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domenica 3 novembre 2013

OH BOY, IL CAFFE’ SOPRA BERLINO




Oh Boy, un caffè a Berlino
(Germania 2012)
Titolo originale: Oh Boy
Regia: Jan Ole Gerster
Sceneggiatura: Jan Ole Gerster
Cast: Tom Schilling, Friederike Kempter, Marc Hosemann, Katharina Schüttler, Justus von Dohnányi, Andreas Schröders, Katharina Hauck, Ulrich Noethen, Leander Modersohn
Genere: crucco
Se ti piace guarda anche: Manhattan, Una storia vera, Good Bye, Lenin!


Non sono un patito di caffè, se qualcuno nel mondo se lo stava chiedendo, e non credo. A Berlino mi è però capitato di bere un caffè, ma solo perché ero davvero devastato e in hangover e in tali circostanze un caffè me lo prendo volentieri. C’è chi se lo piglia tutti i giorni, altrimenti non riesce a vivere, io preferisco gustarmelo in occasioni particolari, ma in ogni caso il caffè è un piacere e se non è buono che piacere è?
Non ricordo se il caffè era buono, i ricordi del trip a Berlino sono un po’ offuscati, d’altra parte credo sia stata la città più devastante in cui sia mai stato, oltre che una delle più affascinanti. A Berlino si respira Cultura e Storia da tutte le parti e, anche se sei un idiota e ogni riferimento a me è completamente voluto, ti senti più intelligente soltanto a camminare tra quei viali enormi o a prendere la metro che attraversa la città sia sotto che sopra la superficie.


Prendere un caffè a Berlino può essere però un’impresa ardua, come ci dimostra questo film, Oh Boy, un caffè a Berlino. Una pellicola con un titolo del genere di cosa può parlare?
Fondamentalmente di un ragazzo, un ventenne e qualcosa, sostanzialmente un nullafacente che ha abbandonato l’università, e di 24 ore nella sua vita, mentre cerca di farsi un caffè nella sua città, Berlino. Ce la farà?
Uno spunto grottesco per un film che fa del grottesco la sua filosofia. Il protagonista, il belloccio Tom Schilling, passa da una situazione assurda all’altra, attraversando non solo Berlino ma vari risvolti esistenziali, dalle relazioni con un paio di fanciulle (tra cui la sosia crucca di Reese Witherspoon, Friederike Kempter) al rapporto col padre, fino all’amicizia e alla morte. Quasi come se ci trovassimo in un road movie alla Una storia vera, solo ambientato nella capitale tedesca, con un protagonista giovane che non va in giro su un tosaerba e insomma non è che c’entri poi così tanto con Una storia vera, se non che nel suo approccio bizzarro e nel suo vagare continuo in qualche modo me l’ha ricordato. Così come mi ha ricordato anche l’ironia e l’importanza dell’ambientazione cittadina nel cinema di Woody Allen.

"Reese Witherspoon crucca, a chi?"

Oh Boy è una delle visioni più gradevoli in cui mi sono imbattuto quest’anno. È una pellicola leggera e questo lo intendo come un gran complimento. Sa essere profondo, ma senza fartelo pesare. È girato in un bianco e nero essenziale, possiede un gusto raffinato, è attraversato dall’inizio alla fine dagli splendidi dialoghi scritti dal regista e sceneggiatore esordiente Jan Ole Gerster. È un’osservazione non pretenziosa sull’assurdità della vita. Della vita di oggi e più in generale della vita e basta. Un film piccolo, e anche questo sia inteso come un complimento, una chicca che va giù veloce, da assaporare con calma, da gustare attimo per attimo, perché un film è un piacere e se non è buono, che piacere è?
E Oh Boy, un caffè a Berlino più lo mandi giù e più ti tira su.
(voto 7,5/10)




mercoledì 8 giugno 2011

Unknown - Una roba senza identità

Unknown - Senza identità
(USA 2011)
Regia: Jaume Collet-Serra
Cast: Liam Neeson, January Jones, Diane Kruger, Frank Langella, Sebastian Koch, Aidan Quinn, Bruno Ganz
Genere: thrillerone
Se ti piace guarda anche: Frantic, The Net - Intrappolata nella rete, Il sesto giorno

Trama semiseria
Un biotecnologo americano con le sembianze di Liam Neeson atterra a Parigi per partecipare a un prestigioso convegno. Lasciata la moglie in hotel, Neeson prende un taxi guidato da Diane Kruger, una chiaramente troppo gnocca per potersi guadagnare da vivere facendo la taxista, e infatti non è certo un fenomeno alla guida e i due fanno un pauroso incidente stradale. Tempo pochi secondi e l’efficiente ambulanza tedesca e già arrivata a soccorrerli. Se il film fosse stato ambientato in Italia non so se i due sarebbero ancora vivi… Risvegliatosi dal coma dopo 4 giorni, i ricordi di Neeson sono confusi: “Davvero una volta sono stato nominato agli Oscar?” si chiede incredulo. Tornato in hotel, è la moglie a non riconoscerlo e il suo posto, sia nella vita privata che nel lavoro, è stato preso da un altro uomo.
Cosa sarà successo? È lui oppure ètutto il resto del mondo a essere finito in coma? E soprattutto: January Jones l’avevamo lasciata sposata al mitico Don Draper di Mad Men e qui la ritroviamo moglie di Liam Neeson? Ma per favore…

"Sono davvero sposato con January Jones!"
"Sì sì, bravo Liam Neeson: chissà perché ma nessuno ti crede..."
Recensione cannibale
Liam Neeson è proprio un attore che non capisco. Anzi, non capisco come faccia a fare l’attore, visto che ha una faccia di pietra che di più impassibile ci sono solo gli eroi action degli anni ’80. Qualcuno dirà che ha fatto Schindler’s List, però sono passati quasi 20 anni e lui su quella pellicola ci sta ancora campando di rendita alla grande. Non è poi quello il film che Lars Von Trier ha accusato di apologia anti-nazista? Mmm… credo di sì.
Non sopportando Liam Neeson, i motivi per cui mi sono avvicinato a questo film sono due: il primo è quello cui avvennavo prima ed è ovviamente la magnifica January Jones proveniente dalla serie Mad Men, che qui se la cava pur non scrollandosi di dosso del tutto la parte di Betty Draper, il secondo è l’ambientazione berlinese, città che adoro e che - ho immaginato - potrebbe rendere l’atmosfera del film differente dai soliti thrilleroni americani. Avrò pensato bene?

Gnocca al volante, pericolo costante!
La risposta è un sì poco convinto, oppure un no ehm... pure questo non del tutto convinto. Da una parte è infatti un thrillerone ben congegnato, di quelli che - nonostante Liam “no expression” Neeson – all’inizio coinvolgono e catturano l'attenzione e che, dopo una prima parte dal buon ritmo e dalle buone premesse, inevitabilmente si perdono per strada. Per fortuna comunque non finendo nel disastro totale come l'odioso The next three days con l’altro granitico Russell Crowe: in maniera piuttosto curiosa, quello era il remake del film francese Anything for her - Pour elle con Diane Kruger, attrice tedesca che ritroviamo proprio qui. E l'atmosfera “euro” di questo Unknown - Senza identità entra qui in gioco in maniera prepotente (o quasi). L'attacco sembra infatti riportarci dalle parti di Frantic, il grandioso thriller di Polanski ambientato a Parigi, solo che qui siamo nella fascinosa Berlino: è sempre un piacere rivedere, sebbene solo su schermo, alcuni siti della city, ma a fare i soliti pignoli la location poteva essere sfruttata un po' meglio.
Non contenti di conquistare trionfi in qualunque disciplina sportiva, gli spagnoli adesso vanno anche alla conquista di Hollywood, o almeno a provarci è il regista spagnolo Jaume Collet-Serra, che non è un fenomeno (non ancora, almeno) ma ha dimostrato con i precedenti Orphan e La maschera di cera di possedere perlomeno uno sguardo visivo decente, pure qui confermato.
A rendere il tutto ancora un po' più euro ci pensa qualche vaga citazione a Le vite degli altri e la presenza nel cast di Bruno Ganz, attore svizzero de Il cielo sopra Berlino nonché interprete di Adolf Hitler in La caduta, ruolo che lo rende un candidato ideale per uno dei prossimi film di Lars Von Trier, sì ancora lui.

Questo film è quindi il solito thrillerone americano? Ed è un buon film? La risposta è Unknown: ci troviamo di fronte a un ibrido euro-americano che ha una partenza accattivante, ma che poi fa scemare l'interesse nei suoi confronti. Guardabile, ma certo che a prendere un altro attore al posto di Liam Neeson non avrebbero fatto un brutto affare...
(voto 5/6)

giovedì 6 novembre 2008

Kaiser Chiefs (Berlin - Die Deutsch Delirium)

lampi di momenti poco umani, molto berlinesi:

l’orsetto Knut deve morire
come Macaulay Culkin e altre baby-star è cresciuto, ha cominciato a drogarsi e ormai non è più una mascotte innocua ma una belva feroce pronta ad azzannare anche un bambino, dicono
la potenza dei regimi totalitari in tutta la sua devastante grandezza fa sentire piccoli come formichine che conservano le briciole di pane per l'inverno, sai mai capiti pure una recessione di briciole
passeggiare a fianco del muro che adesso è solo un muro ma per quasi trentanni è stato qualcos’altro e sapere di poter andare dall’altra parte se solo ci va di farlo
“Berlino Est ha la strana capacità di far scrivere solo cose importanti,” non lo dico io, lo diceva David Bowie
“Possiamo essere eroi, solo per un giorno,” anche questo lo diceva Bowie mi sa
fare un check-in al check point Charlie
la torre di Tannhauser guarda l’intera città dall’alto e sono quasi sicuro sia in diretto contatto con gli extraterrestri
sono l’unico che si emoziona per un coro di bambini stonati dentro il Duomo?
l’angelo sopra il cielo di Berlino è poesia pura
il cielo è grigio sopra Berlino
siamo messi male se non riusciamo a raggiungere l’ostello senza l’aiuto di una sosia di Meredith Grey?
appena arrivati a già mai più sobri
questa è la follia continuo stimolo mentale, istinto primo-primordiale che lentamente ti pervade, corrente forte ascenzionale digitale cerebrale
o questa è l’amnesia?
dormito quanto? forse due ore per notte?
a forza di non dormire sono in d-d-d-delirio tr-tr-tremens, s-s-s-s-ss-scusate ma aiuto! no no no non riesco p-p-p-p-più a scrivere
mi riprendo con un orribile caffè che alle 6:30 di mattino mi evita miracolosamente lo sbocco pregustato
il marsupio va troppo di moda a Berlino, tanto per dire
la cameriera del Sixties è tipo la mia donna ideale, tanto per dire pure questo
mangiatevi un cheesecake, ma solo se cercate la morte immediata per colesterolo
i Kaiser Chiefs nonostante il nome non essere tedeschi ja, però essere colonna sonora perfetta per un viaggio in das Deutschland, raus!
non sarebbe bello abitare nel quartiere universitario?
non sarebbe bello riprendere Berlino?
(sì, e l’ho anche ripresa… con la videocamera)
around the world around the world around the world all around the world
ci siamo odiati -du du hast!- e ci siamo voluti bene
risorgere dall’underground e riscoprire l’immenso illuminato della notte in città
senza i Kraftwerk che razza di musica ci sarebbe in giro oggi?
scegliere di utilizzare il gabinetto del dottor Caligari o il gabinetto dell’ostello?
cos’altro è l’espressionismo tedesco se non il precursore dell’emo?
l’alcool come rimedio contro il mal di testa.. e funziona, gente, funziona
com’è che fanno questi ad andare in giro in maglietta se noi col piumino e dodici maglie addosso abbiamo un freddo orso?
scatta la parklife nelle enormi distese verdi, ma con questa atmosfera autunnale sembra più che altro di stare dentro Il silenzio degli innocenti o The Blair Witch Project
kebab, wurstel, crauti, burger king, indiano, thai o pizza Grosso-Del Piero?
chiedere “heeee, scusate… ma qui lo fate il tipico piatto tedesco kaiser spaetzle?” nel più fumoso inquietante e improbabile negozio di Berlino e non essere nemmeno accoltellati
la birra del lupo è la cosa più buona mai bevuta
il narghilè alla mela è la cosa più buona mai fumata
Berlino è la metropoli più delirante ma allo stesso tempo anche quella più tranquilla mai vista
rewind
riavvolgiamo
il muro
la torre
Alexanderplatz
Postdamer Platz
i palazzi
i locali
la Porca di Brandeburgo
i Rammstein
i Kraftwerk
i Kaiser Chiefs
Bowie
Hitler
il comunismo
Est
Ovest
la città dei contrasti
i fiumi di alcooooool
noi non siamo i ragazzi dello zoo di Berlino
e l’orsetto Knut deve morire
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