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martedì 17 novembre 2015

Il fascino indiscreto del Giappone





Il fascino indiscreto dell'amore
(Belgio, Francia, Canada 2014)
Titolo originale: Tokyo Fiancée
Regia: Stefan Liberski
Sceneggiatura: Stefan Liberski
Tratto dal romanzo: Né di Eva né di Adamo di Amélie Nothomb
Cast: Pauline Etienne, Taichi Inoue, Julie LeBreton, Alice de Lencquesaing, Akimi Ota, Hiroki Kageyama, Tokio Yokoi, Hiromi Asai
Genere: yatta!
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Amélie è una ragazza belga che sogna di essere giapponese.
Prima di farla internare in un manicomio, aspettate un attimo. Per caso voi non avete mai desiderato di essere di un altro paese?
Io sono cresciuto con i film americani, con la musica britannica e con un radical-chicchismo molto francese e quindi sì, mi è capitato spesso di sognare di non essere italiano. Quando sono all'estero, mi rendo però conto la mia natura viene fuori in maniera prepotente. Ad esempio quando in Belgio ho visto della gente fare la coda in maniera precisa e ordinata fuori da un panettiere, o per salire su un autobus, manco fossero all'Expo, mi sono chiesto: “Ma questi sono scemi, o sono dei robot?”.
Per quanto ci sono un sacco di cose dell'Italia che non mi piacciono, in primis la musica, sono italiano e non credo di poter far niente per cambiare questa situazione. Così come non può farci niente Amélie. Sogna di essere giapponese, ma non potrà mai esserlo per davvero, visto che è una belga radical-chic senza speranza.

lunedì 6 aprile 2015

CUB - PICCOLI PIRLA





CUB - Piccole prede
(Belgio 2014)
Titolo originale: Welp
Regia: Jonas Govaerts
Sceneggiatura: Jonas Govaerts, Roel Mondelaers
Cast: Stef Aerts, Evelien Bosmans, Titus de Voogdt, Gill Eeckelaert, Jan Hammenecker, Maurice Luijten, Ricko Otto
Genere: piccolo
Se ti piace guarda anche: Un'estate da giganti, Shrooms - Trip senza ritorno, Eden Lake, The Blair Witch Project

Facciamo finta di essere in campeggio, tutti raccolti vicini vicini intorno al fuoco, come i boy scout. Io ooodio i boy scout, ma non importa. Facciamo come se fossimo in campeggio e vi racconto una storia de paura, una storia dell'orrore che vede come protagonisti proprio i da me tanto odiati boy scout. Siete pronti?
Occhio a non farvela addosso.

domenica 7 dicembre 2014

MAN OF THE YEAR 2014 – N. 5 STROMAE






n.5 Stromae
(Belgio, Ruanda 1985)
Genere: cantautorapper
Il suo 2014: la partecipazione al Festival di Sanremo come ospite, il successo anche in Italia del suo album del 2013 “Racine carrée” grazie ai singoli “Papaoutai”, “Formidable” e “Tous les mêmes”, il pezzo “Meltdown” nella colonna sonora di Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I

C'è poco da fare. Il 2014 è stato l'anno del Belgio.
Il piccolo staterello che fino ad ora si era segnalato più che altro perché ospita il Parlamento europeo e perché come monumento più noto ha un bambino che piscia, è stato protagonista su tutti i fronti. Dal Belgio arrivano due dei film più belli degli ultimi mesi, la sorpresa Alabama Monroe - Una storia d'amore e Due giorni, una notte dei fratelli Dardenne, senza dimenticare il delirante e visionario L'étrange couleur des larmes de ton corps, mentre sul campo sportivo la squadra di calcio è stata la rivelazione assoluta degli ultimi Mondiali in Brasile, capace di arrivare fino ai quarti di finale e di mostrare forse il gioco migliore della competizione. Il Belgio sfoggia inoltre uno degli interpreti musicali più interessanti e particolari degli ultimi tempi: il rapper/cantante/cantautore Stromae.

La prima volta che abbiamo sentito parlare di lui in Italia è stata nell'estate del 2010, quando la sua tamarreggiante “Alors on danse” si è trasformata in uno dei tormentoni del periodo. Con un pezzo del genere, Stromae sembrava destinato a essere un one-hit wonder e a scomparire nel nulla, invece no. Dopo l'album d'esordio “Cheese”, nel 2013 ha pubblicato il suo secondo lavoro “Racine carrée”, diventato un grande successo anche dalle nostre parti soltanto nel corso del 2014. Il merito?
Per una volta, diamogliene atto, il contributo di Fabio Fazio è stato fondamentale. È stato lui a volerlo sul palco del Festival di Sanremo, dove Stromae ha interpretato la sua “Formidable” fingendosi ubriaco, tra lo sconcerto e l'incomprensione del pubblico zombie sanremese. Uno dei momenti più sorprendenti e formidabili nella storia della tv italiana, nonché l'unica occasione in cui è valsa la pena tenere gli occhi aperti durante il Festival di quest'anno. E un po' in generale di tutti gli anni.

domenica 6 luglio 2014

BRASILE 2014 – IL MONDIALE CANNIBALE, QUARTI DI FINALE CAPITOLO 2




Saranno Brasile – Germania e Argentina – Olanda le semifinali del Mondiale 2014. Dopo un inizio di competizione all’insegna delle sorprese, le cose stanno ora proseguendo nella maniera più prevedibile possibile, con le grandi del calcio rimaste in corsa che si sono tutte aggiudicate un posto tra le prime 4 del mondo. Anche ieri, così come già il giorno precedente, le cose non sono andate comunque del tutto lisce per le favorite. Almeno per l’Olanda, che ha piegato la coriacea Costa Rica soltanto ai rigori, grazie al portiere di riserva Krul, fatto entrare apposta per l’occasione da Van Gaal. Probabilmente l’ha tenuto rinchiuso allenandolo soltanto a parare i rigori per tutto il periodo del ritiro mondiale e la mossa ha pagato.
Più facile la vita per la sempre più noiosa Argentina. Di fronte si è trovata un Belgio intimorito un po’ come la Colombia con il Brasile, soltanto l’ombra della squadra frizzante che avevamo ammirato nelle gare precedenti. Questa volta a fare la differenza non è stato però il solito Messi che ieri è apparso parecchio attapirato e si è pure mangiato un goal clamoroso. Uno di quelli che se lo sbagliava Balotelli le critiche nei suoi confronti sarebbero andate avanti per un mese. A fare la differenza ieri è stato Beppe Fiorello alle prese con il suo ultimo ruolo per il nuovo film biografico della Rai, quello sulla vita del calciatore argentino Higuain.
E ora via ai foto-fumetto-commenti alle partite.

Argentina – Belgio 1 – 0





Olanda – Costa Rica 4 – 3
(ai rigori)




Volete il programma delle semifinali?
Pensieri Cannibali vi dà anche il programma delle semifinali. Senza nemmeno farvi pagare il canone e senza manco farvi sorbire la canzone di Mina.

Martedì 8 luglio
Ore 22:00
Brasile – Germania

Mercoledì 9 luglio
Ore 22:00
Olanda – Argentina

mercoledì 2 luglio 2014

BRASILE 2014 – IL MONDIALE CANNIBALE, OTTAVI DI FINALE PARTE 4





E così tutte le prime dei gironi iniziali hanno vinto gli ottavi di finale e sono passate ai quarti. Questo non significa però che le “grandi” del calcio non abbiano faticato. Tutt’altro. Brasile 2014 si sta rivelando uno dei Mondiali più combattuti ed equilibrati della Storia e ogni partita si sta giocando fino all’ultimo secondo, fino all’ultimo rigore, fino all’ultimo palo, fino all’ultimo respiro.

E così l’Argentina ha dovuto sudarsi la qualificazione contro la “piccola” Svizzera, affidandosi a tanto cul… a tanta fortuna e a tante preghierine al Papa.

Argentina – Svizzera 1 – 0
(ai tempi supplementari)



E così nell’ultimo ottavo di finale il Belgio ci ha mostrato il più bel calcio di questo Mondiale (almeno nelle partite che mi è capitato di guardicchiare), riuscendo ai tempi supplementari a piegare le resistenze degli americani catenacciari e soprattutto del loro portiere paratutto Tim Howard.

Belgio – Stati Uniti 2 – 1
(ai tempi supplementari)


E così ora ci aspettano due giorni senza calcio, senza partite, senza pali all’ultimo istante. Ce la faremo a sopravvivere?
Credo di no, ma possiamo provarci cominciando a guardare al futuro. Ovvero ai quarti di finale. Brasile e Argentina si avviano verso la più prevedibile delle conclusioni con la sfidona Neymar VS. Messi, oppure ci saranno delle sorprese?
Io personalmente tifo per una clamorosa finale Olanda – Belgio, ma temo resterà solo un mio sogno.

E così ecco intanto il programma dei quarti che ci aspettano.

Venerdì 4 luglio
Ore 18:00
Francia – Germania

Venerdì 4 luglio
Ore 22:00
Brasile – Colombia

Sabato 5 luglio
Ore 18:00
Argentina – Belgio

Sabato 5 luglio
Ore 22:00
Olanda – Costa Rica

P.S. I calciatori che esultano facendo il cuoricino con le mani hanno ufficialmente rotto più dei Selfie.
Siete a un Mondiale, non in un film di Moccia.

lunedì 23 giugno 2014

BRASILE 2014 – IL MONDIALE CANNIBALE, GIORNATA 12




Il Mondiale entra oggi definitivamente nel vivo, con la terza giornata dei gironi che ha inizio e in cui si deciderà il destino dei padroni di casa del Brasile. Il Camerun riuscirà a giocar loro un bello scherzetto?
Nel frattempo, noi italiani attendiamo con impazienza e giusto un pizzico di preoccupazione la sfida decisiva contro l’Uruguay, con Mario Balotelli e Ciro Immobile, che domani dovrebbero fare coppia davanti, impegnati a discutere del futuro dell’Italia.




Ieri intanto la possibile squadra rivelazione del torneo, il Belgio, ha abbattuto l’antipaticissima Russia dell’antipaticissimo Fabio Capello. Quanto mi dispiace!

GRUPPO H
Belgio – Russia 1 – 0


Nell’altro incontro dell’entusiasmante Gruppo H, l’Algeria ha invece avuto la meglio sulla Corea del Sud.
E chissene…
Volevo dire: interessante, mooolto interessante.

GRUPPO H
Corea del Sud – Algeria 2 – 4

Continua invece in maniera preoccupante il Mondiale di Cristiano Ronaldo e del suo Portogallo, riuscito a strappare un pareggio agli Stati Uniti giusto nella Zona Cesarini della Zona Cesarini, ovvero il 95’.

GRUPPO G
Stati Uniti - Portogallo


Questo è il ricco menù mondiale di oggi. Buon appetito.

GRUPPO B
Ore 18:00
Australia – Spagna
Pronostico cannibale: 1 – 2

GRUPPO B
Ore 18:00
Olanda – Cile
Pronostico cannibale: 1 – 1

GRUPPO A
Ore 22:00
Camerun – Brasile
Pronostico cannibale: 0 – 2

GRUPPO A
Ore 22:00
Croazia – Messico
Pronostico cannibale: 2 – 1

martedì 4 marzo 2014

ALABAMA MONROE – UNA STORIA D’AMORE, DI BELGIO E DI GRANDE BELLEZZA




"Sicuro di preferire la Ferilli?"
Alabama Monroe – Una storia d’amore
(Belgio, Olanda 2012)
Titolo originale: The Broken Circle Breakdown
Regia: Felix Van Groeningen
Sceneggiatura: Carl Joos, Felix Van Groeningen
Tratto dall’opera teatrale: The Broken Circle Breakdown featuring the Cover-Ups of Alabama di Johan Heldenbergh e Mieke Dobbels
Cast: Johan Heldenbergh, Veerle Baetens, Nell Cattrysse, Geert Van Rampelberg, Jan Bijvoet
Genere: bluegrass
Se ti piace guarda anche: La guerra è dichiarata, Blue Valentine, La stanza del figlio
Uscita italiana: prossimamente

Caro Paolo Sorrentino, La grande bellezza è un gran bel film e mi inchino a te e alle tue capacità registiche. Devo però ammettere che io, all’ultima notte degli Oscar, anziché il tricolore verde, bianco e rosso sventolavo bandiera…
No, non bandiera gialla. Non siamo mica dentro una canzone di Gianni Pettenati, che hai capito? Sventolavo la bandiera del Belgio. Come mai?


Innanzitutto perché sono un antinazionalista pezz’e mmerda e l’amoreodio più odio che amore per la mia patria è qualcosa che mi porto dentro. Il motivo principale comunque è che il film belga in gara nella cinquina delle migliori pellicole straniere agli Oscar 2014 è quello che mi è piaciuto di più. Hai presente quando vedi un film e te ne innamori e non è una cosa razionale, è così è basta? Ecco, a me non è capitato con la tua grande bellezza, che pure ho gradito assai, a parte la parte finale che quella insomma, potevi anche farla un po' meglio… A me è successo con questo piccolo film belga The Broken Circle Breakdown o, per dirla con il titolo italiano visto che è previsto in uscita prossimamente anche nelle nostre sale, Alabama Monroe – Una storia d’amore. E' con questo che è scoppiato l’amore. A Sorrentì, il tuo film è girato da Dio. Secondo me oggi come oggi a livello visivo sei il più grande talento italiano, e vah beh questo magari non è che ci vada molto, ma sei uno dei migliori anche a livello mondiale. Per pura potenza delle immagini, con te credo possano competere al momento giusto Terrence Malick, Nicolas Winding Refn e Darren Aronofsky. Forse pochi altri. Splendida la tua regia, Paoletto, però il tuo film è un pezzo di ghiaccio. Eddaje, diciamolo. È un film di spessore artistico, culturale, politico a suo modo, religioso, spirituale, pieno di kitsch e allo stesso tempo di bellezza. A livello di cuore non sta invece messo benissimo. A me i film freddi piacciono anche, ma quando ti ritrovi di fronte a una pellicola cinematograficamente di ottimo livello e che ti fa pure venire i brividi, allora c’è poco da fare.

Sorrentì, il bel film belga non l’hai ancora visto? E allora ti dico io di che parla.
The Broken Circle Breakdown racconta di una coppia. Lui musicista di musica country, anzi musicista della forma di musica country più pura e radicale: il bluegrass. Quello che ascoltano giusto negli stati del profondo Sud. Non mi riferisco alla tua Campania, Paoletto, ma al profondo Sud degli Stati Uniti. Lei invece è una sexy tatuatrice bionda interpretata da Veerle Baetens, attrice dal fascino magnetico da tenere assolutamente d’occhio. Fossi in te, Sorrentino, una parte nel mio prossimo film gliela farei provinare. Comunque, questi due hanno una figlia e questa si ammala di cancro. Una storia strappalacrime?
Sì.
Una storia raccontata in maniera strappalacrime?
No.
The Broken Circle Breakdown utilizza una struttura temporale molto libera, il presente si alterna con il passato che si alterna con dei flashback e tutto fluisce in una maniera libera, quanto allo stesso tempo naturale e facile da comprendere. Pur privo delle sue invenzioni stilistiche, mi ha ricordato il francese La guerra è dichiarata di Valérie Donzelli, lavoro dalla trama simile e dalla simile attitudine nel trattare un tema ostico in una maniera parecchio particolare e inconsueta. The Broken Circle Breakdown è inoltre un film molto americano. Molto americana è la fotografia. Molto americane sono le ambientazioni country. Molto americana è la musica della piacevole colonna sonora folk, anzi bluegrass, che ricopre un ruolo centrale nella pellicola. Non americana è invece l’attitudine con cui la delicata drammatica tematica della malattia viene affrontata.

"Let it go, let it gooooo...
Mannaggia, non mi va più via dalla testa, quella maledetta canzoncina!"
Paoletto, non so dirti se il modo di affrontarla sia tipicamente belga. Io i belgi non li capisco molto. Sono stato una volta, in Belgio, per la precisione a Bruxelles e a Bruges. Sì, la città costruita apposta per le riprese del film In Bruges, proprio quella. Il popolo belga non è che sia riuscito a inquadrarlo per bene. Le ragazze sì. Non che siano più o meno belle rispetto ad altri stati in cui sono stato, però sono più tettone. Non so perché, dev’essere qualcosa nell’aria o nell’alimentazione, ma tra le belghe c’è una percentuale altissima di tettone. I belgi in generale invece quelli non so. Hanno un po’ dei francesi, per radical-chicchismo, un po’ degli olandesi, per pazzia, e un po’ dei crucchi tedeschi per la precisione, la freddezza e la passione per la birra. Sono un popolo di mezzo. Un popolo ibrido. Da una parte è una cosa positiva, perché sono un mix di culture diverse, dall’altra negativa, perché non hanno una forte e precisa identità nazionale. Come dire che sanno di tutto e non sanno di niente.
Per quanto riguarda una pellicola come The Broken Circle Breakdown, devo dire che gli aspetti positivi hanno prevalso. Sebbene, come ti dicevo prima, questo film più che di Belgio, di Francia, di Olanda, di Germania o di altro, sa di America. E in questo mi ha vagamente ricordato un paio di tuoi lavori, Paoletto. Non La grande bellezza, bensì i due tuoi film più sottovalutati, o comunque i meno celebrati: L’amico di famiglia, soprattutto per il personaggio del cowboy Gino, e poi This Must Be the Place per il modo europeo di guardare alla cultura americana. Allo stesso tempo resta un film belga, qualunque cosa ciò significhi, e io l’ho amato, l'ho amato molto. Al suo interno ci sono delle scene commoventi, ma niente roba da fazzoletto facile. C’è la vita di due persone e a ben vedere nel film ci sono solo loro due e poco altro. C’è un monologo contro Dio e la religione che sarebbe roba inimmaginabile nella bigotta America, figuriamoci nella più ancor bigotta Italia, persino nei tuoi film, Paolo. Sopratutto, dentro The Broken Circle Breakdown c'è un'altra cosa, che si trova soltanto in poche rare pellicole ed è una cosa a te tanto cara, caro Sorrentino: la grande bellezza.
(voto 8+/10)

mercoledì 28 agosto 2013

LA QUINTA STAGIONE, SIMBOLISMO FOR DUMMIES




La quinta stagione
(Belgio, Olanda, Francia 2012)
Titolo originale: La cinquième saison
Regia: Peter Brosens, Jessica Woodworth
Sceneggiatura: Peter Brosens, Jessica Woodworth
Cast: Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle
Genere: ecologista
Se ti piace guarda anche: The Village, Il nastro bianco

INVERNO
Solita vita, in un paesino sperduto nel nulla del Belgio, più precisamente nelle Ardenne. C’è una festa per celebrare la fine della stagione più fredda dell'anno, c’è la bella del paese (oddio bella, sembra appena uscita da un manicomio) che la dà via un po’ a tutti e c’è lo scemo del villaggio che sta a tavola a chiacchierare amabilmente con un gallo. Solite cose che capitano in tutti i paesi.

"Perché indossi quello stupido costume da gallo?"
"Perché indossi quella stupida maschera scopiazzata da Arancia Meccanica e/o Eyes Wide Shut?"

PRIMAVERA
Solita vita, sembra sempre inverno. Dov’è il sole? Dov'è la primavera? Perché le mucche non danno latte? Perché le api sono congelate? Perché i fiori non spuntano? Perché le ragazze non vanno in giro mezze ignude a festeggiare lo Spring Break?

"Coraggio, tirati su! Prima o poi l'estate arriverà
e le ragazze torneranno a indossare bikini!"

ESTATE
Solita vita, nel paesino più sfigato delle Ardenne. L’inverno non vuole proprio saperne di finire. Sembra di stare a Masone, il paesino più sfigato della Liguria, dove piove sempre. Non ci credete? Se passate in autostrada da quelle parti, vedrete una nuvoletta fantozziana perenne. Qualcosa del genere capita anche al villaggio rurale al centro del film La quinta stagione, quindi non è che sia proprio uno spunto fantascientifico. Questo infatti non è certo un film fantascientifico. Non aspettatevi alieni, astronavi, robot, mostriciattoli verdi, Will Smith o cose del genere. Non aspettatevi nemmeno che succeda qualcos’altro. La quinta stagione rappresenta l’immobilità totale. Un paese di solito regolato dai cicli delle stagioni in cui, quando questi cicli se ne vanno a puttane, tutto rimane fermo. Come fotografia di ciò, La quinta stagione è perfetto. La fotografia, anche parlando a un livello cinematografico, è proprio ciò che funziona di più in questa pellicola. A livello visivo, La quinta stagione possiede un discreto fascino. Per il resto, è un film che resta immobile, non si avvicina mai ai suoi personaggi, con i suoi campi lunghi scopiazzati da The Village e Melancholia, pellicole, Opere di ben altra caratura sia a livello di contenuti, che pure a livello estetico.
L’unico personaggio protagonista sembra essere la Natura, probabilmente anche per ragioni di budget. Dopo tutto, la Natura mica devi pagarla e metterla in regola. Una Natura comunque imprevedibile che si ribella all’uomo, proprio come fa il gallo nella sequenza d’apertura. Tutto molto simbolico, quanto tutto molto freddo, come appunto in un inverno perenne. La quinta stagione avrà al suo interno tante belle e pure un pochino scontate metafore for dummies, dai cambiamenti climatici all’uomo che è più bestia delle bestie, però non basta. Come film non emoziona, non trascina, non coinvolge nemmeno nella scena clou della parte finale, quella in cui gli abitanti del villaggio indossano delle maschere per nascondere la loro malvagità di massa. Peccato che Stanley Kubrick l’avesse già fatto 40 e passa anni fa, con ben altra potenza. La quinta stagione ricorda anche Kynodontas, per intenti allegorici, ma senza la sua stessa forza. Ed è un po’ come Il nastro bianco di Michael Haneke senza una storia da raccontare e senza una Storia alle spalle. O è come un film di Lars Von Trier senza palle. Cinema d’autore senza Autori. La quinta stagione è una successione di belle fotografie, di bei quadri impressionisti, ma che non impressionano. Soprattutto, non funziona come film. Il cinema è arte in movimento. La quinta stagione è arte, se è arte, statica.

Si è tolta la vita perché non poteva sopportare una vita senza estate.
E soprattutto senza tormentoni musicali latino americani estivi.

AUTUNNO
Solita vita, a parte il fatto che i contadini si mettono a sparar fuori citazioni nichiliste di Nietzsche random ("Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante") manco fossero delle liceali che vogliono impressionare il prof di filo. Il vantaggio della situazione in cui si trovano è che non dovranno immalinconirsi perché l’estate sta finendo e un anno se ne va. Vivendo in un inverno perenne, non hanno una bella stagione da dimenticare. Così come noi spettatori, non avendo assistito a un gran film, non ci rammarichiamo certo per la sua fine. Anzi, il finale più che lacrime suscita risate...

"Coccodè."
"Ma che dici? Sono un gallo, non capisco la lingua delle galline..."

LA QUINTA STAGIONE
(ATTENZIONE SUPER SPOILER!)
Solita vita, nel paesino più sfigato delle Ardene. Anzi no, colpo di scena: arrivano gli struzzi. Ci mancavano solo loro.
Ma per favore…

"Hey gente, come butta?"

Il blog Pensieri Cannibali consiglia comunque di vedere questo film. Non d’estate né in autunno, non d’inverno né tanto meno in primavera, ma durante la quinta stagione. O, come si dice nei paesi non delle Ardenne ma delle mie parti, consiglia di vederlo la smaiia dij tre giòbia, la settimana dei tre giovedì.
(voto 5/10)



domenica 4 novembre 2012

Un’estate da gigabyte

"Cos'ha da essere tanto felice, quello?
Ha appena scoperto che i One Direction si sono sciolti?"
Un’estate da giganti
(Belgio 2011)
Titolo originale: Les géants
Regia: Bouli Lanners
Cast: Martin Nissen, Zacharie Chesseriaud, Paul Bartel, Didier Toupy, Karim Leklou, Marthe Keller, Gwen Berrou
Genere: Giffoni
Se ti piace guarda anche: Stand by Me, Tomboy, Il ragazzo con la bicicletta

Siamo alle solite. La distribuzione cinematografica italiana e i suoi misteri.
Questa volta non c’è nemmeno da lamentarsi troppo per la traduzione del titolo: Les géants è diventato da noi Un’estate da giganti. Essendo la pellicola ambientata d’estate, ci può stare. Fin qui, tutto a posto. Sarebbe potuta andare decisamente peggio. Avrebbero potuto optare ad esempio per un titolo come Un’estate da leoni, come avevano deciso di fare con Un anno da leoni (film che con Una notta da leoni non c’entrava una mazza).
Tenere solo “I Giganti” invece non andava bene. Suonava troppo nome da band beat italiana anni Sessanta…



"Qualcuno ha ordinato una escort?"
"No, io veramente solo una pizza prosciutto e funghi..."
E allora, accettiamolo pure, questo titolo: Un’estate da giganti.
Quello che appare incomprensibile è il perché un film con un titolo del genere, anziché farlo uscire nei mesi caldi, abbiano aspettato il weekend di Halloween. Ma probabilmente sono io a sbagliare. Non bisogna cercare una logica nelle scelte distributive cinematografiche italiane, perché non ne hanno alcuna.
Per la segnalazione di questo film, ancor prima che l’oscura distribuzione nostrana si decidesse a farlo uscire anche da noi, ringrazio Rumplestils Kin di Once Upon a Time del blog OverExposed. Nonostante non abbia provocato in me il suo stesso entusiasmo, è comunque una pellicola da non snobbare.

Un’estate da giganti racconta l’estate non di tre giganti, bensì di tre gagni, tre giovani kids tra i 13 e i 15 anni d’eta. Racconta le loro prime esperienze con droghe, alcol, auto e tinte ai capelli (ebbene sì). Una pellicola delicata, leggera, in cui a dirla tutta non è che succeda granché.
La cosa che fa più rumore è l’assenza dei genitori dei ragazzi e anche i pochi adulti presenti nella pellicola non è che facciano una gran bella figura. L’estate di questi bambini costretti a vivere in maniera indipendente e arrangiarsi come possono è quindi davvero da giganti, in un mondo di adulti-nani.
Tutto molto carino, in particolare il rapporto con una natura che sembra la vera figura materna per questi kids abbandonati al loro destino. Quello che manca sono però i momenti in grado di consegnare questo piccolo film belga alla memoria, in grado di trasformarlo in un cult assoluto al pari di altri “giganti” della cinematografia pre-adolescenziale come I Goonies, il nuovo di Wes Anderson Moonrise Kingdom o Stand by Me, quest’ultimo richiamato in maniera particolare.
Più che dalle parti di questi filmoni, siamo più dalle parti di una pellicola da Giffoni Film Festival particolarmente riuscita e particolarmente d’autore. E con questo non intendo sminuire il Giffoni, Festival di tutto rispetto, è solo un modo per “ghettizzare” in maniera spiccia e rapida il film. Ci sono le pellicole da festivalone tipo Venezia o Cannes, ci sono le pellicole in stile Sundance, questo lo vedo più da Giffoni. Tutto qua.

"Fossimo in un film horror, adesso saremmo uccisi brutalmente nella notte..."
"Fossimo in un film horror, avrebbero messo delle fighette al posto nostro..."
Degna di menzione la buona prova dei tre giovanissimi protagonisti, con una recitazione non-recitazione molto naturalistica e, a proposito di natura, va sottolineata l’attenzione particolare che le viene rivolta dal regista, ma anche attore e pittore e quant’altro, il belga Bouli Lanners. Un amore per la natura che ricorda, seppure in tono minore, un Terrence Malick qualunque oppure il Wuthering Heights firmato da Andrea Arnold.
Anche se qui ci troviamo decisamente più dalle parti di un cinema dallo sguardo vicino al mondo dell’infanzia, dallo sguardo molto franco-belga che riporta alla mente i recenti Tomboy di Céline Sciamma e Il ragazzo con la bicicletta dei Dardenne.
Un film piccolo, più che gigantesco, ma che una visione comunque se la merita. Meglio se d’estate, incomprensibile distribuzione italiana permettendo…
(voto 6/10)


giovedì 16 settembre 2010

Vivo morto o Ben X

Ben X
(Belgio, Paesi Bassi 2007)
Regia: Nic Balthazar
Cast: Greg Timmermans, Laura Verlinden, Marijke Pinoy, Pol Goosen
Links: imdb, mymovies

Ogni fine è un inizio.

Nel suo mondo, Ben X ha una ragazza ed è un potentissimo cavaliere di 80esimo livello di un gioco di ruolo popolarissimo (una sorta di World of Warcraft).
Agli occhi del mondo esterno, Ben è però solo un ragazzo ritardato che gli parli e non ti dà risposta, sembra incapace di esternare la benché minima emozione umana e viene deriso, picchiato, pubblicamente umiliato dai compagni di scuola.

All'interno di questo gioiellino belga ci sono tematiche molto attuali e discusse: bullismo, diversità, voglia di crearsi una realtà parallela attraverso Internet. Per fortuna però non ci troviamo davanti a discussioni di tipo studioapertiano o ad Avatar jamescameroniani, ma a un film piccolo (nel budget ma non nelle intenzioni) e molto intimo che cerca di raccontare la realtà del protagonista con una full-immersion dal di dentro.

Ben è un ragazzo con la sindrome di Asperger, una forma particolare di autismo in grado di compromettere, o perlomeno limitare, le interazioni sociali. Lo stesso caso di Clay Marzo, fenomeno del surf cui è stato dedicato un ottimo documentario e di cui avevo già parlato. Come Clay, anche Ben è un portento in un determinato campo, nel suo caso i videogame.
La storia la vediamo dal suo punto di vista, la viviamo insieme a lui in un mix riuscito tra la sua voce interiore e le immagini del mondo che gli sta intorno (reale o virtuale che sia), cerchiamo di capire cosa lo blocca, entriamo nel suo mondo. Pietà? Quello lasciamola fare alla tv del dolore. Qui si scava nel profondo del personaggio e si cercano delle risposte concrete al problema del bullismo.
Da segnalare nella colonna sonora i Sigur Ros a fare da sfondo incantato a una delle scene più intense (e più sorprendenti) del film e i dEUS (probabilmente il miglior gruppo belga della storia) con l’azzeccatissima “Include me out”, presente anche nel trailer.
Un film assolutamente consigliato e che ti lascia qualcosa anche al termine della visione. Perché ogni fine è un inizio.
(voto 7/8)


Un nuovo notevole programma-documentario di Mtv USA, World of Jenks, cerca di raccontare la vita di personaggi particolari, lontano da retoriche e piagnistei. Qui sotto c’è la puntata in inglese dedicata a un ragazzo autistico di 20 anni.


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