Quentin Tarantino è il mio regista preferito. Tipo da sempre. Da quando ho un regista preferito, è lui. È sempre stato lui.
Il blog Pensieri Cannibali non ha mai dedicato un post a Quentin Tarantino. Ho persino fatto la mia laurea triennale sul cinema di Quentin Tarantino e sul suo rapporto con la cultura pop, ma non ho mai scritto un post vero e proprio su di lui. Un paradosso?
Sì e no. Il Tara infatti non ha più fatto film nuovi praticamente da quando questo blog esiste. Avevo dedicato qualche breve riga a Bastardi senza gloria, inserito tra le migliori pellicole dell’anno 2009, ma allora Pensieri Cannibali era ancora agli albori e non è che gli avessi dedicato una recensione vera e propria.
Un altro motivo è che è difficile parlare dei propri miti. Almeno per me. Anche perché il Quentin è uno dei pochi idoli che mi sono rimasti a non avermi mai tradito. Mai deluso. Cosa che posso dire di pochi altri, giusto i Radiohead o Damon Albarn, benché quest’ultimo ormai con tutti i suoi progetti paralleli stia diventando un po’ difficile e stancante da seguire. Alcuni loro lavori possono essermi piaciuti di più, altri di meno, ma non hanno mai subito crolli verticali e hanno sempre tirato fuori cose a loro modo originali e interessanti.
Avevo quindi paura ad approcciarmi a questo nuovo Django Unchained. Paura di restare ferito. Scottato. Deluso. Come dagli Smashing Pumpkins che non realizzano più un disco decente manco pregando in ginocchio Apollo, Sarasvathi, Euterpe e gli altri Dei e Muse della musica. Come Thurston Moore e Kim Gordon dei Sonic Youth che annunciano il divorzio e allora, mio Dio!, l’amore eterno proprio non esiste! Come Beverly Hills 90210 che diventa quella cagata di 90210.
I miti adolescenziali sono destinati a deluderti, prima o poi. È scritto nel loro destino. È un passo inevitabile nella crescita. Sia tua, che magari cambi gusti e scopri altre cose, sia loro che spesso perdono l’antica ispirazione e si mettono a fare delle porcherie.
Con Quentin Tarantino non è mai successo. Posso essere rimasto più entusiasta per alcune sue cose, meno per altre, però ogni volta riesce a stupirmi. Ogni volta lo venero ancor di più. Ci sarà riuscito pure con Django Unchained, film western, genere che notoriamente non ho mai sopportato?
Prima di scoprirlo, facciamo un passo indietro.
Non ho mai dedicato un intero post a Quentin Tarantino e quindi ora devo rimediare. Con un doppio post. Tarantino Vol. 1 e Tarantino Vol. 2.
Oggi ripercorriamo l’intera carriera (o quasi) del regista, sceneggiatore e occasionalmente attore (quest’ultimo è il ruolo che gli riesce meno bene, ricordiamolo sempre anche se ormai lo sanno tutti), e poi domani spazio alla recensione cannibale su Django scatenato.
Le iene (1992) di Quentin Tarantino
Film che ha cambiato la vita a molte persone. Luca e Paolo ad esempio senza questa pellicola oggi probabilmente sarebbero in mezzo a una strada con una pera infilata nelle vene. Le iene è un esordio tra i più folgoranti nella storia del cinema americano e del cinema tutto, eppure per me non è stato amore incondizionato. L’ho visto solo dopo Pulp Fiction, e rispetto a quello mi è sembrato ancora un po’ acerbo. A tratti davvero mitico, come nel memorabile dialogo su Like a Virgin di Madonna, ma mi è parso mancare di quel passaggio in grado di trasformarlo da un "semplice" cult al Capolavoro assoluto che sarà la successiva finzione pulp.
(voto 8,5/10)
"Se avessi saputo che Ilary Blasi trovava lavoro, non sulla statale, solo grazie a me, non avrei mai girato Le Iene..." |
Una vita al massimo (1993) di Tony Scott
Tarantino, ormai nuovo astro nascente del cinema americano dopo la sorpresa di Le iene, firma insieme all’allora fido compare Roger Avary (poi regista dell’ottimo Killing Zoe e del favoloso Le regole dell’attrazione) lo script di Una vita al massimo (True Romance) girato dal recentemente scomparso Tony Scott. Un film tra i migliori di Tony Scott, non proprio il massimo invece nella carriera di Tarantino. Una pellicola tipicamente 90s, con Christian Slater e Patricia Arquette loro sì al loro massimo, con una sparatoria finale assurdamente pulp, in puro stile tarantiniano. Un recupero se lo può meritare.
(voto 7/10)
"Ma quanto eravamo hipster, quando gli hipster manco esistevano?" |
Pulp Fiction (1994) di Quentin Tarantino
Il film che mi ha sconvolto più di ogni altro mai visto nella mia vita. Quello che mi ha fatto passare da spettatore occasionale a malato di cinema. Quello che mi ha fatto capire che il cinema poteva essere arte allo stato puro e poteva raccontare delle storie in una maniera per me del tutto inedita. Quando l’ho visto, in VHS (!), avrò avuto 13 anni e va tenuto conto anche di questo. Dai a un 13enne un film come Pulp Fiction e gli cambierai la vita per sempre.
Ho detto cazzo che botta, che botta cazzo! Cazzo che botta!
(voto 10/10)
"Sapete già dove potete infilarvele le vostre sigarette elettroniche, vero?" |
Assassini nati - Natural Born Killers (1995) di Oliver Stone
Quentin firma il soggetto per la pellicola, poi Oliver Stone lo rielabora e allora Quentin si incazza, disconosce il progetto e il suo nome non compare manco nei titoli di testa. Il suo zampino però nella follia pulp della pellicola ogni tanto, diciamo spesso, fa capolino, e Woody Harrelson e Juliette Lewis sono una coppia tra le più pazzesche e cool di sempre. Da tarantiniano doc forse non dovrei dirlo, ma adoro questo film. Sorry, Quentin.
(voto 9/10)
"Non mi interessa quanti soldi ti offriranno. Tu non girerai mai quella stronzata di Iron Man, ci siamo intesi?" |
Four Rooms (1995, segmento “The Man From Hollywood”) di Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez, Quentin Tarantino
Il progetto più debole nell’intera carriera del Tara. 4 episodi non troppo collegati tra loro, per 4 registi diversi: tali Allison Anders e Alexandre Rockwell, più Robert Rodriguez con cui inizia una proficua e fica collaborazione, e Tarantino, il cui segmento naturalmente è il migliore e più divertente del lotto, sebbene sia solo poco più di una gag allungata.
(voto 6/10)
"Se mi liberi, ti rivelo il voto cannibale a Django Unchained." |
Dal tramonto all’alba (1996) di Robert Rodriguez
Quentin Tarantino firma la sceneggiatura con tale Robert Kurtzman e prosegue la sua collaborazione con Robert Rodriguez, anche in veste di attore. Il film è un divertissement vampire horror per qualcuno cult, mentre per me è solo molto cool.
(voto 7+/10)
"Le battute sulla Cagnalis le posso fare solo io, ok?" |
Jackie Brown (1997) di Quentin Tarantino
Bellissimo. Probabilmente il film più sottovalutato di Tarantino. Ah no, c’è pure Death Proof…
L’unico difetto di Jackie Brown è essere venuto dopo un Capolavoro assoluto e una delle visioni più sconvolgenti degli anni ’90 e non solo come Pulp Fiction. Per forza di cose, Jackie Brown non era riuscito ai tempi a stupire nello stesso modo, eppure è una pellicola di una classe enorme. Un film soul, funky, blaxploitation, con cui Quentin dimostra di non essere una meteora destinata a bruciare in fretta e finire nel dimenticatoio una volta chiusi i 90s. Una prima prova di maturità. Per quanto la maturità, quella vera, per fortuna, Quentin non sappia cosa sia.
(voto 9/10)
"Adesso mi tocca pure andare a lavorare per RyanAir, maledetta crisi!" |
Kill Bill - Volume 1 (2003) e Kill Bill - Volume 2 (2004) di Quentin Tarantino
Vedere questi due film uno dopo l’altro, senza pause, in una maratona di invenzioni, trovate, genialate una infilata dietro l’altra, è un’esperienza più mistica che cinematografica. Per un tarantiniano come me è stato qualcosa di paragonabile alla visione della Madonna per un cristiano o di Ruby Rubacuori per un berlusconiano. E se non ti guardi il Volume 2, godi solo a metà.
Di Kill Bill ho scritto una specie di doppia parodia/omaggio: Kill Bill (dei Tokio Hotel) Vol. 1 e Kill Bill (dei Tokio Hotel) Vol. 2
(voto 10/10)
"Sto solo controllando il sangue finto, Uma, non ti sto guardando le tette..." |
CSI - Grave Danger (2005, doppio episodio girato da Quentin Tarantino)
Non sono un appassionato di CSI, come invece pare sia il buon Quentin, ma il doppio episodio Grave Danger da lui girato non me lo sono certo perso. Tarantino ha riciclato ripreso l’idea della Sposa sepolta viva in Kill Bill, questa volta a spese dell’agente Nick Stokes e l’attore George Eads, solitamente inespressivo, è stato chiamato a una buona prova attoriale. Perché tra i meriti del Quentin, oltre ad avere uno stile registico fenomenale, c’è anche quello di spingere i suoi attori sempre al massimo. E qui è riuscito a tirare fuori un episodio adrenalinico in grado di tenere incollati allo schermo dall’inizio alla fine anche i meno patiti di CSI.
(voto 6,5/10)
"Che tensione! Ma quanto dobbiamo aspettare per la recensione di Django Unchained?" |
Grindhouse - A prova di morte (2007) di Quentin Tarantino
Se Jackie Brown alla fine ha trovato il suo giusto apprezzamento, bene o male, questo Death Proof resta allora oggi il film più sottovalutato in assoluto di Tarantino. Persino Tarantino stesso di recente ha dichiarato di non esserne troppo contento. Per quanto mi riguarda invece è uno dei film più divertenti, crazy, sexy, cool mai girati. Anarchico, folle, imprevedibile come un’auto lanciata a folle velocità senza freni. In grado di fare il paio perfetto con l’altrettanto fichissimo Planet Terror di Robert Rodriguez, l’altra visione della doppia visione Grindhouse. Checché se ne dica, per me questo è un film a prova di bomba.
(voto 9/10)
"Ma vi sembra possibile che Tarantino nel suo jukebox non abbia messo manco un pezzo dei One Direction?" |
"No, non c'è Angry Birds. E neanche Ruzzle. E' solo un vecchio telefono, ok?" |
Bastardi senza gloria è il film diretto da Quentin Tarantino che ho amato un po’ di meno, un pochino di meno rispetto agli altri.
Bastardi senza gloria è un capolavoro.
Contraddizione?
No. È solo che per me tutti i cazzo di film di Tarantino sono dei fottutissimi capolavori. Forse è per questo che non ho mai scritto un post su di lui prima. Perché quando si tratta di lui, di Lui, la mia obiettività se ne va a puttane e questo blog rischia di trasformarsi da Pensieri Cannibali a Pensieri Tarantiniani.
La cosa che me lo ha fatto amare sentimentalmente meno rispetto a suoi altri film è forse l’uso troppo parsimonioso della colonna sonora. In tal senso c’è giusto la scena con il pezzo di David Bowie “Cat People” a rimanere consegnata nella memoria. E per me quello con la musica è un rapporto fondamentale, in qualunque film, ma in quelli tarantiniani ancor di più. E poi i dialoghi sono eccessivamente verbosi e un filo meno brillanti rispetto al suo solito.
Per il resto c’è un Tarantino che ha voglia di dimostrarsi più maturo, di trattare tematiche più importanti, pesanti, come il nazismo, senza perdere il suo senso dell’umorismo, qui però tenuto più a freno rispetto al solito, o il suo stile, con una struttura a capitoli e qualche invenzione narrativa ripresa dal precedente Kill Bill.
Epperò resta pure questo un cazzo di Capolavoro, c’è poco da fare. Il modo in cui rilegge e cambia la Storia a modo suo rientra tra le trovate più geniali viste in una pellicola di recente e la parte finale è tra le più goduriose di sempre.
La tarantinizzazione della Storia non è certo finita qui e proseguirà domani, con il post tutto dedicato a Django Unchained…
La tarantinizzazione della Storia non è certo finita qui e proseguirà domani, con il post tutto dedicato a Django Unchained…
Per ora au revoir, Shosanna!
(voto 8,5/10)