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lunedì 1 dicembre 2014

COTTA ADOLESCENZIALE 2014 - GLI SCARTI





Dicembre significa principalmente una cosa. Il mese del Natale?
No. Certo che no.
Significa che arrivano le immancabili classifiche di fine anno di Pensieri Cannibali. Il meglio e pure il peggio degli ultimi 12 mesi, rivissuti attraverso una serie di classifiche, liste e premi pieni di sorprese e ricchi cotillon.
Vi posso anticipare che quest'anno le classifiche saranno dimezzate. Perché nell'ultima annata sono mancati motivi di interesse?
Certo che no di nuovo. Ho semplicemente deciso di rendere la selezione più accurata e limitata, quindi ci sarà spazio solo per il meglio del meglio, ovvero 20 film, 20 serie tv, 20 album, 20 canzoni, 10 Men of the Year e 10 Cotte adolescenziali.
Le liste cannibali di fine anno cominciano ufficialmente quest'oggi con queste ultime, le Cotte adolescenziali, oh yeah.

Cos'è la classifica delle Cotte adolescenziali?
Per chi non lo sapesse, è la lista delle ragazze/donne/fanciulle/tipe più amate dell'annata qui su Pensieri Cannibali. A questo punto la domanda è: chi conquisterà il trono di reginetta cannibale del 2014?
Lo scopriremo presto. Vediamo intanto il palmarès con le vincitrici delle passate edizioni di questo prestigioso riconoscimento internazionale (come no?):

2014 ???

Prima di gustarci la Top 10, che partirà nei prossimi giorni, ecco le dieci cotte rimaste fuori per un soffio. Degli scarti, in pratica, ma degli scarti di qualità.


Lili Simmons
(USA 1992)
Genere: Amish 2.0
Il suo 2014: nel cast fisso della serie Banshee, apparizioni in un paio di puntate di True Detective e Hawaii Five-0

mercoledì 20 agosto 2014

ALL CHEERLEADERS DIE – TUTTE LE CHEERLEADER MUOIONO. E SONO ZOCCOLE




All Cheerleaders Die
(USA 2013)
Regia: Lucky McKee, Chris Sivertson
Sceneggiatura: Lucky McKee, Chris Sivertson
Ispirato al film: All Cheerleaders Die (2001) di Lucky McKee e Chris Sivertson
Cast: Caitlin Stasey, Brooke Butler, Sianoa Smit-McPhee, Tom Williamson, Reanin Johannink, Amanda Grace Cooper, Chris Petrovski, Leigh Parker, Nicholas S. Morrison, Jordan Wilson, Felisha Cooper
Genere: cheerleading
Se ti piace guarda anche: Jennifer’s Body, Ragazze nel pallone, Hellcats, Giovani streghe, Amiche cattive, Kaboom

Chi non vorrebbe essere e/o farsi una cheerleader?
Le creature più sognate dall’immaginario erotico del teenager americano medio, ma non solo, sono anche tra gli esseri più disprezzati dall’umanità intera. Simbolo di superficialità, di prepotenza, di bullismo, sono in genere le mean girls reginette di bellezza del liceo. Tanto fiche quanto stronze.
Le cheerleaders non vivono però solo nell’immaginario erotico, ma sono una presenza fissa anche in film e serie tv adolescenziali USA, a volte come semplici figure di contorno, altre con pellicole (Ragazze nel pallone e sequel vari) e serie tv (Hellcats) a loro interamente dedicate. In All Cheerleaders Die si va però in una direzione più horror, sui sentieri di Jennifer’s Body, sottovalutato scult movie con Megan Fox e Amanda Seyfried che a suo modo ha fatto scuola.

Più che un film nato sulla scia di Jennifer’s Body, All Cheerleaders Die è un remake del film omonimo del 2001 diretto dai due stessi registi Lucky McKee e Chris Sivertson, in un’operazione che ricorda quanto fatto da Tim Burton con Frankenweenie, lungometraggio ispirato a un suo stesso vecchio corto. Oppure da Michael Haneke che ha girato un remake del suo Funny Games, solo che in quel caso c’era se non altro la scusa di usare attori di una certa fama e una produzione americana per la nuova versione. Non avendo visto la pellicola originale dei primi anni zero non ho idea di quanto ci sia di quel lavoro qui dentro, però viene lecito domandarsi: era davvero necessario per McKee & Sivertson realizzare un rifacimento di un loro stesso film?
Evidentemente, quando le idee nuove scarseggiano, la via più facile è riciclare quelle vecchie. Inoltre è sempre un piacere lavorare su un film teen con protagoniste delle cheerleaders, tra cui svetta Caitlin Stasey, promettente attrice topa già vista nelle serie Reign e Please Like Me. Questo filmetto va preso allora per quello che è e niente più, un puro divertissement da parte dei due arrapati registi per vedere e far vedere un po’ di fichetta giovane e allo stesso tempo provare a realizzare un horrorino adolescenziale divertente. L’obiettivo di intrattenere si può dire riuscito. La visione scorre veloce e senza intoppi per una serata estiva di basse pretese. Se invece da parte dei due autori c’era anche l’intenzione di realizzare un film capace di ironizzare sul genere teen-horror, come sapientemente fatto nei 90s da Scream, o sulla ggioventù americana di oggi, su questo piano All Cheerleaders Die non offre grandi spunti.

Il film lascerà scontenti soprattutto i fan di Lucky McKee, regista di B-movie inquietanti e dark come The Woman e May, di cui qui troviamo ben pochi riflessi, giusto in un certo femminismo di fondo che non si trova nelle opere di molti altri autori uomini, soprattutto nel genere horror. Per il resto, tra i due sembra abbia preso il sopravvento più l’occhio patinato di Chris Sivertson, che già aveva firmato la regia dello spernacchiatissimo Il nome del mio assassino, thrillerino con Lindsay Lohan che a me non era sembrato poi così male come si diceva in giro. Ma io quando si tratta di Lindsay non sono molto obiettivo, lo confesso.

"Che fai, mordi? Questo sì che si chiama avere dei Pensieri Cannibali!"
Unendo le forze, i due registi/sceneggiatori hanno riformulato l’immaginario teen-horror degli ultimi tempi. A tratti sembra di essere in una versione di serie B di Kaboom, il fichissimo film di Gregg Araki, in altri momenti pare di vedere una puntata un po’ migliore del solito di The Vampire Diaries o Teen Wolf. Tra scene lesbo, qualche momento cannibale e leggermente splatter, incantesimi stregoneschi e persino qualche inserto fantasy, il film non riesce però a offrire un punto di vista nuovo o personale. Con una combinazione di elementi del genere ne poteva uscire un nuovo cult adolescenziale, o in alternativa un disastroso scult totale. All Cheerleaders Die non è nessuna delle due cose ed è un peccato perché in entrambi i casi avremmo avuto qualcosa di memorabile. Così è “solo” un mediocre teen-horror con cheerleader.
Ho detto: un teen-horror con cheerleader. Volete davvero perdervelo?
(voto 6+/10)

martedì 22 ottobre 2013

REIGN - VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA VOLONTA' DEL TRASH




Reign
(serie tv, stagione 1, episodio 1)
Rete americana: The CW
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Laurie McCarthy, Stephanie SenGupta
Cast: Adelaide Kane, Toby Regbo, Torrance Coombs, Caitlin Stasey, Jenessa Grant, Anna Popplewell, Celina Sinden, Alan Van Sprang, Megan Follows, Rossif Sutherland, Anna Walton
Genere: finto storico
Se ti piace guarda anche: Marie Antoinette, The White Queen, Da Vinci’s Demons

Habemus trash.
Se cercate una serie di qualità, un degno erede di Breaking Bad o qualcosa del genere, girate al largo. Se cercate invece una serie trash, che possa diventare il vostro nuovo guilty pleasure personale, che vi faccia venire voglia di seguire tutte le puntate anche se sapete già che di stronzata si tratterà, Reign è il vostro nuovo regno. Il regno del trash.

Ormai ci sono serie di tutti i tipi e su qualunque argomento, ma mancava all’appello ancora qualcosa. Qualcosa che se non arrivava, vivevamo bene comunque, ma visto che è arrivata, tanto vale godercela: una serie teen in costume. Le serie a carattere vagamente storico-fantasy, tra Game of Thrones, The White Queen, Da Vinci’s Demons, Vikings eccetera negli ultimi tempi vanno molto forte, però sono tutte orientate per lo più verso un pubblico adulto. Il network ggiovane americano per eccellenza, The CW, ha deciso di supplire a questa grave mancanza producendo la sua versione di una serie in costume.
Non dovete allora prendere Reign per una serie storica vera e propria. Fin dal primo episodio, tutto ciò che viene narrato al suo interno è storicamente discutibile. La vicenda sarebbe quella di Maria Stuarda, regina di Scozia vissuta nel 1500 e promessa sposa del futuro re di Francia. Il condizionale è però d’obbligo. Questa è una versione fantasy della Storia. Non nel senso di fantasy comunemente inteso, ma nel senso che è una versione di fantasia della vera Storia. Una versione The CW in cui tutti sono dei belloni e delle bellone, in cui i triangoli sentimentali alla The Vampire Diaries/Dawson’s Creek sono la norma, in cui i complotti e i party alla Gossip Girl sono all’ordine del giorno, in cui in pratica le vere vicende, già di loro probabilmente piene di casini sentimentali e politici, sono usate da tappetino in cui tessere le solite trame in stile The CW. E il tutto magicamente funziona. Dentro a Reign c’è molta soap-opera, un tocco di mystery, un briciolo di horror se vogliamo, un sacco di teen drama, più un pizzico di storia e insomma ce n’è un po’ per tutti i gusti.

"This is how we party in 1500, bitches!"
La fonte d’ispirazione principale, più che la vera vita di Mary Stuart Queen of Scots, sembra essere Marie Antoinette di Sofia Coppola. Diciamo che, senza quel film, la serie probabilmente non esisterebbe nemmeno. La vicenda della reginetta teen che finisce alla corte di Francia in attesa di sposare il futuro reuccio ricorda molto quella di Marie Antoinette non solo da un punto di vista storico o pseudo storico che sia, ma soprattutto per lo stile molto post-moderno con cui viene raccontata. Se in questo caso non si sono viste Converse All Star, non ancora almeno, le scene di Mary e delle sue amichette che si truccano ricordano i momenti più glamour del film della Coppolina, e anche l’uso di una colonna sonora moderna è simile; in Reign a dominare nella prima puntata sono soprattutto le musiche dei Lumineers, che con le loro atmosfere folk suonano perfetti in un contesto del genere.

In quanto serie The CW, tutti gli attori e le attrici sono ovviamente come anticipato dei figoni e delle figone. La protagonista è interpretata da Adelaide Kane, attrice dallo sguardo perennemente perso nel nulla ma Dio bono quanto è bona.

Mary Stuart
Mary Stuart secondo The CW

Non da meno le sue BFF, tra cui svetta Kenna, l’amante teen dell’attuale (allora attuale) re di Francia interpretata da Caitlin Stasey.
La nostra verginella Mary sarà inoltre contesa tra due uomini. Vabbè uomini, ragazzi: il bimbominkia futuro re di Francia, Toby Regbo con i suoi boccoli biondi, e il suo fratellastro bastardo, in pratica il Jon Snow della serie, ovvero il moro Torrance Coombs con quel suo sguardo da vorrei essere il nuovo Ian Somerhalder. Un cast giovane di attori magari non fenomenali ma tutti molto belli da vedere e persino Nostradamus, che io ricordavo così…

Nostradamus

…nella versione The CW è invece interpretato da Rossif Sutherland, affascinante figlio di Donald e fratellastro di Kiefer “Jack Bauer” Sutherland, che è così…

Nostradamus secondo The CW

Reign è destinata quindi a dividere tra i suoi nemici, che con grande facilità potranno accusarla di essere poco fedele alla Storia, troppo soapposa e anche un filo ridicola, e i suoi sudditi, che si potranno gustare uno spettacolo trash e allo stesso tempo godurioso come pochi altri in circolazione. Perché quella di The CW non è la vera Storia. È la versione figa della Storia.
(voto 7+/10)



giovedì 24 novembre 2011

Domani è un’altra saga, si vedrà

The Tomorrow Series - Il domani che verrà
(Australia 2010)
Titolo originale: Tomorrow, When the War Began
Regia: Stuart Beattie
Cast: Caitlin Stasey, Rachel Hurd-Wood, Phoebe Tonkin, Lincoln Lewis, Deniz Akdeniz, Chris Pang, Ashleigh Cummings, Andrew Ryan
Genere: teen war
Se ti piace guarda anche: Alba rossa, La guerra dei mondi, The day after tomorrow, Twilight

Arriva il concorrente australiano delle saghe di Twilight e Harry Potter?
Mmm… non esattamente.
Questa pellicola è sì tratta dal primo romanzo di una saga serie letteraria di enorme successo soprattutto nella patria Australia firmata da tale John Marsden con milioni di copie vendute, un fenomeno di culto dall’altra parte del mondo e dai buoni riscontri anche in America, mentre da noi è meno popolare. Rispetto a Harry e a Twilight qui non ci troviamo però a che fare né con i maghetti né con i vampirelli, ma con un tema più tosto e duro: la guerra.
Ci vanno mica leggeri, ‘sti australiani, ci sarebbe da pensare. Va però tenuto conto che resta pur sempre una saga per teenagers e quindi non è che dovete aspettarvi il nuovo Apocalypse Now. Tutt’altro. Comunque è apprezzabile il tentativo di scostarsi almeno dai soliti territori new-fantasy tanto in voga oggi, quindi facciamo un passo indietro…

"Massì, ma che vuoi che succeda mentre noi ci facciamo uno spiedino?
Scoppierà mica la guerra..."
Un gruppo di ragazzi più o meno conoscenti decide di partire per una breve vacanza estiva prima di ricominciare la scuola e così se ne vanno tutti quanti in allegria in campeggio nei boschi. Bene bene, sembra il preludio a un bell’orrorino in cui verrano squartati brutalmente. Giusta pena per chi decide di andarsene in vacanza in mezzo a zone da Blair witch project, anziché al sole di Ibiza o tra i canali di droga di Amsterdam, tanto per dire un paio di mete a caso. Chi va in campeggio, l’abbiamo visto anche con il recente The Woods, è d’altra parte destinato a fare una brutta fine. Almeno nei film. O almeno negli altri film. Qui infatti andarsene via si rivela la loro salvezza.
Al loro ritorno, i ragazzi infatti ritrovano la città deserta e i genitori spariti. A questo punto il film sembrerebbe virare dalle intenzioni horror iniziali, poi deluse, verso una commedia alla Mamma ho perso l’aereo. La situazione è però un pochetto più drammatica rispetto a quella sperimentata dal Kevin/Macaulay Culkin nel film che ho più visto nel corso della mia infanzia. La situazione è che i genitori e tutte le altre persone sono state sequestrate da un misterioso governo ostile che sembrerebbe essere entrato in guerra contro l’Australia.
Chi può volere del male alla pacifica terra di koala e canguri (evvai di stereotipi!)? E chi può aver organizzato in appena un weekend una guerra lampo del genere?
Mussolini?
Hitler?
Berlusconi???

Il film parte da presupposti piuttosto intriganti e riesce anche a evitare qualche solita stupidaggine tipica dei film americani. Ho detto Twilight? Peccato che per il resto la visione scivoli guardabile, ma anche senza particolari motivi di interesse, in una sorta di survival movie tra gli splendidi paesaggi australiani e qualche cotta adolescenziale che contribuisce a rendere più teen (a tratti troppo teen persino per i miei gusti…) e leggera la tematica affrontata della guerra. Il limite principale del film è proprio quello di metterci davanti a un problema bell(ic)o tosto e poi non svilupparlo come si deve. A tratti ci illude, questo The Tomorrow Series, ci mette davanti a qualche buona intuizione e a qualche spinoso dilemmone morale, ma ben presto le sue buone intenzioni si sgonfiano.

Meno appealing di Harry Potter e meno comico di Twilight, questa serie non ha le carte in regola per fare breccia anche dalle nostre parti, eppure il suo finale aperto lascia intendere che la saga cinematografica proseguirà con gli altri adattamenti della serie letteraria, risultati del box-office permettendo…
Di non grande richiamo anche il cast del film, in cui ci sono una serie di volti più che altro sconosciuti in cui spicca Phoebe Tonkin, fighetta streghetta stronzetta della nuova serie tv The Secret Circle qui presente in versione bionda. Ma il personaggio migliore non è nel gruppo di bravi ragazzi protagonisti, bensì è il fattone che incontrano strada facendo, interpretato da un certo Andrew Ryan. Un tizio che mentre là fuori è scoppiata la guerra lui se ne sta tranquillo tranquillo in casa sua a farsi le canne. Un tizio che dev’essere fatto presidente dell’Australia. Subito.

A livello cinematografico siamo ai minimi indispensabili, d’altra parte la regia è firmata dall’esordiente Stuart Beattie, uno che con questo nome mi fa venire in mente il topo Stuart Little, ma anche uno che si è fatto le ossa con le sceneggiature dei Pirati dei Caraibi, mica Quarto potere.
Il momento più azzeccato di una visione innocua ma sostanzialmente non troppo odiosa è la battuta sul fatto che i libri di solito siano meglio dei film che poi ne vengono tratti. Mi sa che è anche questo il caso. E allora concediamo a questo epico (più nelle intenzioni che nei risultati) Il domani che verrà di possedere almeno un pizzico di autoironia. Per le risate vere, però, meglio rivolgersi alla saga di Twilight!
(voto 5,5/10)

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