincere i produttori. Al suo posto arriva però una pseudo commedia romantica di quelle classiche con Christian De Sica. L’unica cosa da fare è sperare in un flop totale, così non solo ci leviamo dalle pall… dalle scatole i cinepanettoni veri, ma pure quelli finti.
A voi lettori invece tocca sorbirvi ancora un po’ i De Sica & Boldi della blogosfera, (per ora) più resistenti persino dei cinepanettoni.
Il consiglio di Ford: colpite il Kid con un fulmine.
Ogni anno io ci spero, con tutto il cuore. E ogni anno vedo le mie speranze disilluse.
Basta cinepanettoni, finti o no. Piuttosto, prometto, mi sparo una maratona di film cannibali e non li
prendo neppure a bottigliate. Ma questa roba, per favore, basta.



Tutto tutto niente niente di Giulio Manfredonia
Il consiglio di Cannibal: niente niente, grazie grazie
Una volta mi piaceva anche, Antonio Albanese. Ai tempi di Mai dire gol e pure del suo esordio cinematografico Uomo d’acqua dolce, che non era malaccio. Dopo aver visto Qualunquemente però non ce la faccio. Sto male al solo pensiero di dovermi sorbire di nuovo una pellicola con Cetto La Qualunque. Buone le intenzioni di prendere per il culo il sistema politico italiano, ma purtroppo la realtà supera di gran lunga il personaggio di fiction di Albanese e quindi oltre a non far ridere, mette addosso solo una gran tristezza. Non proprio il massimo, per un film comico.
Quest’anno ho già fatto dei sacrifici, per la gioia di Ford ho guardato ben 2 film con Jean Claude Van-Damme (JCVD e I Mercenari 2), ma una nuova pellicola con Albanese proprio no!
Il consiglio di Ford: Ford è tutto, Cannibale niente.
Nonostante abbia una discreta stima di Albanese, trovo che ormai il suo macchiettismo stia diventando piuttosto irritante. Avevo digerito molto faticosamente Qualunquemente, dunque credo che questo nuovo capitolo delle avventure di Cetto finirà senta troppe cerimonie nel dimenticatoio. In fondo, roba interessante da recuperare - anche non uscita qui nella disgraziata Terra dei cachi - ce n'è in abbondanza.

"Ho un sogno: un film con protagonisti Ford e Cannibal.
Ho già anche il titolo: I soliti idioti!
L'hanno già fatto? E sta arrivando pure il sequel?
Ho un altro sogno: la smetto di fare film!"
L’innocenza di Clara di Toni D’Angelo
Il consiglio di Cannibal: il silenzio dell’innocenza
Non solo arrivano due film comici presumibilmente molto poco comici e molto poco film, non solo è tornato il Sauron de’ noantri a oscurare i cieli della politica e dell’economia, ma l’Italia questa settimana ci regala pure una pellicola pseudo autoriale di cui facevamo volentieri a meno. Purtroppo il paese è e sarà sempre questo, certe cose non cambieranno mai, Mr. Ford continuerà a lottare travestito da wrestler anche se ormai gli acciacchi dell’età gli permetterebbero a mala pena una partita con l’XBox, e filmetti trascurabili del genere arriveranno nelle solite due sale e poi spariranno senza lasciare traccia. This is Italy.
Il consiglio di Ford: Clara que no.
Ovviamente non poteva passare una settimana senza che la distribuzione nostrana ci deliziasse con l'ennesima proposta da bottigliare e che presumibilmente vedranno soltanto - sotto costrizione - i parenti
stretti di chi ci ha lavorato. Penso che per un istante abbandonerò la crociata contro il Cucciolo ammazzavampiri per unirmi a lui in modo da porci a selezionatori delle pellicole made in Italy. Sarebbe un buon modo per snellire la rubrica e non farci venire troppo sangue amaro per questa robaccia.

"E' tornatooo? E ci sarà pure gente che lo votaaa? Ancoraaa?
Meno male che noi viviamo ventimila leghe (non nord) sotto i mari..."
Sammy 2 - La grande fuga di Ben Stassen
Il consiglio di Cannibal: facciamo un fugone, sì!
Natale è alle porte, vuoi non fare uscire una pellicoletta d’animazione dedicata a tutti i bimbetti fordiani d’Italia?
Onestamente, ammetto la mia ignoranza e confesso di non sapere dell’esistenza di un Sammy 1. Con tranquillità, faccio finta di niente e fuggo alla grande. Questa settimana non solo, e non tanto, scappo da Ford, ma da Sammy 2, dai Cinepanettoni 2 e, soprattutto, da Silvio 2.
Silvio 2?
Silvio 10, semmai, o a che numero siamo arrivati? Ormai è una saga più lunga e spaventosa di quella di Nightmare…
Il consiglio di Ford: scappate da quest'oceano di schifezze!
Già il primo Sammy era più triste e patetico della più spenta e mestruata delle Katniss Kid, figuriamoci questo numero due, che già dal trailer si presenta come una di quelle cose in grado di far vomitare anche i bambini tanto da costringervi a chiamare l'esorcista anche la notte di Nachele.
Evitatelo come la peste. O come il Cannibale. Ahahahahahahah!

martedì 23 ottobre 2012

Li mortacci tua, Woody Alien!

"Roberto, come la chiamate qui in Italia una terrible actress?"
"La chiamiamo Mastronardi, maestro."
To Rome With Love
(USA, Italia, Spagna 2012)
Regia: Woody Allen
Cast: Woody Allen, Roberto Benigni, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig, Alec Baldwin, Ellen Page, Alison Pill, Flavio Parenti, Alessandro Tiberi, Alessandra Mastronardi, Penelope Cruz, Riccardo Scamarcio, Antonio Albanese, Judy Davis, Fabio Armiliato, Monica Nappo, Ornella Muti, Carol Alt, Vinicio Marchioni
Genere: ao’
Se ti piace guarda anche: Vac(c)anze di Natale vari, I Cesaroni

Dopo l’ottimo Midnight in Paris, non volevo credere alle voci negative riguardo al nuovo film di Woody Allen ambientato in Rome. Infatti le voci negative si sbagliavano. Oh, se si sbagliavano.
La verità è che è molto ma molto peggio. Ma molto.

"Woody, se te becco te faccio 'na faccia così!"
Una prima cosa non proprio positiva da rilevare su quest’ultima ennesima fatica alleniana riguarda gli stereotipi su Roma e sull’Italia. Ma su di quelli si è espresso già molto chiaramente Carlo Verdone, uno il cui ultimo film Posti in piedi in Paradiso non sarà un granché, ma al confronto di ‘sta roba è un Fellini. Ecco cos’ha detto:

"Il film di Woody Allen sulla mia città? Non fa per niente ridere, anzi, fa piagne: è un'opera assolutamente inutile, mostra una capitale che non esiste, magari esistesse, e che secondo me non è mai esistita. Non sta né il cielo né in terra: punto. Un'operazione solo turistica, la sua: si voleva fare una vacanza e basta. […] Mi dispiace dirlo di Woody, ma è così: la sua ultima fatica è un presepe finto, in cui non ha fatto altro che giocare coi luoghi comuni. È una Roma vista con gli occhi degli americani, che quando viaggiano sperano di trovarla così: gente bonacciona, un po' sguaiata, i monumenti, se mangia bbene... Roma invece è una città piena di problemi, che amo tantissimo, che mi sta a cuore, ma è diventata impossibile."

"Ciao Woody, vuoi che reciti nel tuo prossimo film? Eh, come no!
Le cose che ho detto su To Rome With Love?
Ma no. Sai com'è, noi romani stiamo sempre a scherzà..."
E questa questione l’ha espressa bene il Carletto. Se a ciò aggiungiamo personaggi che si chiamano Michelangelo e Leonardo, ma purtroppo mancano Donatello e Raffaello altrimenti si poteva anche fare una reunion delle Tartarughe Ninja, più qualche marchettona marchionnara della 500 e le note di “Nel blu dipinto di blu” sparate subito subito sui titoli di testa, la cartolina dell’Italia idealizzata è bell’e che servita.
Se vogliamo, anche il precedente di Allen Midnight in Paris era ricchissimo di stereotipi, su Parigi e sull’età dell’oro degli anni ’20, e su Parigi negli anni ’20. Però il film funzionava. Era una splendida fiaba e allo stesso tempo una riflessione nostalgica su come il passato sembri sempre meglio del presente. Vero anche questo: il vecchio Allen era meglio di quello nuovo.
Quello nuovo di To Rome With Love non se pò vedé.

"Penelope, la prossima scena me la fai un po' più Ruby Rubacuori, ok?"
Non c’è comunque da disperare troppo. In fondo, dopo il modestissimo Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, a sorpresa è tornato in grande spolvero in quel di Parigi. In fondo, Woody Allen è fatto così. Di film ne gira tanti, troppi, alcuni sono belli, altri meno, qualcuno come questo è davvero brutto. Certo, un tonfo imbarazzante del genere non l’aveva mai fatto, almeno non tra le sue pellicole che ho visto (una piccola percentuale, visto che come ho detto ne gira davvero troppi), però chissà che con il suo ritorno negli USA per il suo prossimo progetto ancora senza titolo non ritrovi l’ispirazione perduta.

Gli stereotipi danno fastidio sempre, quando ci vanno a toccare in prima persona in quanto italiani sono ancora più fastidiosi e posso capire l’ulteriore disappunto dei romani come Verdone. Ma quali sono gli altri problemi del film? La questione fondamentale è che al di là della cornice idealizzata, stereotipata ecc., è proprio il film una fetecchiona. La sceneggiatura è imbarazzante. Mette insieme una serie di storielle degne di un cinepanettone. O di una barzelletta. E a tratti, To Rome With Love somiglia persino a una puntata dei Cesaroni, e pure di quelle scritte male. Ammesso e non concesso ne esistano di scritte bene. Siamo talmente dalle parti della fiction di Canale 5 che mi sono stupito di non vedere arrivare Matteo Branciamore da un momento all’altro a cantare “Sai cosa c’è…” poi non so più come va avanti. Che volete? Non sono mica un fan dei Cesaroni come Wudy Aia.
Non ci sarà Branciamore, almeno quello, ma le musiche utilizzate sono penose e fanno molto film di Pierino. Senza offesa per i film di Pierino.

"Alessandro, perché tutti mi chiamano cagna maledetta? Sai che vuol dire?"
"Chi io? Non ne ho la più pallida idea..."
Dicevamo comunque delle storielle messe insieme alla buona. La più agghiacciante, e chissà perché non ne sono stupito, è quella che vede come protagonisti gli attori italiani. Dai citati Cesaroni, ecco a voi Alessandra Mastronardi. Se Carla Bruni nel precedente Midnight in Paris era stata molto tagliata nel montaggio finale e compariva giusto per pochi secondi, riuscendo comunque a rimediare una figura barbina, qui la Cesarona ce la dobbiamo sorbire a lungo. E com’è la sua intepretazione? Terribbbile.
Con lei c’è anche Alessandro Tiberi che si vede che ha studiato la recitazione alleniana e ne propone una versione/imitazione italiana accettabile. Ebbravo lo stagista di Boris!
Parecchio spento Antonio Albanese, del tutto fuori parte come latin lover e super divo del cinema italiano, mentre convince Riccardo Scamarcio, che nella sua fugace apparizione arriva, tromba la bernarda della mastronarda e va via. Così si fa!
"Adoro il tuo social network, Mark. Ci passerei tutto il giorno..."
"Come devo ripetertelo che non sono Zuckeberg? Comunque ti addo agli amici!"
Nell’episodio compare inoltre la spagnola Penelope Cruz, ennesima “dea dell’amore” alleniana. Diciamo solo che la spagnola ha offerto prove migliori in film migliori.

La storiella (relativamente) più interessante e meglio recitata è invece quella con Mark Zuckerberg Jesse Eisenberg e Greta Gerwig. Lei gli presenta una sua amica attrice, Ellen Page, dicendogli che tutti gli uomini finiscono per innamorarsi di lei e anche lui naturalmente finirà per… innamorarsi di lei. D’altra parte, Ellen Page è la cosa migliore di questo film e il suo personaggio, per quanto anch’esso tratteggiato con enorme leggerezza, è l’unico raggio di sole in una Roma che qui appare cinematograficamente molto nuvolosa. Il personaggio “off” di un buon Alec Baldwin invece no, quello è davvero odioso. Una sorta di grillo parlante non richiesto che rompe le balle a Zuckerberg Eisenberg, alla Page e soprattutto allo spettatore.

"Va bene, Alec, ti taggo insieme a me!"

"Alec, eddaje! Vuoi essere taggato pure qua?"

"Woody sta guardando dall'altra parte? Io allora mi do' alla fuga!"
La storiella di Roberto Benigni è quella nelle intenzioni più “profonda”. Una riflessione su come oggi si possa diventare famosi per niente. Qualcuno ha detto Paris Hilton?
Bella l’idea, che forse sarebbe stata più efficace per un cortometraggio, realizzazione stancante, con un Benigni che per un paio di minuti fa anche ridere, subito dopo stufa. Che poi, il tema della celebrità è una costante in tutte le vicende, peccato sia trattato in una maniera davvero superficiale e non dice fondamentalmente niente di nuovo sull’argomento.

"Bravo Cannibal. Sul post non siamo molto d'accordo,
però sulla Mastronardi come darti torto?"
Un’altra storiella di questo puzzle di ispirazione boccaccesca (il titolo iniziale del film era Bop Decameron) vede impegnato lo stesso Woody Allen, di rientro davanti alla macchina da presa, ed è l’unico che azzecca 1 battuta 1 in tutto il film, quando va dai genitori del fidanzato della figlia, che hanno una ditta di onoranze funebri, e dice: “Abbiamo seguito il primo carro funebre e l’abbiamo trovata”. Per il resto, come detto dal bianco rosso Verdone, più che ridere se piagne.
Al di là di questo unico momento ilare della pellicola, la storiella è di quelle talmente ridicole da poter risultare geniali, se solo fossero affidate a uno Spike Jonze o a un Michel Gondry, non a questo spento Woody Allen. Il padre del futuro marito di sua figlia (una sprecatissima Alison Pill) è un tipo che sotto la doccia, e solo sotto la doccia, si rivela un cantante lirico alla Pavarotti, Caruso o Bocelli. Tanto per non farci mancare pure questo stereotipo italiota. E così Allen lo incoraggia a esibirsi a teatro… sotto la doccia.
Uno spunto grottesco potenzialmente interessante che si risolve, come tutto il resto del film, in farsa. Anche se a me è sembrata più che altro una tragedia.

Non so se gliel’hanno gridato a Roma, nel caso rimedio io:
ah Wood Alien, ma vedi di andare a pijartelo 'nder cu..
(voto 3/10)

giovedì 3 marzo 2011

Tira più un pelo di pilu che un carro di buoni film

Qualunquemente
(Italia 2011)
Regia: Giulio Manfredonia
Cast: Antonio Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicola Rignanese, Luigi Maria Burruano, Salvatore Cantalupo, Antonio Gerardi
Genere: grottesco
Se ti piace guarda anche: Benvenuti al Sud, La fame e la sete, Uomo d’acqua dolce

Trama semiseria
Un boss della ‘Ndrangheta calabrese esce di galera ed entra in politica, candidandosi a sindaco. Visto dall'estero farebbe (forse) ridere, visto dall'Italia è talmente realistico da far piangere.

Recensione cannibale
Ammetto di non aver mai trovato Cetto La Qualunque particolarmente divertente. Anche in passato mi è sempre sembrato troppo reale, troppo vero per far davvero ridere. Compito della satira e del comico è esasperare in maniera caricaturale i personaggi presi di mira, mentre lui riflette semplicemente personaggi che esistono davvero e anziché esasperarli li riproduce semmai in piccolo, perché Cetto rispetto al presidente del Consiglio non è nulla e non le spara grosse neanche lontano un miglio quanto l’originale. Quindi ogni intento satirico fallisce miseramente e la colpa non può essere data ai recenti sviluppi dei bunga bunga party, perché queste cose le sapevamo (magari con minori dettagli) anche qualche mese fa quando il film veniva girato. E allora peeeerché realizzare una pellicola così non necessaria? I 15 milioni e passa di euro d’incasso sembrano una motivazione valida, ma non venitemi a parlare di pellicola impegnata o dai risvolti di satira politica che non mi sembra il caso, perché qui it’s all the about the money.

Di Antonio Albanese preferivo altri personaggi (Alex Drastico, Pier Piero, Frengo) ma il grande pubblico ha sempre avuto una passione particolare per questo Cetto. Forse non tanto perché la gente lo vede come un personaggio negativo, anzi credo che in molti lo vadano come un modello simpatico da imitare. Come Berlusconi, un altro comico che non mi ha mai fatto ridere.
Sempre di Albanese avevo poi anche apprezzato moderatamente l’esordio cinematografico Uomo d’acqua dolce, film da lui anche diretto e sceneggiato non del tutto riuscito ma dotato almeno di spunti originali. Tutto questo per premettere che pur non essendo un suo grande fan, non ho nulla contro Antonio Albanese, anzi. Però, lasciatemelo dire, questo Qualunquemente non è un film qualunque: è particolarmente atrocemente.

Qualcuno dirà: ma come, non sei lo stesso recensore maledetto che ha (quasi) osannato Che bella giornata e che ha salvato pure Benvenuti al Sud? Sì, sono io, presente. Però se a livello registico sono film tutti di un livello non pervenuto, la differenza fondamentale è che il film con Checco Zalone mi ha fatto ridere parecchio, Benvenuti al Sud abbastanza e questo niente. Zero. Un mezzo sorriso m’è scappato giusto per la scena in Chiesa col telefonino (che non a caso è usata subito a inizio trailer).


Va bene, allora poniamo che questo non sia un film comico in senso stretto. Questo è un film grottesco. Però non si capisce mai se ci sia una reale critica a qualcuno, a qualcosa, o se non sia semplicemente un aderire amichevole a malcostumi italiani, con l’aggiunta aggratis di tutta una serie di stereotipi sul Sud vari, senza però alcuna verve umoristica. Sono rimasto agghiacciato dalla pochezza e inutilità di un film del genere che sembra davvero non sapere che pesci pigliare.
Non che il film di Zalone avesse chissà quale storia elaborata, però ne aveva una. Qui la trama e le sottotrame sono riassumibili tutte nella prima riga in alto. Persino le storyline dei cartoni da 5 minuti su Boing Tv che guarda mio nipote sono più complessi ed elaborati, per il resto c’è una sequela di vaghi sketch che non funzionerebbero nemmeno nello spazio di uno siparietto in tv.
Cos’altro c’è? C’è il rapporto tra Cetto e il figlio: inizialmente uno “sfigato” che sembra il suo esatto opposto; dopo essere finito in prigione per scontare un crimine del padre, quando esce lo vediamo però convertito al qualunquesimo. Per quale motivo? Non valeva la pena inserire almeno una scena che ci spiegasse questa conversione? La storia procede quindi sconnessa senza farsi troppi problemi di seguire un senso logico. “Fatti i cazzi toi!” ripete Cetto… già, avrei dovuto seguire il suo consiglio, anziché vedere questa ora e mezza di nulla cosmico.

Simbolo dell’inutilità di una satira del genere è la scena nello studio televisivo, in cui il conduttore tiene spudoratamente la parte di Cetto. Cosa ci vuole suggerire una sequenza del genere? Qualcosa che non sappiamo già da circa 20 anni? Se voleva fare una satira pungente sull’Italia e sul suo sistema politico, Albanese per me non ha centrato minimamente il bersaglio. Non ha nemmeno centrato il tabellone e, nonostante il suo intento credo fosse quello di mettere alla berlina un certo tipo di personaggi, finisce invece paradossalmente per celebrarli e farli sembrare “fighi”, un modello da imitare per avere successo nella vita. Comunque non voglio lanciare accuse come quelle dei leghisti nei confronti di Vallanzasca, perché il problema non è nemmeno tanto questo. La cosa che non funziona è che non si ride e per un film comico non è un problema, è ‘n dramma (come direbbe il caro buon vecchio Alex Drastico).
In un cast mediocre in cui persino lo stesso Albanese sembra poco convinto della sceneggiatura, svetta (si fa per dire) giusto Sergio Rubini: il suo personaggio dell’esperto in campagne politiche, un meridionale che si spaccia per milanese, sembra poter dare una scossa al film, ma è solo un illusione che dura pochi secondi visto che pure questo character si rivela costruito troppo male e quindi anche Rubini soccombe alla pochezza dell’insieme.

Un film tremendo, anzi tremendamente, brutto tanto quanto i personaggi politici di cui vorrebbe (senza riuscirci) far ridere.
Ma vafanculu!
(voto 2)
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