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martedì 20 maggio 2014

OGGI POMPEI, DOMANI POMPE










  
















Pompei
(Canada, Germania 2014)
Titolo originale: Pompeii
Regia: Paul W.S. Anderson
Sceneggiatura: Jason Scott Batchler, Lee Batchler, Michael Robert Johnson
Cast: Kit Harington, Emily Browning, Kiefer Sutherland, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Jessica Lucas, Jared Harris, Carrie-Anne Moss, Currie Graham
Genere: trash storico
Se ti piace guarda anche: Il gladiatore, Titanic, Spartacus, 300

È girato malamente dall’Anderson scarso, Paul W.S., è recitato così così dai tre protagonisti Kit “Jon Snow” Harington, Emily “bella gnocca addormentata” Browning e Kiefer “Jack Bauer” Sutherland in versione cattivone, la ricostruzione storica è degna di una serie della The CW, la trama sembra un mix alla buona tra Il gladiatore e Titanic ma, per le tette di Giunone, Pompei è uno dei film più (involontariamente?) divertenti dell’anno!
(voto 6+/10)

giovedì 1 novembre 2012

Quando muoio voglio diventare uno zombie

Fido
(Canada 2006)
Regia: Andrew Currie
Cast: Billy Connolly, Kesun Loder, Carrie-Anne Moss, Dylan Baker, Henry Czerny, Tim Blake Nelson
Genere: zombie
Se ti piace guarda anche: Pleasantville, Edward mani di forbice, Beetlejuice, The Walking Dead

I film e le serie tv con protagonisti zombie e vampiri diventano automaticamente oggetto di culto. La loro qualità non è importante. Anzi, spesso più è bassa e più il loro seguito cresce, vedi il successo di Twilight o un Underworld che ha già prodotto finora ben 4 episodi 4 senza motivo apparente.
Vi siete mai chiesti perché attirano tanta attenzione?
No? Buon per voi. Io invece me lo sono chiesto.
Se i vampiri sono creature affascinanti, poiché forever young, gli zombie invece hanno in apparenza ben pochi motivi d’attrazione. Sono degli esseri inutili, si muovono lentamente, manco parlano, sono brutti come la fame… Eppure The Walking Dead è la serie più seguita sulla tv via cavo americana, i film di Romero sono stracults, Resident Evil è diventato uno dei videogiochi di maggior successo ever e ha generato persino una (orrenda) saga cinematografica.
Eppure, gli zombie incuriosiscono probabilmente per una ragione principale: sono la risposta data dalla fantasia al mistero più grande di tutti, quello della vita dopo la morte.
Gli zombie sono vivi o sono morti?

È quanto si chiede il bimbo protagonista di questo Fido. La pellicola è ambientata negli anni ’50, dentro sobborghi americani tipicamente stilizzati alla Pleasantville/vecchie sitcom a stelle e strisce. Un unico dettaglio non torna nel solito schema che siamo abituati a vedere: ci sono gli zombie. Nel passato distopico immaginato da questo fanta retrò film, a causa di una nube tossica di provenienza aliena, i morti possono tornare in vita. Ciò ha provocato una lunga e sanguinosa guerra mondiale, in cui alla fine i vivi hanno avuto la meglio sui non-morti, o non-vivi, o morti viventi, o morti dementi, o come preferite chiamare i cacchio di zombie.

Zombie Zombie Zombieeeeooo-eooo-uuuuuu



Ok, grazie Dolores dei Cranberries per il tuo contributo vocale. Ora tornatene a cuccia come un cucciolo fido.
E a proposito, Fido è il nome dello zombie personale del bimbetto protagonista.
Al termine della guerra tra umani e zombie, come dicevamo prima dell’intervento musicale della O’ O’ E’ O’ U’ U’ O’ Riordan, i non morti sono stati addomesticati tramite un collare da cani che reprime i loro impulsi violenti. Qualcosa del genere accadeva anche al vampiro Spike in Buffy, stagione 4 se non ricordo male.
Gli zombie sono quindi usati come schiavi, camerieri e inservienti vari, un po’ come le persone di colore all’epoca. Su questa tematica razziale il film avrebbe potuto osare una riflessione più approfondita, ma alla fine preferisce giocare la sua partita sul campo della innocua commedia eccentrica, anziché tentare interpretazioni troppo sociali.
Tutte le famiglie benestanti possiedono vari non-morti come schiavetti, mentre Fido è il primo e unico per la famiglia del bambino protagonista, poiché suo padre ha una paura fo**uta degli zombie, per quanto resi innocui dai collari.
Collari che in effetti non si riveleranno troppo affidabili, e così nella tranquilla cittadina cominceranno una serie di sparizioni e di omicidi…

Ve la state facendo sotto? Pensate che il film a questo punto si trasformi in un agghiacciante e sanguinoso thriller?
No, tranquilli. Le cose non vanno così. Fido si mantiene sulle coordinate della comedy dal forte gusto retrò. Tutto perfetto, tutto preciso, tutto carino, però allo stesso tempo il film non morde mai. Non come ci si aspetterebbe da una pellicola zombie. Parte da uno spunto curioso e abbastanza originale, ma lo sviluppa in maniera prevedibile e ordinaria. Non straborda né nell’horror, né nel thriller, ma nemmeno come commedia funziona davvero. Non fa ridere, non commuove come a un certo punto sarebbe lecito pensare, attraverso una possibile love story tra lo zombie e Carrie-Anne Moss, accenna qualche riflessione interessante sia sulla condizione dell’essere uno zombie, così come sull’ipocrisia dell’apparentemente perfetta e ordinata società americana, eppure non ha il coraggio di andare fino in fondo e mettere a segno qualche colpo.
Fido resta così un filmetto fedele e caruccio come un cane da passeggio, senza la forza di un rottweiler o il morso di un bulldog. Una visione piacevole, ma che non si trasforma in un cult. E sì che quando si parla di zombie, il cult scatta quasi in automatico.
Sarebbe stato interessante vedere cosa avrebbe cavato fuori da una storia del genere Tim Burton. Intendo il Tim Burton vivo dei vecchi tempi, non quello trasformato in zombie dalla Disney delle ultime opache pellicole.
Comunque, la riflessione più bella sugli zombie io l’ho trovata non in un film su di loro, bensì in una serie tv sui paramedici, Saved, dove il protagonista diceva:
“Forse ho scoperto quello che hanno gli zombie di bello… Dentro non sentono niente. Vanno avanti e basta.”
(voto 6+/10)

Post pubblicato anche su Sdangher!


mercoledì 3 ottobre 2012

Quello che succede a Vegas…


Vegas
(serie tv, stagione 1, episodio pilota)
Rete americana: CBS
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Greg Walker, Nicholas Pileggi
Regia puntata pilota: James Mangold
Cast: Dennis Quais, Michael Chiklis, Jason O’Mara, Taylor Handley, Carrie-Anne Moss, Aimee Garcia, James Russo, Joe Sabatino, Sonny Marinelli
Genere: d’azzardo
Se ti piace guarda anche: Luck, Le paludi della morte -Texas Killing Fields, Casinò, Quei bravi ragazzi, Justified

Quello che succede a Vegas…resta a Vegas. E speriamo se ne resti pure lì.
Non che sia una serie terribile, la new-entry Vegas. È anzi un prodotto ben realizzato e l’episodio pilota si lascia seguire senza problemi. Il problema è solo un altro: non sembrano esserci grossi motivi per proseguire a seguirla. Questione mica da poco, per un telefilm.


Incuriosito anche dal fatto che si parla spesso di riaperture di casinò in Italia, mentre addirittura la Russia cancella le tasse sul gioco, come modo per rilanciare il turismo, mi aspettavo una vicenda che potesse essere maggiormente incentrata sul gioco d’azzardo e che potesse magari svilupparsi in maniera più complessa. Una sorta di versione commerciale di Boardwalk Empire o qualcosa del genere. Fondamentalmente si tratta invece di un altro, solito, ennesimo, miliardesimo crime con episodi autoconclusivi e sviluppi orizzontali della trama che si preannunciano rari e poco interessanti anche per quanto riguarda i prossimi episodi. Una specie di CSI: Las Vegas, 60s Edition. Solo che all’epoca non c’erano ancora grosse tecniche scientifiche e allora ci si doveva affidare all’intuito dello sbirro-sceriffo Dennis Quaid. Erano proprio a posto, allora.

"Ma negli anni '60 non andavano forte i Beatles?
Perché voi vi siete vestiti da Village People?"
Le particolarità di Vegas sono due, ma non è che siano poi ‘ste grosse particolarità. La prima, come è facile intuire dal titolo, è che è ambientata a Las Vegas. Solo che c’è già stato CSI original che va avanti ormai da decenni e allora non è una grossa novità.
La seconda particolarità è che a livello temporale è ambientata negli anni ‘60. Anche questa non una grossa novità, visto che dopo Mad Men è diventata una consuetudine andare a riscoprire quel decennio in tv, con alterni risultati, si vedano gli sfortunati Pan Am (cancellato dopo una stagione) e The Playboy Club (durato appena una manciata di episodi). Se un paragone con Mad Men è del tutto improponibile, Vegas non sembra possedere nemmeno il fascino glamour delle altre due. I 60s qui rispolverati mostrano una Las Vegas in cui i primi casinò cominciavano a diventare il fulcro della futura capitale del gioco d’azzardo mondiale. Una città che si stava trasformando in un enorme Luna Park/centro commerciale ancora immerso però in un’atmosfera western. L’ambientazione è quindi l’elemento più interessante di una serie che per il resto da offrire ha davvero poco, se non come accennato i soliti sviluppi crime.

È in mezzo al territorio desertico del Nevada che, subito in una delle prime scene, viene ritrovata una ragazza morta. Se vi viene in mente Twin Peaks, scordatevelo. Quello è tutta un’altra cosa. Se vi viene in mente The Killing, pure quello è tutta un’altra cosa. Qui il caso della ragazza viene infatti risolto subito entro la fine dell’episodio, non lasciando spazio a ulteriori sviluppi, ma lasciando prevedibilmente solo spazio a un nuovo caso della settimana, come in qualunque altro crime procedural.

"In questo casinò non si vince nulla, devo arrestarvi per truffa."
"Ma la colpa non è nostra, è solo passato da queste parti un certo O'Mara..."
A non costituire un motivo di attrattiva nei confronti di questa neonata serie contribuiscono poi personaggi anonimi e attori poco eccezionali.
Innanzitutto, una serie che sfoggia come protagonista Dennis Quaid parte già menomata. Non so cosa sia successo, a Dennis Quaid. Un grande interprete non lo è mai stato. Quello no. Però negli ultimi anni sta dando davvero il peggio di sé, apparendo in qualunque filmaccio e con interpretazioni da mettersi le mani tra i capelli; cito solo i suoi film arrivati negli ultimi tempi come Che cosa aspettarsi quando si aspetta, Beneath the Darkness, Legion e il remake di Footloose. Tra un Mad Men che sfoggia un Jon Hamm e un Boardwalk Empire che vanta uno Steve Buscemi, questo Vegas con un agghiacciante Dennis Quaid in versione solito sceriffo vecchio stile fa davvero una figura pessima. E questo lo si capisce già dopo pochi istanti di visione.
Se poi, nella parte del fratello, gli affianchiamo pure Jason O’Mara, le cose si mettono davvero male. Jason O’Mara, per chi non lo sapesse, porta infatti più sfiga di un certo cantante di canzoni dai testi raffinati come Bella stronza e Vaffanculo che preferisco non nominare nemmeno altrimenti  mi esplode il sito. Che serie ha fatto, O’Mara?
In Justice, chiusa dopo una stagione.
Life on Mars, durata una stagione.
Terra Nova, (giustamente) bandita dal piccolo schermo dopo… una stagione.
Quanto pensate durerà allora questa Vegas?

"Tranquilli. raga. Con me nel cast, questa serie
è destinata a durare anni. Forse decenni!"
Un po’ meglio vanno le cose con il resto del cast, ma non è che ci vada molto. Michael “La cosa” Chiklis dopo l’inguardabile No Ordinary Family ci riprova pure lui in tv, con un ruolo da villain che sembra riportarlo dalle parti di The Shield, però in versione italoammericana. Carrie-Anne Moss, la Trinity di Matrix, è brava ma ha una parte piuttosto anonima ed è del tutto sprecata, e poi come ggiovane della serie c’è Taylor Handley, già pazzo psicopatico in The O.C., qui in una parte da scapestrato playboy che appare stereotipata ma che potrebbe farlo diventare il personaggio “simpa” della serie.
Molto professionale la realizzazione tecnica, con la regia del pilota firmata dal buon mestierante James Mangold, uno che tra Walk the Line - Quando l’amore brucia l’anima e Quel treno per Yuma di atmosfere country-western se ne intende, mentre la sceneggiatura è co-firmata da Nicholas Pileggi, già autore degli script (tratti pure da suoi stessi libri) per gli scorsesiani Quei bravi ragazzi e Casinò. Uno che insomma di gioco d’azzardo + criminalità se ne intende.

Vegas si preannuncia allora come una serie guardicchiabile se proprio non ci fosse niente di meglio in circolazione. Ma visto che di serie strepitose o quanto meno parecchio interessanti in giro ce n’è sono a bizzeffe, perché perdere tempo a puntare i propri soldi su un telefilm con protagonista Dennis Quaid?
Non c’è alcuna ragione. Nada de nada nel Nevada.
(voto 5,5/10)

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