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martedì 15 aprile 2014

LE LETTURE CON CUI SONO CRESCIUTO




Tempo di Top 10.
Ancora?
Ebbene sì.
La “Serie sulla crescita” di Pensieri Cannibali diventa (quasi) adulta e raggiunge il suo quinto capitolo. A questo punto scatta d’obbligo un riassunto dei capitoli precedenti:

Oggi è invece il turno delle 10 letture con cui sono cresciuto. Precisazione: non le più belle, non necessariamente le mie preferite, solo quelle che nel bene o nel male hanno segnato i miei anni infantili e adolescenziali. Dentro ci sono libri, romanzi, ma anche riviste, giornali e giornaletti.

Volete farlo anche voi?
Partecipate a questo giochino/lista sui vostri blog, social network o qui sotto tra i commenti, e nel frattempo beccatevi la mia Top 10.


10. Alessandro Manzoni “I promessi sposi”
Ai tempi del liceo odiavo I promessi sposi, poi crescendo… l’ho odiato ancora di più. È una schifezza scritta male, con personaggi ridicoli, una trama degna di una fiction di Canale 5 e un’insopportabile e onnipresente morale cattolica. Non so se viene insegnato ancora, credo di sì, ma andrebbe bandito da tutte le scuole. E pure da biblioteche e librerie, già che ci siamo. Io sono stato obbligato a leggerlo al liceo, me lo sono risorbito pure all’università, spero che almeno le nuove generazioni se lo possano risparmiare.
A meno che la scena del matrimonio non sia riscritta da George R. R. Martin...

"Questo post non s'ha da fare!"

9. Topolino e Corriere dei Piccoli
L’anti-Disney Cannibal Kid è cresciuto con Topolino?
Ebbene sì. Alle storie del topo più antipatico del mondo, a parte Geronimo Stilton, ho comunque sempre preferito le vicende dedicate ai paperi.
L’altra rivista con cui il piccolo me è cresciuto è il Corriere dei Piccoli, anche noto come Corrierino. Dentro si potevano trovare cose allucinanti come la Pimpa e il Signor Bonaventura. Ma perché diavolo lo leggevo e perché diavolo mi piaceva pure così tanto?


8. Antoine de Saint-Exupéry “Il piccolo principe”
Un’opera letteraria per bambini, forse.
O forse, probabilmente, uno dei libri più profondi mai scritti.

"Che bello il mio vestitino, me l'ha disegnato Miuccia Prada."

7. Oscar Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”
Il romanzo dandy per eccellenza. Un punto fermo nella mia formazione culturale. Troppo chic.


6. Enrico Brizzi “Bastogne”
Il mio primo approccio agli scrittori “cannibali” è stato con questo libro. Mio padre all’epoca aveva un’edicola e, tra i Miti Mondadori usciti che mi potevo leggere a scrocco, c’era l’opera seconda di Enrico Brizzi, che mi lessi quindi ancor prima del suo celebre esordio Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Per quanto anche quest’ultimo abbia segnato la mia adolescenza, Bastogne è Bastogne. Un’Arancia Meccanica ambientato nella Nizza degli anni ’80, con dentro un sacco di sesso, droga, violenza e grande musica del decennio. Per il me quindicenne di allora non poteva esserci niente di più fico. E forse nemmeno per il me di oggi.


5. George Orwell “1984”
Questo è un libro con cui sono cresciuti in tanti. Silvio Berlusconi di certo l’ha letto in maniera attenta, così come gli sceneggiatori del Grande Fratello, l’autrice di Hunger Games e più in generale gli autori del 99% di romanzi, film, serie tv e fumetti distopici/futuristici.
E pure io.


4. Ciak, Duel e Film Tv
Perché ho cominciato a scrivere di cinema?
O, se preferite, chi potete maledire perché Pensieri Cannibali è diventato un sito prevalentemente cinematografico?
Per quanto riguarda la parte più pop e se vogliamo “commerciale”, ma anche per la mania di fare liste e classifiche e per il cercare di rivolgersi a un pubblico più vasto possibile, il mio punto di riferimento è sempre stato Ciak. Per quanto riguarda l’anima più alternativa e se vogliamo “radical-chic”, il modello era invece [duel], diventata oggi duellanti, una rivista che leggevamo in quattro gatti ma che era scritta in maniera di-vi-na. Via di mezzo tra le due correnti è poi il sempre valido Film Tv, pubblicazione nata con la scusa di essere una guida ai programmi tv, ma in realtà soprattutto una rivista di cinema, di grande Cinema.


3. Bret Easton Ellis “American Psycho”
American Psycho mi ha fatto a pezzi. Mai nessun romanzo mi era entrato sotto pelle in una maniera così prepotente e malvagia. Questo romanzo mi ha distrutto, massacrato, mi ha reso più cinico e cattivo.
Ci sono libri che ti fanno diventare una persona migliore. American Psycho non è di sicuro tra quelli.


2. Il Mucchio Selvaggio
Una rivista che è stata un mio riferimento fondamentale assoluto. Sia per la musica consigliata, molto radical-chic e alternativa, sia per lo stile di scrittura. Tra le sue pagine sono poi passate nel corso degli anni grandi penne. Dall’appassionato di musica brit Carlo Villa al politologo Massimo del Papa, dall’electro boy Damir Ivic al tuttologo Luca Castelli, passando per il direttore e factotum Max Stefani. C’era pure un giovane Andrea Scanzi, oggi prezzemolino tv, all’epoca davvero un portento con le parole. Come scriveva lui di calcio, con le sue fissazioni per Rui Costa, Garrincha e Savicevic, non ho letto nessuno mai.
Negli ultimi anni sono successi dei casini, è cambiata la gestione della rivista, alcune ottime firme come Claudia Durastanti sono comunque sempre presenti, però per me Il Mucchio resta un modello esistenziale soprattutto per quanto riguarda i miei anni adolescenziali.


1. J.D.Salinger “Il giovane Holden”
Il giovane Cannibal è cresciuto con Il giovane Holden. Una pietra miliare che ha cambiato per sempre il mio modo di scrivere, e forse anche il mio modo di vedere il mondo.

martedì 26 novembre 2013

AMERICAN GIGOLO – PUTTANO AMERICANO




Cosa si fa ‘sta sera, eh raga? Facciamo un bel puttan-tour?
Eddai, vediamo un po’ cosa offre la strada. Mi raccomando: portatevi dietro il ca$h, quello bello pesante, perché questa sera si fa un puttan-tour di lusso. Un puttan-tour cinematografico.
Pronti?

Ad aprire la strada, letteralmente, troviamo la Pretty Woman Julia Roberts. O forse dovremmo dire Pretty Lady, visto che ormai è una MILFona di una certa età. Sempre affascinante, in ogni caso.


Non male, però vediamo che altro c’è in giro…
Mira Sorvino?
Nah, non m’è mai piaciuta, quella.
Dea dell’amore?
Dea dell’amore un cavolo!


Chi altri c’è?
Oh, tu guarda chi si rivede, Audrey Hepburn!
Beh, non sarebbe male restare tutta la notte con lei e poi il mattino dopo andare a fare Colazione da Tiffany. Teniamola presente, anche se ho come il sospetto che sia un pochino morta, tra le riprese di quella pellicola e oggi. Chissà?


Vabbè, tanto c’è Demi Moore, ma lei accetta solo una Proposta indecente e io, con questa economia attuale, non posso proprio fargliela. Al massimo posso farle una proposta indecente nel senso di scandalosamente bassa. Ah Demi, 10.000 delle vecchie lire ti vanno bene?
No, eh?

"I soldi non fanno la felicità...
Chi l'ha detta 'sta stronzata?"

Attenzione, attenzione, chi vedo laggiù in fondo?
Charlize Theron!
Mooolto bene. Charlize Theron è un bel figon…
Aspettate, però, aspettate un attimo raga. A vederla da vicino non è poi tutto ‘sto splendore. Questa sera si è presentata senza trucco in versione Monster e mi sa che non combinerà dei grandi affari…

"Hey, perché nessuno vuole vedere le mie chiappe come nello spot Martini?"

Facciamo un salto al Moulin Rouge? Lì ci lavora Nicole Kidman e dicono che la da via facile.
Dite che spenderemmo di più per il volo fino a Parigi?
E dite anche che se arriviamo con Ryanair e non con un jet privato la Nicole non ci si fila manco di striscio?


Hey, ma quella non è Jodie Foster in versione Taxi Driver?
Sì sì, è proprio lei.
Mmm, però… troppo giovane. Troppo. Chiamate Gabriele Paolini.


Vediamo un po’, con qualche annetto, ma non troppi, di più c’è la Giovane e bella di Francois Ozon, Marine Vacth.
Bonjour, anzi bonsoir. Quanto vuoi, giovane e bella?
Quanto???
Ma t’attacchi, sei troppo cara, baby prostituta!

"Ma bussare non è più di moda?"

Facciamo che tornare dalla cara vecchia pretty woman Julia Roberts, che è un po’ più economica.


Ciao Julia, come vanno gli affari?

Procedono a rilento?

C’è crisi anche sulla strada?

Guarda, è davvero un momentaccio in tutti gli ambiti lavorativi, pure nel tuo…
Vabbé, comunque, andiamo a farci un giro?

Nooo! Ma come per stasera hai finito? Devi andare a rimboccare le coperte ai tuoi figlioletti? E vabbè, ma allora chi mi consigli?

Un uomo???
Un uomo no, dai.

Aspetta, dici che è un tuo vecchio amico? Il tuo più caro vecchio amico, quello con cui hai girato il super
successo Pretty Woman e pure quella menata di Se scappi, ti sposo?
Per Richard Gere posso fare un’eccezione. Ma solo per il Richard Gere di American Gigolo, che è tipo l’uomo più figo di tutti i luoghi, di tutti i laghi, di tutti i film e di tutti i tempi. Non sono gay, ma potrei diventare gay per il Richard Gere di American Gigolo.

Come dici Julia? Non hai mai visto American Gigolo?
Sei tutta strada e chiesa e non hai tempo per guardare dei film?
Ma questo non è proprio recentissimo. È del 1980… Comunque non c’è problema, te lo racconto brevemente io.

American Gigolo
(USA 1980)
Regia: Paul Schrader
Sceneggiatura: Paul Schrader
Cast: Richard Gere, Lauren Hutton, Hector Elizondo, Bill Duke, Brian Davies, K Callan, Carol Cook, Carol Bruce, Frank Pesce
Genere: mercenario
Se ti piace guarda anche: American Psycho, The Canyons, Drive, Pretty Woman

Tutto parte con “Call Me”, pezzone dei Blondie scritto e prodotto dal vanto nazionale Giorgio Moroder, autore di tutta la fenomenale e super 80s colonna sonora del film.



Manco questa canzone qui ti dice niente, Julia? Ma in che mondo vivi, porca puttana?

Oops, scusa. Non volevo offenderti.
Canzone simbolo, colonna sonora simbolo e naturalmente anche il film è uno dei simboli supremi di ciò che sono stati gli Anni Ottanta. Più che una semplice pellicola, American Gigolo è gli Anni Ottanta.
La storia poi dovresti sentirla parecchio vicina, cara Julia. Il protagonista è un puttan… cioè un prostitut… Come diavolo devo chiamarlo oggi? Escort maschile è politically correct abbastanza?
Lo chiamo gigolo, come fa il titolo del film, e faccio prima, anche se mi resta un dubbio: ma gigolo si scrive con l’accento o senza?

Comunque sia, Richard Gere è Julian Kay, un bellissimo gigolo che va soprattutto con donne mature perché – come dice – con le ragazzette è troppo facile, non c’è gusto, non c’è sfida. Dopo il Dustin Hoffman de Il Laureato, possiamo considerare quindi Julian un precursore, uno dei primi amanti del genere MILF quando il genere MILF non era ancora ufficialmente nemmeno nato.
Il nostro gigolo si passa un sacco di MILFone in quel di Los Angeles, se ne va in giro in auto con un sottofondo musicale spudoratamente 80s come farà poi il Ryan Gosling di Drive, abita in un loft arredato in maniera minimal-chic che verrà ripreso pari pari nel film American Psycho, è fissato con l’allenamento e la cura del proprio corpo, anche in questo caso come il Patrick Bateman di American Psycho, e un giorno viene accusato di omicidio, vagamente come capita in American Psycho. In pratica, American Psycho deve molto ad American Gigolo, fin dal titolo. Diciamo che il mondo di Bret Easton Elllis tutto deve molto a questa pellicola di Paul Schrader ed è un po’ anche per questo che dall’unione delle loro due menti malate mi aspettavo grandi cose, invece hanno tirato fuori The Canyons, un filmetto senza arte né parte che non è così male come quei cattivoni della critica hanno detto, ma non è certo il capolavoro che poteva essere.

Ma adesso mi sa che sto divagando, Julia. Tornando ad American Gigolo, riesce laddove The Canyons fallisce: nel coniugare una trama dalle tinte thriller con il ritratto socio-antropologico di un personaggio bello bello in modo assurdo, quanto vuoto vuoto in modo assurdo. Un puttano superficiale cui interessano solo i soldi e l’aspetto fisico. Dietro al suo egoismo e al suo egocentrismo, c’è però dell’altro. Julian Kay è pieno d’amore da dare al mondo. A lui non interessa tanto il suo piacere personale, quanto dare piacere alle donne, un po’ come il suo discepolo Christian Troy della serie tv Nip/Tuck. Il suo aspetto e i suoi modi nascondono questo suo lato intimo, da benefattore dell’umanità.

American Gigolo riesce a dare un ritratto splendido e stilosissimo non solo di un’epoca, di un decennio, ma anche di un personaggio meno superficiale di quanto potrebbe sembrare in superficie appunto e anche parecchio ambiguo, visto che ci lascia sempre con il dubbio. Il dubbio se considerarlo un bluff o qualcosa di più di un manzo, se considerarlo un assassino oppure uno che, in fondo in fondo, è un buono e non solo un bono.
La pecca principale del film, che per tutta la sua durata riesce a mantenere quest’ambiguità, è il finale. Un happy ending romantico che stona con la cattiveria mostrata fino a quel momento. Una conclusione, scusa se te lo dico Julia, degna delle tue peggiori commediole romantiche stracciapalle.
In ogni caso si può anche dimenticare il finale e concentrarsi su una pellicola per il resto a suo modo perfetta, grazie anche e soprattutto a un Richard Gere all’apice della sua forma fisica e recitativa. Al di fuori di questo film, e del sottovalutato The Mothman Prophecies – Voci dall’ombra, è un attore che non amo e non ho mai amato particolarmente però, cara la mia Julia, se mi porti qui il Richard Gere dei tempi di American Gigolo, giuro che me lo faccio. Se poi vuoi partecipare pure tu, per fare una cosa tre, per me non c’è problema.
Vabbuò, Julia Roberts, adesso ti lascio andare dai tuoi figlioli, che s'è fatto proprio tardi, tanto il mio numero te l’ho lasciato e quindi ricordati di una cosa: Call meee!

Non hai capito il riferimento, neh?
Dopo aver messo a letto i tuoi figli allora corri a vederti American Gigolo, che non si può non averlo visto almeno una volta nella vita, porca puttana!
Oops, scusa. Non volevo offenderti di nuovo, pretty woman, walking down the street, pretty woman, the kind I like to meet...
Ma manco questo riferimento hai capito?
(voto 7,5/10)

martedì 19 novembre 2013

PAOLO DI CANYONS




The Canyons
(USA 2013)
Regia: Paul Schrader
Sceneggiatura: Bret Easton Ellis
Cast: Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk, Amanda Brooks, Tenille Houston, Gus Van Sant, Jarod Einsohn, Victor of Aquitaine, Jim Boeven
Se ti piace guarda anche: The Informers, The Hills, Le regole dell’attrazione, Al di là di tutti i limiti, American Psycho, Plush, American Gigolo

Ah, la vita dei belli, ricchi e famosi, o quasi famosi. Troppi soldi, troppo sesso, troppo lusso, troppo tutto. Hanno delle esistenze davvero infelici, miserabili, vuote. Non si può che provare pena per loro. A raccontarcele quest’anno c’hanno pensato in tanti. Bling Ring, Spring Breakers, Il grande Gatsby, l’italiano La grande bellezza… sono tutte variazioni sul tema del vuoto esistenziale dei "privilegiati" e tra l’altro hanno generato alcune delle migliori pellicole dell’annata, almeno a mio modestissimo parere. Adesso ci prova pure questo The Canyons, diretto dal Paul Schrader di American Gigolo, uno dei film simbolo per eccellenza degli 80s, e con una sceneggiatura scritta dal re, dal campione assoluto nel narrare le vite di questo tipo di personaggi: Bret Easton Ellis.


Immagine NON tratta dalla serie The Hills.
Per la prima volta alle prese con uno script cinematografico tutto suo, e peraltro nemmeno tratto da alcun suo lavoro letterario, con The Canyons Ellis gioca a fare l’Ellis. Si auto omaggia, si cita da solo: “Oggi nessuno conosce più nessuno”, dice il porno attore James Deen, riprendendo il mantra de Le regole dell’attrazione: “Nessuno conosce nessuno veramente.” Sostanzialmente, Ellis replica se stesso. Ne è consapevole. Già l’aveva fatto nel suo ultimo libro, Imperial Bedrooms, in cui andava a riprendere il protagonista Clay, alcuni personaggi e alcune situazioni del suo esordio, Meno di zero. Laddove però su carta riusciva a mantenere ancora la sua feroce ironia, almeno in parte, qui sembra essersi stancato lui per primo del gioco che sta giocando. Tutto quello che rimane è il vuoto.

Il vuoto è sempre stato presente, è sempre stato il vero grande protagonista dei suoi romanzi, quasi tutti diventati anche pellicole cinematografiche, dal citato Meno di zero (in Italia il film è stato intitolato Al di là di tutti i limiti) a Le regole dell’attrazione, passando per la raccolta di racconti Acqua dal sole (che ha ispirato il film The Informers) fino al suo lavoro più celebre, American Psycho, più gli ottimi e sottovalutati Glamorama e Lunar Park, gli unici due per il momento a non essere ancora finiti su grande schermo. Un vuoto mai raccontato da nessuno con tanta profondità. Fino ad ora. Fino a questo The Canyons.

Bret Easton Ellis io ti adoro, io ti venero, io ti amo. Sei l'unico scrittore al mondo per cui mi sono sbattuto a chiedere l'autografo. A te ho persino dedicato la mia tesi di laurea specialistica. Però mi sa che l’hai perso. Cooosa? Come, cooosa…
Il tuo tocco magico. Dov’è quel tuo irresistibile cattivissimo senso dell’umorismo, in questi Canyons?
All’apparenza, The Canyons può sembrare una soappona trash, con qualche vago eco thriller. Può apparire come una versione cinematografica di The Hills, la serie finto-reality di Mtv con Lauren Conrad. E l’apparenza inganna, si dice. Vero, tante volte è vero, solo non in questo caso. In questo caso, dietro a ciò che appare in superficie non c’è molto altro.

Are we sure?

Altra immagine NON tratta da The Hills. Ma ne siamo proprio certi?
We'll slide down the surface of things” si diceva nel romanzo Glamorama, citando “Even Better Than the Real Thing” degli U2. Qui si prova, a scivolare sotto la superficie delle cose. Si prova a scavare ed è difficile, davvero difficile trovare qualcosa. Tutto appare perfetto, girato in maniera cool e ultra patinata dal veterano Schrader, con dialoghi fatti di aria fritta eppure scritti con scioltezza e classe da Ellis, accompagnati da una colonna sonora dalle forti influenze 80s composta da Brendan Canning del collettivo indie canadese Broken Social Scene e con un cast che tutto sommato funziona. Il pornodivo James Deen per una volta recita con la faccia e non (solo) con il cazzo ed è una cazzo di rivelazione. È un volto ellissiano ideale. Così com’è molto ellissiano anche l’inespressivo Christopher Nolan Gerard Funk Soul Brother, un biondino che sembra Justin Bieber con qualche anno, ma non molti, di più.

E Lindsay Lohan?


Lindsay Lohan alla tenera età di 27 anni ne dimostra quasi il doppio, però nuda fa sempre la sua porca figura. Pare una MILF, ma se non altro una MILF sexy. Tra lei e la 26enne Anna Tatangelo, non so chi sembri più anziana. Forse Lindsay. Il suo volto è gonfio, ormai quasi interamente deturpato dalla chirurgia estetica, e nella parte finale, con un primo piano impietoso, Paul Schrader ce lo mostra chiaramente, in quello che è il momento più vero dell’intera visione. Finalmente si riesce ad andare sotto alla superficie delle cose e la diva Lindsay appare sfatta, distrutta, una nullità. Se c’è una cosa che questo The Canyons ci vuole dire, forse, è che le vite splendide di questi famosi o quasi famosi sono miserabili, infelici e brutte quanto e più delle nostre, di quelle di noi, comuni mortali. Qui sta il senso del film, forse. O forse no, e forse non è manco importante capirlo. Per citare un dialogo del film:
Continuo a non capire.
Non serve. Non capire a volte è meglio.

In ogni caso, Lindsay Lohan appare qui in una versione quasi reality, quasi come se recitasse la parte di se stessa e offre così un’interpretazione lontana parente del Mickey Rourke di The Wrestler; non agli stessi livelli, eppure a suo modo convincente.
Tutto appare allora perfetto in The Canyons e se fosse uscito negli 80s sarebbe potuto diventare un cult. Oggi invece appare come un esercizio di stile, non terribile come dipinto da molti critici, ma pur sempre un esercizio di stile. Le tematiche ellissiane sono tutte presenti, solo che sono cose che dice già da 30 anni e le ha già dette meglio, molto meglio, nei suoi romanzi. Qua e là viene fuori ancora la sua solita brillantezza, come quando Lindsay Lohan chiede a una sua amica (amica, oddio, conoscenza… conoscenza, oddio frequentazione) “Tu ami veramente il cinema?” e lì emerge chiaramente come a nessuno di quelli che vediamo nel film, e che lavorano tutti nell’ambiente hollywoodiano, interessi una cippa di cinema. Sono dei vampiri che succhiano il sangue all’industria. Anche in questo caso comunque niente di nuovo. Ellis queste cose ce le ha mostrate fin dai tempi di Meno di zero e solo a parole, con una potenza maggiore di quanto fatto qua con l’aiuto delle immagini di Schrader.

ATTENZIONE SPOILER
Nel finale, pur di movimentare un po’ la situazione, molto calma anche nei momenti soft porno che, a parte giusto un’orgia a 4 non offrono grandi cose, Ellis tira fuori l’escamotage dell’omicidio, così il film in videoteca può essere inserito tra i thriller. Peccato che le videoteche non esistano più e questa sequenza appaia come un modo per accontentare il suo pubblico. Rispettare lo stereotipo. Il trailer della pellicola annuncia che si tratta di un film scritto dall’autore di American Psycho e quindi non si può non metterci dentro un po’ di violenza. Non si può non inserire un omicidio, per quanto del tutto gratuito. Solo che ormai Ellis è come uno dei suoi personaggi. Ha già provato e fatto qualunque cosa e adesso è stanco, annoiato da tutto e da tutti, non ha più nulla di nuovo da dire e l’unica cosa profonda in questi canyons è la delusione.

Bret, pensavo di conoscerti e pensavo che non mi avresti mai deluso. Molti miei idoli del passato mi hanno deluso o mi stanno diludendo, da Billy Corgan degli ormai inascoltabili Smashing Pumpkins a una Lady Gaga scaduta nel trash nel tempo di pronunciare la frase “15 minuti di popolarità”, e temo che pure Darren Aronofsky con il nuovo Noah possa entrare presto a far parte del club. Tanto per la cronaca, nel ristretto club di chi invece non mi ha mai deluso, non più di tanto almeno, ci sono giusto Damon Albarn, i Radiohead, Kanye West, i Daft Punk, Quentin Tarantino e Terrence Malick.
Pensavo di conoscerti, Bret, e speravo che almeno tu non lo facessi, che tu non mi deludessi, ma a quanto pare avevi ragione: nessuno conosce nessuno veramente.
(voto 6-/10)



giovedì 14 novembre 2013

iCINEMA




Altra settimana cinematograficamente intrigante, questa, dopo i numerosi film promettenti usciti lo scorso weekend. Da stasera arriva nelle sale una nuova infornata di pellicole dal buon potenziale, incredibile ma vero. Dopo due settimane di uscite niente male nei nostri cinema, verrà confermato il detto: non c’è due senza tre?
Ricordo che siamo sempre in Italia e quindi non ci conterei troppo.
Un altro antico detto comunque questa settimana viene nel frattempo confermato: non c’è rubrica delle uscite cannibali senza Ford. Purtroppo. Il mio blogger nemico anche ‘sta volta ha voluto dire a tutti i costi la sua e quindi ecco a voi i suoi commenti, ad accompagnare gli unici, che molto modestamente, vale la pena di tenere in considerazione: i miei.

"Ero indeciso tra il lancio dell'iPod e quello dell'iPhord,
un generatore automatico di recensioni cinematografiche sballate.
Perché diavolo ho scelto l'iPod?"
Jobs di Joshua Michael Stern
Il consiglio di Cannibal: Jobs, grazie per non aver mai inventato l’iPhord
Quando si parla di un grande personaggio, uno di quelli che hanno cambiato la storia recente, c’è sempre grande interesse.
No, non sto parlando di me. Sto parlando di Steve Jobs e dell’atteso film dedicato alla sua vita.
Com’è? Come non è?
Io l’ho già visto, ma non ve lo dico. Bisogna creare la suspance, come sapeva fare nelle sue presentazioni Jobs, un innovatore al contrario di Ford che è un conservatore. C’è una cosa però ad accomunarli: entrambi possono essere considerati dei visionari. Steve Jobs per le sue invenzioni rivoluzionarie, Ford perché ha delle visioni di gente travestita in modo ridicola che se le dà di santa ragione.
Ah, dite che quella non è una visione, ma un vero sport che si chiama wrestling?
Sarà, in ogni caso la recensione cannibale di Jobs arriverà a breve sui vostri Macintosh. E pure sui vostri PC.
Il consiglio di Ford: meglio un Apple oggi che un Cannibale domani!
Nonostante sia un possessore di Mac e Ipod, non sono mai stato uno di quei pazzi maniaci modaioli totalmente schiavi del marchio Apple, così come non ho mai avuto un particolare coinvolgimento emotivo rispetto alla vita e alle innovazioni di Steve Jobs, per quanto ne possa riconoscere l'importanza per il settore tecnologico ed il suo progresso.
Il film ispirato alla sua vita, dal canto suo, mi ispira meno di una sua possibile recensione cannibalesca a partire dal protagonista, Ashton Kutcher, che non ho mai potuto vedere.
Non credo sarà in cima alla mia lista, ma prima o poi, per dovere di recensore, penso mi toccherà. Un po’ come mi tocca Peppa Kid come co-conduttore di questa rubrica ogni settimana.

Ecco lo scatto che incriminerebbe Gabriele Paolini.
Ormai fare sesso con Lindsay Lohan è illegale in 15 stati, tra cui l'Italia.
The Canyons di Paul Schrader
Il consiglio di Cannibal: Ford, gettati in un canyon!
Un film scritto da Bret Easton Ellis con protagonista Lindsay Lohan?
Ma questa è la versione cannibale dell’accoppiata Stallone + Schwarzy tanto amata da Ford.
The Canyons è stato disprezzato dalla critica americana e veneziana e so che probabilmente si rivelerà una roba davvero trash. Spero però che sia almeno talmente trash da raggiungere il sublime, anche se temo non sarà così. Questa è una pellicola quindi che mi preoccupa parecchio visto che Bret è uno dei pochi idoli che mi sono rimasti a non avermi mai ancora deluso. Non più di tanto, se non altro.
Quanto a Ford, da lui rimarrei deluso se cominciasse a dire delle cose furbe!
Il consiglio di Ford: Cannibal, facciamo una gita in un canyon, così posso dire che sei scivolato!
Paul Schrader non mi è mai dispiaciuto, come sceneggiatore così come regista. Eppure questo suo nuovo lavoro, accolto come una sorta di rivelazione dalla rivista cinematografica online più radical chic d'Italia - www.spietati.it - e soprattutto atteso dal mio rivale mi preoccupa non poco.
Sono sicuro che lo vedrò, ma starò ben attento a tenere in forma le bottiglie in caso di eventuale delusione.

"Carnage sopravvalutato? Ford, mettiti gli occhiali!"
Venere in pelliccia di Roman Polanski
Il consiglio di Cannibal: meglio di un inguardabile Ford in pelliccia da tamarro alla Kid Rock
Nuovo film di Roman Polanski di cui non so molto e di cui non voglio nemmeno sapere troppo. Perché non mi interessa?
Tutt’altro, semmai perché mi incuriosisce e preferisco rimanga avvolto nel mistero fino a che lo vedrò. Le premesse in ogni caso sono piuttosto buone, considerando che Polanski a me sembra in buona forma registica, dopo l’ottimo L’uomo nell’ombra e il valido Carnage, che non era un capolavoro ma non era nemmeno malaccio come vi dirà quello sfordito di Ford.
Il consiglio di Ford: quest'inverno sto pensando di farmi una pelliccia di Goi. Roba da ultima moda.
Ho sempre avuto un'ottima opinione di Polanski, uno dei grandi Maestri del Vecchio Continente. Eppure, a seguito della visione di Carnage - forse il suo lavoro più sopravvalutato -, ho cominciato a nutrire gli stessi dubbi che mi attanagliarono dopo aver visto A dangerous method di Cronenberg: non è che il vecchio Roman mi si è rammollito come fosse un Cucciolo Eroico qualsiasi?
Spero proprio di no, e che questo film non mi costringa a dispensare colpi su colpi come fu per Cosmopolis del collega canadese.

"Hey, sono finita su Pensieri Cannibali solo una volta, e per sbaglio.
Questa non vi sembra una reazione un tantinello eccessiva?"
Il paradiso degli orchi di Nicholas Bary
Il consiglio di Cannibal: il paradiso dei Ford è l’inferno per i cannibali
Tratto da un romanzo di Daniel Pennac, questo film promette di confermarci l’ottimo periodo del cinema francese, che raramente delude. Da Il paradiso degli orchi mi aspetto allora grandi cose, un film surreale al livello del recente La schiuma dei giorni di Michel Gondry e magari anche meglio. In più c’è l’attrice del momento, la grande Bérénice Bejo che la prossima settimana vedremo anche in Il passato. Speriamo bene, che ci sono le premesse per un film bello radical-chic che potrebbe rivelarsi il paradiso dei cannibali e l’inferno dei ford.
Il consiglio di Ford: l'orco Ford contro il pusillanime Cannibal.
Di Pennac ho un ricordo molto vago risalente ai tempi del liceo e qualche spruzzata derivata dal nostro Stefano Benni, e poco più. Onestamente, ho sempre pensato che fosse sopravvalutato almeno quanto gli ultimi film di Polanski e Cronenberg, ma forse dovrei dargli una spolverata, prima di esserne davvero sicuro.
Questo film, comunque, mi puzza parecchio di roba da fighetti come il mio rivale, e credo che rimarrà al palo almeno quanto La schiuma dei giorni, che ancora giace in attesa di visione temendo un'insostenibile porcata finto essai.

Stai lontana da me di Alessio Maria Federici
Il consiglio di Cannibal: Miss Ford, stai lontana da me
Commediola con Enrico Brignano (argh!) e Ambra Angiolini (doppio argh!!), stai lontana da me!!!
Il consiglio di Ford: stai lontana da me, commedia all'italiana!
Non sprecherò neppure una cattiveria all'indirizzo del mio antagonista per questo supposto film. Neanche una.

"Auto di Ford, la prossima volta stai lontana da me!"

"'Mmazza, che fatica! Abbiamo messo su peso, eh Mastronarda?"
L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi
Il consiglio di Cannibal: Ford, l’ultima ruota del carro dei blogger
Un titolo che è già tutto un programma, ma che questa settimana non è del tutto esatto. L’ultima ruota del carro è infatti Stai lontana da me, questa è solo la penultima ruota del carro. Considerando però che Elio Germano di solito se la cava bene e che il film nel suo attraversare vari decenni della storia recente italiana sembra un La meglio gioventù di serie B, e oggi come oggi un La meglio gioventù di serie B può anche essere preso per il meglio cinema nostrano, ci sono i presupposti perché non sia tanto male.
Andando però a vedere che la protagonista femminile è Alessandra “Cesarona” Mastronardi, già agghiacciante presenza del Woody Allen romanesco, questo potrebbe anche rivelarsi La peggio gioventù.
E Ford?
Beh, lui è La peggio terza età.
Il consiglio di Ford: l'ultima ruota del carro del Cinema. L'Italia.
Come se non bastasse la porcata di cui sopra, ecco l'ennesima proposta "troppo italiana" made in Italy.
Comincio a non ricordare più l'ultima volta in cui mi è parso che un film nostrano valesse l'attesa e l'hype per la sua uscita.
Se si continua così, finirò per essere più curioso delle sparate cannibali che delle produzioni tricolori.

"Accoppiarsi con MrFord non è stata proprio l'idea migliore della mia vita.
Questi sono i risultati..."
Wolf Children di Mamoru Hosoda
Il consiglio di Cannibal: per tutti i cannibal children (e non solo)
In chiusura, segnalazione doverosa per tutti i fan degli anime (e non solo), nonostante il film non arrivi nel weekend ma sia stato programmato nelle sale italiane per una sola giornata, ieri mercoledì 13 novembre. Per chi se lo fosse perso nei cinema, credo che presto in rete ci sarà qualche modo per rimediare…
Wolf Children è il nuovo film di Mamoru Hosoda, regista dello spettacolare e divertentissimo Summer Wars nonché discepolo di Hayao Miyazaki, e rischia quindi di essere la pellicole d’animazione migliore dell’anno.
Speriamo di riuscire a vederlo. E speriamo di non vedere più Ford presente su questo blog.
Scherzo Ford, sei sempre il mio nemico preferito, dopo gente del calibro di Moccia e Brignano.
Il consiglio di Ford: il tempo dei lupi. Ovvero quello della distribuzione italiana.
E mentre impazzano vere e proprie merde prodotte dalle nostre parti, ecco che uno dei film d'animazione più importanti ed interessanti dell'anno viene relegato ad una sola giornata di programmazione.
Complimenti, ragazzi. Davvero.
Passando oltre, e sperando di avere tutti la possibilità di recuperare questo interessantissimo Wolf children grazie alla rete, azzardo nell'affermare che il lavoro di Hosoda potrebbe addirittura mettere d'accordo perfino il sottoscritto e Peppa Kid.
Una cosa davvero non da poco.

mercoledì 28 agosto 2013

FESTIVAL DI VENEZIA 2013, COSA CI ASPETTA?




"Elisabetta Canalis s'è messa con Maccio Capatonda? Ma che davvero?"
Parte oggi il Festival del Cinema di Venezia 2013. Miiiiiinkia!
Per la precisione, parte oggi la Mostra internazionale d’arte cinematografica la biennale di Venezia 2013. Spulciando il programma, devo ammettere che non mi sono entusiasmato tantissimo e mi sembra un’edizione in tono parecchio minore rispetto all’ultimo Festival di Cannes, per dire.
Sulla carta, mi pare ci siano troppi film italiani. 3 in Concorso, di cui manco mezzo mi ispira neanche lontanamente, considerato l’attuale penoso stato in cui versa il nostro cinema, sono davvero troppi. A parte Hayao Miyazaki e Terry Gilliam, non è che ci siano poi tutti questi registoni enormi in gara. Ci sono invece un sacco di quei nomi che all’infuori dei Festival se li filano in 4 gatti, e con 4 gatti sono ancora stato generoso. Ad esempio: chi ha mai visto un film di Amos Gitai? E sì che ne ha girato pure uno con Natalie Portman che persino io mi sono perso.
Considerando che tra le pellicole in gara ce n’è addirittura una, Joe di David Gordon Green, con protagonista Nicolas Cage (what???), le premesse non sono delle più esaltanti in assoluto per questo Venezia 2013. Per lui se non altro è già pronta la Coppa Cani, la variante della Coppa Volpi destinata al peggior attore.
Andando a guardare bene qua e là, qualcosa di interessante dovrebbe comunque venire fuori. Ecco allora i film che attendo di più, tra quelli che passeranno in rassegna al Lido nelle varie sezioni.
Regia, via alla top 10.

10. Gravity
Avventura nello spazio per Alfonso Cuaron, il regista di Y tu mama tambien, de I figli degli uomini e sì vabbè anche di un Harry Potter ma nessuno è perfetto. Passerà soltanto fuori concorso, come pellicola d’apertura, ma di sicuro sarà uno di quelli che attirerà le maggiori attenzioni mediatiche. Il motivo? Un cast capitanato dai divi George Clooney e Sandra Bullock.



La madrina Eva Riccobono in posa
per un servizio matrimoniale per promuovere il Festival.
9. Tom a la ferme
Il giovane fenomeno canadese Xavier Dolan non sta mai fermo e a 24 anni è già al suo quarto film. Il suo primo non mi era piaciuto, il secondo l’ho adorato, il terzo l’ho trovato così così. Che effetto mi farà questo?

8. Child of God
James Franco non è nuovo alla regia. Qualcuno però ha mai visto un suo film da regista?
Non credo.
Questa volta il Franco sembra invece destinato a non passare inosservato, con una pellicola tratta da un romanzo di Cormac McCarthy e la presenza a Venezia nel Concorso principale. Farà il botto?

7. Palo Alto
La 26enne Gia Coppola, nipotina di Sofia (sua zia) e di Francis Ford (suo nonno), al debutto dietro la macchina da presa, alle prese con l’adattamento di un romanzo scritto da James Franco, che si preannuncia uno dei grandi protagonisti di Venezia 2013.
Sarà la solita raccomandata o proporrà un suo stile personale, come la zietta?
Io punto su di lei.
In gara nella sezione Orizzonti.

6. Jigoku De Naze Warui (Why Don’t You Play in Hell)
Nuova pellicola per Sion Sono, folle regista giapponese che qualcosa di interessante la tira fuori sempre. Sarebbe stato troppo coraggioso infilarlo in gara, e così passerà soltanto nella sezione Orizzonti. Non fate i soliti lagnosi e accontentatevi.



"Sono vestita peggio di Aria delle Pretty Little Liars?
Io vengo da un altro pianeta, qual è la sua scusa?"
5. The Sacrament
Il nuovo film del nuovo Dio dell’horror Ti West.
In gara pure questo nella sezione Orizzonti, che a questo punto si preannuncia più interessante del Concorso vero e proprio.

4. Under the Skin
Il regista inglese Jonathan Glazer per ora ha dimostrato il suo valore più con i videoclip (suoi gli splendidi “The Universal” dei Blur e “Karma Police” dei Radiohead) che non al cinema (suoi i non splendidi Sexy Beast e Birth – Io sono Sean). Al suo film numero 3, potrebbe finalmente dimostrare il suo valore anche su grande schermo. La cosa più importante comunque è un’altra. In questa misteriosa e promettente pellicola dai toni sci-fi, Scarlett Johansson interpreta la parte di una aliena. E a me ciò basta per avere una notevole curiosità.

3. Kaze Tachinu (The Wind Rises)
In Giappone sono piovute un sacco di critiche addosso al nuovo film di mastro Hayao Miyazaki. La pellicola animata è incentrata infatti su Jirō Horikoshi, un ingegnere che progettato vari aerei da combattimento usati nella seconda guerra mondiale. Un personaggio controverso, per un cartone controverso. Ma Miyazaki di sicuro saprà regalarci della poesia.



2. The Zero Theorem
Il nuovo film di Terry Gilliam vanta un cast notevole (Christoph Waltz, Matt Damon, Mélanie Thierry, Ben Whishaw, Tilda Swinton) e potrebbe riportare il regista ai fasti de L’esercito delle 12 scimmie, film che nel frattempo sta per diventare una serie tv sul network americano SyFy.
Speriamo bene, sia per il nuovo film di Gilliam che per la versione telefilmica delle scimmie…

1. The Canyons
Sarà quasi certamente il film più spernacchiato dalla critica, anche se verrà presentato solo fuori concorso, ma non importa. Regia di Paul Schrader, sceneggiatura firmata dal mio idolo assoluto Bret Easton Ellis, protagonisti una rediviva ma non ripulita Lindsay Lohan e il pornodivo James Deen. Il mondo lo odierà, ma per me è già un cult movie.

Trailer ufficiale



Trailer remixato da Kanye West!



mercoledì 29 febbraio 2012

30 giorni di libri cannibalizzati

Dopo le mensilità (non pagate, ci tengo a sottolinearlo) dedicate a film, musica e serie tv, per darmi un’aria finto intellettuale alla Mister James Ford ecco che arrivano anche i 30 giorni di libri, Cannibal version.

Giorno 1 - Il tuo libro preferito: Le regole dell’attrazione di Bret Easton Ellis
Giorno 2 - La tua citazione preferita: “Tra le massime scolpite sul muro del signore di Naoshiga c'era questa: le questioni di maggiore gravità vanno trattate con leggerezza. Il maestro Ittai commentò: le questioni di minore gravità vanno trattate seriamente.” Da Hagakure di Yamamoto Tsunetomo
Giorno 3 - Il tuo personaggio preferito di un libro che hai letto: Franny in Franny e Zooey di J.D. Salinger
Giorno 4 - Il libro più brutto che tu abbia mai letto: I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Che la Divina Provvidenza punisca l’Innominato che l’ha reso una lettura scolastica obbligatoria.
Giorno 5 - Il libro più lungo che tu abbia mai letto: Il libro di diritto all’università. Che mattone! Arrivare alla fine è stato come scalare l’Himalaya. Non che abbia mai scalato l’Himalaya, però ci siamo capiti, no?
Giorno 6 - Il libro più corto che tu abbia mai letto: uno di mio nipote con solo le figure che si animano quando apri le pagine. O anche una raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti…
Giorno 7 - Il libro che ti descrive: Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello
Giorno 8 - Un libro che consiglieresti: L’etica hacker, Pekka Himanen
Giorno 9 - Un libro che ti ha fatto crescere: Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde
Giorno 10 - Un libro del tuo autore preferito: Lunar Park di Bret Easton Ellis

Giorno 11 - Un libro che prima amavi e che ora odi: Branchie di Niccolò Ammaniti, dopo aver visto il film con Gianluca Grignani (!) le cose non sono mai più state le stesse.
Giorno12 - Un libro che non ti stancherai mai di rileggere: 1984 di George Orwell
Giorno 13 - Il libro che in questo momento hai sulla scrivania: Café des Artistes di Angela Leucci
Giorno 14 - Il libro che stai leggendo in questo periodo: Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut
Giorno 15 - Apri il primo libro che ti capita tra le mani ad una pagina a caso e inserisci la foto e la prima frase che ti salta agli occhi: “Nella foto potete ammirare le grosse tette di Crystal…” Ah, avete detto libro? Scusate, quella era una rivista patinata. Allora dico Il regista di Alexander Ahndoril. La frase? “Più chiaro del chiaro cielo notturno è il mare. Si muove morbido come olio, quasi immobile.”
Giorno 16 - La tua copertina preferita: Ninna nanna (Lullaby) di Chuck Palahniuk


Giorno 17 - Il personaggio con cui ti vorresti scambiare di posto per un giorno: Trip Fontaine in Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides, per la precisione il giorno in cui si fa Lux Lisbon.
Giorno 18 - Il primo libro che hai letto: Manco mi ricordo che ho mangiato a pranzo… Forse Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Giorno 19 - Un libro il cui film ti ha deluso: 24 ore, pessima pellicola tratta dal valido romanzo thriller Ore di terrore di Greg Iles.
Giorno 20 - Un libro dove hai ritrovato un personaggio che ti rappresentasse: Rob Fleming in Altà Fedeltà di Nick Hornby. Soprattutto per la sua mania di stilare classifiche.

Giorno 21 - Un libro che ti ha consigliato una persona importante per te: Trainspotting di Irvine Welsh
Giorno 22 - Un libro che hai letto da piccolo: La fabbrica dei corpi di Patricia Cornwell, non proprio una lettura ideale per un kid…
Giorno 23 - Un libro che credevi fosse come la gente ne parlava e invece sei rimasto o deluso o colpito: Addio alle armi di Ernest Hemingway, mi ha colpito in positivo. Non è la solita menata bellica e/o pacifista.
Giorno 24 - Il libro che ti fa fuggire dal mondo: Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll
Giorno 25 - Un libro che hai scoperto da poco: Le correzioni di Jonathan Franzen
Giorno 26 - Un libro che conosci da sempre: It di Stephen King
Giorno 27 - Un libro che vorresti aver scritto: La Bibbia, sai quanti soldi con i diritti d’autore?
Giorno 28 - Un libro che farai leggere ai tuoi figli: il Dizionario Garzanti
Giorno 29 - Un libro che devi ancora leggere: La trama del matrimonio, l’ultimo di Jeffrey Eugenides
Giorno 30 - Un libro che ti ha commosso: Amabili resti di Alice Sebold

giovedì 21 aprile 2011

Kaboom

Se tutti i film avessero titoli fichi come questo, non dovrei nemmeno sforzarmi di trovarne di nuovi per i miei post. Per fortuna non è così, altrimenti andrebbe a mancare una delle parti più divertenti in fase di scrittura. Per questo post avevo anche pensato come titolo alternativo “Boom shakalaka”, ma direi che l’originale rende meglio ed è più potente, perchè questo film è una pura botta in vena. Kaboom!

Kaboom
(USA, Francia 2010)
Regia: Gregg Araki
Cast: Thomas Dekker, Haley Bennett, Juno Temple, Roxane Mesquida, James Duval, Chris Zylka, Andy Fisher-Price, Brandy Futch, Nicola LaLiberte, Kelly Lynch
Genere: nonsense
Se ti piace guarda anche: Le regole dell’attrazione, Cashback, Ecstasy Generation, Doom Generation, Kids, Party Monster, Rubber

“I sogni sono quello che il tuo cervello butta nel cesso alla fine della giornata.Non significano niente.”

Trama semiseria
Smith è un ragazzo gay che impazzisce per il suo compagno di stanza, un surfista palestrato, ma finisce a letto con una tipa. La sua migliore amica è etero però finisce a letto pure lei con una tipa, che però si rivelerà essere una strega. Una strega vera. Poi qualcuno va ancora a letto con qualcun altro, si consumano droghe, si finisce vittima di paranoie, misteriosi rapimenti e sparizioni, complotti segreti orditi alle spalle di tutti. Realtà o allucinazione? Cosa importa? L’unica cosa che conta è che all’università si fa tutto fuorché studiare.

Recensione cannibale
Si può cercare una spiegazione, per un film come Kaboom. Si può passare intere giornate a cercare un filo logico che colleghi tutte le parti e non riuscire a trovarlo. Oppure con l’ausilio di qualche sostanza dopante si può anche riuscire nell’impresa. Ma il punto di un film come questo non è tanto razionalizzare, spiegare e fare tutte queste cose noiose. L’unica cosa che bisogna fare con un film come Kaboom è guardare e godere.
Sì, perché Kaboom è praticamente un soft-porno girato da Dio (sì, proprio lui sotto le mentite spoglie di Gregg Araki), con un cast di attori e attrici bellissimi e pure bravi, una trama nonsense che frulla teen drama, lampi horror, fantasy visionario, teorie complottistiche e apocalittiche con qualunque altra idea figa vi possa passare per la mente, il tutto condito da dosi massicccccce di droghe, visioni e sogni vari, tipi mascherati da animali, abbondante e completa libertà sessuale, atmosfere da romanzo di Bret Easton Ellis, una spruzzata di occultismo e di paranormale, più una colonna sonora da incanto con Horrors, Yeah Yeah Yeahs, Pains of Being Pure at Heart, Ladytron, Placebo eccetera. Cosa chiedere di più? Io davvero niente.

Il cast è ripieno di future star: Thomas Dekker è il ragazzino più o meno emo ma non scemo già visto in Heroes, nella serie tv di Terminator e prossimamente in Secret Circle, il The Vampire Diaries ambientato nel mondo stregonesco. E a proposito, nella parte della strega in questo film troviamo una splendida più che mai Roxane Mesquida, francesina già vista in A mia sorella! e nel recente, discusso e geniale Rubber. Nella parte del surfista che si chiama Thor c’è Chris Zylka, un tizio che sembra l’into the wild Emile Hirsch solo più fisicato, nella parte del Messiah (avete capito bene), Araki tira invece fuori il suo attore feticcio: James Duval, noto anche come l’uomo mascherato da coniglio in Donnie Darko. E poi due bionde che se non diventano delle dive di Hollywood il mondo gira proprio al contrario: la notevole Haley Bennett (The Hole 3D, The Haunting of Molly Hartley, Io & Marley) e Juno Temple, vista accanto a Jared Leto in Mr. Nobody e destinata davvero a grandi cose, tanto che Christopher Nolan per non sbagliare l’ha già scritturata per il prossimo Batman (anche se solo in una parte minore).

Il regista Gregg Araki è tornato quindi qui alle atmosfere fuori di testa e apocalittiche di Doom Generation ed Ectasy Generation. L’ha fatto alla grande e con rinnovata ispirazione, dopo la parentesi comunque più che felice del poetico Mysterious Skin, e ha tirato fuori la sua pellicola più fresca e tirata. Una storia veloce e inebriante come uno shooterino che giunge alla volata finale con “The Bitter End” dei Placebo sparata a mille, in una scena da super delirio cosmico in bilico tra genialità e ricovero immediato al reparto neuro. Vi potrà sembrare o una minchiata totale, un modo facile facile per far terminare la pellicola, oppure il perfetto finale con il Boom (anzi, il Kaboom). Provate un po’ ad indovinare da che parte sto io?

Un film del genere ha senso? Forse no, ma perché rovinare tutto cercando sempre una spiegazione, un filo logico alle cose? Prendete e godetene tutti. Non era questo, in fondo in fondo, il succo del discorso di Gesù Cristo?
(voto 8,5)

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