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lunedì 15 aprile 2019

Recensioni flash (nel senso che sono veloci, non che parlano della serie Flash)





Nuova rubrica su Pensieri Cannibali?
No. O forse sì. Cioè, non lo so. Diciamo che ci sono un sacco di film che guardo ma di cui non riesco a scrivere un post completo. Vuoi per mancanza di tempo, o di ispirazione, o di entrambi. Volevo quindi proporre qualche commento flash su alcune pellicole viste. Solo che poi i commenti si sono dilungati e non è che siano poi così flash. Il titolo quindi non mi convince, ma se ne trovo uno più decente questa potrebbe anche diventare una rubrica fissa, o più o meno fissa, o qualcosa del genere.


Unicorn Store
Regia: Brie Larson
Cast: Brie Larson, Mamoudou Athie, Samuel L. Jackson, Hamish Linklater, Joan Cusack

giovedì 7 marzo 2019

Io non sto con il capitano Salvini, io sto con la capitana Brie Larson





La capitana della Marvel riuscirà a conquistare il box office italiano?
Ma soprattutto, chi è l'ospite di questa settimana delle rubrica dedicata alle uscite in sala?

Ovviamente si tratta di una donna, un po' perché con l'arrivo di Captain Marvel questa settimana al cinema vige il Girl Power, un po' perché domani è l'8 marzo, ma più che altro per caso. La ospite in questione è Maruzza, blogger e fotografa del blog fotografico L'angolo di Via Parata. Via ai suoi commenti, accompagnati come al solito da quelli del sottoscritto Cannibal Kid e da quelli del mio detestabile blogger nemico Mr. James Ford.


Intro di Maruzza: Ringrazio tantissimo Cannibal per l'invito inaspettato. È un po' come mettere piede dentro Casa Vianello, un onore. Eh no, non dirò mai chi tra Ford e Cannibal sia Sandra o Raimondo. Telefonate a Calcutta.


Captain Marvel
"Ma chi diavolo è il capitano Salvini?"

mercoledì 6 dicembre 2017

Bad Movies – Film molto più cattivi






Questa settimana si fa sul serio. Per quanto si possa fare sul serio da queste parti.
Per contrastare i miei superficiali commenti e quelli finto-impegnati del mio collega (o meglio nemico) Mr. James Ford, nella nuova puntata della rubrica sulle uscite nelle sale abbiamo deciso di chiamare uno dei blogger cinematografici più professionali del web. Benché di recente abbia scoperto con un certo sconcerto che il suo primo mestiere non è l'aspirante filmmaker/sceneggiatore/modello/attore, bensì il banchiere!
Sto parlando di Sauro, anche noto come Kris Kelvin, l'autore di Solaris, un blog con cui non sempre condivido i giudizi, ma la cui competenza è sempre fuori discussione. Scopriamo se almeno lui è riuscito a elevare il livello qualitativo di questa rubrica, o se proprio non c'è più speranza...


SUBURBICON
"E così l'ospite di questa settimana è Kelvin del blog Solaris?
Me cojoni!"

giovedì 9 marzo 2017

La luce sui cinema







Michael Fassbender, Alicia Vikander, Brie Larson, Tom Hiddleston, King Kong, Mr. James Ford e soprattutto Cannibal Kid.
Nella rubrica dedicata alle uscite cinematografiche di questa settimana, i nomi forti certo non mancano.
Vuoi saperne di più?
Scopri nel dettaglio qui sotto quello che ti aspetta se andrai al cinema nei prossimi giorni!

La luce sugli oceani
"Alicia, sai che una volta anche Cannibal Kid ha tagliato la barba a Ford?"
"Ma no, Michael, ti sbagli. Lui voleva solo tagliargli la testa!"

martedì 3 gennaio 2017

Cannibal Movie Awards 2016 – Gli Oscar di Pensieri Cannibali





Settimane prima della notte degli Oscar e pochi giorni prima dei Golden Globes, ecco che arrivano i premi cinematografici realmente più importanti dello show business mondiale: i Cannibal Movie Awards.

Cooome???
Non li avete mai sentiti nominare?
Sul serio?
😮

Strano, perché sono famosissimi in tutto il mondo. In ogni caso, li potete scoprire con questo post, in cui vengono assegnati un sacco di premi ad attori, attrici, registi, personaggi, scene, colonne sonore e quant'altro riguardante i film dell'anno appena terminato.

Prima il riepilogo dei 20 film migliori dell'anno secondo Pensieri Cannibali e poi via all'elencone con tutti i fortunati premiati dei Cannibal Movie Awards 2016.


1. Perfetti sconosciuti
2. Room
3. Sing Street
4. Swiss Army Man
5. Lo chiamavano Jeeg Robot
6. La pazza gioia
7. Animali notturni
8. Hell or High Water
9. Demolition - Amare e vivere
10. The Neon Demon

11. Carol
12. Captain Fantastic
13. Fiore
14. La grande scommessa
15. Tutti vogliono qualcosa
16. Veloce come il vento
17. Deadpool
18. The Danish Girl
19. Anomalisa
20. Io prima di te


Menzione d'onore:

Elle
Hunt for the Wilderpeople
Sotto l'ombra - Under the Shadow
Steve Jobs
Julieta
10 Cloverfield Lane
Mistress America
West Coast
The Witch
Kill Your Friends
Brooklyn
Microbo e Gasolina
Green Room


Cannibal Movie Awards 2016
"Cannibal Movie Awards???"
"Mai sentiti!"
"Nemmeno io!"

martedì 13 dicembre 2016

Cotta adolescenziale 2016 – La top 10





La "bella del paese" in versione Pensieri Cannibali.
È così che può essere riassunto il prestigioso riconoscimento Cotta adolescenziale, che tradizionalmente apre la stagione dei premi di fine anno su questo blog.
Un riconoscimento all'insegna della bellezza, del glamour, o più semplicemente della gnoccaggine.

Quali sono le due donne che più hanno affascinato il titolare di questo blog, Mr. Cannibal Kid, nel corso degli ultimi 12 mesi?
Andiamo subito a scoprirlo che tanto le parole nelle classifiche di fine annata, soprattutto di questa, non le legge nessuno e stanno tutti a guardare soltanto le figure.

Prima comunque ancora una cosa, l'elenco delle vincitrici delle passate edizioni:


Cotta adolescenziale 2016 - La top 10 di Pensieri Cannibali

martedì 1 marzo 2016

Un Red Porchet da Oscar





Sul palco degli Oscar 2016 hanno vinto Il caso Spotlight, Leonardo DiCaprio, Brie Larson, Alicia Vikander, Ennio Morricone, Mad Max in tutte le salse e alcuni altri. Questo si sa già. Sul tappeto rosso invece chi ha avuto la meglio?
Andiamo a scoprirlo, con il red carpet più scemo in circolazione: il Red Porchet di Pensieri Cannibali, con tanto di Oscar personalizzati.

Oscar alla principessa Disney dell'anno
Alicia Vikander

mercoledì 24 febbraio 2016

Boom boom boom boom, I want Brie Larson in my Room





Room
(Irlanda, Canada 2015)
Regia: Lenny Abrahamson
Sceneggiatura: Emma Donoghue
Ispirato al romanzo: Stanza, letto, armadio, specchio (Room) di Emma Donoghue
Cast: Brie Larson, Jacob Tremblay, Sean Bridgers, Joan Allen, William H. Macy, Wendy Crewson
Genere: casalingo
Se ti piace guarda anche: Io non ho paura, The Vanishing - Scomparsa, Prisoners, Cube - Il cubo

Sono solo in una stanza insieme a Brie Larson.
Per chi non lo sapesse, Brie Larson si è segnalata nella letteralmente pazzesca serie tv United States of Tara, quindi nell'indie movie Short Term 12 e in alcune particine in Scott Pilgrim vs. the World, 21 Jump Street e Un disastro di ragazza ed è questa bella tipa qua.

mercoledì 23 settembre 2015

Una disgraziata di ragazza





Un disastro di ragazza
(USA 2015)
Titolo originale: Trainwreck
Regia: Judd Apatow
Sceneggiatura: Amy Schumer
Cast: Amy Schumer, Bill Hader, Brie Larson, John Cena, LeBron James, Amar'e Stoudemire, Colin Quinn, Ezra Miller, Randall Park, Vanessa Bayer, Mike Birbiglia, Daniel Radcliffe, Marisa Tomei, Tim Meadows, Method Man, Matthew Broderick
Genere: romcom
Se ti piace guarda anche: Come farsi lasciare in 10 giorni, Inside Amy Schumer, Ted, Girls

Amy Schumer è una grande.
E allora fatemelo dire per bene:
Amy Schumer è una grande.

sabato 22 marzo 2014

SHORT TERM 12, LA VITA SENZA EFFETTI SPECIALI




Short Term 12
(USA 2013)
Regia: Destin Cretton
Sceneggiatura: Destin Cretton
Cast: Brie Larson, John Gallagher Jr., Stephanie Beatriz, Rami Malek, Frantz Turner, Kevin Hernandez, Alex Calloway, Lakeith Lee Stanfield, Kaitlyn Dever, Melora Walters
Genere: indie
Se ti piace guarda anche: Prossima fermata – Fruitvale Station, Smashed, Drinking Buddies

Basta poco, per farmi felice. Mi date un bel filmetto indie e io sono contento. Non li voglio i vostri supereroi. Ve li potete tenere, i vostri Tom Cruise Tom Hanks Will Smith Russell Crowe. Per fare un grande film non servono tanti soldi, tanti divi, tante stronzate inutili. Preferisco le idee. Una penna che sa scrivere una sceneggiatura perfettamente congegnata, ma non per questo paracula di quelle che arrivi alla fine e ti fanno sentire preso per i fondelli. Una storia dalla struttura circolare, con dentro poche cose, pochi elementi essenziali. Con dentro un cuore, un'anima, una vita.

"Ahahah, troppo divertente leggere il diario privato di Cannibal Kid!"
Short Term 12 è un film che ci mostra la vita senza effetti speciali. Quale vita? Quella di Grace, una giovane donna che lavora in un posto che si chiama appunto Short Term 12, un centro per ragazzi minorenni “sfortunati” (ma non chiamateli così, che si incazzano). Ragazzini con qualche problema mentale, con situazioni difficili in casa, con tendenze suicide. Cose di questo genere. Un ambiente non semplice, dove ogni tanto qualcuno all’improvviso sclera e bisogna “contenerlo”, e in cui io non avrei mai il fegato di addentrarmi. Un mio amico lavora in un ambito come questo e le storie che mi racconta, non troppo distanti da quelle presentate dalla pellicola, a volte mi fanno accapponare la pelle.
Il film altro non è che un tuffo dentro questa difficile realtà, attraverso l’occhio di chi in questo posto ci lavora: Grace, il suo boyfriend e un paio di colleghi i cui ruoli sono un po’ troppo abbozzati, e qui mi tocca fare un po’ di critica perché questa pellicola è davvero deliziosa, però non è perfetta, il suo bello è anche quello. Soprattutto, il film è incentrato su di lei, Grace, la giovane Brie Larson che qui passa alla grande l’esame di maturità ed è pronta per andare nel college del cinema che conta. Cosa che significa che presto finirà a fare filmoni mega pubblicizzati e con gli effetti speciali e con accanto gli attoroni famosi di Hollywood? Può darsi. Per il momento speriamo però che tenga ancora i piedi in tutte e due le scarpe, o almeno in una, quella del cinema indie, quella dei filmini da Sundance Festival come questo che poi tanto ini non sono.

Un pregio di un “filmino” indie come questo, guardato anche grazie al prezioso consiglio di Gionatan, è quello di dare spazio a un cast di giovani attori molto promettenti, provenienti per lo più dal magico mondo delle serie tv. Per quelli poco familiari con i telefilm USA, Brie Larson era la figlia della protagonista di United States of Tara, quindi di situazioni famigliari complesse e pazzesche è una che già se ne intende. C’è poi John Gallagher Jr., che non è uno dei membri degli Oasis bensì è uno dei protagonisti della pregevole serie tv giornalistica The Newsroom, poco conosciuta e poco idolatrata in giro, ma che vi consiglio assolutissimamente di recuperare. In due ruoli minori sono inoltre presenti Rami Malek, visto pure lui in United States of Tara, e Stephanie Beatriz, la sbirra dura e pura dello spassoso Brooklyn Nine-Nine. Della bella gente di cui sentiremo parlare ancora a lungo, soprattutto nel giro del cinema indie.

Tra poco sarà il compleanno di Pensieri Cannibali, che inizino i festeggiamenti!
Oltre a delle interpretazioni molto sentite e spontanee, anche da parte del gruppo di giovanissimi che hanno le parti dei ragazzini “ricoverati” o meglio reclusi del centro (attenzione soprattutto al rapper Lakeith Lee Stanfield e alla emo Kaitlyn Dever), Short Term 12 si segnala per un’ottima sceneggiatura. Questo è uno di quei film neo-neorealisti incentrati sulla vita normale, come abbiamo detto, però allo stesso tempo non rinuncia a una struttura narrativa organizzata in maniera impeccabile, con tutti i pezzi del puzzle che si vanno a incastrare alla perfezione e anche con quel pizzico di humour che non guasta e aiuta ad alleggerire l’atmosfera altrimenti da drammone. In una maniera analoga a quanto succede in un altro Sundance Movie recente come Prossima fermata – Fruitvale Station. Se quest’ultimo ha trovato una miracolosa, seppure limitata, uscita nelle sale italiane, mi auguro che lo stesso destino capiti anche a Short Term 12. So che qualcuno di voi penserà che si possa trattare di uno di quei filmetti sfigati, da hipster, girati con quattro soldi e che, se non riescono a raggiungere il grande pubblico, un motivo ci sarà. A volte capitano anche quelli. Le porcherie non si vedono solo tra i blockbusteroni multimilionari prodotti dalle major, ma vengono realizzate pure in ambito alternativo. Non è questo il caso. Al di là delle classificazioni, indie o non indie, Short Term 12 è semplicemente un bel film. Punto. 
(voto 7,5/10)

mercoledì 5 febbraio 2014

THE SPECTACULAR (MA DOVE?) NOW




"Cioè, ma in questo jukebox non c'è manco un pezzo dei One Direction?
E comunque, che cacchio è un jukebox?"
The Spectacular Now
(USA 2013)
Regia: James Ponsoldt
Sceneggiatura: Scott Neustadter, Michael H. Weber
Tratto dal romanzo: The Spectacular Now di Tim Tharp
Cast: Miles Teller, Shailene Woodley, Brie Larson, Jennifer Jason Leigh, Kyle Chandler, Andre Royo, Masam Holden, Dayo Okeniyi, Kaitlyn Dever, Bob Odenkirk
Se ti piace guarda anche: I passi dell'amore, Keith, Bianca come il latte rossa come il sangue

Cosa cazzo ha questa generazione che non va?
Uno guarda un film adolescenziale come The Spectacultar Now e se lo domanda. Poi vai a cercare chi c’è dietro a questa storia e capisci che forse il problema non sta in questa generazione, ma in come le vecchie generazioni vedono quella nuova.
The Spectacular Now è tratto dal romanzo omonimo di Tim Tharp. Non sono riuscito a trovare info precise circa la sua età, ma dalla sua unica foto scovata in rete direi che ha non meno di 50/60 anni. Di adolescenziale difatti in The Spectacular Now a ben vedere non c’è niente. Il protagonista 18enne, interpretato dal 26enne imbambolato Miles Teller, è un ragazzo che beve. Non beve per divertirsi, per sballarsi, come tutti i teenagers fanno. Beve come un vecchio in un bar che rimugina sul passato. Really?
La protagonista femminile è invece una “sfigata”. Come al solito, era già capitato di recente con la discussa partecipazione di Chloë Grace Moretz, troppo figa per il remake di Carrie, anche in questo caso non si capisce come possa essere considerata così loooser, visto che a interpretarla troviamo quella bella manza di Shailene Woodley, una che è partita con quell’atrocità di serie di La vita segreta di una teenager americana ma ha saputo riscattarsi alla grande in Paradiso amaro di Alexander Payne, il suo esordio cinematografico con cui bang! s’era subito beccata una nomination ai Golden Globe. Dimenticate quell’ottima prova, perché qui la giovane Woodley recita con la modalità zombie accesa.

"Oggi anziché l'acqua minerale naturale mi bevo quella gasata.
Che ci volete fare? Sono un ribelle nato!"
Dall’incontro tra questi due ragazzi nasce una pellicola romantica. Romantica di quell’amore smielato quasi alla Moccia, o se non altro parente non troppo lontano dei film tratti da Nicholas Sparks. Nicholas Sparks, il Male fatto scrittore, con le sue storielle patinate da Harmony sempre impregnate di sani valori morali. E riesce a fare anche di peggio, visto che un film come I passi dell’amore al confronto di questo appare ancora come un capolavoro.
Anche andando a dare uno sguardo più da vicino, The Spectacular Now di spectacular non ha un bel nulla. Non i personaggi, banali, anonimi. Lui ragazzo popolare della scuola non si sa bene perché, forse perché alle feste è il primo a buttarsi in piscina, uh che figata! Lei sfigata non si sa bene perché, forse perché le piacciono i fumetti, cosa che nel mondo hipster di oggi è in realtà il massimo del cool. Due adolescenti che parlano e si comportano come degli adulti mentre i veri adulti rimangono sullo sfondo. La madre di lei viene menzionata ma non compare mai. La madre di lui, una Jennifer Jason Leigh talmente inquadrata da lontano e sottoutilizzata che ho capito era lei solo a 5 minuti dalla fine del film. Il padre di lui, il mitico Kyle Chandler di Friday Night Lights, è l’unico personaggio che sarebbe un minimo intrigante, ovvero un alcolizzato egoista che ha abbandonato la famiglia. Pure lui però rimane nell'ombra, così come gli sprecatissimi Brie Larson e Bob Odenkirk (l'avvocato Saul Goodman di Breaking Bad), e davanti a noi viene messo in scena il nulla. Una storiella d’amore, nemmeno di quelli così travolgenti, semmai uno di quelli che non sembra interessare manco agli stessi protagonisti.

"Piuttosto che seguire Pensieri Cannibali preferisco leggermi un libro...
un libro di Nicholas Sparks!"
Dovrebbe essere un film adolescenziale. Dovrebbe essere un film con le canzoni che enfatizzano le emozioni dei personaggi. Così non è, visto che la colonna sonora rigorosamente indie, che sarebbe valida, si sente a malapena come sottofondo. Piatta e del tutto priva di personalità è pure la regia di James Ponsoldt, che poco fa aveva girato il più interessante Smashed, con cui questo ha in comune giusto il tema dell’alcolismo, qui comunque parecchio più abbozzato. Come tutto, in questo film. Più che una pellicola vera e propria, sembra una bozza, sembrano le prove generali per qualcosa. Per la vera vita, come quella del protagonista, che ancora deve cominciare? Non lo sapremo mai perché, appena la storia sembra poter decollare e qualcosa succede, subito si ritrae indietro.
Resta inspiegabile come una pellicoletta anonima del genere sia stata accolta molto bene dalla critica USA e applaudita in festival come il Sundance. E resta inspiegabile come dietro all’adattamento del romanzo di Tim Tharp vi siano Scott Neustadter e Michael H. Weber, l’accoppiata che mi aveva regalato uno dei miei cult personali recenti, l’esaltante (500) giorni insieme. Misteri della Fede.
A proposito di Fede, potete fidarvi di quello che dicono negli Stati Uniti e guardarvi The ben poco Spectacular Now che vorrebbe essere un gioiellino indie, e dal trailer potrebbe quasi sembrare così, o potete fidarvi di me. E a me questo filmetto è parso giusto una versione vagamente alternativa, molto vagamente e poco alternativa, delle storie di Nicholas Sparks. Senza manco risultare divertente in maniera involontaria come le storie di Nicholas Sparks.
Qualcuno potrà dire che sto invecchiando, che non mi piacciono più i film teen come una volta e magari quel qualcuno avrà ragione. O magari è la gente che le pellicole per teenagers le realizza che sta invecchiando sempre più e non riesce a dare una visione credibile dei giovani d'oggi, perché a me questo sembra un insulto al cinema adolescenziale. Per me è solo uno spettacolare NO.
(voto 4/10)

lunedì 2 dicembre 2013

PORN JON




Scarlett, non lamentarti se poi mettono le foto di te nuda in rete...
Don Jon
(USA 2013)
Regia: Joseph Gordon-Levitt
Sceneggiatura: Joseph Gordon-Levitt
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Scarlett Johansson, Tony Danza, Glenne Headley, Brie Larson, Rob Brown, Jeremy Luke, Julianne Moore, Anne Hathaway, Channing Tatum, Cuba Gooding Jr., Meagan Good
Genere: porncom
Se ti piace guarda anche: 40 giorni & 40 notti, La febbre del sabato sera, Jersey Shore

Io non sono il tipo che guarda i film. Veramente li guardavo spesso, da ragazzino. Prima di scoprire che esistesse il porno.
Jon (Joseph Gordon-Levitt) in Don Jon

Certe volte mi chiedo perché continuo a perdere tempo con i film. I film veri. Che poi cosa sono, i film “veri”? Ce ne sono pure alcuni che una qualità inferiore rispetto alle produzioni a luci rosse.
Certe volte penso che potrei chiudere Pensieri Cannibali. Oppure non chiuderlo chiuderlo, solo trasformarlo. Trasformarlo in un sito porno. Scommetto che le visite decuplicherebbero nel tempo di dire la parola “decuplicherebbero”.
Passare da così…


A così…


$ento già il profumo dei dollari.

Per compiere questo passaggio in maniera graduale e senza traumi, ho deciso allora di offrire, come ultima recensione cinematografica, quella di Don Jon. Perché Don Jon è uno di quei film che potrebbero piacere anche alla gente che di solito non guarda i film, ma solo i porno. Allo stesso tempo, è anche uno di quei film che potrebbero piacere alla gente che guarda un sacco di film. E contemporaneamente, potrebbe piacere sia a quelli che guardano sia un sacco di film che un sacco di porno. Chi l’ha detto che io faccia parte di quest’ultima categoria?

Don Jon ha per protagonista Jon, un bel ragazzo italoamericano, un latin lover, un Don Giovanni come viene ribattezzato dai suoi due amici, il terrunciello Jeremy Luke e il fratello di colore Rob Brown, ottimo protagonista di Scoprendo Forrester poi purtroppo mai esploso del tutto. A interpretare Jon troviamo invece naturalmente lui, Joseph Gordon-Levitt, che di questo film oltre a essere protagonista assoluto è pure regista e sceneggiatore. Al chè uno può pensare questo sia uno di quei pipponi autoreferenziali e invece no. Autoreferenziale non lo è, mentre di pipponi nella pellicola se ne fa parecchi. Si fa anche parecchie fighe, ma soprattutto un sacco di seghe.
Ancor prima che un rubacuori, Jon è infatti un pornomane. Non tanto un erotomane. La sua passione principale, ancor più delle donne o dello scopare, è il porno. Il porno su internet. Quello che presto potrebbe farmi guadagnare un $acco di $oldi con il mio nuovo sito spin-off Pensieri Maiali. Ma per quello non è ancora ora. Torniamo al film.
La tematica del porno, che in rete si trova facilmente, che si trova ovunque, che si troverà presto anche su Pensieri Cannibali Maiali, potrebbe farlo apparire come un The Social Network del porno. Senza raggiungere i livelli del film di David Fincher, la pellicola di Joseph Gordon-Levitt riesce comunque a essere una leggera riflessione su questo aspetto, su come il rapporto con internet, in questo caso il porno su internet, abbia cambiato il mondo delle relazioni personali.

Don Jon è però soprattutto una commedia romantica. Una variante particolare della romcom classica, diciamo che è una porncom. Una porncom che funziona alla grande, di certo rientra tra le visioni più divertenti e frizzanti degli ultimi mesi.
Da una parte, Don Jon segue tutte le regole tradizionali del genere romcom. Nella prima parte ci viene presentato il protagonista, un ragazzo che ha uno stile di vita tutto suo: è un tamarro del New Jersey di quelli pronti a entrare in una nuova eventuale stagione di Jersey Shore al posto di Mike The Situation e, oltre a essere un abbonato fisso alla palestra, è anche molto devoto alla Chiesa. La sua passione numero 1 comunque è un’altra, come abbiamo visto: il porno. Jon più che un novello Don Giovanni è un nuovo Tony Manero, solo non con la fissa per il ballo ma con la fissa per i film XXX. Per lui non c’è niente di meglio del porno, nemmeno il sesso con una donna in carne e ossa. Nemmeno il sesso con Scarlett Johansson.
Proprio così. Davvero. Non ci credete? E invece le cose così stanno. Sì, lo so. Nemmeno io all’inizio pensavo che qualcosa del genere potesse essere umanamente concepibile e invece è quanto capita in questo Don Jon. E no, non si tratta di un film di fantascienza.


Ocio, Scarlett, che poi ti rubano pure queste immagini...
Anche per l’aspetto della vicenda “boy meets girl”, Don Jon segue in maniera abbastanza fedele le regole della romcom tipica. Lui incontra lei, Scarlett, ed è “la cosa più bella su cui abbia mai posato gli occhi.” Scarlett Johansson, la Scarlett Johansson di questo film è davvero l’ottava meraviglia del mondo. Ma diciamo anche la prima. Spettacolare tra l’altro l’uso della fotografia: le prime volte che compare, Scarlett è sempre illuminata più di tutte le altre, quasi come se fosse un’apparizione religiosa. Il rapporto tra sesso e fede cristiana viene tra l’altro anch’esso affrontato in maniera leggera, ma tutt’altro che stupida o superficiale. Come molte altre intriganti pellicole viste quest’anno, da Spring Breakers a Bling Ring, da La grande bellezza fino al meno riuscito The Canyons, anche qui abbiamo un protagonista superficialone e anche qui abbiamo  riflessioni sulla società attuale più profonde di quanto potrebbe apparire a uno sguardo veloce.

L’evoluzione della storia con Scarlett prenderà poi pieghe non del tutto prevedibili, che deragliano un po’ dal solito percorso delle commedione romantiche, quelle per dire con Anne Hathaway e Channing Tatum, che con autoironia compaiono in un film all’interno del film. Quindi Don Jon riesce a essere non solo una riflessione sociale e pornografica, ma anche una romcom sui generis, una porncom appunto. La cosa più bella della pellicola, Scarlett Johansson a parte, è  quella di riuscire a tenere tutte queste componenti diverse insieme ed essere una visione veloce, esaltante, esilarante, senza un attimo di tregua e con un’attenzione particolare pure ai personaggi più piccoli. Grande in tal senso l’uso di Brie Larson, la sorellina del protagonista che in OGNI scena in cui è presente ha lo sguardo fisso sul cellulare, a parte un paio in cui si ritaglia due momenti notevoli.
Se proprio vogliamo trovare un difetto alla pellicola che le impedisce di diventare un cult assoluto, diciamo che la colonna sonora non è proprio fenomenale, nonostante l’uso simpatico di “Good Vibrations” di Marky Mark, l’un tempo rapper oggi conosciuto come Mark Wahlberg, però per il resto Joseph Gordon-Levitt dietro la macchina da presa è riuscito a realizzare un botto d’esordio, con una sua cifra stilistica piuttosto personale. Dovrà ancora affinarla, dovrà ancora maturare come regista, ma per il momento va più che bene così. Per dire.

Don Jon è una pellicola profonda mascherata da pellicola leggera ed è anche uno di quei film che potrebbero piacere alla gente che di solito non guarda i film, ma solo i porno. E potrebbe far loro persino venir voglia.
Voglia di altro porno?
No, voglia di vedere altri film e magari leggere pure recensioni di film. Prima che Pensieri Cannibali si trasformi definitivamente in Pensieri Maiali.
(voto 8/10)

"Ma quando sarà online, questo Pensieri Maiali?"
"Non lo so, ma è già il mio nuovo sito preferito!"



martedì 12 novembre 2013

RAMPA-PA-PAPA RAMPART, UN FILM SU UN POVERO STRONZO




Rampart
(USA 2011)
Regia: Oren Moverman
Sceneggiatura: James Ellroy, Oren Moverman
Cast: Woody Harrelson, Robin Wright, Ben Foster, Cynthia Nixon, Anne Heche, Brie Larson, Jon Bernthal, Jon Foster, Audra McDonald, Sigourney Weaver, Steve Buscemi, Francis Capra, Ice Cube
Genere: bad cop
Se ti piace guarda anche: End of Watch – Tolleranza zero, Training Day, Il cattivo tenente, Southland

A un film che si apre sul faccione di Woody Harrelson non posso voler male. Così come un film che comincia con un primo piano delle chiappe di Scarlett Johansson come Lost in Translation non posso fare a meno di adorarlo. Vedete? Non è una questione sessuale, è una questione di icone cinematografiche. Woody e Scarlett sono mie due icone cinematografiche assolute. Che poi Scarlett sia anche una bella topolona, quello non importa. Oddio, è un di più non da poco, però non è l’unica cosa che conta.
Io Woody Harrelson l’ho sempre adorato, un po’ come Tom Hanks invece l’ho sempre odiato. Non so neanche spiegare bene il perché, è una sensazione, una cosa che senti a pelle. Non è qualcosa di razionale. Anche se, razionalmente parlando, Woody Harrelson è un attore della Madonna, mentre Tom Hanks è bravo solo a fare la parte dello scemo. Ma vabbè.

Il film Rampart è l’ennesima testimonianza della bravura di Woody Harrelson.
Per confermarlo, chiamo al banco dei testimoni Rampart.

Rampart: “Lo giuro davanti a Dio. Woody Harrelson è bravissimo.

"Hey Ben Foster, ma che fai?
Ti spacci per disabile per vincere un Oscar facile come Tom Hanks?"
Se non vi fidate della mia parola, potete fidarvi di questa testimonianza, no? E se non vi fidate manco di questa testimonianza, andate a ciucciarvi un film con Tom "Handicap" Hanks e non rompetemi le palle.
Perché quest’oggi sono così scontroso e irritabile?
Perché mi sono fatto contagiare dal personaggio di Woody Harrelson proprio in questo Rampart. Woody qui è un poliziotto corrotto, stronzo, violento, che si crede all’insopra della legge e pure di Dio. Non solo un bad cop, ma anche un uomo di merda: sbruffone, razzista, misogino, misantropo, un figlio di puttana come pochi. Il film ci ritrae questo personaggio in maniera cruda, senza cercare di farcelo stare simpatico, eppure allo stesso tempo senza evitare di mostrarci qualche suo lampo di umanità, soprattutto nel rapporto con le figlie. Perché uno può essere un poliziotto di merda, una versione più bastarda di Denzel “King Kong non è un cazzo in confronto a me” Washington in Training Day, e pure un uomo di merda, ma comunque un briciolo di umanità gli resta e Woody Harrelson è ancora una volta fenomenale nel portare in scena un personaggio così conflittuale e scomodo. Non siamo ai livelli delle sue migliori interpretazioni, come quelle in Larry Flynt – Oltre lo scandalo, Assassini nati – Natural Born Killers, Benvenuti a Zombieland od Oltre le regole – The Messenger, però ci siamo quasi.

A proposito di Oltre le regole – The Messenger, il regista di Rampart è lo stesso: Oren Moverman, un buon talento, secondo me però non ancora messo del tutto a fuoco e che in futuro potrà fare ancora meglio. Qui Moverman ci regala qualche scena notevole, come quella nel locale sulle note della devastante “Let There Be Light” dei Justice, mentre per il resto della pellicola sembra viaggiare quasi sempre con il freno a mano tirato. Perché?
Boh, chiedetelo a lui.

"Two sigarett is megl che one."
La sceneggiatura, piuttosto minimal e focalizzata soprattutto su quello stronzo del protagonista, è curata dallo stesso Moverman insieme a James Ellroy, scusate se è poco. Dopo la scomparsa di Elmore Leonard, Ellroy è quello che oggi possiamo forse considerare il più grande re del noir vivente.
I due sono impegnati a riportare in vita uno scandalo che aveva scosso parecchio l’opinione pubblica americana tra fine Anni Novanta e primi Anni Zero, lo scandalo Rampart, ovvero vari episodi di violenza e corruzione che avevano visto protagonista in negativo la divisione Rampart del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. È da qui che i due hanno preso ispirazione ma, più che ricostruire tutti i vari casi, alcuni agenti della Rampart pare ad esempio siano stati coinvolti nella morte del rapper Notorious B.I.G., le loro attenzioni sono tutte rivolte sul personaggio di Woody Harrelson. Forse è per questo che il film è passato parecchio inosservato negli USA. Perché qui non si cerca una ricostruzione storica di quegli eventi. Qui non si cerca di fare un film cronachistico. Qui non si cerca di fare un servizio alla Studio Aperto o alla Quarto Grado. Qui si racconta di un uomo. Di uno stronzo. Non uno stronzo di quelli talmente stronzi da risultare alla fine simpatici. Un povero stronzo e basta. E se alla fine si riesce quasi a volergli un poco di bene, è tutta colpa di Woody Harrelson. Così come alla pellicola in generale.
Con a disposizione un regista promettente, uno sceneggiatore che ‘sti cazzi, un cast di buon livello che comprende tra gli altri Ben Foster, Brie Larson, Steve Buscemi, Anne Heche, Ice Cube e Robin Wright, più una colonna sonora niente male, ci si sarebbe potuti aspettare un capolavoro o quasi e invece così non è. Rampart è un film incompiuto, sospeso, un noir dal buon potenziale che non si può dire del tutto riuscito e che, dopo un ottimo avvio, non ce la fa a decollare del tutto. Eppure non riesco a voler male a un film del genere. Tutta colpa di Woody Harrelson, ‘sto maledetto stronzo.
(voto 6,5/10)



mercoledì 20 giugno 2012

21 Jump on Elm Street

"Il tuo ultimo disco non era un granché, beccati questa Eminem!"
"Hey, ma io non sono il vero Eminem, non si vede?"
21 Jump Street
(USA 2012)
Regia: Phil Lord, Chris Miller
Cast: Jonah Hill, Channing Tatum, Brie Larson, Dave Franco, Rob Riggle, Ice Cube, Dax Flame, Ellie Kemper, Peter DeLuise, Richard Grieco, Johnny Depp
Genere: liceo di polizia
Se ti piace guarda anche: Mai stata baciata, Una spia non basta, Scuola di polizia, 21 Jump Street (la serie)

Il primo fatto che salta agli occhi di questo 21 Jump Street non è il Jonah Hill sempre più dimagrito, ormai ce ne siamo già abituati mentre lui intanto forse è ingrassato di nuovo. A jumpare subito in maniera evidente alla vista è il fatto che sia un film tratto da un vecchio telefilm.

"Ma ti pare che ho cominciato la carriera con un preservativo in testa?"
"E allora? Eri pur sempre meno ridicolo che in The Tourist o in Alice..."
In tal senso, i precedenti non è che siano stati dei più positivi: Charlie’s Angels, Starsky & Hutch, Hazzard, A-Team… tutti filmetti davvero poco degni di nota. E pure di rispetto, quindi dico BLEAH, che schifo!
Tutte operazioni, o meglio tentativi, di aggiornare all’epoca moderna vecchie storie da piccolo schermo con risultati in bilico tra il ridicolo e il tragico. Senza però risultare tragicamente divertenti. Soltanto delle minchiatone. Qualcuno citerà allora la saga di Mission: Impossible tomcruisizzata. E va bene, in quel caso la resa cinematografica, seppure altalenante, è stata decente. Però certo che se anche non l’avessero fatta, io non avrei sentito una grossa mancanza dentro di me.

Con tali precedenti non certo esaltanti alle spalle, le premesse per questo 21 Jump Street non erano delle migliori. 21 Jump Street è stato un telefilm 80s andato in onda negli Usa tra il 1987 e il 1991 per ben cinque stagioni, con un buon successo in patria. In Italia il serial è stato invece trasmesso da Italia 1 con il titolo I quattro della scuola di polizia ma non mi risulta sia diventato un fenomeno di massa né di culto. Dalle nostre parti, la serie risulta vagamente conosciuta soprattutto per aver lanciato la carriera del giovane Johnny Depp, che già pochi anni addietro aveva esordito nel primissimo mitico A Nightmare on Elm Street. Dove non faceva una bella fine, se non ricordo male… Qualche anno più tardi Depp mani di forbice avrebbe però preso spunto per le unghie affilate proprio da Freddy Krueger. Chissà, probabilmente all’epoca i due si facevano la manicure nello stesso posto.

Premettendo che non ho mai visto la suddetta serie tv 21 Jump Street in questione, mi sembra comunque che in questo film non si sia tentata tanto un’operazione nostalgia, ma si sia preso semplicemente spunto dalla trama del telefilm per creare qualcosa che parli di oggi.
L’idea, ottima, della serie è quella di reclutare degli agenti di polizia giovani e infiltrarli in un liceo spacciandoli per studenti normali in modo da catturare degli spacciatori di droga (e nel telefilm immagino anche per altri crimini di natura varia). La storia dell’infiltrato funziona sempre, da Point Break a Fast & Furious, perché è un modo efficace per raccontare un determinato mondo, dal surf alle auto truzzate, attraverso il punto di vista di un esterno che però fa il doppiogioco e poi finirà per farsi catturare anche lui dal fascino di quel determinato mondo e scusate se vi ho spoilerato sia Point Break che Fast & Furious.
Anche se il film che mi ha ricordato di più questo 21 Jump Street è Mai stata baciata, commedia romantica in cui Drew Barrymore per scrivere un articolo sui giovani si finge una studentessa e torna al liceo, rivivendo gioie e soprattutto dolori dell’epoca.

Anche applicato al tema liceale, questo è un espediente narrativo parecchio comune. Non quello del poliziotto infiltrato, ma dell’esterno in generale. Capitava ad esempio in Beverly Hills 90210 a Brandon & Brenda, due gemelli montanari provenienti dal Minnesota che da un giorno all’altro si ritrovano catapultati al sole glamour di L.A. e a dover cambiare il loro stile di vita in maniera radicale in quattro e quattr’otto. E ben felici di farlo. Così come succedeva in The O.C., dove Ryan Atwood, ligera che fotteva le auto radio nel quartiere del Chino, veniva pure lui catapultato all’improvviso al sole della California e a vivere in una villa con piscina mega-sborroneria per ricconi.

Senza andare a trovare ulteriori collegamenti con serie varie, torniamo sulla retta via di 21 Jump Street. Nel film ci sono i brevi cameo di alcuni protagonisti del telefilm originale: Peter DeLuise, Richard Grieco e naturalmente Johnny Depp, in quella che, per quanto brevissima, è forse una delle sue migliori interpretazioni recenti. Per il resto, il film è assolutamente indipendente dalla serie tv e quindi godibile da tutti, grandi e piccini e infatti la pellicola ha ottenuto un successo enorme negli Usa e un sequel è già in preparazione. In Italia invece l'hanno proposto praticamente senza promozione in una manciata di salette nel periodo estivo e non se lo sta filando quasi nessuno. Complimenti.

21 Jump Street - il film è un film con venature action e poliziesche leggere. Ma soprattutto, è una comedy molto jump around, jump around, jump around, jump up jump up and get down! Le scene più d’azione infatti lasciano il tempo che trovano. A convincere è soprattutto la parte comica, il bel susseguirsi di battute e di momenti folli e divertenti. Alcuni persino deliranti, come quando i due protagonisti sono “costretti” a calarsi una pasta.
Funziona poi molto l’alchimia tra i due protagonisti, i diversissimi Jonah Hill e Channing Tatum. È proprio nella diversità e nel contrasto tra loro due che la pellicola fa quel salto ulteriore da semplice piacevole cazzata da serata cine & popcorn a storia che ha anche qualcosa, almeno qualcosina, da dire. Sulla generazione dei giovani d’oggi in confronto a chi è cresciuto giusto una manciata d’anni prima.

Jonah e Channing, la strana coppia, hanno vissuto il liceo in maniera profondamente diversa: uno era uno studioso sfigato, l’altro era uno sportivo figaccione. Indovinate un po’ chi era chi.
Dopo di ché i due entrano in polizia, a sorpresa si stanno simpatici e diventano amiconi. Quando entrambi vengono infiltrati in un liceo per un’operazione antidroga, in pochi anni notano che le cose sembrano essere cambiate davvero parecchio. Gli sportivi non sono più così cool, mentre nerd is the new black. I bulletti non dominano più la high-school e ad esempio prendere per il culo i gay è diventato davvero out. Qualcuno vada a spiegarlo a Cassano…
Il liceo è cambiato radicalmente, pare a causa di Glee, e quindi Tatum si sentirà un po’ fuori posto. Anche perché con quel fisico ben poco riesce a confondersi con gli altri 16enni rachitici e brufolosi. Hill non Terrence bensì Jonah ci sguazza invece alla grande in questa high-school rivoluziona e finalmente vede un’opportunità di riscatto sociale e personale, facendo amicizia con il ragazzo cool, interpretato dal fratellino di James Franco ovvero Dave Franco, e magari facendosi anche la bella del liceo, interpretata da Brie Larson, reginetta del cinema indie già mitica nella serie United States of Tara e vista pure in Scott Pilgrim vs. the World.
E a proposito… lo sceneggiatore della pellicola è Michael Bacall, sorta di versione maschile di Diablo Cody o di novello Kevin Williamson che ha firmato anche gli script di Project X e del citato Scott Pilgrim e che quindi si conferma sempre più l’uomo giusto per ridare fiato al genere teen americano, negli ultimi tempi un po’ a corto di ossigeno.

Il punto forte di 21 Jump Street di certo è l’intrattenimento, è vero. Però allo stesso tempo riesce anche a essere una (pur minima) riflessione sui meccanismi della popolarità e sui cambiamenti dell’attuale generazione hipster. Le cose probabilmente nei licei americani e pure italiani di oggi non stanno davvero così, però almeno un minimo i Bill Gates, i Mark Zuckerberg e pure i Jonah Hill della situazione hanno contribuito alla nerdizzazione del mondo. Perché ormai, con buona pace dei Channing Tatum, nerd is the new black.
(voto 7/10)

mercoledì 24 novembre 2010

Indie-sfigati uniti contro il mondo

Scott Pilgrim vs. The World
(USA, Canada, UK 2010)
Regia: Edgar Wright
Cast: Michael Cera, Mary Elizabeth Winstead, Ellen Wong, Kieran Kulkin, Jason Schwartzman, Anna Kendrick, Alison Pill, Johnny Simmons, Chris Evans, Brie Larson, Brandon Routh, Aubrey Plaza, Mark Webber, Mae Whitman, Erik Knudsen, Bill Hader
Tratto dalla graphic novel di: Bryan Lee O’Malley
Genere: fumettoso
Link: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: American Splendor, Se mi lasci ti cancello, Juno, Zoolander, (500) giorni insieme, Sky High – Scuola di superpoteri
Frase cult del film: “I’m in lesbian with you”

Già prima della sua uscita, “Scott Pilgrim vs. The World” si candidava prepotentemente come film indie-nerd dell’anno. Dopo averlo visto posso dire che è di più: è il film indie-nerd per eccellenza di tutti i tempi. Una vera goduria per gli occhi e per le orecchie.

“Scott Pilgrim” è una serie a fumetti creata da Bryan Lee O’Malley poco conosciuta in Italia ma un cult assoluto dall’altra parte dell’Oceano, però Scott Pilgrim non è certo uno di quei supereroi Marvel/DC alla Clark Kent o Bruce Wayne. O meglio, in qualche strambo modo un supereroe lo è (ma più alla Peter Parker) visto che per amore si ritrova a combattere e lo fa anche senza esclusione di colpi. Però fondamentalmente lui è ben altro: cazzeggia in giro (per non dire che è disoccupato) è un bassista nella fichissima rock band dei Sex Bob-omb ed è una sorta di versione nerd di un playboy che indossa le t-shirt degli Smashing Pumpkins.

Dopo aver rotto con la sua ex storica, la biondazza bonazza rockstar Envy Adams, Scott si ritrova invischiato in un triangolo amoroso tra una ragazzina liceale groupie della sua band e una nuova misteriosa ragazza ganza dai capelli viola arrivata in città: Ramona Flowers è il suo nome. Per mettersi insieme a lei dovrà però prima affrontare 7 suoi folli, diabolici, maligni ex ragazzi (e ragazze): lo spunto geniale del fumetto e del film è infatti quello di trasformare le relazioni sentimentali in una sorta di videogame a livelli.


A tradurre un fumetto del genere, il rischio era però quello di finire per fare il solito cine-videogame fracassone idiota e visivamente inguardabile. Per fortuna il regista Edgar Wright (il fenomeno già dietro al super cult comedy-horror inglese “L’alba dei morti dementi” e alla parodia degli action-movies “Hot Fuzz”) utilizza uno stile che ruba dal mondo dei fumetti e dei videogame in maniera davvero creativa e originale, senza dimenticarsi comunque che sta pur sempre facendo un film e non giocando alla Playstation: a livello visivo direi che quindi questa è tra le pellicole più innovative e particolari viste negli ultimi 150 anni. Mica esagero.
Stupenda già la sigla iniziale con musica e grafica in 8-bit, più l’uso creativo dei baloon e di altri espedienti fumettistici in varie scene, ma tutta la pellicola è un vero luna park di invenzioni stilistiche e narrative ge-nia-li! Roba che uno non fa in tempo a rimanere stupito per una trovata che subito ne spunta un’altra che ti lascia ancor più senza fiato.
Senza tralasciare una notevole colonna sonora (ovviamente indie, anzi indieissima) che va da Beck ai T-Rex, con il momento più emozionante sulle note della cover di “By Your Side” di Sade firmata Beachwood Sparks. E naturalmente ci sono anche loro, i mitici Sex Bob-omb di Scott Pilgrim.


Assurdo poi quanti giovani talenti riesca a racchiudere un film solo. Il protagonista ovviamente non poteva essere che lui, il volto degli indie sfigati per eccellenza: il Michael Cera di “Juno”, chi se no? La ragazza dei suoi sogni (letteralmente, visto che la vede prima in sogno e poi nella realtà) è interpretata da quello schianto di una Mary Elizabeth Winstead, una delle Grindhouse girls di Tarantino nonché figlia di Bruce Willis nell’ultimo Die-Hard, una che nel film passa con disinvoltura dai capelli rosa, al blu e al verde senza perdere mai fascino, una che al solo pronunciare il suo lungo nome ci si fa in tempo ad innamorarsene.
La sorella impicciona (e pure stronza) di Scott che sa tutto ancor prima che una cosa succeda è la mia super preferita Anna Kendrick di “Tra le nuvole”, ancora una volta stellare seppure in una piccola parte, mentre l’ex storica Envy Adams è interpretata dalla Brie Larson della serie cult “United States of Tara”.
Sul fronte malvagi ex di Ramona Flowers troviamo invece: il macho Chris Evans (“I fantastici 4”) nell’ironica parodia di se stesso, un superficiale e idiota vegano Brandon Routh (“Superman Returns”) davvero esilarante, il solito immenso divertentissimo Jason Schwartzman (quello della serie “Bored to Death” e dei film di Wes Anderson e della cuginetta Sofia Coppola) e la ex lesbo Mae Whitman dall’ottima serie tv “Parenthood”.

Spassoso pure il miglior amico gay di Scott, interpretato da Kieran Culkin (fratello di quello che aveva perso l’aereo) e da tenere d’occhio la batterista Alison Pill (già segnalatasi in “Milk”) e la scatenata cinesina Ellen Wong, mentre un altro piccolo ruolo cult che fa morir dal ridere è quello della rompiballe Julie interpretata da Aubrey Plaza.

Tutti i personaggi sono assolutamente fumettistici e idealizzati e le situazioni sono talmente assurde che niente in questo cine-fumetto potrebbe sembrare reale o anche solo con un minimo di senso logico. Eppure dietro la scintillante e divertentissima patina della strabiliante costruzione citazionista-registica c’è tutto il fascino dell’infatuazione, dell’innamoramento, della disillusione di una storia d’amore vera, che come sottolinea il buon Mr. Ford è “l'amore di Alta fedeltà, Se mi lasci ti cancello, (500) giorni insieme, Juno”.

Il film indie-nerd-sfigato definitivo di tutti i tempi e di tutte le galassie, quindi. Ma con dentro un cuoricino che pulsa.
(voto 9+)

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