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domenica 26 luglio 2015

Si intitola Bella dolce baby sitter, ma non è un porno





Bella dolce baby sitter
(Film tv 2014)
Titolo originale: Nanny Cam
Rete americana: Lifetime
Rete italiana: Rai 2
Regia: Nancy Leopardi
Sceneggiatura: Brian McAuley
Cast: India Eisley, Laura Allen, Cam Gigandet, Farrah Mackenzie, Carol Herman, Renée Felice Smith
Genere: baby sitter
Se ti piace guarda anche: Babysitter... un thriller, Babysitter Wanted, Il ragazzo della porta accanto, La mia peggiore amica, Lolita

Quante possibilità ci sono che io non guardi un film intitolato “Bella dolce baby sitter”?
Ditemelo voi...
Esatto, lo 0%.

venerdì 25 ottobre 2013

PLUSH, IL THRILLER CAZZATONA




Plush
(USA 2013)
Regia: Catherine Hardwicke
Sceneggiatura: Catherine Hardwicke, Arty Nelson
Cast: Emily Browning, Thomas Dekker, Xavier Samuel, Cam Gigandet, Dawn Olivieri, Brandon Jay McLaren, Frances Fisher, James Kyson
Genere: thriller cazzatona
Se ti piace guarda anche: Fear – Paura, Swimfan, Attrazione fatale, The Runaways, What We Do Is Secret

Plush è il nuovo film di Catherine Hardwicke e Catherine Hardwicke è famosa, meglio dire famigerata, per essere la regista di Twilight.
A questo punto tutti a dire: “Catherine Hardwicke merda e merda chi non lo dice.”
Però io devo venire in difesa della fanciulla. Beh, fanciulla più o meno, visto che i suoi 57 anni buoni sul groppone ce li ha. Va riconosciuto infatti che il primo Twilight è un capolavoro, se considerato al confronto dei seguiti. Ma avete visto gli ultimi due terrificanti capitoli Breaking Dawn diretti da Bill Condom Condon, l’uomo adesso pronto alla revisione disneyana della vita di Julian Assange nel nuovo Il quinto potere?
Con il materiale stephaniemeyeriano a disposizione, Catherine Hardwicke con il primo Twilight è riuscita a fare ancora un piccolo miracolo. La regista dalla sua ha poi realizzato anche un ottimo film sul mondo degli skaters con Lords of Dowtown, ha gettato un interessante sguardo sulle babyminkia con Thirteen e ha pure girato il criticatissimo Cappuccetto rosso sangue, che io sono tra i pochi al mondo ad aver moderatamente apprezzato.
Una regista più odiata che amata quindi che pure con questa nuova pellicola è destinata a ricevere fischi e bottigliate, più che applausi e awards. A ragione? A torto?

Plush inizia quasi come un rockumentary. Un rockumentary fittizio visto che è la storia di una rock band, i Plush, che non esiste realmente. Una band che è capitanata da un fratello chitarrista, Thomas Dekker, e da una sorella cantante, Emily Browning. Solo che lui…
ATTENZIONE SPOILER
Muore!
FINE SPOILER
ANZI NO, GLI SPOILER CONTINUANO
Senza il fratello, scomparso per una misteriosa overdose, che fa tanto cliché rocknrolla, Emily Browning si trova in crisi creativa e dà alle stampe un disco che fa abbastanza pena. Tutti lo criticano, Pitchfork in testa, e qui possiamo vedere un parallelo tra la protagonista della pellicola e la regista Catherine Hardwicke, habitué alle critiche feroci nei confronti dei suoi lavori.
La band e soprattutto Emily Browning ritrovano ispirazione quando lei si mette a lavorare a stretto contatto con il nuovo chitarrista, Xavier Samuel, che assomiglia tanto, ma proprio tanto, al suo fratello scomparso. Il rapporto tra i due diventa sempre più intimo, non solo a livello musicale, benché lei sia sposata. D'altra parte, non sarebbe un film della Hardwicke se non ci fosse un triangolo romantico.
Una storia molto sex, drugs & rock’n’roll con un’aggiunta di sottotrama sentimentale che, per quanto piena zeppa di stereotipi, scorre via in maniera leggera.

Questa però non è che la prima parte. Con calma, con molta calma, quasi verso la fine, il film poco a poco si trasforma, in maniera non del tutto imprevista ma nemmeno così scontata, fino a diventare un thrillerino di quelli molto anni ’90. Tutta la pellicola è molto anni ’90, già il titolo richiama una splendida canzone degli Stone Temple Pilots. Riferimento non so se voluto o meno, ma comunque presente. E anche la band dei Plush, con quel suo suono electro-trip-hop-rock tra Garbage e Republica, fa molto anni ’90.
Nella sua componente da thriller-stalker movie, la sua anima molto anni ’90 si palesa ancora più chiaramente e finisce dalle parti di quei film stile Fear – Paura con Reese Witherspoon e Mark Wahlberg, o La mia peggiore amica con Drew Barrymore, o se vogliamo pure Basic Instinct, o insomma quelle cazzatone di thrillerini pseudo soft erotici super patinati che circolavano un paio di decenni orsono e che sapevi erano delle cazzatone, ma allo stesso tempo ti tenevano incollati fino al termine allo schermo e pure con una buona dose di tensione addosso. Lo stesso avviene per Plush. La recitazione è così così, Xavier Samuel in versione darkone appare parecchio fuori parte, mentre Emily Browning pur non convincendo fino in fondo se la cava ancora. La parte musicale è piuttosto valida, la Browning impegnata anche in veste di cantante ha una vocina niente male, come aveva già dimostrato nella soundtrack di Sucker Punch, sebbene da una pellicola così rock’n’roll sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosina di più a livello sonora. La regia di Catherine Hardwicke fa poi molto video alternative rock, molto anni ’90, ovvio, e insomma questo film è un thriller cazzatona come quelli che andavano nel periodo post-grunge. Un thriller cazzatona che fondamentalmente mi è piaciuto. Fino alla fine. Che pure quella è una cazzatona.
(voto 6,5/10)



mercoledì 27 aprile 2011

Se le maniache sono tutte così, stalkeratemi pure!

The Roommate
(USA 2011)
Regia: Christian E. Christiansen
Cast: Leighton Meester, Minka Kelly, Cam Gigandet, Alyson Michalka, Danneel Harris, Billy Zane, Nina Dobrev, Katerina Graham, Matt Lanter
Genere: teen thriller
Se ti piace guarda anche: La mia peggiore amica, Swimfan, New Best Friend, Paura - Fear, Attrazione fatale

(in Italia doveva uscire in questo periodo, poi è stato rinviato a data da destinarsi, probabilmente arriverà in estate)

Trama semiseria
Sara arriva all’università di Los Angeles per studiare una materia seria: moda. Come compagna di stanza si becca una tizia che si chiama Rebecca e che si rivelerà peggio di Rebecca Black. Siete terrorizzati? Io sì, peccato che si rivelerà anche la solita storia della psicopatica stalker già vista più e più volte. Un film da evitare, dunque? Assolutamente no: le protagoniste (ma anche i personaggi minori) sono delle sgnacchere, c’è un bacio lesbo e delle tipe si menano sotto la doccia!

Recensione cannibale
Vorreste avere una compagna di stanza come Leighton Meester? Io personalmente sì, molto volentieri. Però attenti, perché la cosa potrebbe ritorcervisi contro.
È quanto capita alla protagonista di questo The Roommate, thrillerino guardabile ma anche piuttosto stupidotto che ci presenta una vicenda dagli spunti potenzialmente molto interessanti. Una tizia che da bambina ha perso l’amata sorellina si ritrova al college con una compagna di stanza che è in pratica la sua copia sputata; le due attrici Minka Kelly e Leighton Meester si assomigliano parecchio e come conseguenza logica sono entrambe delle gran gnocche. La compagna di stanza sviluppa per lei un’ossessionante ossessione ossessiva, del tipo che si incazza se rientra tardi la sera insieme a un ragazzo e del tipo che cerca di fare fuori ogni altra persona che cerca di entrare in contatto con lei. Cose normali di questo tipo, insomma, per una psicopatica che ci tira fuori dal cilindro qualche bel momento di sana cattiveria, come staccare il piercing dalla pancia di Alyson Michalka (hurrah!). Il rapporto malato che la tipa fuori di testa instaura con la sua compagna di stanza potrebbe giocare con il tema del doppio, tanto che le premesse ci potrebbero far immaginare una versione collegiale (anzi "Colegiala") de Il cigno nero - Black Swan, o perlomeno potrebbe essere un thrillerone bello teso. E invece non succede niente di tutto questo.
Gli spunti iniziali vengono infatti subito bruciati, per giocare con tutti i cliché che da Attrazione fatale in avanti si sono già stancamente ripetuti più volte. Si sarebbe potuto giocare molto di più sulla somiglianza tra le protagoniste, oppure su una possibile attrazione saffica, e invece l’unico momento “scandaloso” della pellicola è un bacio lesbo, ma non è detto che sia proprio tra loro due…

Il cast di The Roommate (suggerimento per il titolo italiano: Quella zoccola della mia compagna di stanza) è quanto di più telefilmico ci possa essere: Leighton Meester è la perfida Blair Waldorf di Gossip Girl, qui virata in versione psycho bitch, e nei panni della stronza se la cava sempre più che bene. La ragazza che finisce vittima delle sue maniacali attenzioni è Minka Kelly, la bonazza della serie Friday Night Lights recentemente vista anche in Parenthood. Ci sono anche Danneel Harris di One Tree Hill e quella puttanella di Alyson Michalka di Hellcats (che come detto sopra subisce la punizione che si merita) e in piccoli, piccolissimi ruoli compaiono poi da The Vampire Diaries Nina Dobrev e Katerina Graham; e sempre a proposito di vampiri c’è pure Cam Gigandet (il cattivone del primo Twilight qui in versione buona). D’ordinanza e telefilmica persino la soundtrack, con la musica giusta dei gruppi giusti (Temper Trap, Empire of the Sun, K’naan) al momento giusto: tutto molto cool, quindi, ma nulla più.

E inzomma un teen thriller che purtroppo non vira mai verso il teen horror, né ha lampi di tensione particolari. Le psicologie dei personaggi sono costruite in maniera troppo superficiale, con una psicopatica che agisce “senza motivo”, ma non un “senza motivo” geniale come in Rubber. Per fare i fighi hanno inserito nel film una mostra di Richard Prince, l’artista visivo famoso per le sue infermiere inquietanti (anche usate nell’artwork di “Sonic Nurse” dei Sonic Youth), peccato che si siano poi dimenticati di inserire ad esempio una scena con la nostra psycho bitch protagonista vestita da infermierina sexy. Ma si può? Se si fossero spesi non dico tanto, ma 10 minuti in più a pensare alla sceneggiatura, ci saremmo trovati di fronte a qualcosa di interessante e coinvolgente, magari non da farcela fare adesso nei pantaloni, però almeno in grado di garantirci qualche brividino sulle braccia. Così resta giusto una pellicola guardabile più che altro per la gradevolezza della confezione e, soprattutto, delle due protagoniste.

E comunque, nonostante tutto quello che possa combinare in questo film, nonostante la follia, le manie da stalker, nonostante persino i piccoli omicidi tra amici, io una compagna di stanza come Leighton Meester me la terrei comunque.
(voto 6)

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