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lunedì 8 maggio 2017

Cinquanta sfumature di nerd





Cinquanta sfumature di nero

Regia: James Foley
Cast: Dakota Johnson, Jamie Dornan, Kim Basinger, Bella Heathcote, Eric Johnson, Rita Ora, Eloise Mumford, Victor Rasuk, Luke Grimes, Marcia Gay Harden


Volete sapere cosa sogna di notte Christian Grey?
Inutile che fingete di fregarvene o addirittura di non sapere chi è Christian Grey, tanto non ci crede nessuno. Immaginate che sogni chissà quali giochini erotici sadomaso, vero?
E invece no. Sogna di quando era un bambino traumatizzato. Niente fantasie erotiche, insomma. Quelle le mette già in atto quando è sveglio con qualche porcona di turno tipo Anastasia Steele, la finta santarellina. La finta nerd.


lunedì 26 settembre 2016

The Neon Demon, il film più... ATTENZIONE SPOILER cannibale dell'anno





The Neon Demon
(USA, Danimarca, Francia 2016)
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn, Mary Laws, Polly Stenham
Cast: Elle Fanning, Karl Glusman, Jena Malone, Bella Heathcote, Abbey Lee, Keanu Reeves, Christina Hendricks, Desmond Harrington
Genere: cannibalesco
Se ti piace guarda anche: Mulholland Drive, Suspiria, Showgirls

In esclusiva per Pensieri Cannibali, ecco le reazioni VIP ad alcuni commenti della stampa internazionale più fashion su The Neon Demon, l'ultimo controverso film di Nicolas Winding Refn con protagonista Elle Fanning nei panni di una giovane aspirante modella appena approdata in quel di Los Angeles.



martedì 1 settembre 2015

Professore per amore e la riscrittura della carriera di Hugh Grant





Professore per amore
(USA 2014)
Titolo originale: The Rewrite
Regia: Marc Lawrence
Sceneggiatura: Marc Lawrence
Cast: Hugh Grant, Marisa Tomei, Bella Heathcote, J.K. Simmons, Allison Janney, Chris Elliott, Emily Morden, Steven Kaplan, Aja Naomi King, Maggie Geha, Annie Q. Andrew Keenan-Bolger, Olivia Luccardi
Genere: collegiale
Se ti piace guarda anche: Words and Pictures, The English Teacher, Scrivimi una canzone

Hugh Grant era un nome importante di Hollywood. Era o forse dovrei dire fu, visto che è da parecchi anni che non se lo fila più nessuno.
Comunque no, non sto parlando di Hugh Grant-Hugh Grant. Sto parlando del personaggio che interpreta nel suo ultimo film, Professore per amore. E sì, forse sto parlando anche un po' di lui, Hugh Grant-Hugh Grant, intendo. Come spesso accade di recente, il confine tra attore e personaggio si fa sempre più sottile. Basti pensare a Michael Keaton in Birdman. O a Mickey Rourke in The Wrestler, e mica a caso compare pure qui Marisa Tomei. O basti pensare a qualunque malinconico film recente di e/o con Sylvester Stallone che fondamentalmente parla di come ormai nessuno, a parte il mio blogger rivale Mr. James Ford, se lo caghi più di striscio.

sabato 15 giugno 2013

NOT FADE AWAY E LE BAND CHE NON HANNO FATTO LA STORIA


Avete presente i Rolling Stones?
Certo che sì, almeno se non siete dei marziani e forse pure in quel caso è probabile li conosciate comunque.
Bene, bravi. Prendete i Rolling Stones e metteteli da parte, perché questo film non parla di loro. Not Fade Away parla di un gruppo musicale, uno dei tanti, che nessuno conosce. Uno di quei gruppi che uno mette su da ragazzino e che poi non vanno da nessuna parte. Anche io ne avevo uno, ai tempi del liceo. Più che un gruppo vero e proprio, era solo un abbozzo di gruppo. Eravamo io e un mio amico e non siamo andati oltre la scrittura di qualche canzone e il tentativo (poi abortito) di imparare a suonare la chitarra. Ci chiamavamo Paranoid Androids, in onore del celebre pezzo dei Radiohead, e qui in esclusiva mondiale vi propongo il testo della nostra prima canzone, leggermente incazzosa: "Stupid Queen".

Paranoid Androids "Stupid Queen"
(lyrics by: Carlo & Marco)
You are a witch, ‘coz you’re a bitch
you are a star, you are so far
you’re sucking dicks, with your fuckin’ lips
you use Chanel, but you smell like hell!

(chorus)
And you feel like Marilyn
but you’re just a stupid queen

Your pussy is open, but your heart is broken
you’re very easy, but you’re always busy
your body smells, like the fire of the hell
your skirt is shirt, like all your flirts

(chorus)
And you think you’re Marilyn
but I think you’re a stupid queen

So you fuck for all the day, but you always make them pay
you want it bigger than a bus, to take it in your lonely ass

(chorus)
And you feel like Marilyn
but you’re just a stupid queen
and you want to kiss James Dean
but you’re always a stupid queen

So you’re adored,
‘coz you’re a whore

Scrivere canzoni si rivelava più che altro un modo piacevole per passare il tempo mentre i prof spiegavano le loro noiose lezioni. Oltre che un modo per migliorare il nostro inglese. I Paranoid Androids sono rimasti però giusto un tentativo di mettere su una band. Più in là nel tempo, una volta abbandonata ogni speranza di imparare a suonare in maniera decente la chitarra, mi sarei dedicato alla carriera solista, passando alla musica elettronica con il nickname Cannibal Kid che mi accompagna ancora tutt’oggi in qualità di blogger.
Tutta questa intro non necessaria per dire che la storia della musica è sì fatta dai gruppi che tutti ammiriamo e amiamo, ma è anche fatta di band sconosciute, di semplici ascoltatori appassionati che hanno tentato di suonare, magari con risultati non eccezionali. Proprio come la band protagonista del film di cui oggi vi vado a parlare.

"Grandi Rolling Stones! Ecco... noi non diventeremo mai come loro."
Not Fade Away
(USA 2012)
Regia: David Chase
Sceneggiatura: David Chase
Cast: John Magaro, Bella Heathcote, Jack Huston, James Gandolfini, Dominique McElligott, Meg Guzulescu, Christopher McDonald, Brad Garrett, Isiah Whitlock Jr.
Genere: rock band
Se ti piace guarda anche: Killing Bono, Nowhere Boy, The Runaways, Control, Sex & Drugs & Rock & Roll

Not Fade Away rappresenta l’esordio cinematografico di David Chase.
Avete presente David Chase?
No?
È meno grave rispetto a non conoscere i Rolling Stones, però significa che avete qualche lacuna nell’ambito delle serie tv. David Chase è infatti il creatore de I Soprano, serie che non ho mai amato più di tanto, ma comunque a sua modo storica. Saper fare grande tv non sempre significa anche saper fare grande cinema e questo film lo dimostra. Not Fade Away sarebbe un episodio pilota notevole per una nuova serie, mentre come pellicola cinematografica a se stante non funziona del tutto, sebbene una visione se la meriti tutta.


Come preannunciato nella intro, Not Fade Away racconta di un gruppo di ragazzi che nei favolosi anni ‘60 mettono su un gruppo che poi non diventerà celebre, ma ciò non significa che non abbia giocato un ruolo importante nella loro vita. Anche se non faranno il botto vero e proprio, la loro vicenda segue la tipica parabola raccontata in molte altre pellicole musicali su band un pochino più famose, da Nowhere Boy sui primissimi Beatles a Control sui Joy Division, da The Doors sui… The Doors a The Runaways sulle… The Runaways, finendo per ricordare soprattutto Killing Bono, la storia di una band vissuta all’ombra della popolarità dei maledetti U2.

"Uff, non scriverò mai una hit come gli Stones. E manco come PSY..."
La regia di David Chase è molto classica, di stampo televisivo (un televisivo buono, sia inteso), senza lampi particolari. Così come non dà il massimo il suo pupillo James Gandolfini, l’ex Tony Soprano che al cinema continua a collezionare un sacco di ruoli e particine varie, nessuna in grado di lasciare il segno.
Da tenere d’occhio invece i ggiovani del cast: il protagonista John Magaro qui ha un personaggio un po’ stronzetto e non ispira molta simpatia, però non se la cava male; Jack Huston finalmente abbiamo l’occasione di vederlo con tutta la faccia e con tutti e due gli occhi, mentre in Boardwalk Empire lo vediamo solo a metà e Bella Heathcote, nuova pupilla di Tim Burton che l’ha lanciata nel suo Dark Shadows, per adesso è più bella che brava a recitare, d'altra parte si chiama Bella mica Brava. Il tempo, comunque, così come per gli altri giovani promettenti attori, è dalla sua parte. Time is on my side, come cantano i Rolling Stones qui coverizzati dalla band al centro delle vicende del film, nella scena che più rimane impressa di tutta la pellicola. Yes it is.



"Ah Bob Dylan, vieni un po' qui a falciare il prato!"
Riguardo alla storia di questo gruppo, ci viene raccontata attraverso conflitti di personalità piuttosto tipici: il batterista canta meglio del cantante e quindi si trova a sostituirlo come leader del gruppo, l’ex cantante non la prende troppo bene e iniziano i problemi, soprattutto perché il batterista diventato cantante comincia a tirarsela manco fosse il nuovo Bob Dylan. Non manca naturalmente anche una storia d’amore, ma tutto resta troppo abbozzato. Proprio come questa band. Ha del potenziale, potrebbe fare grandi cose, però alla fine non ce la fa. Non le realizza. Stesso discorso per l’intero film. Parte bene, riesce a rendere quella che poteva essere l’eccitazione di mettere su una band rock’n’roll nel pieno degli anni Sessanta, comincia a coinvolgere nella vita dei suoi protagonisti, ma non riesce mai a decollare veramente.
Eppure va bene così. C’è bisogno anche di questo. Così come c’è bisogno di band che non fanno la storia della musica, a volte ci si può godere pure un film non del tutto riuscito e con un finale scemotto campato per aria. Una pellicola che non farà certo la storia del cinema, ma che riesce almeno a trasmettere una genuina passione per la musica. Non è poco. E poi, per fare un film davvero grande, l’esordiente classe 1945 David Chase ha ancora tempo.
Time is on my side, yes it is.
(voto 6,5/10)



martedì 25 settembre 2012

Tim (Burton) Tribù

"Tenetemi incatenato, che se no mi scappa un'altra Deliranza!"
Dark Shadows
(USA 2012)
Regia: Tim Burton
Cast: Johnny Depp, Bella Heathcote, Eva Green, Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter, Chloe Grace Moretz, Jonny Lee Miller, Jackie Earle Haley, Gulliver McGrath, Christopher Lee, Alice Cooper
Genere: burtoniano
Se ti piace guarda anche: La famiglia Addams, Beetlejuice - Spiritello porcello, Sweeney Todd, Dark Shadows (serie tv)

Luci e ombre.
Per un film che si intitola Dark Shadows, ci si aspetterebbero più ombre. E infatti è così.
Però partiamo dalle luci: Dark Shadows non fa schifo. Non è una porcheria come Alice in Wonderland. E qui possiamo tirare un sospiro di sollievo. Il film è ad anni luce di distanza dai capolavori di Tim Burton, ovvero Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas e Big Fish. Nemmeno riesce a infilarsi nella seconda fascia, quella di suoi altri grandissimi film come Mars Attacks!, Ed Wood, Il mistero di Sleepy Hollow e La sposa cadavere. Diciamo che Dark Shadows scivola molto più in basso, all’interno della mia classifica burtoniana ideale, e oltre al terrificante Alice supera giusto il suo non richiesto remake de Il pianeta delle scimmie.
Non è tanto, ma è qualcosa per intravedere un segnale di miglioramento. Almeno, qui Tim Burton sembra essersi divertito come un bambino in un parco giochi. Sebbene di certo si sia divertito più lui degli spettatori. Il suo Alice in Wonderland invece non era stato un viaggio nel paese delle meraviglie probabilmente nemmeno per lui, quanto piuttosto un compitino sterile svolto per la Walt Disney Productions. Il legame con la casa di Topolino prosegue anche in questa pellicola, però questa volta il bilanciamento Burton-Disney volge un po’ più a favore del primo, così come dovrebbe capitare anche nel suo prossimo Frankenweenie. Sebbene il fatto che sia ispirato a un suo cortometraggio del 1984 fa sentire puzza di idee riciclate all’orizzonte.

"Che pizza: Tim Burton vuole farci rivedere Alice in Wonderland!"
Per quanto non si possa ritenere una pellicola riuscita, se non altro Dark Shadows permette allora a Burton di rimettere la testa fuori dall’ombra Disney e di mostrare le caratteristiche tipiche del suo cinema. All'interno della casa della pellicola c’è infatti un sacco di Burton, pure troppo. Che il regista dark per eccellenza con Dark Shadows abbia rischiato di diventare una parodia di se stesso?
Il rischio in qualche scena lo corre, soprattutto quelle in cui Johnny Depp versione vampiro gigioneggia ancora più del suo solito. Eppure nel complesso il rischio di scadere nel ridicolo - leggi Deliranza - è qui scampato. Molto bene, allora?
Eh no, perché laddove il film non cade nel penoso e nel ridicolo, allo stesso tempo non accende mai un vero interesse. Se Alice in Wonderland generava più che altro disgusto e ribrezzo, Dark Shadows lascia parecchio indifferenti.
Quale delle due cose è peggiore?
Per un regista spesso estremo e kitsch, forse la seconda.

"Tranquilla Chloe, lo fermo subito io!"
Qualche luce è comunque presente. Due, in particolare: Chloe Moretz ed Eva Green.
Chloe “Hit-Girl” Moretz, dopo la spenta parentesi scorsesiana di Hugo Cabret, pure qui si è trovata a lavorare con un mostro sacro del cinema. Anche in questo caso ben lontano dal suo apice. Se Dark Shadows è più o meno sullo spento livello dell’ultimo film di Martin Cabret, qui almeno la giovanissima Moretz sa illuminare la scena, nelle purtroppo pochissime scene in cui compare. Il suo personaggio della teen ribelle e rockettara è quello potenzialmente più interessante, peccato sia sfruttato male dal confusionario Burton.

L’altra star del film, anzi la star principale e indiscussa del film è Eva Green. In versione strega bionda, la Eva si inserisce alla perfezione nella tradizione delle femme fatale burtoniane, raccogliendo il testimone dalla Kim Basinger di Batman, dalla Micetta Pfeiffer di Batman - Il ritorno, dalla Patricia Arquette di Ed Wood, dalla Alison Lohman di Big Fish, dalla Lisa Marie di Mars Attacks!, della Christina Ricci de Il mistero di Sleepy Hollow e mi scuso personalmente con qualunque altra abbia dimenticato.
Cattiva e sexy allo stesso tempo, la Green è la luce verde del film, l’elemento catalizzatore dell’attenzione di una pellicola per il resto stanca e stancante, ferma come l'ispirazione di Burton alla luce gialla del semaforo.

Il problema di Dark Shadows non sta comunque certo negli attori. Johnny Depp non è alla sua migliore intepretazione burtoniana, ma almeno riesce a far dimenticare orrori recenti come The Tourist e il cappellaio matto del già più volte menzionato Alice in Wonderland.
Discorso analogo per altre aficionados del regista come Helena Bonham (ma non troppo bona) Carter e Michelle Pfeiffer, pure loro non ai loro massimi eppure più che valide nelle loro interpretazioni.
Un plauso poi allo spaventoso Jackie Earle Haley, recente Freddy Krueger, uno che con quella faccia non poteva non essere convocato da Burton, mentre il trainspottinghiano Jonny Lee Miller resta troppo nelle shadows e l’emergente quasi esordiente totale Bella Heathcote è la tipica bellezza burtoniana, ma come attrice può e deve maturare ancora parecchio.


"In radio c'è un pulcino, in radio c'è un pulcino...
Hey, non è che il gobbo m'ha messo il testo della canzone sbagliata?"
Luci più che ombre arrivano pure dalla colonna sonora. Davvero belli la maggior parte dei pezzi, in particolare Nights in White Satin dei Moody Blues suonata in apartura, che illude di poterci trovare di fronte a un nuovo cult burtoniano. Così non sarà e si rivelerà solo un’illusione. Un’illusione sonora.
Niente male anche Iggy, Elton John, Percy Faith, Carpenters e i Killers sui titoli di coda. E pure un redivivo Alice Cooper in Wonderland fa la sua apprezzabile comparsata, non solo musicale, bensì proprio a livello fisico, con un cameo.

Il problema di Dark Shadows non sta nemmeno nei personaggi. I personaggi, bene o male, ci sono. Qualcos’altro invece manca del tutto.
Dove sono la storia, dove sono gli sviluppi, dov’è il film?
Dark Shadows si ispira a una serie tv. E si vede. Sembra infatti l’episodio pilota per un remake del telefilm anni '60/'70. Un episodio in cui ci vengono presentati i personaggi, in cui si intravedono i conflitti e le possibili relazioni tra di loro. Solo che un episodio pilota non è una pellicola completa.
Dark Shadows lascia così con l’impressione di aver assistito a un anticipo, a un antipasto. Solo che io sto ancora attendendo che il film, quello vero, cominci.
(voto 6/10)

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