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lunedì 25 giugno 2018

A casa Muccino tutti bene, ma non benissimo





A casa tutti bene
Regia: Gabriele Muccino
Cast: Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Renato Raimondi, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi, Elisa Visari


Gabriele Muccino is back in Italy!

Aò, ma come sto a parlà? Gabriele Muccino è finalmente tornato in Italia dopo aver fatto il figo, o cercato di fare il figo a Hollywood, li mortacci sua. Per qualche tempo gli è anche andata bene, a sto fijo de na... ma non benissimo. Ha girato il film peggiore e più ruffiano della sua intera carriera, e forse dell'intera storia del mondo, ovvero La ricerca della felicità, con cui ha ottenuto un grande successo di pubblico, il plauso della critica e pure una nomination agli Oscar per l'interpretazione del principe de Tor Vergata... volevo dire de Bel-Air. Poi con Sette anime la gente ha cominciato a rendersi conto che i film ammericani di Muccino erano delle gran fregnacce e la fortuna ha cominciato a voltargli le spalle.

venerdì 18 luglio 2014

SLACCIATEVI LE CINTURE




Allacciate le cinture
(Italia 2014)
Regia: Ferzan Ozpetek
Sceneggiatura: Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli
Cast: Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Francesco Scianna, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Giulia Michelini, Luisa Ranieri
Genere: melò
Se ti piace guarda anche: Un sapore di ruggine e ossa, Braccialetti rossi, Mine vaganti

Allacciate le cinture, tesorucce mie care. Vorrete mica farvi del male? Lo so che siete al cinema e non su un aereo dirette a San Francisco o a Mykonos. Magari, AAAH!
Anche al cinema alle volte però bisogna tenersi forte, perché le emozioni ti sanno prendere in una maniera talmente prepotente che non è facile rimanere indifferenti. Oltre ad allacciarvi le cinture, vi consiglio inoltre di tenere i fazzoletti a portata di mano, perché le lacrime scenderanno a fiumi. Di che film sto parlando?
Ma di Allacciate le cinture di quel tesoruccio caro del Ferzan Ozpetek, ovvio. Quanto ci piace, Ozpetek, quanto?

"Mi hanno massacrato già tutti. Cannibal, almeno tu risparmiami, ti prego."
Bisognerebbe fargli un monumento soltanto per la vera motivazione per cui ha girato questa pellicola. Se Lars von Trier aveva fatto Melancholia solo per mostrare le tette della Kirsten Dunst – TETTE? UFF, CHE PALLE! – l’Ozpetek nostro ha realizzato Allacciate le cinture unicamente per donarci il culetto di Francesco Arca tutto da mordere su grande schermo. Lo avevam già visto in tv a Uomini e donne quando i tronisti sì che erano dei manzi mica come adesso, e l’avevam visto pure su calendario, ma volete mettere ammirarlo sul telone del multisala a grandezza esagerata?
Uh, quelle fossette sopra le chiappe, che eros. AAAH!
E poi c’è lo Scicchitano. Uh, che chic Filippo Scicchitano. AAAH!
È troppo frocia in questa pellicola, la Filippa. Ci piace. E poi siete sicure che stia solo recitando? A me quella sciocchina non la racconta giusta. C’ho il radar, io, per certe cose.

"Guarda Francesco Arca che tenta di recitare."
"Che tenerezza che mi fa."
Comunque facciamo le serie. Torniamo a parlare di cinema, va’. Questo film pare che sia di genere melò.
Giusto. Io Scicchitano melò farei troppo. Francesco Arca non parliamone.
No, no, no, basta, così non va bene! Dobbiamo parlare di cinema.
Allacciate le cinture è stato accolto male da quei birboni pieni di pregiudizi della critica. Da come se ne parlava in giro, sembrava che dovesse essere un naufragio annunciato, da cui manco un’arca ci avrebbe potuti salvare. Anche se io da Arca mi farei salvare mooolto volentieri.
Tutti a dire quanto fa schifo l’ultimo film di Ozpetek che quasi quasi avevano convinto pure me. Con la gente va così. Ti dicono una cosa talmente tante volte che ti convinci abbiano ragione loro. Ti dicono ad esempio che ti devono piacere le donne e te lo ripetono così spesso che alla fine ci credi. Poi però vedi quei muscolacci di Francesco Arca – GNAM! – e subito cambi idea. Preferite davvero la Dunst? Nel 2014 vi piacciono ancora le tette?
Siete troppo OUT, sfigate!

"Pettinata così sei uguale a Justin Bieber."
"Ahahah, è vero!"
Fatto sta che erano tutti a dire che Allacciate le cinture fa cagare, fa cagare, fa cagare e sapete cosa?
Non fa cagare. Mai dare ascolto alla gente. Soprattutto alla gente mal vestita. Un paio di scene del film sono assurde e potevano anche essere tagliate via dal montaggio, è vero, però al Ferzan certe cose le perdoniamo perché lo sappiamo che è tanto pazza. Ci piace anche per questo. Da lei non sai mai cosa aspettarti. Ti può tirare fuori dei gioiellini come il delizioso La finestra di fronte con quell’altro manzo di Raoul Bova – MEGAGNAM! – o il simpatico Mine vaganti, una ventata d’aria fresca nell’asfittico panorama delle commedie bacchettone italiane vecchio stampo. Oppure può tirare fuori un film da MEH! come la non troppo riuscita parentesi paranormale di Magnifica presenza. Comunque vada a finire, sai già che l’Ozpetek ti sorprenderà. Qui la regista turca naturalizzata italiana torna a fare ciò che sa far meglio. Il melodrammone con accenni da commedia, di quelle un po’ alla Pedro Almodóvar, però meglio di quell’altra pazza dell’Almodóvar che negli ultimi tempi ci sta facendo penare parecchio con pellicole al limite del penoso come La pelle che abito e Gli amanti passeggeri.
Pure Allacciate le cinture ha i suoi difettucci. Qua e là Ozpetek esagera, si fa prendere la mano dal dramma, diversi personaggi sono stereotipati e lo sguardo perso nel nulla di Francesco Arca non aiuta. Meglio quando lo riprende da dietro, che da davanti. In compenso c’è una sceneggiatura molto libera e imprevedibile a livello temporale e poi a tenere su tutta la baracca c’è una Kasia Smutniak ME-RA-VI-GLIO-SA. Dio, quanto l’ho invidiata! Con tutte le Madonne che le ho tirato dietro, per forza che a un certo punto il suo personaggio vive una svolta sfortunata. Però in questo film è propria brava, ‘sta stronzetta, glielo riconosco. C’è persino un momento in cui comincia a farti pena. Poi ripensi alla scena in cui è tutta nuda lì sul bagnasciuga insieme al Francesco Arca pure lui tutto nudo, o a quella sequenza in cui lui fa all’amore con lei in ozpedale anche se lei è in condizioni disastrose che mi ha ricordato un'analoga scena di amore disperato in Un sapore di ruggine e ossa, e subito torni a maledirla, la dannata Kasia.

Non date allora retta a quelle che vi dicono che Allacciate le cinture fa schifo. Sono solo delle sceme invidiose. O forse sono solo io ad essere diventata troppo buona con le produzioni italiane, chi lo sa? Comunque sia, se proprio vogliamo trovare un grande difetto a questo film, secondo me il titolo è tutto sbagliato. Non si doveva chiamare Allacciate le cinture. Si doveva chiamare Slacciatevi le cinture.
Riferito a chi? Come, riferito a chi?
Ad Arca e Scicchitano, sciocchine!
(voto 7-/10)

venerdì 2 marzo 2012

Cesare (quale Cesare?) deve morire

"Ma perché i Taviani vogliono che muoia? Che ho
fatto di male, a parte un sacco di canzoni di merda?"
A dispetto del titolo, si appresta a essere un fine settimana molto vitale sugli schermi cinematografici italiani.
Perché?
Vero è che ci sono i soliti film italiani di troppo, ed è vero che anche questa volta dobbiamo sorbirci pure i commenti del Mr. James Ford, però c'è pure qualche titolo interessante in arrivo e una visione obbligatoria: 50 e 50.
E allora celebriamo il cinema e celebriamo la vita, alla facciazza di quello zombie di Ford!

Cesare deve morire di Paolo e Vittorio Taviani
Il consiglio di Ford: non doveva essere "Cannibale deve morire"? No? Siete sicuri?
Ironizzando sulla sorte del mio antagonista - che, ahimè, dovrò tenermi buono essendo il più valido per il ruolo sulla piazza - direi che vado incontro alla seconda pellicola più interessante della settimana, premiata con l'Orso d'oro a Berlino ed in grado di mescolare il sociale - i detenuti di Rebibbia - e Shakespeare - che, come tutti sappiamo, tranne forse il Cannibale, non è proprio l'ultimo degli stronzi -.
Un tentativo lo vale tutto.
Se poi le aspettative non dovessero essere soddisfatte, potrete sempre farvi un giro gratis qui da me.
Il consiglio di Cannibal: voglio Ford tra i detenuti di Rebibbia!
Su chi sia l’ultimo degli stronzi, io una mezza idea ce l’avrei…
Ma di certo non è Shakespeare, benché filmetti come Anonymous abbiano pure il coraggio di avanzare questa ipotesi.
Dei fratelli Taviani non ho mai visto nessun film e questo, complice l’Orso d’oro berlinale, potrebbe essere il primo. Dalle immagini che ho guardato mi sembra una pellicola potenzialmente molto ben girata, non il solito esperimento neorealista di quelli che fanno impazzire Ford e sbadigliare me. Quindi le premesse per una visione interessante ci sono.
E non sto nemmeno a dire che Ford deve morire, perché chi non ha amato un film come The Tree of Life dev’essere già morto dentro uahahah!


"Piuttosto che sentire J. Ford, mi sparo J. Bieber"
Henry di Alessandro Piva
Il consiglio di Ford: torniamo alla pioggia di sangue.
Onestamente, la trama di questo ennesimo sottoprodotto italiano non mi pare neppure male. Eppure c'è sempre il fatto che i sottoprodotti italiani, soprattutto se spinti e presentati come sorte di Capolavori, finiscono per insospettirmi più delle usualmente scombinate scelte cinematografiche del mio antagonista.
A meno di particolari sconvolgimenti, passo.
Il consiglio di Cannibal: meglio Henry Potter?
Io con i sottoprodotti italiani c’ho già sempre a che fare, mi riferisco a quel sottoblogger di Ford. Quindi con questo filmetto non mi ritrovo di fronte a qualcosa di nuovo.
Il trailer non lascia sperare niente di buono, un po’ come quando siete in giro su Google e per sbaglio finite su un sitarello di nome WhiteRussian e non vi sembra un granché, poi cominciate a leggere i post e le cose vanno ancora peggio ahahah… Però c’è quella cagna di Corinna di Boris, ovvero Carolina Crescentini, e come al solito mostra pure le zinne (intendo nel film, non nel sito WhiteRussian). Quindi decidete voi se questo può essere un motivo sufficiente per vederlo (intendo ancora il film, non WhiteRussian che è sconsigliatissimo sempre e comunque!).
Man in black d'un Ford, ma dove cazzo abiti?

The woman in black di James Watkins
Il consiglio di Ford: Eden Lake dove sei?
L'autore del tesissimo e tostissimo Eden Lake torna con una ghost story da grande produzione che non sta raccogliendo i frutti che avevo sperato per questo talentuoso autore.
Sarà colpa del buon Harry Potter!?!?
Forse, ma la mia curiosità in proposito è parecchio scemata.
Che si tratti dell'ennesimo caso di un regista promettente soggiogato dalle major?
Sinceramente spero di no, ma sento odore di bottigliate. Un pò come quando mi trovo a conversare con il Cannibale.
Il consiglio di Cannibal: The Potter in black? Brrrrr, che paura!
Uh, questo film non vedo l’ora di vederlo, giusto per massacrare ancora un po’ quell’odioso di un Harry Potter che da quando è finita la saga un po’ mi manca.
Non è vero.
Grazie a Ford, una volta tanto fonte di una news interessante e non dei suoi soliti aneddoti da pensionato, scopro però che il regista è quello di Eden Lake e quindi potrebbe non essere la solita cazzatona. Però al giorno d’oggi il nome del regista non è una garanzia sufficiente, vedi le ultime fatiche (per noi spettatori) di Spielberg, Cronenberg, Almodovar e Scorsese… E poi la cosa che potrebbe spaventarmi di più in questo film mi sa che non saranno le atmosfere gotiche, bensì l’interpretazione di Radcliffe Potter!

"Per liberarti dall'immagine mostruosa del Ford mi sa ti ci vorrà più di una seduta..."
50 e 50 di Jonathan Levine
Il consiglio di Ford: può essere che sia anche 100.
Questo film, già cult per numerosissimi bloggers - tra i quali spicca anche il mio antagonista - ha tutta l'aria di poter diventare il titolo della settimana e non solo.
Un cast che mi ispira e appare ispirato, un tema scomodo affrontato con sregolatezza, e la capacità di far ridere tenendoci pronti a sfoderare i lacrimoni.
Dunque, per una volta, mi schiero con il Cannibale, e vi dico: guardatevelo senza badare alle probabilità!
Il consiglio di Cannibal: da vedere al 100%
Uno dei film più belli di questo inizio d’anno, già da me abbondantemente osannato qui, 50/50 è un dramma che riesce a essere commedia, o forse una commedia che riesce a essere dramma.
Guardatelo e non ve ne pentirete! Le probabilità che non vi piaccia sono di 1 su 100, e questo 1 su 100 potrebbe essere il solito Ford rompipalle di turno…

"Non ti fidi di come guido io? Ma hai mai visto Ford al volante???"
Safe House - Nessuno è al sicuro di Daniel Espinosa
Il consiglio di Ford: nessuno è al sicuro, soprattutto da film come questo!
Il buon Denzellone, nel corso della sua carriera, è stato protagonista allo stesso modo di pellicole memorabili - Inside man, Philadelphia, He got game - e di altre decisamente dimenticabili.
Safe house ha tutta l'aria di poter entrare senza troppi problemi nel club delle seconde, accompagnato da schifezze mortali come Unstoppable.
Se proprio, dunque, volete farvi del male con una copia scialba del già non eccelso Training day, accomodatevi pure.
Ma sarà come scegliere il Cannibale al posto di Ford. Ahahahahahah!
Il consiglio di Cannibal: cazzata di sicuro
Action-spy-thriller che negli Usa sta riscuotendo un ottimo successo, a me sa di probabile Fordata pazzesca. Ovvero un film tutto inseguimenti, salti ed esplosioni già visto e stravisto.
E comunque Training Day era una discreta figata e, per parafrasare Denzellone in quel film: Ford Kong non è un cazzo in confronto a me!

"Questo post(-it) dice che posso esprimere un desiderio: voglio che Ford vada via"
"Zitto, non dirlo ad alta voce, se no non si avvera!"
Gli sfiorati di Matteo Rovere
Il consiglio di Ford: un film così, non lo sfioro neanche con un fiore. Ma con le bottigliate, eccome!
Ennesima proposta italiana che garantisce scarsa qualità.
Si continua a cercare di imitare registi europei di talento e successo sfornando schifezze finto alternative come questa finendo per affossare sempre di più una realtà che qualche decennio fa era la più florida del mondo in ambito cinematografico.
E non solo.
La dolce vita è proprio finita.
Il consiglio di Cannibal: prova a sfiorarmi Ford, e scatta la denuncia!
Il cast di questa ennesima uscita italiana (ben 4 questa settimana!) non è malaccio. Una volta detto questo, il film ha altissime probabilità di essere comunque una di quelle visioni utili per quando voglio massacrare una pellicola come si deve. E in quel caso non è che la sfioro con le mie critiche, ma sono pronto a distruggerla in maniera spietata con la stessa semplicità quasi irrisoria con cui faccio fuori il mio nemico pubblico numero 1 Ford.

"Ford ha mandato un SMS: è scritto malissimo, però dice che è a Barcellona!"
"Ma allora è vero che i desideri possono diventare realtà! Mi sento svenire..."
Posti in piedi in paradiso di Carlo Verdone
Il consiglio di Ford: io in piedi non ci sto, me ne resto seduto a casa.
Ormai il buon Verdone - che pure da queste parti gode di una discreta stima - non azzecca un film da cinque o sei anni buoni, e i tempi de I compagni di scuola o Bianco, rosso e Verdone sembrano tramontati da un pezzo.
Questa ennesima commediola in versione crisi pare la caricatura di qualche porcata made in Muccinolandia.
Ne faccio anche a meno.
Il consiglio di Cannibal: il Paradiso tu vivrai se i consigli di Cannibal seguirai
Carlo Verdone non realizza film davvero validi da un po’, personalmente l’ultimo che mi ha convinto in pieno è stato Sono pazzo di Iris Blond addirittura del 1996, però comunque il Carletto Bianco, rosso e Fordone riesce a sfornare pellicole sempre (o quasi) almeno dignitose. Non un film da correre a vedere al cinema, a meno che ao’ non siate Verdoniani sfegatati, però prima o poi una visione gliela si può anche concedere.
Per te Ford comunque di posti a sedere ce ne saranno sempre. In Paradiso? No. Al cinema? Nemmeno. Su un aereo? No, finisci dietro nello scomparto animali. All’Inferno? Oh yes! buah ahh ahh

mercoledì 15 settembre 2010

Parlami d'amore. Ma anche no

Muccino si fa mettere l'eyeliner nero per conquistare il pubblico emo
Parlami d’amore
(Italia 2008)
Regia: Silvio Muccino
Cast: Silvio Muccino, Aitana Sánchez-Gijón, Carolina Crescentini, Geraldine Chaplin, Flavio Parenti, Max Mazzotta
Link: mymovies
Tale padre, tale figlio. Peccato non esista un detto del genere anche per i fratelli (o se c’è non lo conosco), perché tale Gabriele, tale Silvio. Muccino, intendo.
Per la sua acerba opera prima da regista in erba, Silvio Muccino inizia subito con vorticosi movimenti a roteare della macchina da presa che fanno immediatamente venire in mente il fratello e alla lunga possono provocare giramenti di testa e/o nausea. Poi capita un incidente stradale, altro espediente tipicamente mucciniano per dare una svolta alla storia senza dover pensare a una sceneggiatura troppo elaborata.

Il personaggio interpretato da Muccino jr. si chiama Sasha. E già qui potrei chiudere la recensione.


Il vero motivo per cui Muccino jr. ha girato questo film?
Farsi la Crescentini, ovviamente.

Evabene proseguo, perché da segnalare ci sono anche dialoghi che quando va bene sembrano usciti dal diario di una tredicenne, quando va male potrebbero essere (o forse sono?) presi dai Baci Perugina come “Non esiste una donna che non può essere conquistata” o “La seduzione è un’arma sottile, che parte da lontano.”
Se ci si accontenta, è pur sempre 1.000 volte meglio di un Moccia qualsiasi. Se non ci si accontenta, ci si chiede che fine abbia fatto il Silvio Muccino giovane sceneggiatore molto promettente di ottimi film come Come te nessuno mai, o quantomeno buoni come Che ne sarà di noi.


Hey un momento! Nel cast insieme a un’attrice italo-spagnola dal cognome impronunciabile c’è anche Carolina Crescentini, nel suo ruolo solito e che le riesce meglio: mostrare le zinne. Muccino jr., mica scemo, si ritaglia una parte nel triangolo amoroso tra le due e le sue intenzioni appaiono chiare: fare il suo “The Dreamers”. Se non altro un “dreamer” effettivamente lo è, glielo concediamo. Peccato che poi la riuscita del film sia ben lontana dai suoi sogni bagnati.
Per aggiungere pepe al tutto, non sapendo cosa altro metterci, Jr. ci aggiunge anche un gruppo di insopportabili bohemienne riccastri stereotipati, un po’ di cocaina, qualche partita a poker che fa tanto fico e naturalmente qualche scenone di sesso. Massì, non facciamoci mancare nulla.

Tranquilli: è una delle rare scene in cui
la Crescentini è vestita

Nonostante le buone intenzioni, i personaggi sono troppo finti, troppo cinematografici, troppo letterari per risultare credibili, i dialoghi troppo scemi (per caso l’ho già detto?), i momenti troppo romantici da essere troppo ridicoli, la recitazione davvero troppo pessima. Di buono c’è che Muccino jr. con la macchina da presa sa come muoversi, così come il fratello; lo dimostra ad esempio nella scena della festa nella Roma bene, molto coreografica e con uno splendido uso delle luci e della musica (“Believe” dei Chemical Brothers).
Però dirigere, sceneggiare e recitare un film tratto peraltro da un suo romanzo (scritto a 4 mani con Carla Vangelista) è quel che si dice fare il passo più lungo della zampa (o non si dice forse così quando l’autore è un cane?). Quel che c’è di buono è che Silvio Muccino all’opera seconda Un altro mondo (in arrivo a Natale) non potrà far altro che migliorare. Basta solo che la smetta di voler compiacere a tutti i costi qualcun altro (il fratello?) e stavolta faccia un po’ da parte il suo nuovo fisico palestrato per lasciare spazio a qualcos’altro. Magari a una storia da raccontare.
(voto 4-)

Considerazione finale: sono più ostinato io a guardare i film dei 2 Muccini sperando sempre che possano tornare ai bei tempi andati o loro che negli ultimi anni continuano a sfornare film di merda uno dietro l’altro?

giovedì 8 luglio 2010

Mine antiomo

Mine vaganti
(Italia, 2010)
Regia: Ferzan Ozpetek
Cast: Riccardo Scamarcio, Ennio Fantastichini, Nicole Grimaudo, Alessandro Preziosi, Ilaria Occhini, Lunetta Savino, Elena Sofia Ricci, Carolina Crescentini

Normalità, che brutta parola.

L’incipit con Carolina Crescentini in versione Sposa sembra portare in direzione Kill Bill, ma è solo un’illusione. Mine Vaganti racconta tutta un’altra storia, non di vendetta ma di convivenza. Convivenza con i pregiudizi anti omo che nella Puglia di Nicky Vendola sono ancora ben vivi, o almeno così ci mostra (credo non andando molto lontano dalla realtà) Ozpetek, al suo film (probabilmente) più personale e sentito e per fortuna anche quello scritto e girato con un maggiore e delizioso tocco di leggerezza.
Il regista turco-italiano stavolta lascia a casa le pesantezze melò (e soprattutto l’irritante recitazione nervosa accorsiana) di Le fate ignoranti, scoprendo che si può emozionare di più con un sorriso sulle labbra, in un film sulle false apparenze e su tutto ciò che ci sta dietro.

Come può reagire un uomo vecchio vecchissimo stampo, nonché padre padrone di un prestigioso pastificio del Salento, alla notizia che suo figlio è gay? Con un bell’infartino, è ovvio. E con l’espulsione del figlio non solo dalla famiglia, non solo dall’azienda, ma da tutta il suo regno! Se poi dovesse scoprire che pure l’altro suo figlio maschio è “ricchione”, quello ci resta subito secco. E così il buon Scamarcio decide di reprimere i suoi istinti di outing e i suoi sogni di carriera come scrittore e prova a condurre un’esistenza “normale” tirando avanti l’azienda di famiglia.
Quando da Roma arrivano a sorpresa gli amici (tutti spudoratamente gay) di Scamarcio, il film ha quindi il suo vertice comico assoluto, con una serie di gag che a Will & Grace fanno una sega (non intendo letteralmente). Per fortuna però non ci troviamo di fronte solo a una serie di macchiette divertenti, ma a un film davvero sentito, con molta Italia dentro e che convince in pieno anche nell’ottimo finale.

Dalla sua, Ozpetek fa una sapiente scelta di canzoni (50 mila lacrime e Pensiero stupendo decorano due splendide scene) e sfoggia anche un cast in stato di grazia, con un bravo Scamarcio, dei bravissimi Alessandro Preziosi e Nicole Grimaudo (chi l’avrebbe detto?) e un fantastico Ennio Fantastichini, nei panni esilaranti del padre omofobico. Applausi per lui, mentre gli unici dubbi li fa venire Elena Sofia Ricci, una che stava bene giusto nei Cesaroni. D’altra parte un buon regista sa tirare fuori il meglio dai proprio attori, ma di miracoli non ne può fare. Anche se forse Quentin…

Così eccoci arrivati alla fine di questo post, anche se “Gli amori impossibili non finiscono mai. Sono quelli che durano per sempre.” E le mine vaganti sono sempre in agguato.
(voto 8)

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