Bar Sport
(Italia 2011)
Regia: Massimo Martelli
Cast: Claudio Bisio, Giuseppe Battiston, Antonio Catania, Angela Finocchiaro, Lunetta Savino, Antonio Cornacchione, Claudio Amendola, Teo Teocoli
Genere: da bara, più che da bar
Se ti piace guarda anche: Zelig (non di Woody Allen)
Uh, impresa mica da ridere quella di confrontarsi con un libro cult.
Negli ultimi mesi ci hanno provato in tanti, con cast altisonanti e notevoli dispieghi di mezzi, e in tanti hanno fallito, vedi i ben poco riusciti Un giorno questo dolore ti sarà utile (recensione prossimamengi) e Molto forte, incredibilmente vicino. Il confronto tra un romanzo, soprattutto un romanzo molto amato, e l’adattamento cinematografico è sempre ostico. Non sono molti i casi in cui un film riesce a rendere davvero la forza del libro da cui è tratto. Tra i più osannati esempi di trasposizione riuscita si può citare sicuramente Il signore degli anelli versione Peter Jackson dal tomo fantasy per eccellenza di J.R.R. Tolkien. Tra i più splendidi esempi di parole trasformate in immagini, a livello personale cito poi il mio adorato Le regole dell’attrazione di Roger Avary, che trae la sua forza dall’infedeltà e dalla lettura personale data all’opera omonima di Bret Easton Ellis.
Oddio, ci mancava solo questo qua... |
In questo caso non posso fare un confronto diretto con il libro, non avendolo letto, però è notoria la fama e lo stato di cult assoluto nella nostra letteratura del Bar Sport di Stefano Benni. A distanza di una trentina d’anni dalla sua uscita, si sono cimentati con la sua trasposizione su grande schermo. Finalmente? O purtroppo?
Il giudizio sulla fedeltà al romanzo lo lascio ai fan del Benni. Per quanto mi riguarda, posso solo giudicare il risultato cinematografico dell’operazione e, come film, mi duole dire che Bar Sport è davvero poca cosa. La sensazione avuta è che non è che qualcosa sia andato lost in translation nel passaggio da carta a pellicola. La sensazione è quella di un eccessivo attaccamento letterario alle parole dello scrittore, con una semplice trasformazione di queste in immagini. O tentativo di trasformazione in immagini. Non un lavoro di traduzione da un media a un altro media del tutto differente, ma un lavoro pigro e svogliato, come a voler realizzare non un film, non del cinema vero e proprio, bensì un libro illustrato per immagini, per scenette pseudo-cinematografiche e in realtà più da gag per uno show televisivo.
E pure queste qua... |
La difficoltà maggiore di far diventare un libro come quello del Benni una pellicola fatta e finita è il fatto che contenga una miriade di personaggi, un sacco di storie e micro-storie, alcuni più aneddotti che vicende vere e proprie, slegate tra loro. Voler rendere il tutto un film omogeneo e non troppo sfilacciato era quindi una vera impresa e di certo non si può definire riuscita. Possiamo giusto limitarci a prendere atto che il film non finisce nemmeno per essere una porcheria gigantesca, come lo slegatissimo e noiosissimo Baaria di Tornatore. Una piccola consolazione, che però ci regala un ennesimo esempio di cinema medio (o meglio medio-basso-bassissimo) italiano parecchio sconfortante.
Parecchio preoccupante è anche la scena attoriale, una sfilata di volti da cabaret tv più che da cinema, con i soliti volti da Zelig o da fiction come Claudio Bisio, Claudio Amendola, Teo Teocoli, Antonio Cornacchione, etc.
E Angela Finocchiaro? Non fatemi parlare di Angela Finocchiaro... insopportabile!
E pure lui... NOOOOOOOOOOOOOOOO! |
A ciò aggiungiamo il fatto che come commedia faccia ridere poco o nulla. Diciamo nulla. In più, c’è qualche inserto animato, con cui si cerca letteralmente di animare una narrazione che non attira mai lo spettatore al suo interno, per via di una serie di sketch attaccati insieme a caso. Ne escono una serie di ritrattini su un’Italia anni Settanta ricostruita alla buona (sulla colonna sonora 70s, tanto per dire, si poteva lavorare sicuramente meglio), delle barzellette, delle vignette che però non vanno a costituire un fumetto completo. E di certo non vanno a costituire un film. Uno vero.
Se poi volete passare comunque dalle parti del Bar Sport, andateci per una birretta e una sfogliata alla Gazzetta, ma lasciate stare il cinema, datemi retta.
(voto 4-/10)